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Autore: halcyon    30/12/2010    2 recensioni
La sua stranezza mi viveva dentro: era sfarzosa e fastosa, ininterrottamente pronta a farmi esplodere. La pressione che esercitava sul mio corpo, dalla nuca sino alle dita dei piedi, mi fracassava i timpani, annientava le mie facoltà intellettive ridicolizzando il mio essere, ma alimentava le mie voglie, nutriva il mio desiderio. Aveva quel vigore, quella potenza, quel sottilissimo vilipendere unito ad una grandissima paura di essere rifiutati, che riusciva a nascondere con grande maestria di posseditrice del mio cuore, del mio corpo, che stava portando all'estremo piacere con così tanta facilità e naturalezza, che mi chiedevo se fosse stata creata solo per soddisfare il mio pezzo di carne, perverso nella sua stranezza, vizioso nella sua follia, privo di equilibrio nel suo gioco fatto di eccessiva sottigliezza e cavillosità.
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non riuscivo a gridare: le urla erano rimaste soffocate in gola, troppo stretta perchè riuscissi a spirare il fiato necessario per emettere alcun suono. Così, nel silenzio muto di quella calda giornata primaverile, non ce la feci proprio ad oppormi, e lei, la sua bellezza, la sua stranezza, furono ancora più lontane dall'essere mie. Volevo afferrarle ma come potevo contrastarla? Mi aveva del tutto soggiogato. E per quanto provassi a ribaltare le cose, a ribellarmi, solo mezzo sospiro, rotto dal suo fiato ardente, osava contrariarla. La sua massa di capelli rossi nascondeva il mio viso, che non aveva più niente di umano: espressioni disumane di felicità solcavano il mio viso, lasciandomi con la consapevolezza che non mi avrebbero mai più scavato la faccia. Con zelo mi lasciava interpretare la parte del dominatore, e io ero d'accordo, per una volta pensavo di meritarlo. Si lasciava prendere, si lasciava trasportare ovunque la volessi portare. E gestivo la situazione come se l'avessi già vissuta. E così era stato, migliaia di volte, nei miei sogni. Non mi fermaii neanche un attimo,  baciandola cento volte, amandola mille volte. Sentivo il suo calore infondere speranza e ardore nel mio freddo corpo. Così, sicuro di potermi fidare, le lasciai il posto che le aspettava di diritto. Fu violenta, brutale, completamente disinvolta. In preda al delirio della passione, in cui non riuscivo proprio a riconoscermi, la sua stranezza mi viveva dentro: era sfarzosa e fastosa, ininterrottamente pronta a farmi esplodere. La pressione che esercitava sul mio corpo, dalla nuca sino alle dita dei piedi, mi fracassava i timpani, annientava le mie facoltà intellettive ridicolizzando il mio essere, ma alimentava le mie voglie, nutriva il mio desiderio. Aveva quel vigore, quella potenza, quel sottilissimo vilipendere unito ad una grandissima paura di essere rifiutati, che riusciva a nascondere con grande maestria di posseditrice del mio cuore, del mio corpo, che stava portando all'estremo piacere con così tanta facilità e naturalezza, che mi chiedevo se fosse stata creata solo per soddisfare il mio pezzo di carne, perverso nella sua stranezza, vizioso nella sua follia, privo di equilibrio nel suo gioco fatto di eccessiva sottigliezza e cavillosità. Per quanto potessi vivere, ci sguazzavo fino all'ultima punta dei capelli nella sua stranezza.

Se in quella calda giornata primaverile...
fossi riuscito a graffiarle la pelle con le unghie, nonostante  il suo dolore lancinante, la sua resistenza, la sua totale indisposizione, squarciando quanto fosse bastato per introdurle dentro il cuore la mia mano, e prenderlo, possederlo, allora quel maledetto cuore di cristallo sarebbe stato mio. E non avrei indugiato a riscaldarlo. Ma non avevo la forza ... e sei stata tu ad indurirlo, renderlo insensibile all'amore. Ma dea, ti prego, prima che la patina diventi troppo spessa, bacialo di nuovo, sopportalo ancora una volta, e poi intirizziscilo di nuovo, per finirlo un'altra volta, per l'ultima volta.

  
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