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Autore: Dazel    26/12/2010    5 recensioni
Quelle due semplici paroline, quelle dannate cinque lettere avevano un peso tale da togliergli il respiro. [...] Poteva sentire il suo respiro a pochi centimetri dalla sua pelle e il cuore esplodergli nel petto. Voleva baciarlo, ne aveva bisogno. Non fece nulla, rispose solo. «Perché ho un fidanzato stronzo»
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash, Yaoi | Personaggi: Hayato Gokudera, Takeshi Yamamoto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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You must be mine

Gokudera tacque e succhiò piano il tea dalla cannuccia fissando con aria assente Yamamoto. Ancora una volta aveva perso l'occasione di dirgli quello che provava per lui. E pensare che quell'idiota gli si dichiarava continuamente senza temere nulla. La sua sicurezza lo irritava. Come faceva? Lui di certo non ci riusciva. Quelle due semplici paroline, quelle dannate cinque lettere avevano un peso tale da togliergli il respiro. Per Yamamoto erano piume, bolle di sapone che volavano trascinate dal fresco venticello estivo.
Takeshi era stato molto chiaro con lui «Io ti amo, ma ho bisogno di sapere se tu provi lo stesso. Fin quando non ne sarò certo, allora dimenticherò di essere stato il tuo ragazzo e vedrò altra gente.» e quella era stata la peggior minaccia velata Hayato avesse mai subito.
Una ragazza carina si avvicinò a Yamamoto per fargli i complimenti per l'ultima partita, lo prese a braccetto, Gokudera buttò giù velocemente l'ultimo sorso di tea. La ragazza si alzò in punta di piedi, Gokudera strinse la mano attorno al bicchiere di vetro. La ragazza piazzò un bacio sulla guancia di Yamamoto che rispose con un sorriso, Gokudera sentì il sangue andargli in volto.
Cosa. Cazzo. Stava. Facendo. Quel. Fottutissimo. Idiota.
Si alzò dal tavolino e lasciò il denaro che serviva a pagare il tea, dopo di che si allontanò dal bar e passò a pochi metri di Yamamoto senza degnarlo di uno sguardo. Voleva giocare a quel gioco? Era liberissimo di farlo. Che andasse con tutte le belle ragazze della scuola, ma se le portasse pure a letto se lo desiderava tanto, ma che non osasse mai più dichiarargli grandi amori!
Gokudera sentiva il cuore martellargli iroso nel petto. Che estate orribile che gli aspettava!

*

Il compleanno di Ryohei era arrivato più velocemente di quanto si aspettasse. Aveva “rotto” con Yamamoto da un mese ormai e si era ritrovato a fare le peggio cazzate per distrarsi dalla solitudine che lo attagliava. Da quando passava i pomeriggi in camera sua sdraiato sul letto a guardare il soffitto aveva compreso che non c'era amica più fedele di una bottiglia di Vodka liscia. A volte si era trovato ubriaco prima delle cinque del pomeriggio e si era addormentato alle sei per poi risvegliarsi alle sette passate della mattina dopo. I genitori non gli dicevano mai troppo, anche perché non sapevano niente della Vodka.
Il compleanno di Ryohei era arrivato e Gokudera avrebbe voluto passare la serata a letto con un bicchiere in mano e il telecomando nell'altra. Davano Jurassic Park e gli era sempre piaciuto parecchio, sicuramente gli piaceva di più che rivedere Yamamoto magari accompagnato da qualche prorompente cheer leader per l'occasione. Al solo pensarci gli veniva la nausea ed era certo non fosse causata solamente dall'alcol e dalle sigarette. Il cellulare gli suonò nella tasca, così la stanza si riempì della voce di Katy Perry che cantava California Girls. Gli aveva sempre fatto schifo quella canzone. Non guardò nemmeno il display prima di rispondere. Avrebbe dovuto farlo, però. Era Tsuna.
«Hai già pensato al regalo per Ryohei?»
«No...» risposte Gokudera fissando la bottiglia mezza vuota. Che ore erano? La tapparella era abbassata e non riusciva a capire se fosse ancora giorno o fosse già calata la sera. «Cioè, penso gli darò qualcosa e gli dirò “comprati quello che vuoi” o qualcosa del genere.»
«Sei raffreddato?» chiese Tsuna a bruciapelo.
Ah, già. Quando alzava un po' il gomito la lingua gli si faceva pesante e strascicava le parole. «Sì» rispose per farla breve. «Tu cosa gli prendi?»
«Non ne ho idea! Pensavo dei biglietti per un incontro di box che si terrà il mese prossimo, ma ho paura li abbia già.»
«Gli piaceranno sicuramente. Ora mi chiamano, devo attaccare.»
Non lo stava chiamando nessuno. Semplicemente non aveva voglia di stare al telefono un solo secondo di più.

*

Si era messo una t-shirt comprata su play.com poche settimane prima. Era semplice e geniale, proprio come piacevano a lui. I jeans invece erano di un blu scuro semplice. Era arrivato a casa di Ryohei in ritardo di quaranta minuti perché prima di partire si era assicurato di essere abbastanza lucido. Una doccia ghiacciata e gran parte della sbronza era scivolata via nello scarico assieme all'acqua. Quando Ryohei aprì la porta e gli disse di seguirlo in sala ebbe l'irrefrenabile impulso di tornarsene a casa. Dalla porta aperta si riuscivano a scorgere una decina di persone messe in cerchio e una bottiglia che girava rapida al centro. Vaffanculo, pensò.
«Stavamo giocando al
gioco della bottiglia, unisciti a noi!»
«Ma è un gioco da bambini.»
Qualcuno disse qualcosa nel cerchio ma non lo capì. Forse aveva esagerato con la Vodka. Si ritrovò seduto tra Tsuna e Ryohei e aveva di fronte a lui Yamamoto che lo guardava con un'aria truce e preoccupata al contempo. Gokudera prese in mano la bottiglia e, con le orecchie più chiuse che mai, la fece girare. Ogni suono era come sparito e ogni volto era andato via con lui. C'era solo Yamamoto e una stanza troppo luminosa per i suoi occhi stanchi.
Il tappò punto verso il moro. «Oh oh! Yamamoto, ancora tu?!» rise qualcuno.
Si rimise seduto e fissò il pavimento. Cattiva idea ubriacarsi prima di una festa, cattiva idea andare ad una festa dove va pure il tuo … ex? Non ex? Qualsiasi cosa fosse -
fidanzato. E dopo Yamamoto la bottiglia puntò un ragazzo di cui Gokudera non riusciva a ricordare nemmeno il nome. Il suo auto controllo non era mai stato questa gran cosa, comunque. Sapeva di non avere la forza necessaria di vedere la persona che … a cui teneva baciare qualcun altro. Si alzò e senza dire una parola uscì dalla stanza.
Cinque minuti dopo era in strada e aveva in una mano il cellulare e nell'altra la batteria. La sbronza doveva essergli passata, invece continuava a stordirlo. Si sentiva il Re del mondo, peccato che il mondo fosse popolato solo da rivoltosi. Era libero di scappare o mettere la testa sulla gogna. Gli piaceva di più la prospettiva di scappare. Aveva detto ai suoi che non sarebbe tornato a casa, quindi non l'avrebbe fatto. C'era un bar – anzi, una bettola – aperto dall'altro lato della strada e lui era maggiorenne da un po'. Sarebbe rimasto lì.
Non arrivò mai al bar
barra bettola, perché qualcuno lo afferrò per il polso e lo fece girare con la forza.
Sorpresa delle sorprese: Era Yamamoto.
«Oh, è ora capisco» disse senza aggiungere altro. Dalle sue labbra uscì una risata amara che fece venire a Gokudera la voglia di buttarsi sotto una macchina. «Pensavo fossi giù per tutta questa storia, che le tue azioni confuse e assenti fossero solo per via della tristezza che ti provocava il tuo stupido orgoglio, che andandotene mi stessi dicendo “Vieni, ti prego”, invece sei solo ubriaco marcio.»
«Se sei qui per farmi la paternale, allora-» no, non ce la faceva proprio ad articolare frasi troppo lunghe «Torna alla dannata festa e bacia quel fottuto tipo!»
La presa di Yamamoto si allentò dal suo polso e Gokudera si sentì infinitamente piccolo. Lo voleva, dannazione. Voleva abbracciarlo e voleva sentire le sue labbra sulla sua pelle come era capitato mille volte prima di allora. Perché non lo capiva, perché non capiva che per lui era difficile dire certe cose? Aveva solo bisogno di tempo. Una volta trovato il momento e l'atmosfera giusta non si sarebbe fatto troppi problemi a … ma no. Yamamoto aveva trovato un modo crudele e geniale per torturarlo. Gokudera si stava lentamente logorando.
«Perché ti ostini tanto nel tuo orgoglio?» le mano di Takeshi erano calde sul suo viso. Poteva sentire il suo respiro a pochi centimetri dalla sua pelle e il cuore esplodergli nel petto. Voleva baciarlo, ne aveva bisogno. Non fece nulla, rispose solo. «Perché ho un fidanzato stronzo»
Le dita di Yamamoto si strinsero attorno la sua guancia e lo tirarono piano, Gokudera se ne lamentò ma non lo infastidiva davvero quel pizzicotto. «Quindi sarei stronzo?»
«Non immagini quanto.» rimasero in silenzio a guardarsi per un po', finché Hayato non interruppe tutto sbottando un «che diavolo aspetti a baciarmi, idiota?!»
Yamamoto sorrise e gli si avvicinò alle labbra, senza baciarlo. «Lo sai bene cosa aspetto.»
«Sei un-» non poteva resistere ancora. «
Devi essere mio» ringhiò solo prima di buttarsi contro Yamamoto con violenza per reclamare il tanto atteso bacio che zittì una risata genuina del moro. Lo amava, dio se lo amava! Non c'era cosa più difficile di dirglielo, però.
Yamamoto, in cuor suo, pensò che quella piccola rivendicazione del “territorio” potesse bastare, almeno per il momento.

Perché scrivo certe cose? XD
Non lo capirò mai.

   
 
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