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Autore: Akrois    29/12/2010    0 recensioni
-Mia cara, non è colpa mia. Il mio Imperatore desidera arricchire la sua Terra con le più fini opere d’arte.
- Rubandole.
- Si dice “prendere in prestito”.
- Quando non si programma la “restituzione” del prestito, allora esso si chiama “furto”.
- Finezze linguistiche.
- Ladrocinio.
- Come vuoi, Pérouse .
Perugia lo guarda mentre sale sul suo cavallo. Francia ha un cavallo bianco e sembra un principe vero, di quelli che risplendono di luce propria e che possono anche rotolarsi nel fango senza sporcarsi mai, protetti magicamente dal lordume.
Perugia accarezza il muso del suo cavallo, un baio marrone smagrito che la guarda con gli occhi spenti di chi non si aspetta molto dalla vita.
[Oc!Perugia (Augusta Baglioni)]
Genere: Slice of life, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pomme d’api rouge.

 

 

 

- Pomme de renette- canticchia a voce bassa, lasciando cadere la buccia scarlatta della mela sul tavolo – et pomme d’api- taglia una fetta di mela e sorride osservandola alla luce del sole – d’api, d’api ruoge.

Si volta verso di lei – Vuoi una fetta di mela?

Lei lo guarda dal suo angolino buio, borbottando un sentito invito a infilarsi la mela in qualche pertugio non ben specificato.

- Oh- dice lui – allora me la mangio io.

- Fai pure.

Lei resta a guardarlo mentre mangia – Quand’è che mi liberi?- domanda tirando la lunga catena che la tiene bloccata in quella stanza.

- Un giorno.- dice lui sorridendo. Si taglia un’altra fetta di mela – Sicura di non volerne?

- Non voglio nulla da te.

- Dovresti mangiare. Le donne quando non mangiano diventano brutte.

- Come se non lo sapessi- dice lei– non è né la prima né l’ultima volta che resto senza cibo.

- Ma non avere nulla da mangiare è diverso dal rifiutare il cibo. Rifiutare il cibo è stupido. – afferma lui con quella bella voce suadente, porgendole ancora la fetta di mela.

Lei guarda la fetta di mela in silenzio, l’occhio verde che scintilla nel buio.

Allunga una mano di scatto e artiglia la fetta di mela, cacciandosela in bocca e deglutendola quasi senza masticarla – L’invito a prendere il resto della mela e schiaffartela in quel posto non è revocato, sia chiaro.- bofonchia rientrando nel suo angolino buio.

Francia le sorride – Ne terrò conto.

 

 

 

 

Perugia si annoia. La stanza è invasa dal sole e lei non riesce a fare altro che arretrare sempre di più nel suo angolino buio.

Presa dalla noia abissale inizia a rotolarsi lentamente su se stessa, ottenendo solo di sporcarsi gli abiti di polvere e avvolgersi la catena attorno al corpo.

Francia la guarda, sollevando lentamente un sopracciglio – Ti sporchi.

- Pazienza.

Perugia lo guarda dal pavimento. Durante quei tre minuti di agitazione la benda si è spostata e ora Francia riesce a vedere una parte della cicatrice rosata che le attraversa l’occhio destro.

- Ti fa senso?

- No, direi di no.

- Bene.

Lei guarda il soffitto. Francia guarda lei. Entrambi dubitano che il soffitto possa guardare qualcuno, ma se potesse di sicuro guarderebbe Francia.

- Pom- canticchia la donna a voce bassa –pomé di renato…?

Francia la guarda in silenzio per qualche secondo, prima di iniziare a ridere. Le lacrime gli riempiono gli occhi e non vede bene, ma è sicuro che lei stia sorridendo.

 

 

Perugia lo guarda battendo più volte il piede a terra – Quindi me ne vado.- dice Francia sorridendo e porgendole la catena da cui pende il collare di ferro spezzato.

Perugia si strofina il collo sotto l’alto colletto rigido della divisa scarlatta, scoccandogli uno sguardo in grado di pietrificare l’acqua – Ladro.

- Mia cara, non è colpa mia. Il mio Imperatore desidera arricchire la sua Terra con le più fini opere d’arte.

- Rubandole.

- Si dice “prendere in prestito”.

- Quando non si programma la “restituzione” del prestito, allora esso si chiama “furto”.

- Finezze linguistiche.

- Ladrocinio.

- Come vuoi, Pérouse .

Perugia lo guarda mentre sale sul suo cavallo. Francia ha un cavallo bianco e sembra un principe vero, di quelli che risplendono di luce propria e che possono anche rotolarsi nel fango senza sporcarsi mai, protetti magicamente dal lordume.

Perugia accarezza il muso del suo cavallo, un baio marrone smagrito che la guarda con gli occhi spenti di chi non si aspetta molto dalla vita. Perugia si perde un momento negli occhi del cavallo e si rende conto che se Francia sul suo cavalo bianco sembra un principe, lei col suo cavallo baio sembra un soldato appena tornato dalla battaglia.

D’improvviso si sente stanca, stanca da paura. Stanca perché non si ricorda quanto tempo ha passato chiusa in quella stanza con Francia che cantava quella canzone sulle “ranette”ma quel tempo è bastato a far nascere in tutti una speranza nuova.

Ma in fondo quella speranza non è nuova e lei se la trascina dietro come un fardello da tantissimi anni.

Perugia lo guarda andare via. Sorride, tirando le redini del suo cavallo baio stanco del mondo – Pom- si ferma e poi riprende tranquilla – Ponte ponente ponte pì, tappe tapperugia

Canticchia quella canzone stupidamente storpiata mentre il vento le soffia contro.

Libertà. Quella parola le rotola sulla lingua ed è dolce come miele. Libertà. Presto sarà sua.

E quando sarà libera andrà da Francia, sorriderà, lo ringrazierà e gli richiederà indietro tutti i suoi quadri. Ha già in programma di portargli il vino migliore, i tartufi e il moschetto, per convincerlo a collaborare alla restituzione.

 

 

 

 

 

 

 

 

A.Corner__

(ergo: notizie spicciole per una migliore comprensione della storia)

La celeberrima conta “ponte ponente ponte tappe taperugia” viene dalla canzoncina francese per bambini “pomme de renette pomme d’api, d’api d’api rouge”.

I francesi hanno occupato Perugia nel 1797 in attesa del pagamento di un riscatto da parte della Santa Sede. Intanto che aspettavano il riscatto, i francesi si sono ciulati un bel po’ di bella roba. Metà non è mai tornata, quella che è tornata è finita in gran parte nei musei vaticani.

Perugia ha sempre avuto le voglie di libertà, sebbene sia sempre stata costretta a piegarsi sotto questo o quel dominatore fin dai tempi dei romani. Non per questo la città ha smesso anche solo una volta di ribellarsi.

Perugia cade sotto il dominio pontificio nel 1370 e se ne libera nel 1860 con l’annessione al neonato Regno d’Italia. Decisiva fu l’esperienza napoleonica che diede ai perugini nuovi desideri di libertà e di riscatto, risvegliandoli dal torpore di cinquecento anni di dominio papale.

 

   
 
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