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Autore: Tony Porky    27/12/2010    7 recensioni
Si chiese per quanto tempo ancora la sua patina da uomo vissuto avrebbe retto. Gli argini della sua compostezza si stavano per rompere.
Poi le mani di Yamamoto si appoggiarono sulle sue spalle e Gokudera seppellì il volto tra le pieghe della sua felpa.
“Non ti avrei sopportato più se fossi rimasto anche solo un altro giorno”

8059 per il Festival della Depressione!
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hayato Gokudera, Takeshi Yamamoto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Storm: quando svanisci tra gocce di Pioggia ~'
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almeno allunghiamo le braccia verso una stella blu e mandiamole un bacio d'addio*

 

 

 

 Era stato un attimo, un lampo di comprensione, e Gokudera si era ritrovato stretto da due braccia troppo magre. Con il capo appoggiato al petto di Yamamoto poteva sentire il battito del cuore, seguirlo con i suoi respiri.
Un paio di mani gli accarezzavano la schiena e Gokudera si beò per alcuni attimi del loro calore.
Il cielo sopra di loro riluceva di stelle e le ultime luci dei negozi stavano svanendo, per diventare ombra tra le ombre.
Gokudera si distanziò dal petto del suo compagno, stringendo tra le labbra pallide un filo di lana.
Yamamoto rise a quella vista, le lacrime d’ilarità che brillavano ai lati dei suoi occhi.

Si diverte con un niente questo idiota, pensò Gokudera tra il deliziato e lo sconcertato.
Di sicuro non ha problemi con le barzellette.
Le sue mani raggiunsero il filo blu che penzolava dalle labbra, gettandolo a terra. Quello fece un’elegante discesa verso il basso prima di sciogliersi nella pozza più vicina.
“Mi mancherai”
Le parole di Yamamoto erano deboli e calme ma Gokudera tremò alla verità che lesse dietro ai suoi occhi.
“Non…non dire stupidaggini”
Non voleva credere a quella voce che lo spingeva verso l’oblio, perché Gokudera non poteva permettersi di piangere. Non l’avrebbe mai fatto.
Perché si, sarebbe mancato immensamente anche a lui. Niente più corse per rubare il posto vicino al Decimo, niente più ingiurie sibilate tra i denti, niente più baci scambiati sotto un cielo che li proteggeva e li avrebbe sempre protetti.
Le mani di Gokudera trovarono posto dentro le tasche dei jeans, nascondigli perfetti per celare il tremolio che le stava scuotendo.
Si chiese per quanto tempo ancora la sua patina da uomo vissuto avrebbe retto. Gli argini della sua compostezza si stavano per rompere.
Poi le mani di Yamamoto si appoggiarono sulle sue spalle e Gokudera seppellì il volto tra le pieghe della sua felpa.
“Non ti avrei sopportato più se fossi rimasto anche solo un altro giorno”
Sentì il petto di Yamamoto sobbalzare, scosso dalle risa.
“Ti voglio bene anche io, Gokudera”
Il ragazzo albino si allontanò ancora una volta. Yamamoto non riuscì a vedere la luce liquida che brillava dentro i suoi occhi.
Quando il volto di Gokudera si rialzò la sua voce era un gracidio e il guardiano della pioggia sorrise ai suoi occhi arrossati.
“Che vuoi fare? Prendere un gelato? Andare a casa? Vuoi rimanere da solo? Io posso andarmene sai, la mia compagnia potrebbe diventare troppo proficua per te, la mia mente è…”
Il suo sospiro, assieme alle sue parole, rimasero sconosciute alle orecchie dell’altro: la sua bocca le aveva inglobate tutte.
Le labbra di Yamamoto erano come un balsamo per la sua disperazione, tanto più perché il suo orgoglio lo obbligava a far esplodere tutto dentro.
Riversò tutta la sua ansia in quell’abbraccio, tutta la rabbia nelle sue labbra, arpionando con le mani la schiena dell’altro, inconsciamente abbandonato all’irruenza del momento.
Yamamoto strinse tra le dita la sua schiena e un brivido di terrore serpeggiò lungo la colonna vertebrale.

Non ci sarebbero più stati contatti. Dio solo sapeva per quanto tempo.
Spinse contro il suo corpo con la furia di una tempesta, baciandogli le labbra, martoriandogli la bocca con i suoi baci famelici.
Tornerai da me, non è vero?
I loro corpi si fecero più audaci e l’angolo più oscuro della strada accolse la loro passione.
La guerra dopotutto era questo.
Lacrime e rabbia, eccitazione per la battaglia, ferite pulsanti e ancora aperte.
L’unica parola che il suo cuore nascondeva era l’unica che non avrebbe voluto sentire.

Morte.
Non avrebbe mai voluto concedersi a lui in quel modo, urlando il suo nome al cielo e versando lacrime che sapevano di falsità.
Non in quel modo, sorretto dalle sue braccia che gli cingevano la schiena a grattare il muro fatiscente e le gambe abbandonate oltre la schiena.
Non in quel modo che sapeva di addio.
Gokudera si lasciò cadere sulle spalle di Yamamoto quando i loro corpi vibrarono assieme.
Le lacrime che si riversarono sulle sue mani, costrette a coprirgli il viso, erano amare.

Non ricordavo nemmeno più che sapore avessero.
Ebbe la fugace visione di un cielo coperto da stelle prima che Yamamoto lo stringesse a se, facendogli dimenticare quanto avrebbe sofferto.
“Tornerò”
Gokudera strinse le palpebre e si morse le guance per non urlare.

Il problema era quando.
Yamamoto sorrise e per un momento Gokudera fu tentato di prenderlo a schiaffi. La sua calma era annullante.
Ma la sua voce lo immobilizzò, rendendolo incapace di reagire.
“Te l’ho già detto che ti amo?”
Le mani di Gokudera andarono ad ancorarsi al volto dell’altro, il rossore del primo bacio a colorargli le guance.
“Solo sottinteso”
L’ultimo bacio scambiato sotto le stelle acquistò il sapore della speranza.

 

 

 

 

 

 

 

 

Nient’altro che una lapide a ricordargli che era stato un uomo.

Le lacrime, nascoste e celate per anni, adesso trovano la via per uscire.

Gokudera bacia la nuda terra.

Non ha niente a che vedere con le mani calde di Yamamoto e il guardiano della tempesta stringe i granelli tra le dita.

Quelli scivolano, cadendo tra i fiori che ha appena appoggiato accanto alla foto del ragazzo morto per combattere.

Quel maledetto sorriso è congelato dietro al vetro.

Quando si alza, Gokudera giura  di averlo visto incurvare le labbra.

 

 

 

 

 

*frase tratta da Angel Sanctuary

 

 

 

 

 

 

 

Angolino nell’armadio

 

Ehm, bene, salve! XD Prima di tutto questa FanFiction è nata durante una conversazione con Millissima – alla quale dedico questo obbrobrio, giusto perché è una banana e ha un’amica che si fa di zucchine – nella quale abbiamo parlato di tutt’altro! (codina!) Però c’e’ una citazione presa dalla conversazione: il “Te l’ho già detto che ti amo?” l’ho detto io a lei xD
Ormai dovete capirmi, la mia qualità principale è quella di far deprimere, perciò…
Un’altra morte per Yamamoto, per la gioia di AlexielFay <3 Che ci posso fare se ogni volta che mi ritrovo questi due fra le mani la cosa finisce male? xD
Gokudera è il solito incazzoso/orgoglioso. Yama è il Tranquillizzatore, e insieme non possono fare altro che andare a gonfie vele!
Poi arrivo io e rovino la loro vita ò_ò
In questa FanFiction Yamamoto si ritrova ad essere “mandato in battaglia”…non si sa da chi (me), non si sa perché (perché altrimenti non sarebbe morto), si sa solo che tutto questo serve per far soffrire Gokudera.
Mi sento una cacca-san!
Spero vi sia piaciuta nella sua depressaggine <3
Tony P

   
 
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