Eccomi ritornata con una nuova fanfiction. Nonostante io abbia già in corso una long-fic ho deciso di pubblicare anche questa storia che ha un valore fondamentale per me. Io e la mia amica _Kia l'avevamo scritta molto tempo fa ed ora voglio far leggere anche su Efp perchè penso valga la pena di leggerla. Quindi...vi lascio alla vostra lettura...sperando che possa piacere anche a voi come ha fatto crescere me.
Fervidi sogni
Astronomia.
Materia
senza alcuna logica e che probabilmente non aggiungerà
nozioni al mio cervello,
vista la sua incomprensibilità.
Con tutti
quei pianeti, stelle, galassie e i quasar che rendono ancora
più complicate e
noiose le lezioni che la professoressa ci affligge per più
di sei ore a
settimana.
Oggi, dopo
questa grigia e monotona giornata di scuola del tanto rinomato
lunedì mattina,
Chiara mi aveva proposto di andare con lei in biblioteca per recuperare
dei
volumi per la relazione sulla seconda guerra mondiale, visto che
eravamo già in
ritardo per la consegna. Per caso, sono sicura che non fosse
casualità ciò che
aveva legato quello strambo incontro, abbiamo visto sul nostro
cammino Tom
il quale mi aveva portato via Chiara, dicendo di avere un bisogno
assoluto di
ripassare geometria con lei.
La scusa
era piuttosto inverosimile visto che la mia amica aveva la media
più bassa
dell'intero istituto in quella materia.
A me non
imbrogliavano di certo.
Ora ero chiusa
in quella prigione di inchiostro e libri, ma invece di impegnarmi per
avere un
voto sufficiente per non far saltare, di nuovo, la mia paghetta
settimanale,
curiosando tra una scrivania e l'altra avevo visto un libro che aveva catturato
la mia
attenzione, un libro sulla letteratura. Sembrerà alquanto
scontato, ma
l'Inferno segreto e infuocato di Dante, è pur sempre la
passione segreta di
tutte le adolescenti...o per lo meno la mia.
I versi
ricercati e altolocati che parlano di Paolo e Francesca sono sempre
stati i
miei preferiti.
Ero seduta
dietro al secondo scaffale di Letteratura italiana, posto poco
illuminato e
assolutamente silenzioso, e lanciandomi un'occhiata attorno mi accorsi
che ero
completamente sola.
Meglio
così, nessun disturbo che possa in alcun modo intralciare la
mia meravigliosa
lettura.
La finestra
illuminava fiocamente le curve rotonde e perfette delle lettere,
creando
un'atmosfera davvero suggestiva.
Era tutto
dannatamente perfetto...tranne per una piccola pecca che non riusciva
ad
abbandonare la mia testa.
Il fatto in
questione è che, oltre Tom, avevamo incontrato anche Jason
che, al posto di
seguire la giovane coppia di innamorati, aveva deciso di restare a
studiare in
biblioteca.
Il fatto
che lui si fosse appostato a pochi metri più in
là, non aiutava di certo la mia
concentrazione!
Ogni volta che alzavo i gli occhi, per riposarli dalla lettura, dicevo a me
stessa,
incrociavo il suo sguardo, così magnetico da far venire i
brividi.
E, come da
programma, ogni volta succedevano le medesime cose.
Alzavo lo
sguardo, incontravo il suo, arrossivo imbarazzata e continuavo la
lettura,
rimproverandomi per aver ceduto di nuovo.
Era un
ripetersi continuo.
Quando, per
l'ennesima volta, sbirciai per vedere che cosa facesse, notai, con mio
enorme
rammarico, che se ne stava andando.
Quando poi,
dopo un attimo di smarrimento dovuto al suo improvviso cambio di rotta,
si
avvicinò a me, sì, proprio a me, il mio cuore
perse un battito.
Si sedette
sulla poltrona accanto alla mia, non distogliendo mai gli occhi da me.
Feci finta
di nulla, cercando di coprirmi il volto con i capelli per non far
notare
l'inusuale rossore che dominava.
Lui, sempre
nel più assoluto silenzio, scostò con un gesto
determinato i miei capelli,
portandomeli dietro all'orecchio, rivelando così quanto
fossi irrimediabilmente
imbarazzata.
“Paolo
e
Francesca?”
Mi chiese
con un tono interessato.
Gli lanciai
uno sguardo, annuendo piano.
Ritornai
con lo sguardo fisso sulla Commedia, fissando un punto a caso della
pagina...mi
accorsi, in un misto di confusione e vergogna, che non voltavo pagina
da più di
mezz'ora.
“Ti
piacciono gli amori proibiti?”
“Può
darsi...”.
Risposi
vagamente, con un accenno di sorriso.
“O
solamente persone tanto coraggiose da non smettere di amarsi, anche se
questo
costa loro la vita”.
“Affascinante
e bellissimo”.
Dichiarò.
“Come
te,
del resto”.
Rimasi
sconcertata da così tanta galanteria e sfacciataggine.
Continuai a
ripetermi di continuare a tenere la situazione in pugno o mi sarebbe
scivolata
via come sabbia nelle mani del vento.
Se voleva
giocare avrei giocato.
Con un
gesto il più naturale possibile accavallai le gambe, e
cominciai a pronunciare
il mio verso preferito.
“Amor
ch'a
nullo amato...”.
Cominciai,
ma lui mi interruppe finendola al posto mio.
“...amar
perdona”.
Disse, avvicinando con un gesto fluido la mia sedia alla sua, prendendomi
la
testa e avvicinandola pericolosamente al suo viso.
“Questo
è
proibito”.
Ansimai io,
ad un soffio dalla sua bocca.
“Allora
vuol dire che faremo compagnia a Paolo e Francesca”.
Disse lui,
incominciando a lasciare languidi baci dall'orecchio fino al collo
creando una
scia infuocata e bruciante che mi fece socchiudere gli occhi.
Mi fece
accomodare sopra di lui in modo da avere libero accesso al mio corpo.
Una mia
mano andò a posarsi sulla sua spalla mentre l'altra si perse
nei suoi capelli
setosi e spettinati ad arte.
Quel biondo
cenere mi faceva completamente perdere il senso della ragione.
Sicuramente
stavamo infrangendo qualche regola, visto il posto ed il modo in cui ci
stavamo
comportando ma era questo il bello dell'amore impossibile.
Il fatto
che potesse scoppiare in un attimo ed il nostro era proprio iniziato
così.
Con sguardi
maliziosi, battute lasciate in sospeso ma con
altri mille significati da cogliere e poi la passione.
Quel
sentimento che non puoi controllare o cercare di fermare,
perchè ti cattura e
ti fa sottomettere a quel bisogno primordiale, quel bisogno di avere a
tutti i
costi l'oggetto del tuo desiderio.
Ora mi
sembrava proprio di essere come Paolo e Francesca e, mi dissi
specchiandomi in
quelle pozze blu che rappresentavano i suoi occhi, che sarei anche
andata
all'inferno, pur di non smettere.
Le mani di
Jason andarono sotto la maglia, ad accarezzarmi la schiena.
Potrei
avere un arresto cardiaco da un momento all'altro.
Fu lui il
primo ad interrompere quel silenzio carico di sospiri che si era creato
tra
noi.
“Vuoi
che
smetta?”
Gli intimai
di fare silenzio, riprendendo a baciarlo e stringendomi a lui, in modo
quasi
spasmodico.
“Bene!”
Disse lui,
tra un bacio e l'altro.
“Perchè non avrei smesso”.
Sentimmo un
tonfo alle nostre spalle che infranse la magia che si era creata tra di
noi.
Cercammo di rimetterci a posto nel migliore dei modi, senza eccellenti
risultati: la mia maglia era quasi completamente tirata su, oltre che
spiegazzata mentre la camicia di lui aveva non pochi bottoni strappati
via per
la troppa fretta.
“Oh...
emh... scusate."
Disse
l'intruso, raccogliendo il libro che gli era scivolato di mano e
rivolgendosi
verso di noi. Solo in quel momento mi accorsi di quella faccia
terribilmente familiare.
“Howard!”
“Professoressa!”
La
professoressa di Astronomia continuava a guardarmi con un misto di
disgusto e
rabbia che mi fece urlare di frustrazione.Un urlo che avrebbe potuto
far
allarmare tutta la biblioteca ma che invece fece svegliare solo me e la
mia
famiglia. Mi risvegliai a casa, nella mia camera, soffocata dalle
coperte del
letto, attorcigliate alle mie gambe. Papà entrò
in camera ed accese la luce,
ferendomi gli occhi.
“Joyce,
che
succede?”
Mi alzai,
tenendomi la testa che pulsava in modo incessante, facendomi faticare
per
riuscire a svegliarmi del tutto.
“Stai
bene?”
Disse
papà,
appoggiandomi una mano sulla spalla.
“Sì...
solamente un brutto sogno, non c'è nulla di cui
preoccuparsi” farfugliai con la
bocca ancora impastata dal sonno.
“Vuoi
una
camomilla?”
“No,
papà,
ora sto bene...”.
Lo
rassicurai sperando di essere stata il più convincente
possibile.
“Torna
a
dormire”.
Lo esortai,
facendogli un debole sorriso.
Lui
uscì
dalla stanza, spegnendo la luce ed io ritornai a sdraiarmi sul letto.
Ogni
volta che mi ritornava in mente il sogno, nient'affatto brutto, il mio
corpo
veniva inondato da vampate.
Mi toccai
la fronte e sentii il sudore che imperlava tutto il mio viso.
Era stato
tutto così terribilmente reale e desiderato da farmi quasi
paura. Nessun sogno
mi era mai parso così vivido come quello di pochi minuti
prima.
Ogni
emozione, ogni tocco, sembrava così perfetto da non farmi
pensare assolutamente
ad un sogno ma ad una solida realtà.
Ora
però le
domande cominciavano a prendere il sopravvento nel mio cervello,
già carico di
stress per quella giornata già fuori dal comune.
Perchè
quel
sogno?
Che cosa
c'entrava Jason con me?
Era vero
che provavo una certa attrazione verso di lui, era un bel ragazzo,
nessuna
ragazzo sana di mente non sperava in un suo cenno che realizzasse tutti
i loro
più fervidi sogni, ma mai era successa una cosa simile a me.
Avevo
sempre avuto il controllo su tutto ed ora, ora anche io mi ero
abbassata a fare
sogni altamente erotici su me e lui? I
n una
biblioteca?
Non mi ero
mai lasciata sopraffare tanto da un ragazzo, in tutti i miei diciotto
anni.
La
razionalità aveva avuto sempre la meglio sull'istinto.
Chiusi gli
occhi, stanca di tutti quei ragionamenti di prima mattina.
Mi
concentrai sul compito di Astronomia che dovevo affrontare proprio
stamane e
con questo pensiero Morfeo mi rapì ancora.