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Autore: AntheaMalec    28/12/2010    5 recensioni
“Amor ch'a nullo amato...”.
Cominciai, ma lui mi interruppe finendola al posto mio.
“...amar perdona”.
Concluse lui, avvicinando con un gesto fluido la mia sedia alla sua, prendendomi la testa e avvicinandola pericolosamente al suo viso.
“Questo è proibito”.
Ansimai io, ad un soffio dalla sua bocca.
“Allora vuol dire che faremo compagnia a Paolo e Francesca”.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi ritornata con una nuova fanfiction. Nonostante io abbia già in corso una long-fic ho deciso di pubblicare anche questa storia che ha un valore fondamentale per me. Io e la mia amica _Kia l'avevamo scritta molto tempo fa ed ora voglio far leggere anche su Efp perchè penso valga la pena di leggerla. Quindi...vi lascio alla vostra lettura...sperando che possa piacere anche a voi come ha fatto crescere me.

Fervidi sogni

 

 

Astronomia.

Materia senza alcuna logica e che probabilmente non aggiungerà nozioni al mio cervello, vista la sua incomprensibilità.

Con tutti quei pianeti, stelle, galassie e i quasar che rendono ancora più complicate e noiose le lezioni che la professoressa ci affligge per più di sei ore a settimana.

Oggi, dopo questa grigia e monotona giornata di scuola del tanto rinomato lunedì mattina, Chiara mi aveva proposto di andare con lei in biblioteca per recuperare dei volumi per la relazione sulla seconda guerra mondiale, visto che eravamo già in ritardo per la consegna. Per caso, sono sicura che non fosse casualità ciò che aveva legato quello strambo incontro, abbiamo visto sul nostro cammino Tom il quale mi aveva portato via Chiara, dicendo di avere un bisogno assoluto di ripassare geometria con lei.

La scusa era piuttosto inverosimile visto che la mia amica aveva la media più bassa dell'intero istituto in quella materia.

A me non imbrogliavano di certo.

Ora ero chiusa in quella prigione di inchiostro e libri, ma invece di impegnarmi per avere un voto sufficiente per non far saltare, di nuovo, la mia paghetta settimanale, curiosando tra una scrivania e l'altra avevo visto un libro che aveva catturato la mia attenzione, un libro sulla letteratura. Sembrerà alquanto scontato, ma l'Inferno segreto e infuocato di Dante, è pur sempre la passione segreta di tutte le adolescenti...o per lo meno la mia.

I versi ricercati e altolocati che parlano di Paolo e Francesca sono sempre stati i miei preferiti.

Ero seduta dietro al secondo scaffale di Letteratura italiana, posto poco illuminato e assolutamente silenzioso, e lanciandomi un'occhiata attorno mi accorsi che ero completamente sola.

Meglio così, nessun disturbo che possa in alcun modo intralciare la mia meravigliosa lettura.

La finestra illuminava fiocamente le curve rotonde e perfette delle lettere, creando un'atmosfera davvero suggestiva.

Era tutto dannatamente perfetto...tranne per una piccola pecca che non riusciva ad abbandonare la mia testa.

Il fatto in questione è che, oltre Tom, avevamo incontrato anche Jason che, al posto di seguire la giovane coppia di innamorati, aveva deciso di restare a studiare in biblioteca.

Il fatto che lui si fosse appostato a pochi metri più in là, non aiutava di certo la mia concentrazione!

Ogni volta che alzavo i gli occhi, per riposarli dalla lettura, dicevo a me stessa, incrociavo il suo sguardo, così magnetico da far venire i brividi.

E, come da programma, ogni volta succedevano le medesime cose.

Alzavo lo sguardo, incontravo il suo, arrossivo imbarazzata e continuavo la lettura, rimproverandomi per aver ceduto di nuovo.

Era un ripetersi continuo.

Quando, per l'ennesima volta, sbirciai per vedere che cosa facesse, notai, con mio enorme rammarico, che se ne stava andando.

Quando poi, dopo un attimo di smarrimento dovuto al suo improvviso cambio di rotta, si avvicinò a me, sì, proprio a me, il mio cuore perse un battito.

Si sedette sulla poltrona accanto alla mia, non distogliendo mai gli occhi da me.

Feci finta di nulla, cercando di coprirmi il volto con i capelli per non far notare l'inusuale rossore che dominava.

Lui, sempre nel più assoluto silenzio, scostò con un gesto determinato i miei capelli, portandomeli dietro all'orecchio, rivelando così quanto fossi irrimediabilmente imbarazzata.

“Paolo e Francesca?”

Mi chiese con un tono interessato.

Gli lanciai uno sguardo, annuendo piano.

Ritornai con lo sguardo fisso sulla Commedia, fissando un punto a caso della pagina...mi accorsi, in un misto di confusione e vergogna, che non voltavo pagina da più di mezz'ora.

“Ti piacciono gli amori proibiti?”

“Può darsi...”.

Risposi vagamente, con un accenno di sorriso.

“O solamente persone tanto coraggiose da non smettere di amarsi, anche se questo costa loro la vita”.

“Affascinante e bellissimo”.

Dichiarò.

“Come te, del resto”.

Rimasi sconcertata da così tanta galanteria e sfacciataggine.

Continuai a ripetermi di continuare a tenere la situazione in pugno o mi sarebbe scivolata via come sabbia nelle mani del vento.

Se voleva giocare avrei giocato.

Con un gesto il più naturale possibile accavallai le gambe, e cominciai a pronunciare il mio verso preferito.

“Amor ch'a nullo amato...”.

Cominciai, ma lui mi interruppe finendola al posto mio.

“...amar perdona”.

Disse, avvicinando con un gesto fluido la mia sedia alla sua, prendendomi la testa e avvicinandola pericolosamente al suo viso.

“Questo è proibito”.

Ansimai io, ad un soffio dalla sua bocca.

“Allora vuol dire che faremo compagnia a Paolo e Francesca”.

Disse lui, incominciando a lasciare languidi baci dall'orecchio fino al collo creando una scia infuocata e bruciante che mi fece socchiudere gli occhi.

Mi fece accomodare sopra di lui in modo da avere libero accesso al mio corpo.

Una mia mano andò a posarsi sulla sua spalla mentre l'altra si perse nei suoi capelli setosi e spettinati ad arte.

Quel biondo cenere mi faceva completamente perdere il senso della ragione.

Sicuramente stavamo infrangendo qualche regola, visto il posto ed il modo in cui ci stavamo comportando ma era questo il bello dell'amore impossibile.

Il fatto che potesse scoppiare in un attimo ed il nostro era proprio iniziato così.

Con sguardi maliziosi, battute lasciate in sospeso ma con  altri mille significati da cogliere e poi la passione.

Quel sentimento che non puoi controllare o cercare di fermare, perchè ti cattura e ti fa sottomettere a quel bisogno primordiale, quel bisogno di avere a tutti i costi l'oggetto del tuo desiderio.

Ora mi sembrava proprio di essere come Paolo e Francesca e, mi dissi specchiandomi in quelle pozze blu che rappresentavano i suoi occhi, che sarei anche andata all'inferno, pur di non smettere.

Le mani di Jason andarono sotto la maglia, ad accarezzarmi la schiena.

Potrei avere un arresto cardiaco da un momento all'altro.

Fu lui il primo ad interrompere quel silenzio carico di sospiri che si era creato tra noi.

“Vuoi che smetta?”

Gli intimai di fare silenzio, riprendendo a baciarlo e stringendomi a lui, in modo quasi spasmodico.

“Bene!”

Disse lui, tra un bacio e l'altro.

“Perchè non avrei smesso”.

Sentimmo un tonfo alle nostre spalle che infranse la magia che si era creata tra di noi. Cercammo di rimetterci a posto nel migliore dei modi, senza eccellenti risultati: la mia maglia era quasi completamente tirata su, oltre che spiegazzata mentre la camicia di lui aveva non pochi bottoni strappati via per la troppa fretta.

“Oh... emh... scusate."

Disse l'intruso, raccogliendo il libro che gli era scivolato di mano e rivolgendosi verso di noi. Solo in quel momento mi accorsi di quella faccia terribilmente familiare.

“Howard!”

“Professoressa!”

La professoressa di Astronomia continuava a guardarmi con un misto di disgusto e rabbia che mi fece urlare di frustrazione.Un urlo che avrebbe potuto far allarmare tutta la biblioteca ma che invece fece svegliare solo me e la mia famiglia. Mi risvegliai a casa, nella mia camera, soffocata dalle coperte del letto, attorcigliate alle mie gambe. Papà entrò in camera ed accese la luce, ferendomi gli occhi.

“Joyce, che succede?”

Mi alzai, tenendomi la testa che pulsava in modo incessante, facendomi faticare per riuscire a svegliarmi del tutto.

“Stai bene?”

Disse papà, appoggiandomi una mano sulla spalla.

“Sì... solamente un brutto sogno, non c'è nulla di cui preoccuparsi” farfugliai con la bocca ancora impastata dal sonno.

“Vuoi una camomilla?”

“No, papà, ora sto bene...”.

Lo rassicurai sperando di essere stata il più convincente possibile.

“Torna a dormire”.

Lo esortai, facendogli un debole sorriso.

Lui uscì dalla stanza, spegnendo la luce ed io ritornai a sdraiarmi sul letto. Ogni volta che mi ritornava in mente il sogno, nient'affatto brutto, il mio corpo veniva inondato da vampate.

Mi toccai la fronte e sentii il sudore che imperlava tutto il mio viso.

Era stato tutto così terribilmente reale e desiderato da farmi quasi paura. Nessun sogno mi era mai parso così vivido come quello di pochi minuti prima.

Ogni emozione, ogni tocco, sembrava così perfetto da non farmi pensare assolutamente ad un sogno ma ad una solida realtà.

Ora però le domande cominciavano a prendere il sopravvento nel mio cervello, già carico di stress per quella giornata già fuori dal comune.

Perchè quel sogno?

Che cosa c'entrava Jason con me?

Era vero che provavo una certa attrazione verso di lui, era un bel ragazzo, nessuna ragazzo sana di mente non sperava in un suo cenno che realizzasse tutti i loro più fervidi sogni, ma mai era successa una cosa simile a me.

Avevo sempre avuto il controllo su tutto ed ora, ora anche io mi ero abbassata a fare sogni altamente erotici su me e lui? I

n una biblioteca?

Non mi ero mai lasciata sopraffare tanto da un ragazzo, in tutti i miei diciotto anni.

La razionalità aveva avuto sempre la meglio sull'istinto.

Chiusi gli occhi, stanca di tutti quei ragionamenti di prima mattina.

Mi concentrai sul compito di Astronomia che dovevo affrontare proprio stamane e con questo pensiero Morfeo mi rapì ancora.

   
 
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