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Autore: moganais    28/12/2010    2 recensioni
Danielle non si aspetta più nulla dalla vita.
Pensa sia uno stupido gioco dove tutti alla fine sono costretti a perdere. Ha poche amiche che, però, sanno tutto di lei.
Non ha avuto una vita facile, è sempre stata delusa. Ma, tra delusioni varie, un giorno, arriverà la persona giusta, disposta a tutto pur di vederla felice.
Dal prologo:
-Danielle, non sappiamo bene come dirtelo, ma io e tuo padre abbiamo deciso di lasciarci.
Le lacrime scendevano silenziose.
Mamma mi abbracciava e mi diceva che tutto sarebbe andato meglio.
Tre anni fà il sogno di una famiglia felice si rovinò.
Genere: Commedia, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Remember the ice.
Ed eccomi qui con un' esperimento tra le mani. E' una storia inventata a cui ho dato libero sfogo in un momento di pazzia. Spero vi possa piacere.
Good reading.
Jane.









-Danielle, non sappiamo bene come dirtelo, ma io e tuo padre abbiamo deciso di lasciarci.

Quella frase. Se solo si potesse smontare, la scaglierei come un vetro contro qualcosa, mandandola in frantumi, per non ricordarla più.
Tre anni fà. Impossibile non ricordarlo, periodo devastante.
 In vacanza. Altrochè momento in cui ci si può riposare andando al mare all'ora di pranzo e rimanendo lì tutto il giorno ad abbronzarsi sotto un sole che riscalderebbe chiunque.
 Era un treno in corsa. Una macchina ad alta velocità. Lontana da casa. Un cena immensa.

Eravamo andati in Calabria dai parenti a festeggiare le vacanze con loro. Come al solito partiti da casa nostra in macchina, da Torino. Un viaggio abbastanza lungo, dove io e mia sorella Kristine di quattro anni non facevamo che litigare per giocare con il Nintendo.
L' aveva sempre vinta lei, piccola com' era i miei le davano sempre ragione, e io finivo come la cattiva tra le due, come un lupo cattivo che non lascia andare Cappuccetto Rosso dalla sua nonnina.
 Mamma dormiva nel lato destro, vicino al guidatore, che era mio padre. Ci impiegammo parecchie ore e non vedevo il momento di arrivare e farmi un bagno con i miei cugini. Per l' evento sotto ai pantaloncini e maglietta avevo già il mio costume verde.
 A quel tempo avevo tredici anni. Impossibile dire che non fossi strana. Frangia storta e capelli mechesati erano parte di me.Mi avevano lasciato il permesso di fare ciò che volevo e io ne avevo abusato.

Tre anni fà.
Arrivati trovammo l' accoglienza desiderata. Nonni e zii che ci venivano in contro salutandoci.
Tre anni fà.
Dopo i primi giorni ci fù il casino.
Tre anni fà.
Non lo dimenticherò mai.
Eravamo a cena come al solito, mia mamma aveva appena finito di litigare con mio padre.
Mi aveva spesso detto che alcune volte aveva pensato di lasciarlo, ma amandolo aveva sempre rifiutato quel pensiero. Ultimamente però le liti erano più frequenti e mia mamma tendeva a perdere le staffe.
Mio padre era uno di quelli che non aveva mai voglia di uscire, mia madre invece voleva divertirsi e ballare.
Tre anni fà.
Mamma prese di lato papà, si diressero in salone. Li sentivo urlare, pensavo si sarebbe sistemato tutto come al solito.
Quanto sbagliavo.
Vidi tornare mia madre con le lacrime e mio papà, entrato con lei, prese le sue cose e uscì di casa.
Non chiesi niente.
Finito di mangiare mia mamma mi prese e mi portò al mare, mi disse che era arrivato il momento di dire basta, non poteva andare avanti con litigi vari.
Sapeva di aver fatto un colpo basso, ma aveva deciso di chiudere la storia con mio padre. Rimasi ferma, non dissi niente.

Le lacrime scendevano silenziose.
Mamma mi abbracciava e mi diceva che tutto sarebbe andato meglio.
Scorrevano le immagini della nostra casa nuova comprata da poco, il viaggio fatto, i momenti di quando ero piccola e i miei si baciavano guardandosi negli occhi, i miei zii, cosa sarebbe successo? Cosa avrebbero pensato? Con chi sarei andata a vivere?
Andai a dormire, riaccompagnata a casa.
Il giorno dopo scoprì che papà era partito con la macchina per ritornare a Torino. Ci rimasi male, ma sapevo che la decisione presa era forse la più ragionevole.
Tre anni fà.
Mia sorella non capiva. Diceva che gli zii le avevano detto che papà era tornato al lavoro. Mi dispiaceva. Lei ancora sperava in qualcosa, era piccola.
Tre anni fà il sogno di una famiglia felice si rovinò.







   
 
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