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Autore: elby85    31/12/2010    1 recensioni
Volterra. L'uomo camminava lungo la galleria del palazzo. Lui lo stava aspettando. Sarebbe riuscito a fare in modo che si unisse a loro? Avrebbe rinunciato per sempre ai suoi occhi dorati?
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Carlisle Cullen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Precedente alla saga
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Camminava a passi lenti e misurati lungo la galleria del palazzo.
Il corridoio era lungo, intervallato da una serie di grandi finestre di vetro oscurate da pesanti tende di broccato rosso.
Tra una finestra e l'altra erano posti una serie di quadri da far impallidire un museo: tele di Tiziano, Raffaello e Leonardo facevano bella mostra di sé per i pochi ospiti ammessi.
L'oscurità era rotta dalla luce di alcuni candelabri a muro, che rischiaravano la notte.
Si concentrò sul profumo della cera d'api e la morsa alla gola che lo tormentava sempre si allentò un poco.

Alzò lo sguardo distrattamente, e da una tenda leggermente aperta vide Volterra brillare placida alla luce della luna.
Gli edifici erano bassi e sobri, eppure così eleganti; la campagna era rigogliosa e fertile.
Non era ancora riuscito ad abituarsi a quella magnificenza, forse non ci sarebbe mai riuscito.

Finalmente arrivò alla sala in cui era atteso, o almeno così aveva letto sul messaggio che gli era stato recapitato.
Laconico e perentorio come al solito. Teneva ancora il foglio stropicciato in tasca.
Trovò due guardie ad attenderlo, ma bastò un lieve cenno del capo perchè si facessero da parte.
Era conosciuto, forse lo era anche troppo, pensò.
Trovò il padrone di casa seduto su un alto scranno di legno ornato di velluto ed ermellino.
Accanto ad esso vi era un grande camino all'interno del quale ardeva un fuoco giallognolo che gettava lunghe ombre scure.
Anche questa sala,come la galleria, era riccamente decorata da stucchi e fregi così come da ampie finestre.
Anche in questo caso erano tutte oscurate da pesanti velluti verdi, gli abitanti dei cupi quadri scuriti dal fumo lo guardavano dall'alto.
Sopra lo scranno lanciò uno sguardo ad uno dei quadri più grandi che ormai conosceva bene; vi erano ritratti quattro uomini splendidi avvolti in magnifiche vesti.
Avevano tutti gli occhi color del sangue. Solo uno si distingueva nel gruppo: le sue iridi erano color del miele.
Erano dei? O forse erano mostri?

Poi lo sentì.

Si espandeva in larghe volute nell’aria, una silenziosa promessa dal sapore ricco, caldo, complesso.
Il profumo gli fece bruciare la gola.
Smise di respirare, strinse i pugni.
Avrebbe dovuto essere abituato - pensò - ma dopo anni ed anni di pratica quell'odore ancora lo faceva soffrire.
Si guardò intorno alla ricerca della fonte di quel profumo inebriante, sentì un leggero battito cardiaco, veloce, spaventato, come un frullo d'ali.
Mosse lo sguardo per capire da dove provenisse, ma la ricerca fu interrotta bruscamente.

"Carlisle! Che gioia rivederti!"
Il padrone di casa alzò lo sguardo e depose il libro che stava leggendo, rivelando due iridi rosse come il sangue sul viso pallido come il gesso.
"Aro, il piacere è tutto mio." Carlisle rispose educatamente, piegando il capo.
Aro scese con eleganza felina dallo scranno con un fruscio di velluti pregiati.
Le pesanti vesti scure scivolarono sibilando lungo gli scalini.

"Oggi è un giorno di grande gioia amico mio."
Disse Aro battendo le mani come un bambino che abbia appena ricevuto un nuovo giocattolo.
Carlisle lo guardò senza capire.
"Forse ho trovato un modo definitivo per curare la tua,diciamo, intolleranza alla nostra dieta abituale."

Carlisle scosse il capo, sorridendo forzatamente.
"Non ti dovevi disturbare tanto, lo sai quali sono le mie opinioni."
Aro sorrise a sua volta e scosse i lunghi capelli scuri.
"Lo vedremo amico mio..lo vedremo."
Aro tese un braccio e spinse cortesemente il suo ospite verso un angolo in ombra della stanza.
Un antico arazzo celava una porta di legno massiccio.
Aro vi si diresse e la aprì con un pesante mazzo di chiavi.

Fu solo allora che la vide.

Una ragazza vestita di un logoro abito scuro, i lunghi capelli castani scompigliati.
Era legata con le mani dietro alla schiena in un angolo su un pagliericcio, una benda le copriva gli occhi ed un altra le copriva la bocca.
Quando sentì la porta aprirsi cominciò a tremare.

"Lei è Angelica, ed è molto contenta di fare la tua conoscenza, non è vero mia cara?"
Aro le si avvicinò e le tolse la benda dagli occhi.
Erano color nocciola, caldi, eppure mortalmente spaventati.
La ragazza lo guardò negli occhi e cercò di ritrarsi, dal suo tocco gelido.
Gridò, ma la benda che le copriva la bocca fece si che il suono giungesse attutito.
"Calma, mia piccola amica. Tra poco smetterai di soffrire, te lo prometto."
Sussurrò soavemente Aro prendendola per un braccio e trascinandola verso la sala.

"Perchè?" Chiese Carlisle.
"Andiamo, ho visto come la guardavi. Tutti i giorni, dalla stessa finestra."
"La madre è molto malata, volevo assicurarmi che stessero bene."
"Non puoi salvare tutti amico mio."
"Non farlo ti prego." Disse Carlisle, intuendo le intenzioni dell’altro.
"Ssssshhh." Aro si passo un dito sulle labbra. Ho pensato di farti un regalo, credimi è stato difficile resistere a...
Aro fece un profondo respiro.

"Lo senti l'aroma? Il bouquet? Non è stato carino da parte mia?"
Carlisle si accorse che la ragazza aveva una benda al braccio, sporca di sangue.
“Cos’hai fatto, Aro?”
"Diciamo che ho voluto assaggiare il vino prima di comprarlo. Non sai quanto mi è costato lasciarla in vita."
Carlisle strinse i pugni e voltò il capo.

"Fresia, un lieve accento di cannella, aromi di bosco. Una vera delizia. Devi proprio assaggiarlo."

Mentre parlava, Aro si avvicinò alla ragazza e le tolse la benda dal braccio, prese un coltello dalla cintura che portava in vita e con un movimento fluido tagliò la pelle delicata nell’incavo del gomito, laddove la ferita aveva cominciato a rimarginarsi.
Il sangue prese a gocciolare copioso sul pavimento.
Gli occhi di Aro si fecero bramosi.

"Ti suggerisco di approfittarne finché riesco a controllarmi."
Disse a Carlisle in tono gelido."
Carlisle rimase impassibile, il dolore alla gola era terribile.
Cercò inutilmente di concentrarsi sulla ragazza, studiando il pallore del volto per capire quanto sangue avesse perso e come avrebbe potuto medicarla.

“Non resistere alla tua natura” sussurrò suadente Aro spingendolo verso la ragazza.

Carlisle le si avvicinò di un passo.
La ragazza lo guardò, gli occhi erano pieni di terrore.
“Ancora un passo Carlisle..ancora un passo per unirti definitivamente a noi.”
La ragazza cominciò a piangere silenziosamente.
"Non piangere piccola mia." Disse Aro dolcemente.
"Tra poco sarà tutto finito, non è vero Carlisle?" sospirò
"Quante volte ancora dovrò metterti alla prova prima che tu ceda?"
Gli sussurrò all’orecchio.

Carlisle voltò il capo, con gli occhi pieni di dolore.
Strinse i pugni.

"Va bene. Se è questo che vuoi."
Aro si avvicinò ad Angelica e le posò delicatamente le labbra sul collo.
L'urlo di lei fu attutito dal fazzoletto legato intorno alla bocca.

Carlisle si voltò ed uscì dalla stanza senza voltarsi indietro.

“Mai più”. Disse chiudendosi la porta alle spalle.
Che spreco... mormorò Aro pulendosi le labbra con un fazzoletto candido.

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Questa è la prima fanfiction di quella che penso e spero diventerà una serie di racconti sulla lunga vita di Carlisle Cullen.
Mi piacerebbe molto sapere che ne pensate dei personaggi e della storia in sè.
Volevo raccontare l'esatto momento che ha fatto decidere a Carlisle di lasciare l'Italia e di partire per l'America.
Se amate leggere ascoltando una colonna sonora, vi consiglio di ricercare su youtube il brano "Odissea Veneziana". :D
  
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