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Autore: Penn    26/12/2010    2 recensioni
Una giornata di primavera, un piccolo borgo, la pesca dei gamberi e un giovane poeta.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una giornata d'estate in un piccolo borgo al confine col mare, la finestra di una casupola, dalla quale scorsi la sagoma di una giovane ragazza, che accortasi della mia presenza, sparì fra le pareti. 
Desideravo che quella casa fosse una scatola di vetro e di poter intravedere ogni suo spostamento.
Ero nuovo di quel villaggio ma, iniziavo a provare interesse per un gruppo di case e di persone che mi facevano pensare ad una piccola famiglia raffigurata in un quadro. Finora l'unica persona che conoscevo, era il postino che si recava a casa per recapitarmi la corrispondenza.
Fu lui a parlarmi della ragazza, appresi che era piuttosto carina, inoltre affermò che era la proprietaria della locanda giù al molo.
Il postino aveva pressapoco la mia età, molto umile e cordiale tale da accompagnarmi nei giri di perlustrazione.
Al sabato notte che per la gente del posto era occasione di riposo, essendo pescatori di gamberi, era l'unico giorno di svago,infatti,tutti i sabati si radunavano alla locanda, unico ritrovo del paesello; quel giorno anch'io mi recai lì col mio nuovo amico. 
Innanzi all'uscio mi fermai e osservai che ovunque posassi lo sguardo riscontravo particolarità femminili. Il giardino ben curato, il ponticello di legno che attraversava il ruscello, suscitavano in me, sensazioni che solo un bambino riuscirebbe a descrivere. 
Appena mi ripresi entrai: "C'erano tante persone, soprattutto di sesso maschile". Ridevano e scherzavano sulle avventure che quotidianamente ognuno di loro affrontava in mare, quel Re così grande e generoso, unica fonte di sostentamento. Improvvisamente mi resi conto, che si era fatto tardi perciò mi ritirai.
All'alba fui risvegliato da un continuo brusio di persone, che mi obbligarono ad alzarmi. Mi recai alla finestra, dalla quale quotidianamente, offrivo le briciole agli uccelli, i quali con il loro canto sembrava volessero ringraziarmi; ma quella mattina ciò non accadde. Pareva che qualcuno lassù avesse spento la luce.
Il cielo era opalescente, l'aria irrespirabile come se il tempo si fosse fermato.
Indossai la prima cosa che trovai, scesi in spiaggia e vidi una folla tumultuosa che si aggirava attorno a qualcosa: riuscii a stento ad introdurmi fra loro rimasi con gli occhi sbarrati all'orribile visione... Di un corpo giacente e fradicio, ma non potei fare a meno di rimirarne la bellezza, una camicetta di seta le disegnava i seni e il viso era celato da una ciocca di capelli.
Era la locandiera.
Non sapevo cosa provare, era apparsa e scomparsa altrettanto velocemente nella mia vita come una visione.
Mi ritirai e conclusi che dovevo andar via. 
Per l'ultima volta aprii la finestra e mi parve che quel quadro fosse stato così a lungo esposto alle calamità, da rispecchiare la sciagura.
Quel mare che mi era sembrato generoso e immenso in passato, ora mi incuteva tanta paura e al sol pensiero fui percorso dai brividi e dalle lacrime che mi rigavano il viso. 


Angolo dell'autrice
Questo racconto è opera di mia madre. Un tema scritto alla scuola superiore. 
Spero venga gradito. 
Recensite se pensate che ne valga la pena,

Grazie, 
Penn.

   
 
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