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Autore: Clou Jeevas    29/12/2010    2 recensioni
- Sai che sembri, anzi, sei parecchio volgare nonostante il tuo titolo da “gentelman”-
- E tu sei completamente impazzito, hai una mina sotto al culo e dici a ME di calmarmi-
- Non voglio morire sentendo la tua voce isterica, quindi calmati, e piuttosto dimmi qualcosa di carino -
Arthur sbuffò, alzando gli occhi al cielo. Non considerò la vera eventualità della morte di Francia.
Certo, lui stesso più e più volte aveva tentato di farlo fuori…ma ora era diverso.
Insomma, non doveva morire per una mina in quella dannata trincea.
Genere: Drammatico, Guerra, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Arthur sporse leggermente la testa, lasciando intravedere qualche ciuffetto biondo della trincea. Erano giorni che lui e Francis –con i rispettivi eserciti- difendevano con cocciutaggine quello stretto cunicolo di sabbia e fogliame. I tedeschi erano a un centinaio di metri, in un’altra trincea, attenti a ogni minimo movimento nemico. Entrambi gli schieramenti sapevano però, che quella situazione di stallo, non sarebbe durata allungo. Forse qualche altro giorno, massimo quattro.
Poi i tedeschi avrebbero attaccato per forza, avanzando verso ovest.
L’inglese si accese una sigaretta, ringhiando (imprecando) qualcosa tra i denti, preoccupato e scocciato allo stesso tempo.
Alzò leggermente il capo, verso quello che doveva essere il sole, essendo il campo coperto da una fitta coltre di fumo, dovuta probabilmente alle bombe. 
La grande sfera luminosa era posta perfettamente al centro del cielo ed illuminava pallidamente il viso di Arthur.
– Damn , è già mezzogiorno! Dove si è cacciato quel cretino?! – borbottò il biondo espirando una boccata di fumo, mentre afferrava il suo fucile. Avanzò lungo la trincea, con aria  furente, come al solito non si poteva contare minimamente sull’aiuto dei francesi.
“Saranno pure bravi in cucina e a creare roba per infemminati, ma in quando si tratta di guerra, non valgono una pipa.”
Arthur se lo ripeteva spesso, troppo spesso ultimamente.
Senza troppa difficoltà raggiunse il piccolo edificio istituito come “quartier generale” scavato nella terra. Al suo interno alcuni uomini ricevevano freneticamente le orribili notizie che provenivano da altri fronti: i tedeschi erano riusciti ad entrare in Olanda e poi in Belgio. Fortunatamente le notizie erano trasmesse in francese e Arthur non riuscì a capire quasi niente. Con aria quasi presuntuosa, raggiunse la persona interessata, sbattendo la mancina sul tavolino davanti a lui.
- Che fine ha fatto la squadra di perlustrazione? Doveva essere qui due ore fa, ma non sono ancora tornati. C’era anche il vinof…Francia con loro – lo informò il biondo – ma soprattutto c’erano tre dei miei migliori uomini, che cosa è successo? -
- S..Sir Kirkland – sussultò il colonnello francese, leggermente intimidito dallo sguardo di Arthur – Siete al corrente  che la squadra di cui mi chiedete è stata inviata alla trincea abbandonata al centro del campo? E…Ebbene…abbiamo perso i contatti con loro circa… q…quattro ore fa…-
- Quattro ore?- ripeté il biondo alzando un sopracciglio – QUATTRO DANNATE ORE E NESSUNO MI HA AVVISATO DI NIENTE?!- spolmonò ribattendo violentemente la mancina sul tavolo, creando un certo spavento generale. Il colonnello tremò leggermente, gesticolando freneticamente – Avevo dato ordine di avvisarla, ma pensavo di aspettare un altro po’-
Arthur tentò di calmarsi, altrimenti avrebbe strangolato quell’uomo dalla rabbia. Aspettare un altro po’? E per cosa? Per prenderci un The tutti assieme?
- Le ricerche sono cominciate? – domandò infine, sospirando pesantemente, come se tentasse di trattenere la belva che era dentro di lui. – N..No- squittì il francese – è una zona troppo pericolosa per avventurarvisi ora…aspetteremo la notte - .
- Ma certo, sta notte andremo a raccogliere cadaveri e basta, se non ci muoviamo in fretta! Tralasciando che in quella trincea ci sono i miei uomini ( e il vostro capo, tanto per dire) ,ma evidentemente soffrite di un’acuta codardia (voi francesi, sempre e comunque, perché diamine mi sono alleato a voi è ancora un mistero) , andrò io stesso a controllare! ( magari così la smettete di agitarvi come delle galline)-
 
 
Arthur, grazie ad un enorme colpo di fortuna, riuscì a raggiungere, strisciando tra i campi, quella trincea di mezzo. Vi si buttò letteralmente dentro, evitando per un soffio il fuoco di alcuni cecchini tedeschi. L’aria era irrespirabile, un misto tra polvere da sparo e puzza di morte. Arthur tossì rimettendosi a fatica in piedi, tutta quella dannata polvere gli faceva bruciare gli occhi. Piegò leggermente le ginocchia, alla ricerca dei suoi uomini, ma non trovò altro che i loro corpi senza vita.
- Dannati crucchi…- sibilò mordendosi il labbro inferiore, sforzandosi di non guardare troppo in volto quegli uomini. Si limitò ad abbassargli le palpebre, in segno di rispetto, non sarebbe mai riuscito a trasportarli fino alla sua linea e dare loro una giusta sepoltura. Con un nodo alla gola continuò la sua ricerca lungo la trincea, lentamente, essendoci un continuo rimbombare di detonazioni più o meno vicine.
Quel dannato francese era sparito.
Forse se la sarà data a gambe…oppure i tedeschi l’avranno catturato.
Alcuni minuti dopo, riuscì a intravedere qualcosa a lui famigliare. Una capigliatura bionda spuntava appena dietro una piccola rientranza della roccia. Era Francis, certamente.  L’inglese si avvicinò velocemente, tenendo la testa abbassata, raggiungendo l’alleato. Era steso a terra, occhi chiusi, sporco di polvere. Arthur sussultò leggermente, per un secondo trattenne il fiato, sbarrando gli occhi. Cazzo, non poteva essere morto! Delicatamente si avvicinò al suo corpo, fissandolo intensamente, mentre una serie d’immagini  gli tempestavano la mente. Con le mani leggermente indolenzite, sfiorò il suo viso,tracciandone lievemente i lineamenti. La pelle era ancora calda.
- Ehy, Arthur, la smetti di toccarmi come se fossi  la cosa più bella di questo mondo (bhe in effetti lo sono)?- 
L’inglese ritirò velocemente la mano, assumendo un’espressione a dir poco furente
– Vaffanculo Francis, vaffanculo!- sbraitò alzandosi – giuro che se potessi ti ammazzerei io! Altro che i tedeschi!- lo minacciò calciando la polvere.
Il francese ridacchiò, non credeva che Arthur potesse preoccuparsi davvero per qualcuno.
- Qualcuno era preoccupato per moi?- lo provocò.
– Avanti, alzati e smettila di cazzeggiare! Non voglio essere accoppato da un crucco!- lo informò l’inglese irritato. – E non ero preoccupato per te, non m’interessa quello che fai!-
- Non posso alzarmi – il tono di Francis divenne improvvisamente serio, quasi cupo.
Eppure apparentemente non sembrava ferito da nessuna parte in modo così grave. – Why?- trillò Arthur, aspettandosi la solita giustificazione idiota da parte dell’altro.
- Sotto di me, hanno collocato una mina. Se mi alzo, l’innesco si attiva e finiamo al creatore tutti e due…- sussurrò sforzandosi, con sorpresa dell’alleato. Arthur sembrava confuso, come diamine era possibile mettere una mina sotto una persona ancora viva?
- Sono arrivati un paio di soldati crauti prima che arrivassi tu, credevano che fossi morto, quando in realtà ero solo svenuto.
Così, hanno pensato bene di mettermi una mina sotto il culo - l’inglese annuì leggermente, schifato dal comportamento dal nemico.
Ma  certo, era ovvio.
Non appena qualcuno avrebbe tentato di recuperare il corpo di Francis sarebbe saltato in aria e tanti saluti a tutti.
Che razza di bastardi. – Quindi, non puoi alzarti altrimenti saltiamo in aria – riassunse l’altro.
- Oui, sono quelle dannate mine che si attivano quando gli si toglie il peso che sorregge – aggiunse Francis – in pratica, sono fottuto. –
- Sta zitto, manderò un segnale ai ragazzi, chiamerò qui un dannato artificiere – lo incalzò l’inglese rovistando tra gli oggetti del suo zaino – non è il caso che tu muoia proprio oggi, per colpa di un crucco-. Scelse con cura uno dei razzi luminosi a lui disponibili, fortunatamente i tedeschi non potevano decifrare il segnale e sicuramente non si sarebbero avvicinati prima di notte.  Accese la miccia, sperando in bene. Forse qualcuno sarebbe giunto in loro aiuto.
- Davvero pensi che verranno? – domandò Francis –  secondo me non si farà vivo nessuno.
E’ troppo pericoloso muoversi in queste condizioni, per fino per i nostri soldati –
- Spero per loro che qualcuno si faccia vivo. Altrimenti appena torniamo…-
- Arthur, dovresti tornare indietro, io sono già fottuto-
L’inglese emise una leggere risatina nervosa, scuotendo la testa – verrà l’artificiere e ti toglierà quella mina da sotto il culo. Ne sono sicuro.- affermò per rassicurare sé stesso – sì, sicuramente verranno-.
Passarono alcune e nessuno arrivò. Di tanto rimbombavano le esplosioni dei mortai e gli spari da una trincea verso l’altra, ma per il resto tutto tacque. Arthur era stranamente silenzioso, seduto su un masso, con la testa quasi bassa. Improvvisamente si alzò, scaraventando il suo fucile a terra e iniziando a sbraitare e imprecare.
Francis borbottò qualcosa, tentando di calmare l’amico. – Avanti, non è mica la fine del mondo-
- Ma che  cazzo dici?! -
- Sai che sembri, anzi, sei parecchio volgare nonostante il tuo titolo da “gentelman”-
- E tu sei completamente impazzito, hai una mina sotto al culo e dici a ME di calmarmi-
- Non voglio morire sentendo la tua voce isterica, quindi calmati, e piuttosto dimmi qualcosa di carino -
Arthur sbuffò, alzando gli occhi al cielo. Non considerò la vera eventualità della morte di Francia. Certo, lui stesso più e più volte aveva tentato di farlo fuori…ma ora era diverso. Insomma, non doveva morire per una mina in quella dannata di trincea.
Calò un interminabile silenzio tra i due, finché Francis non si mise a canticchiare la Marsigliese.
- Hai finito? Non è abbastanza logorante questa situazione? Devo anche metterti anche quella roba che definisci “inno nazionale”?- .
- Si vede proprio che non hai buon gusto Arthur, non ti piace neanche la buona musica-
-… No comment-
- Sai cosa mi piace di te , cherie?-.
- No e non lo voglio sapere, grazie – .
- Che nonostante tutto sei sempre un bruco dorato –.
- E tu una stupida rana che gracchia troppo per i miei gusti. Ora taci.-.
Francia ridacchiò, quanto gli sembravano stupide tutte quelle dispute per cose futili con l’inglese.
Improvvisamente un rumore di passi sovrastò il discorso tra i due, preoccupando l’inglese. Fortunatamente erano le truppe alleate con l’artificiere. Grazie a dio.
Immediatamente Arthur spiegò l’accaduto, mentre lui e gli altri uomini si allontanavano per sicurezza, lasciando l’artificiere al suo lavoro.
Pochi minuti dopo l’uomo ritornò dalla sua squadra.
- Ebbene?- chiese quasi ansioso l’inglese, aspettandosi un lavoro molto più lungo e complicato.
L’artificiere sospirò, scuotendo la testa –  E’ un tipo di mina che non posso disattivare. –
Nove parole dritte al cuore di Arthur.
- Cazzate, ci sarà un modo! – insistette il biondo – un modo c’è sempre- ripeté.
- Mi dispiace. Non possiamo fare niente…-
L’inglese scosse la testa, ritornando dal francese. Forse anche lui si era accorto che qualcosa non andava. – Perché l’artificiere non torna qui?- domandò.
Arthur fissò la terra sotto di lui, in quel momento si sarebbe volentieri sotterrato. Aprì la bocca, non emettendo però alcun suono. Ingoiò rumorosamente la poca saliva che gli rimaneva in gola, mentre manteneva la sua posizione statica. Non poteva parlare, non poteva muoversi, non poteva fare NIENTE.  Un senso di nausea e un fischietto nelle orecchie lo investì completamente, come se non riuscisse neanche più a respirare.
Il francese emise una specie di lamento impercettibile – Non si può disinnescare, vero? –
- Yes -
- Capisco –
- Sir Kirkland, dovremmo tornare indietro, tra poco farà  sera e arriveranno i tedeschi- lo interruppe uno dei soldati indicandogli la via di fuga.  Arthur annuì silenziosamente, aspettando che gli altri andassero avanti.
- Avanti Arthur, non essere idiota, va con loro –
- Fra…-
- Ti ho detto di andare. Se ora tu morissi qui, con me, cosa cambierebbe? Vuoi i mangiacrauti a Londra? No, penso. Come io non li voglio a Parigi. Se tu ora muori, nessuno potrà difendere niente, ci siamo alleati anche per evitare questo, no?-
- Yes…-
- Avanti, conto su di te-
Arthur si avvicinò al francese, guardandolo un’ultima volta. Non voleva dannatamente piangere, riuscì solo a sussurrare qualcosa in un piccolo bacio a fior di labbra:
 
Good Night, France.
   
 
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