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Autore: littleziva    31/12/2010    3 recensioni
Tony deve partire per ordine di Vance e il suo ultimo pensiero va a Ziva...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anthony DiNozzo, Leroy Jethro Gibbs, Ziva David
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“certo direttore” quando Dinozzo parlò, dopo aver ascoltato per 20 minuti Leon Vance la sua voce sembrava decisa. In realtà solo Gibbs , forse poteva notare il rimpianto che celava.
“perfetto l’aereo parte domani a mezzogiorno.”
“certo direttore”
“ehm, Dinozzo? Conto su di te….adesso puoi andare”
 
La valigia era ancora mezza vuota sul letto. Tutto era sparpagliato per la stanza; solo tre fogli perfettamente in linea risaltavano sulla scrivania.
Ad un tratto buttò tutto giù e si addormentò vestito com’era.
 
10.00 am….. Tony era passato dall’ufficio solo per salutare. Incarico sotto copertura, una cosa seria.
Se tutto fosse andato bene sarebbe tornato da li a tre mesi.
Se ne era andato con un semplice buon lavoro a tutti e buon natale, ma l’unica che pareva averlo notato era Ziva. Era stata da Abby tutto il giorno aiutandola a classificare armi, Gibbs e Mcgee erano fuori da un po’.
“ oh mio dio ma non finiscono mai?” aveva esclamato ad un certo punto.
“ora capisci? Voi almeno state un po’ fuori, fate avanti e indietro… qui dentro a volte il tempo non passa mai!”
“credevo amassi il tuo lavoro!”
Abby la guardò con sguardo assassino tanto che Ziva indietreggiò “IO AMO IL MIO LAVORO! Solo che a volte è stancante…” e scoppiarono a ridere tutte e due.
“Abby allora io vado su, Gibbs tornerà a breve con qualche incarico per me…”
“ok”
 
Quando tornò su, un pezzo di carta era al centro della sua scrivania.

Per Ziva David

Ciao,
non chiedermi perché lo faccio.
La valigia è sul letto e dovrebbe essere già pronta,ma non ho voglia di pensare a cosa farò nelle prossime settimane.

Ziva era seduta alla sua scrivania e leggeva piano. Perché mai Tony le scriveva?

Questo foglio sembrava aspettare solo me, e da secoli ormai. Come nel film orgoglio e pregiudizio.
Beh non ti aspettare da me le stesse parole. (forse recupero nell’aspetto,però!)
Scherzo…vedi è che sono stanco di fingere. Di fingere di non sentire, di non capire, di nascondermi dietro una battuta.
La verità è che ho aspettato a lungo qualcosa che non c’è. Qualcosa di impossibile. Tutto è iniziato per caso,ricordi? Quattro anni fa. Perché il tuo fratellastro uccise Kate, forse se non fosse accaduto io non ti avrei nemmeno mai vista. Eppure… da Ari, all’entrata nella squadra,da come siamo riusciti pian piano a fidarci l’uno dell’altra,a  Jeanne,a Rivkin.
Ziva come sono potuto arrivare a questo punto?
Forse se non ti avessi lasciato per mesi in Somalia non avrei mai sentito così forte che la tua presenza non serve solo ad occupare il posto in quella scrivania.
E’ che quando sono riuscito ad arrivare nel covo di Saleem niente aveva più senso. E quando ti ho vista seduta davanti a me ti sarei saltato al collo. Perché quando capisci di aver perso qualcuno, non ti rassegni tanto facilmente,ma io mi ero rassegnato.
Sognavo,e sogno ancora tutto ciò che abbiamo passato. La missione sotto copertura,le nostre indagini, i miei colpi di genio, le nostre battute, le volte che ti correggevo i modi di dire,la giornata e la notte a Parigi… Parigi….
 In tutto quel tempo ho solo sperato che tutto tornasse com’era. E ci avevo anche creduto quando ti ho rivista seduta alla tua scrivania. Ma niente sarà mai più come prima.

Ziva si alzò con calma e rilesse tutto quanto. Trattenersi dal piangere e dallo spaccare tutto fu la cosa più difficile del mondo. Le gambe le tremavano, ma si alzò dalla sedia e sollevò la testa.
Guardò la scrivania di fronte a lei. E la sua alla sua destra.

Se potessi dire cosa verrà, farti fingere, farti dimenticare…
Mi mancano quelle poche volte in cui ti lasciavi andaree mi fa male ricordare tutte le violente, dolci, perfette parole che hai detto.
E lo so che non è da me, lo so che non dovrei, che è tutto sbagliato.

La ragazza girò la testa e si sedette per terra. Cosa era sbagliato?

Ho perso così tanto tempo. E non so perché tutte le cose che voglio dire non vengono fuori per niente bene…

Aveva capito. Aveva capito quello che non aveva capito in più di quattro anni. Proprio lei che riesce a leggere nelle persone dopo 10 minuti.
“sono stata ceca, stupida” sussurrò.

Ma ora per sempre sono sicuro, che tutto ciò che desideravo era stringerti…così vicino.
Come potrò fissare i giorni senza volto, se dovessi perderti ora?
Siamo così vicini, così vicini….e ancora così lontani. (canzone so close).
Te l’ho già detto una volta,ma forse non gli avevi dato il giusto peso. 
…non posso vivere senza di te,Ziva.
Finiva così.
 
E Gibbs che già aveva sbirciato la lettera piombò nella stanza in quel momento.
Allungò la mano verso Ziva,che non rispondeva più ormai e la tirò su.
 
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“l’aereo per Roma è in ritardo di 15 minuti, si pregano i gentili clienti di attendere”
Tony giocava con il suo portachiavi in sala d’attesa. Quando uno scappellotto giunse alle spalle.
Guardando il suo capo sperò quasi di veder spuntare anche la sua collega, come quella volta che lo andarono a prendere per riportarlo a casa.
Ma niente.
“ehi capo che ci fai qui? Già vi manco?”
“no, Tony… avevi dimenticato una cosa importante”.
Così dicendo prese le valige dell’uomo e le portò via sussurrandogli all’orecchio : “ il treno per Washington parte tra trenta minuti”
E gli sbattè sul petto tre fogli bianchi.
Un passo avanti e il cartello ritiro bagagli scoprì Ziva che lo guardava sorridendo.
E in quello sguardo c’erano racchiuse parole, più di tutte quelle della sua lettera, più di tutte quelle dette fin ora… tutte le parole che non erano mai uscite dalle loro bocche.

 
   
 
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