Libri > Il diario del vampiro
Ricorda la storia  |      
Autore: Allison Argent    29/12/2010    4 recensioni
In un momentaneo periodo di pace, una riflessione di Bonnie e un incontro con Damon diverso dal solito.
[BonniexDamon]
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

It's just you and me.




E ra di nuovo mattina, ormai le giornate passavano così in fretta che nessuno ci faceva più caso. Non sapevano neanche più come prepararsi alla battaglia, sembrava che le cose più importanti fossero diventate secondarie rispetto alle preoccupazioni giornaliere: andare a fare la spesa, preparare i pasti, riordinare…
Forse era proprio questo che voleva Shinici: distrarli per sferrare un potente attacco. Sì, doveva essere così. D’altronde erano passati due mesi da che se n’era andato lasciando paura e sì, anche curiosità per conoscere le risposte a quelle strane domande. Qualcuno di loro aveva ucciso e non si trattava di un vampiro, chi poteva essere?
Dal canto suo Bonnie non ricordava di avere mai ucciso, certamente poteva non fidarsi di se stessa, poteva essere caduta in trance e non ricordarsi quell’evento. E la questione del bacio rubato? L’unica cosa che le veniva in mente era il bacio che aveva dato a Damon, ma non poteva essere, Shinici doveva riferirsi per forza a uno dei tanti tra Elena e Damon. Scosse la testa, troppi pensieri.
Si rese conto soltanto dopo aver spento il cervello di essere ancora sotto le coperte, allungò lentamente un braccio verso il comodino, le vennero i brividi quando la coperta si spostò leggermente e la spalla fu al freddo. Che giorno era? Ventuno dicembre. Sbuffò, l’inverno era cominciato, ecco perché faceva così freddo. Decise di alzarsi, rimanendo tra le coperte, si avvicinò al piccolo armadio della camera che la signora Flowers le aveva assegnato, in teoria Bonnie avrebbe dovuto condividerla con Meredith, ma da quando Alaric era tornato l’amica aveva voluto trasferirsi momentaneamente da lui, “per recuperare il tempo perso”, aveva detto la ragazza, rossa nelle guancie.
E così Bonnie aveva avuto il privilegio di avere una stanza singola. Se così si poteva chiamare. Avrebbe alla lunga preferito essere con qualcuno in camera, la notte, il buio, le infondevano un terrore disumano. Ormai però ci aveva fatto l’abitudine e tutto sommato le ultime notti erano state davvero tranquille. Si ritrovò a fare un riassunto di quegli ultimi due mesi, sorrise al ricordo di una mattina, pressappoco una settimana dopo che Damon era tornato umano: si erano trovati, loro due, da soli, alle quattro della mattina, a mangiare i dolcetti che Bonnie aveva preparato il giorno precedente. Era stato allora che Damon aveva iniziato a rendersi conto che davvero era tornato umano, e non poteva farci più niente. Bonnie si era chiesta tante e tante volte perché Damon non volesse tornare un vampiro, bastava chiedere a Stefan di dargli del suo sangue e sarebbe tornato come prima, come nuovo. Forse non funzionava così, oppure, tesi più probabile, Damon non voleva, era troppo orgoglioso, da chiedere al suo fratellino di Cambiarlo.
Cambiarlo.
Anche lei aveva del sangue vampiresco nelle vene. Chissà quanto. E tutto di Damon. Era sicura che se fosse morta al sessanta percento sarebbe rinata come un vampiro. La cosa non le dispiaceva, avrebbe potuto mordere lei Damon, forse da lei avrebbe accettato il cambiamento… scosse di nuovo la testa, pensava prima agli altri e poi a se stessa, sempre così, voleva morire per aiutare Damon? No, non era così.
Prese velocemente maglietta, pantaloni e un maglione pesante e andò in bagno a vestirsi e lavarsi. Stava per entrare nella vasca quando sentì bussare alla finestra. Bussare alla finestra? Prese un asciugamano per coprirsi, pur essendo ancora in intimo, e si avvicinò alla finestra. Non stava bussando nessuno, erano solo sassolini che Damon lanciava in quella direzione. Sbuffò, rimanendo comunque sorpresa, sembrava che l’umore di Damon fosse nettamente migliorato nelle ultime settimane, poteva aver completamente accettato la sua situazione… No, però aveva comunque fatto dei passi avanti, per lo meno sul suo viso c’era un’ombra di un sorriso e non quella smorfia perenne che tutti avevano sopportato negli ultimi due mesi.
Bonnie si rigirò verso la vasca, facendo finta di nulla, si sciolse la treccia che si faceva ogni notte prima di andare a dormire. Le erano cresciuti così tanto i capelli, da quanto tempo non andava dal parrucchiere? Un’eternità, ormai non aveva neanche più senso, c’erano problemi più grandi, che un taglio di capelli. Ripensò a quando Elena l’aveva rivista con i capelli ricci, era sorpresa, e lei era contenta di quella novità. Ora i capelli le arrivavano fin sotto all’allacciatura del reggiseno, ricadendo in dolci boccoli naturali. Sorrise e la sua figura nello specchio fece altrettanto, era felice? Non riusciva a rispondere a quella domanda, le sembrava di vivere in una bolla, al minimo cambiamento si sarebbe infranta e le preoccupazioni, le paure sarebbero tornate.
Non fece caso ai rumori nel pensionato, probabilmente si stavano svegliando tutti, era normale sentire i rumori delle pentole che venivano spostate o dei passi sulle scale. Continuò a pettinarsi i capelli, finché non vide dal riflesso sullo specchio che la maniglia della porta del bagno si stava inclinando. Oddio. La spazzola le cadette dalle mani finendo per terra, producendo un rumore fastidioso. Uno, due, tre. La porta si stava aprendo. Ti prego, fa’ che sia Elena, per favore, ti prego. Respirò profondamente, era immobile, chiuse gli occhi, non pensò neanche a coprirsi con un asciugamano, tanto era Elena, si diceva, mi ha vista mille volte in reggiseno. La porta si richiuse, sentì un fischio di apprezzamento.
Riaprì gli occhi, sapeva chi era, ma sperava di sbagliarsi. Riaprì lentamente gli occhi e si rese conto di essere svestita. Oh, merda.
«Buongiorno!», disse Damon, con eccessiva enfasi, squadrando la strega dalla testa ai piedi, soffermandosi in un punto in particolare. Bonnie indietreggiò tastando la parete fino ad arrivare agli asciugamani, ne prese prontamente uno e si coprì.
«Damon.», iniziò, deglutendo. «Potresti spiegarmi il tuo concetto di privacy?», continuò, cercando di non fissarlo. C’era da dire che anche da umano era di una bellezza disarmante, penetrante.
«Oh, in realtà non fa parte del mio vocabolario, privacy, che brutta parola!», le rispose Damon sarcastico, «A dirla tutta, sono salito perché ho come l’impressione di esserci già stato, in questo bagno, con te, uccellino.», continuò, corrugando la fronte, non riusciva a spiegarsi quel senso di dejà-vu che aveva da quando era entrato, «tu magari puoi aiutarmi…», disse avvicinandosi a Bonnie, sorridendole divertito.
Sì, ma divertito da cosa? Lui non ricordava, Shinici gli aveva tolto quei ricordi, lui l’aveva salvata, non sapeva di averle donato tutto quel sangue, non sapeva di averla abbracciata. Bonnie aveva tanti sensi di colpa legati a quella sera, davvero tanti, si sentiva così male al pensiero di non essere stata riconoscente a Damon, di non averlo ringraziato per averle salvato la vita. O forse l’aveva fatto baciandolo quando l’aveva salvata a casa di Caroline, ma lui non si ricordava, per lui Bonnie era solo… Bonnie. Tutti quei momenti in cui sembrava avesse una particolare attrazione per lei erano spariti, puff!
Persi.
Le venne un’idea, ma Damon, conoscendolo, poteva fraintendere. Doveva decidere se provare o no. Optò per il sì.
«Damon, per favore, non fraintendere, ti prego. Voglio solo che tu ricordi una cosa.», e cercando tutto il coraggio che aveva dentro di sé, entrò nella vasca, già piena d’acqua. «Per favore mettiti qui, così.», Damon, da parte sua, aveva un sopracciglio inarcato, non riusciva a capire cosa diavolo stessa facendo Bonnie, sembrava impazzita. Le obbedì lo stesso, essendo così curioso da andare avanti in questa storia fuori dal normale.
«Abbracciami.», gli disse. Seria, concisa, solo una parola, un ordine.
Sì, era impazzita, da quando in qua voleva che la abbracciasse? Certo, era sempre stata una ragazza affettuosa, ma non una… Oh, semplicemente non era Elena, non era così diretta.
«Uccellino, se hai voglia di soddisfare i tuoi piaceri personali non c’è bisogno di fare tutto questo teatrino, basta dirlo e il letto è molto più com…», non riuscì a finire la frase, perché la ragazza lo fulminò con gli occhi. Non doveva scherzare, perché lei non stava scherzando, era più seria che mai, quasi metteva Damon in soggezione e lui era arrivato a pensare che fosse una Meredith intrappolata nel corpo di Bonnie, non Bonnie stessa.
«Damon, abbracciami.», ripeté tranquilla la ragazza, guardandolo profondamente. Stavolta Damon la ascoltò, si avvicinò a lei e la abbracciò.
Fu un brivido, o qualcosa di strano, che lo percosse, dalla testa ai piedi, si allontanò di scatto, guardando interrogativo Bonnie. Nella sua mente riaffiorarono delle immagini indistinte, vaghe. Lui in quel bagno, che cercava un asciugamano. Parlava con Meredith, senso di soddisfazione. Matt incazzato con lui, lui era divertito. Resina. Non riusciva a capire, erano troppo vaghi, erano ricordi? Si rigirò verso Bonnie, che lo guardava tranquillamente, aspettando qualche segno.
«Bonnie, quando sono stato in questo bagno?», le chiese, con un ombra di preoccupazione.
«Ricordi qualcosa?», non gli rispose, voleva che fosse lui a ricordare, forse per convincere anche lei che quelle cose non se l’era sognate, erano successe veramente, Damon l’aveva salvata.
«Resina, tanta resina, un asciugamano.», disse mentre senza pensarci gli occhi si posavano su Bonnie in acqua, coperta dall’asciugamano, e di nuovo un flash, l’aveva già vista così, ma l’acqua era… «Rossa.», si lasciò sfuggire, esplicò i suoi pensieri. Rialzò lo sguardo verso Bonnie, «eri così, ma l’acqua era insanguinata.».
Le labbra di Bonnie di aprirono in un sorriso, sospirò di sollievo.
«Ricordi altro?», insistette, voleva arrivare fino in fondo, «se vuoi, puoi abbracciarmi di nuovo.», continuò tranquillamente.
Non aveva bisogno di abbracciarla di nuovo, lui non aveva bisogno di nessuno. O forse sì. Era solo grazie a quella piccola ragazza bagnata che aveva davanti a sé, che stava recuperando la memoria, memoria che Shinici gli aveva portato via, ecco di cosa parlava. Era tentato di abbracciarla di nuovo, di riprovare quel brivido, ma era come trattenuto da corde invisibili, che non gli permettevano di aprirsi a nuovi sentimenti.
Mise una mano nell’acqua e prese la mano di Bonnie.
La stava mordendo, stava prendendo il suo sangue. Ma non era sangue, non era quello il sapore. Resina. Resina. Ancora resina.
Aveva chiuso gli occhi durante l’ennesimo flash, li riaprì di scatto, rendendosi conto che stava stringendo violentemente la mano della ragazza. La lasciò andare, ma era sicuro che il suo tocco era fondamentale per ricordarsi qualcos’altro.
«Aspetta, stai fermo.», gli disse ancora con quel tono tranquillo, ma che riusciva a prenderlo e obbligarlo ad ascoltarla. Stette fermo, mentre Bonnie gli si avvicinava e lo sfiorava con le labbra prima sotto il collo, là dove Damon si era tagliato per farle bere il suo sangue –così le aveva raccontato Stefan una volta- e poi sul braccio, dove quando si era svegliata aveva visto un taglio profondo.
E bastò.
A un tratto Damon si ricordò tutto, di come aveva lasciato che le piante di Shinici strangolassero i ragazzi, di come aveva scelto di portare il salvo solo Bonnie, di come l’aveva spogliata, messa nella vasca, di come aveva succhiato via il veleno dal suo sangue, di come l’aveva salvata facendole bere il sangue vampiresco che aveva allora.
Spalancò gli occhi quando riprovò quella sensazione, lei gli aveva aperto il cuore, era stata lei, non Elena, ad iniziare quel cambiamento. Subito si sentì libero da quelle corde invisibili che lo tenevano legato, e tirò un respiro profondo.
«Uccellino.», disse flebilmente, suonò come un sospiro di sollievo. Bonnie gli sorrise, alzandosi e uscendo dalla vasca, era sicura che Damon non avrebbe fatto caso al suo intimo bagnato, non in quel momento perlomeno, prese un asciugamano asciutto e si asciugò, per poi uscire e andare a cambiarsi.
Quando tornò in bagno Damon era ancora seduto al bordo della vasca da bagno, che la guardava.
«C’è ancora altro che non ricordo?», le chiese, più tranquillo del solito, mentre si rialzava e usciva dal bagno, andandosi a sedere sul letto della strega.
«Solo una cosa,», rispose lei, mentre si ripettinava i capelli bagnati, «però non so se funziona, ora.», continuò. Quella volta erano a casa di Caroline, probabilmente dovevano tornare là per far sì che Damon ricordasse anche quella cosa. Se non fosse funzionato in quel momento, con molta probabilità Damon avrebbe seriamente frainteso. Beh, frainteso. In realtà lo voleva veramente, Bonnie voleva veramente baciare Damon, ne sentiva il bisogno, se così si poteva chiamare. Era attratta da lui, non era innamorata, quello no, ma gli voleva davvero bene, nonostante tutto.
Gli vuoi così bene da voler morire per aiutarlo a far sì che il suo desiderio divenga realtà? È davvero così Bonnie, gli vuoi soltanto bene?
Quelle domande erano una tortura per la ragazza, non voleva dar loro risposta, pur conoscendola assai bene.
«Proviamo lo stesso, voglio farla finita con sta storia, voglio sapere quanto male devo fare a Shinici quando lo vedo la prossima volta.», disse brusco Damon.
Bonnie posò la spazzola, e tornò in camera, quando si mise davanti a Damon gli fece segno di alzarsi.
Sospirò, sembrava che gli stesse insegnando degli atti di una recita, quello che stava per fare non era reale, non aveva un significato per lui. Forse per lei, ma per Damon non sarebbe significato niente, sarebbe stato solo il modo per recuperare un pezzo di memoria che gli era stata rubata.
Inspirò un’ultima volta, poi si avvicinò a lui e appoggiò le labbra su quelle del ragazzo, alzandosi in punta di piedi, gli prese la mano e intrecciò le sue dita a quelle di Damon. Schiuse lentamente le labbra, ancora non del tutto sicura di cosa sarebbe successo dopo.
Damon riprovò il brivido, ma non pensò a quello, ora erano solo loro due, lui e Bonnie, che si stavano per baciare, per davvero.
Alla memoria avrebbe pensato dopo, erano cose passate, il suo presente era in quella stanza, insieme a Bonnie, le altre cose non gli interessavano, l’importante era essere lì, insieme al suo uccellino, che, ne era sicuro, l’avrebbe sempre aiutato, in qualunque momento. E di un’altra cosa era sicuro, lui, da quel momento in poi, avrebbe fatto la stessa cosa.





SPAZIO AUTRICE: Ho scritto oggi questa one-shot, non avevo voglia di fare matematica e ho acceso il computer. L'ispirazione non so da dove sia venuta, a dirla tutta. Era da un sacco che non scrivevo, se devo essere onesta quando ho cominciato la prima riga mi sono detta "ma cosa sto scrivendo?", non avevo idea di come continuare, è nata così, senza un per come e un perché. Sono soddisfatta comunque, ho una marea di fanfiction sulla coppia Bonnie/Damon, ma questa è l'unica che mi soddisfa pienamente. Spero che vi piaccia, grazie per averla letta :).
Claire

Non sapete quanto mi faccia piacere vedere che giorno dopo giorno aumentano le letture della mia fiction, è indescrivibile. Grazie mille a tutti, davvero!
   
 
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il diario del vampiro / Vai alla pagina dell'autore: Allison Argent