Fanfic su artisti musicali > Miley Cyrus
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Autore: Mushj13    31/12/2010    1 recensioni
Una FF su Miley Cyrus senza prendere spunto dalla vita reale. Lei è una testimone chiave di un omicidio e viene messa nel programma di protezione testimoni la storia si evolverà con probabili incontri con altre star.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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- Lei deve farlo, è esclusivamente per la sua sicurezza. Appena tutto sarà finito potrà tornare alla sua vita di tutti i giorni.
- Ma sa chi sono io?
- Sì signorina, ma non possiamo fare eccezioni nemmeno per lei, per la verità sarà ancora più difficile proteggerla perché tutti o quasi la conoscono.
- Ma io non voglio allontanarmi da qui, non voglio essere protetta da nessuno, posso vivere benissimo così.
- Così rischia tutta la sua vita e tutto quello che ha fatto fino ad oggi. Non può rimanere in questa città e soprattutto in questa casa, non ci metteranno molto a trovarla.
- E dove dovrei andare allora? – disse in preda alle lacrime.
- Non glielo possiamo far sapere finché non sarà già in aereo.
- Come? – disse con voce tremante.
- Sì, non lo deve sapere nessuno e lei non deve comunicare con nessuno, per tanto è più sicuro che lei venga a sapere il più tardi possibile dove la stiamo portando.
- Ma io non me ne voglio andare da qui! – disse quasi gridando.
- Deve, è per la sua sicurezza.
- Me ne frego della mia sicurezza, non ho rischiato in tutti questi anni con milioni di fans decisamente spericolati che avrebbero compiuto qualunque azione pur di avvicinarsi a me e ora dovrei preoccuparmi di un uomo che sì e no mi ha intravista nel buio della notte?
- Quell’uomo ha già ucciso un’intera famiglia, non penso che avrebbe problemi ad uccidere anche lei! – disse con un tono sempre più deciso l’agente di polizia.
- D’accordo, ma come faccio con tutti i miei amici, mio padre – rifletté – i miei fans!
- Lei sparirà completamente dalla circolazione per un po’ di tempo, deve dimenticarsi tutti gli eventi, i concerti e i fans, e per quanto riguarda suo padre e i suoi amici solo alcuni di loro lo sapranno, solo quelli dai quali siamo sicuri che non trapelerà nessun’informazione. Lei non potrà contattarli in alcun modo.
- Nemmeno mio padre? – tentennò.
- No, soprattutto suo padre. Sappiamo tutti che siete molto uniti ma così mette a rischio sia la sua vita che quella di suo padre.
- D’accordo. A che ora devo essere pronta?
- Entro mezz’ora. Non un minuto di più. La sua permanenza in questa casa potrebbe esserle molto rischiosa.
- Mezz’ora? – disse con uno sguardo misto di stupore e tristezza.
- Sì, mezz’ora.
- Ma non so nemmeno cosa mi devo portare!
- Prenda un po’ di tutto, lascerò qui con lei l’agente Sarah Simons che l’aiuterà nella scelta dei capi d’abbigliamento.
- La ringrazio. – disse con lo sguardo perso nel vuoto.
- Un’ultima cosa.
- Mi dica.
- Mi lasci tutti i suoi documenti, il suo cellulare, il suo iPad e qualunque oggetto che potrebbe avere un dispositivo GPS.
- Ecco a lei. – disse muovendosi lentamente ormai arresa all’evolversi degli eventi.
- Si dimentichi di essere la signorina Cyrus. A più tardi.
 
L’agente chiuse la porta di legno di ciliegio dell’ingresso della grande villa sulla spiaggia di Malibu e vi fece appostare due agenti di colore, alti e muscolosi.
Non appena Miley fu sola, con l’agente Simons, si guardò a lungo intorno sapendo che avrebbe dovuto abbandonare tutto quello che la circondava. Si sentiva spiazzata. Era seduta sul divano di morbida pelle bianca del soggiorno e teneva la testa fra le mani i suoi lunghi capelli le sfioravano le ginocchia. Era immersa nei suoi pensieri quando si ricordò all’improvviso che avrebbe avuto solo mezz’ora per preparare tutto quello che le sarebbe servito per andare chissà dove, per chissà quanto tempo.
Si alzò e senza troppe forze si diresse al piano superiore dove c’era la stanza da letto e, ad un piccolo corridoio di distanza, la sua gigantesca stanza armadio. Aprì la porta scorrevole di cristallo opaco e camminò quasi strisciando sul parquet della stanza. Si girò verso ogni parete e non sapeva davvero da che parte incominciare.
Prese una valigia di pelle beige, che l’aveva accompagnata in molti viaggi in diversi anni, e una di pelle marroncina, che le era stata regalata qualche mese prima dal padre per le vacanze di primavera.
Esattamente davanti a lei c’era uno scaffale di quindici piani stracolmo di scarpe di ogni tipo. Non sapeva davvero quali potessero servirle. Continuò a fissare gli scaffali per qualche minuto finché una voce dolce e vellutata interruppe i suoi pensieri.
-  Prendi giusto le cose che useresti in qualunque momento.
- Co..come? – disse con una voce che sembrava rasentare le lacrime.
- Prendi poche scarpe, quelle che useresti sempre e comunque e che tendenzialmente potrebbero stare bene sotto qualunque cosa tu voglia portarti.
- Grazie. – rispose in tono arreso.
Prese quattro paia di scarpe, una dozzina di magliette e maglioni e una ventina tra gonne, pantaloni e pantaloncini, sei o sette vestitini e biancheria a volontà. Aveva fatto in modo che non le mancasse niente per qualunque occasione.
Era pronta.
- Possiamo andare. – disse alla signorina Simons con voce ferma, nonostante l’unica cosa che volesse, fosse piangere.
Si diressero verso l’uscita della casa quando squillò il telefono di casa. Miley e l’agente si guardarono.
- Posso rispondere, solo adesso? – chiese Miley con gli occhi lucidi.
- Sì, ma faccia in fretta.
- Grazie mille.
Dopo un altro squillo, ricacciò le lacrime, alzò la cornetta e rispose.
- Pronto. – disse col tono più radioso che poté.
Ci fu un silenzio glaciale dall’altra parte della cornetta.
- Chi parla? – chiese Miley.
- Parlo con la signorina Cyrus?
- Posso sapere con chi parlo? – insisté Miley.
- Non si preoccupi, prima o poi ci conosceremo di persona. – disse con voce fredda e pacata la voce dall’altra parte e la conversazione si interruppe.
Miley rimase alcuni secondi con il telefono in mano fissando il vuoto e la signorina Simons la scosse ricordandole che era tardi. La ragazza non disse niente e procedette dritto fuori dalla porta di quella casa che per lei significava tutto e si diresse all’aeroporto privato del FBI. 
  
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