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Autore: Lady Of The Flowers    31/12/2010    8 recensioni
Saper aspettare a volte può rivelarsi una buona qualità.
(OS dedicata a Lilla Wright)
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dominic Howard, Matthew Bellamy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'ispirazione per I Belong To You è morta, sepolta ormai e nell'attesa che resuciti -spero il prima possibile-  pubblico questa shot. 
La dedico alla mia Lilla, che l'ha letta ieri sera . Ti voglio bene
 

Le luci di Dicembre


Camminava.
Camminava leggero, trasportato da un soffio di vento tra quegli alberi ormai spogli e secchi, avvolto in un pesante impermeabile scuro. La sigaretta che teneva tra le dita bruciava lenta; da quella prendeva solamente qualche boccata, più della metà andava sprecata, ma lui sembrava non curarsene.
Faceva freddo quel tardo pomeriggio di Dicembre, molto più degli altri giorni, e ancora non sapeva per quale motivo aveva deciso di accettare l’invito -soprattutto dopo quello che era successo- e di uscire di casa con quel gelo.
Vide un panchina libera, che stranamente non era ricoperta da cumuli di neve come le altre che aveva passato pocanzi. Buttò a terra la sigaretta e si sedette, in attesa. Sarebbe arrivato da un momento all’altro e lui, torturandosi le mani -primo sintomo d’ansia-, iniziò a percepire un cambiamento nel suo modo di respirare, diventato accelerato e faticoso –secondo sintomo d’ansia. Come gli era saltato in mente di accettare d’incontrarlo? Si stava maledicendo per averlo fatto. Oh, se ne stava dicendo di cotte e di crude in quella sua mente contorta.
Ad un tratto pensò di andarsene. Tanto, chi lo avrebbe visto? Chi avrebbe saputo che era stato lì? Nessuno. E niente gli impediva di alzarsi e scomparire nel nulla per altri e altri giorni ancora.
Lo avrebbe cercato di nuovo, questo lo sapeva ma in quel momento aveva paura e l’unica cosa che gli sembrava giusta fare era alzarsi e darsela a gambe levate.
E così fece. Si alzò e con passo alquanto tranquillo si diresse verso il cancello d’uscita del parco. Qualche secondo dopo era sparito nella nebbia, accendendosi un’altra sigaretta che, molto probabilmente, sarebbe andata consumandosi da sola.
Giusto un attimo dopo, dalla parte opposta del parco entrò un altro uomo. Aveva un passo affrettato e si dirigeva proprio verso quella panchina che era appena stata lasciata libera. Una semplice giacca di pelle scura e un paio di Converse bianche sembravano più un abbigliamento per l’autunno che per una giornata d’inverno fredda come quella.
In fretta e furia arrivò e si sedette. Sfregò le mani l’una contro l’altra e ci soffio sopra, sperando di riscaldarle almeno un minimo. Si era dimenticato i guanti quel pomeriggio, e stava imprecando mentalmente come pochi.
Aspettò diversi quarti d’ora seduto su quella panchina, sperando di veder arrivare la persona che desiderava ma quando il tempo passato era diventato troppo e nessuno si era ancora fatto vedere, congelato e sì, anche arrabbiato, decise di fare quello che avrebbe dovuto fare giorni e giorni prima: andare a casa sua. E se se non si fosse deciso ad aprirgli la porta, l’avrebbe sfondata senza farsi troppi problemi.
Uscì dal parco e fermò un taxi, all’interno del quale poté ritrovare un po’ di calore.
Pochi minuti dopo era sotto quella casa. Salì le scale che portavano all’ingresso e bussò alla porta una, due, infinite volte finché una voce flebile si decise a rispondere. “Chi accidenti è?”
“Apri la porta” Rispose il ragazzo ancora fuori dall’uscio.
Silenzio.
“Ti ho detto apri la porta, Matt” Disse ancora, tentando di mantenere la calma.
Niente. Non un rumore. Solo il respiro affannato del ragazzo che, poco dopo, preso da un impeto di rabbia si mise a picchiare pugni alla porta più forte che poteva. “Apri questa cazzo di porta! Non fare il bambino! Lo sai benissimo anche tu che prima o poi dovrai affrontarla questa situazione!” Gridò.
D’un tratto smise di picchiare e si afflosciò contro la porta. “Matt…” Sussurrò. “Ti prego, apri questa dannata porta”
Si sentì un sospiro provenire dall’interno dell’abitazione e subito dopo il rumore delle chiavi rigirate nella serratura, la maniglia si abbassò ma la porta non si aprì. Si udirono solamente dei passi allontanarsi.
Il ragazzo entrò subito, e l’odore di sigaretta appena spenta si fece strada nelle sue narici. Si diresse in salotto, nel camino la legna bruciava lenta, il televisore era acceso su un canale sconosciuto, Matthew stava rannicchiato sul divano coi capelli corvini completamente arruffati, e lo guardava con la coda dell’occhio.
“Ciao…” Bisbigliò Matthew. “Che cosa ci fai qui?”
“Che cosa ci faccio qui?!” Sbottò l’amico. “Che cosa non ci fai tu là!” Continuò indicando un punto indefinito fuori dalla finestra, riferendosi al parco dove si sarebbero dovuti incontrare qualche ora prima.
Matt deglutì. “Ci sono venuto” Ammise.
“E perché non ci sei rimasto, allora?”
“Lo sai…” Rispose in un sussurro.
Il ragazzo si sedette affianco a lui. “Se mai ne parliamo, mai sistemeremo questa situazione” Disse cercando lo sguardo di Matthew che, debolmente, acconsentì d’accordo con lui.
Rimasero in silenzio per qualche minuto, solo il rumore dei loro respiri.
“Se mai parli, mai sistemeremo questa situazione” Disse Matthew facendo il verso all’amico. Non voleva essere proprio lui a iniziare quella dannata conversazione; d’altronde se fosse stato per lui nemmeno si sarebbero incontrati.
“Perché sei sparito?” Iniziò allora l’altro.
“Lo sai meglio di me” Rispose Matt scuotendo la testa.
“E se io ti dicessi che non lo so?”
“Oh, Dominic! Per favore…” Lo supplicò il moro.
“Io non ho ancora capito perché sei sparito così” Spiegò Dominic.
“Cristo, Dom! Non ci vuole un genio per capirlo; ho fatto il mio casino, la mia figura di merda, come cazzo vuoi chiamarla e ho preferito non farmi vedere più. Punto. Fine della storia”
Dominic strabuzzò gli occhi e si passò, leggermente frustrato, una mano tra i capelli d’oro.
“Hai fatto tutto tu, Matt” Commentò poi.
“E cosa avrei dovuto fare, scusa?” Chiese irritato l’altro.
Dom alzò un sopracciglio. “Aspettare una mia reazione? Vedere cos’avrei potuto fare o dire, magari? No. Niente. Ti sei volatilizzato e non ti sei più fatto vedere per giorni e giorni. E’ troppo difficile per il signor Bellamy aspettare” Disse con un tono di rimprovero.
“Si, è difficile…” Sussurrò Matthew. “Ed è difficile anche cercare di reggere il tuo sguardo ora, Dom”
Il biondo si addolcì immediatamente. “Perché non sai aspettare?” Domandò avvicinando il suo corpo a quello dell’amico, che venne scosso da un brivido. “Perché?”
Matthew accennò un sorriso. “Se tu fossi stato al mio posto cos’avresti fatto? Sii sincero” Disse.
Dominic ridacchiò. “Oh, Matt…ma io ci sono già al tuo posto” Rispose, e fece quello che, diversi giorni prima, Matthew aveva fatto con lui, seppur in maniera differente.
Si sporse verso di lui, gli prese il mento tra pollice ed indice e posò le sue labbra su quelle di Matt, senza troppa esitazione. Di primo impatto Matthew si irrigidì, ma appena Dom socchiuse le labbra, i fiati si fecero uno e il bacio più appassionato, si lasciò andare, si lasciò trasportare da quella nuova e bellissima sensazione…
Le mani di Dominic vagavano tra i capelli scuri di Matt, quelle di Matt sul corpo di Dominic che si era lasciato scivolare sul divano e sdraiato, aveva guidato il moro sopra di lui.
Appena Matthew si allontanò quel poco per riprendere fiato, Dom non perse tempo per parlare. “Doveva essere questo il nostro primo bacio” Mormorò sotto gli occhi dell’amico. “Spero imparerai ad aspettare” Aggiunse in un soffio.
“Aah, non credo Howard. Non credo” Rispose Matthew ridacchiando e riprendendo a baciarlo, con ancora più foga di prima, dimostrando che per lui, di aspettare, non se ne parlava proprio.
Il calore delle loro risate, dei sorrisi e di quei baci fin troppo aspettati, riempivano i loro cuori e quella stanza, mentre ormai, fuori, la sera era calata e le luci, le luci di Dicembre illuminavano quel loro primo passo verso il vero inizio di quella vita insieme, che sì, all’inizio sarebbe potuta sembrare strana, un po’ scapestrata ma che alla fine, con quel passo decisivo -e nonostante tutto-, si sarebbe rivelata uno splendido diamante, la miglior vita in assoluto.
La loro vita insieme.

 

 

 

 

 

   
 
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