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Autore: Lilly_93    27/12/2010    0 recensioni
E' Natale ma Elena, dopo essersi trasferita a Genova, vorrebbe solo ignorare la festa.
Ci sarà qualcuno che riuscirà a farle riscoprire il vero significato del Natale?
Una storia post Distretto di Polizia 9.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sistemo il puntale sulla cima dell'albero e sospiro, pensando all'inutilità di quel gesto.
A cosa è servito addobbare mezza casa, se l'unica a poter godere di tutte quelle luci sono solo io?
I miei Natali non sono mai stati particolamente felici, ma questo è senza dubbio il più terribile: sono sola, in una città in cui non conosco nessuno, lontana dai miei amici e dall'unica persona che io abbia mai amato.
Se qualche mese fa mi avessero detto che sarei andata a vivere da sola in un piccolo appartamento di Genova, sarei scoppiata a ridere: la mia vita allora era a Roma e, nonostante tutte le sofferenze che avevo dovuto patire lì, non avrei mai lasciato la mia casa, il mio lavoro e soprattutto i miei amici. Ma poi sono successe troppe cose, e sono stata costretta a modificare per l'ennesima volta quell'equilibrio che ero riuscita a raggiungere con molta fatica.
Sicuramente il trasferimento di Anna a Trieste aveva contribuito a convincermi ad andarmene, ma non era stato l'unico motivo per cui avevo deciso di cambiare città. Mi ero convinta di poter ricominciare con Davide e così l'ho seguito fino a Genova, il luogo che aveva visto nascere il nostro amore: ma una volta arrivati lì, erano bastate due moine da parte dell'ex moglie per convincerlo a tornare da lei.
Ricordo perfettamente il giorno in cui è tornato a casa per darmi la notizia. Ero in cucina e stavo preparando uno dei suoi piatti preferiti, quando l'ho visto fermarsi sulla soglia della porta e schiarirsi la voce per prepararsi a parlare, con l'espressione di un condannato a morte dipinta sul volto.
Quel suo discorso, pieno di frasi banali come "ho il dovere di provare a salvare il mio matrimonio" non l'ho nemmeno ascoltato: non ho fatto scenate, non ho urlato nè pianto. Mi sono semplicemente chiusa in camera, quella che era la nostra camera, e sono rimasta lì fino a che non se ne è andato.
Ho preso i suoi vestiti, li ho infilati a caso nella valigia e l'ho lasciata fuori casa, in modo da dover evitare di incontrarlo. Peccato che dopo mi sono ricordata che l'immobile era di sua proprietà e così, per evitare l'umiliazione di dover essere cacciata, ho fatto le valigie e me ne sono andata.
In quel momento mi sono resa conto di aver sbagliato tutto: se fossi rimasta a Roma non mi sarei mai trovata in una situazione simile. Ma a quel punto era troppo tardi, e l'unica cosa che potevo fare era tentare di ricostruirmi una vita a Genova.
Così ho affittato un appartamento piuttosto piccolo ma confortevole vicino al Distretto dove lavoro e dove, sfortunatamente, lavora anche Davide come PM.
Sono sei mesi che vivo qui, schiacciata dal peso delle solitudine, e l'avvento del Natale è servito solo a portarmi più tristezza. Luca e Anna lo passeranno a Trieste con Abel: mi sarei potuta aggiungere anche io, ma ho preferito lasciarli soli. Da quando sono lontani, Anna e Luca sentono moltissimo la mancanza l'uno dell'altra e passare questa festa insieme, come una famiglia, li aiuterà ad avere l'illusione
di non essere davvero così distanti.
Io, invece, molto probabilmente rimarrò in casa da sola, magari guarderò un pò di televisione e andrò a dormire presto, facendo finta che sia un giorno come un altro. Alcuni colleghi mi hanno chiesto di unirmi a loro ad una festa in un locale, ma l'hanno fatto solo per gentilezza: non ho legato particolarmente con nessuno di loro, e l'ultima cosa di cui ho bisogno è passare il Natale con gente di cui non mi importa nulla.
Una musica proveniente da fuori attira la mia attenzione: mi avvicino alla finestra e vedo tre persone vestite da Babbo Natale, con una fisarmonica in mano, che suonano le canzoni tipiche del Natale. Un bambino, la mano stretta a quella della sua mamma, si avvicina e lancia qualche monetina ai tre ragazzi. Più in là, due fidanzati ascoltano quella musica così dolce e si abbracciano teneramente.
Una lacrima mi scivola sulla guancia e vengo assalita da una forte malinconia: mi tornano in mente gli anni della mia infanzia, quando io e Marco litigavamo su chi dovesse poggiare Gesù Bambino nella stalla, allo scoccare della mezzanotte del 25 dicembre.
E' tutto più semplice, quando si è bambini. Poi sono cresciuta e sono arrivate le prime sofferenze: la morte dei miei genitori, la fine della storia con Davide, la morte di Irene e poi quella di Marco, la persona più importante della mia vita, quel fratello che avevo promesso di proteggere e che invece mi è stato portato via tra le braccia, senza che io potessi fare nulla per impedirlo.
Se fossi stata sola non mi sarei più ripresa. Invece c'era Alessandro che, forse inconsapevolmente, mi ha tirato fuori da quel baratro in cui ero scivolata dopo la morte di mio fratello. E poi se ne è andato anche lui, proprio come tutte le persone importanti della mia vita che, per un motivo o per l'altro, mi hanno lasciata sola.
Perfino Anna ha deciso di andarsene, di lasciarsi alle spalle Roma e tutto il macello che era successo con Dorian e Luca, trasferendosi dall'altra parte dell'Italia. E io ho voluto provare a fare come lei, ho provato a cancellare il mio passato ma ho fallito.
E adesso mi ritrovo sola, per l'ennesima volta nella mia vita.
Asciugo le lacrime e accendo la radio, sperando che la musica possa impedirmi di pensare.
Una voce femminile invade la stanza, intonando una famosa canzoncina di Natale.

A Natale puoi
fare quello che non puoi fare mai:
riprendere a giocare,
riprendere a sognare,
riprendere quel tempo
che rincorrevi tanto


Quelle parole fanno scattare una molla dentro me. Il destino ha deciso che io debba stare sola, questo Natale, ma perchè non provare a cambiare le sorti della mia vita?
Con un entusiasmo che non sentivo da tempo afferro carta e penna e comincio a scrivere: la penna si muove automaticamente sul foglio, senza che io debba riflettere troppo sulle parole da usare. Le cose che avrei voluto dire a voce ma che non ho avuto il coraggio di rivelare si riversano sulla carta, e quando concludo la lettera mi sento soddisfatta. Forse non avrà l'esito sperato ma almeno saprò di aver tentato tutto. In fondo è sempre meglio vivere di rimorsi piuttosto che di rimpianti.


Mi accuccio sul divano con una tazza di cioccolata calda fra le mani, e osservo i piccoli fiocchi di neve scendere lentamente.
E' la vigilia di Natale e, come previsto, sono sola. E' passata una settimana da quando ho spedito la lettera ad Alessandro, ma non è arrivata nessuna risposta. In fondo me l'aspettavo.
Bevo un piccolo sorso della bevanda fumante e accendo la televisione, giusto in tempo per ricevere gli auguri di un povero conduttore
costretto a passare la notte del 24 dicembre in un studio televisivo, invece che con la sua famiglia.
Il grande campanile che si trova in piazza scandisce la mezzanotte, e in quel momento il mio cellulare si illumina. Osservo lo schermo e cancello direttamente il messaggio di Davide, senza nemmeno leggere ciò che c'è scritto.
Finisco la mia cioccolata e spengo la tv, chiudendo gli occhi per cercare di addormentarmi, quando suona il campanello. Mi alzo con uno sbadiglio, poso la tazza vuota nel lavandino e mi accingo ad aprire. Probabilmente sarà il mio vicino di casa, un simpatico vecchietto sui 70 anni,che vuole farmi gli auguri.
Spalanco la porta e mi trovo davanti un paio di occhi verdi, che mi fissano emozionati e curiosi. Sul mio viso si dipinge, involontariamente, un gran sorriso.
"Volevo farti una sorpresa e arrivare a mezzanotte precisa, ma probabilmente ho sforato di qualche minuto. Mi fai entrare lo stesso?" sussurra Ale sorridendo.
Sento le lacrime scivolare sulle mie guance, ma questa volta non piango per tristezza. Le mie sono lacrime di commozione, perchè questo Natale mi ha portato il regalo più bello che potessi mai ricevere in tutta la mia vita.

A Natale puoi
dire ciò che non riesci a dire mai:
che bello è stare insieme,
che sembra di volare,
che voglia di gridare
quanto ti voglio bene.

 

  
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