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Autore: Abraxas    31/12/2010    6 recensioni
Tre secoli e mezzo dopo il confronto con i Cullen, il potere dei Volturi è solo una pallida ombra di ciò che era un tempo. Se solo le cose fossero andate diversamente, medita Aro…
E se esistesse un modo per cambiare gli eventi?
E se qualcuno fosse incaricato di impedire queste modifiche?
Qualcuno che non sospetta minimamente dell’esistenza di vampiri e licantropi…
Lei torna a sedersi dietro la scrivania, facendo segno di accomodarmi sulla poltrona di fronte. “Una missione Infiltrazione e Controllo temporale attivo standard. Primo decennio del ventunesimo secolo.”
Mi allunga un datapad, che prendo e comincio a scorrere velocemente.
“Sistemazione a centocinquanta miglia da Seattle? Riserva indiana di La Push? Dico, siete impazziti? Come diavolo farei a passare inosservato?”
Genere: Science-fiction, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Quileute, Seth Clearwater, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più libri/film
Capitoli:
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- #9: Incontri ravvicinati del terzo tipo -

 
Farli entrare mi sembra il minimo della cortesia, anche se poi ci toccherà asciugare tutto il pavimento. Ma portarsi dietro un ombrello da casa, magari? E se ne vanno in giro a torso nudo. Spero tanto che si becchino una bronchite, così su due piedi, tié.
Sì, è la fame a rendermi irritabile.

Chiudo la porta, ed il salotto mi sembra essersi ristretto. Accidenti a chiunque li abbia cresciuti a suon di anabolizzanti… possibile che debbano essere tutti sui due metri? Per la prima volta nella mia vita mi sento basso.

“Matt… lui è Jacob, e lui Quil”, mi informa stentoreo Sam, indicando i tizi che avevano fatto scappare Embry dalla spiaggia qualche giorno fa. Sono entrati nel club, a quanto pare. Un urrà per loro.

“Non per mettervi fretta, ma ci eravamo appena seduti a tavola. Di cosa dovremmo parlare?”, chiedo dopo aver sprecato un ‘ciao’ rimasto senza risposta.

“Di parecchie cose. Per esempio… come mai avete smesso di fare i vostri giretti notturni?” Sam.

“O come mai siete spariti nel nulla per due giorni?” Quil.

“Oppure perché vi improvvisate cacciatori?” Jared.

“Magari a cosa diavolo vi è servito rubarmi l’auto” Embry.

“Cosa avete fatto a Bella.” Jacob.

“E già che ci siamo, cos’è quest’affare che abbiamo trovato nella radura.” Paul.

Merda. Io.

Merda merda merda.

Sento distintamente tutto il castello di storielle di copertura crollarmi sulla testa con uno schianto assordante. Come diavolo hanno fatto a scoprirci?

Irrilevante. Violazione delle norme di sicurezza temporale. Aggiornamento priorità: rimuovere i sei soggetti coinvolti. Immediatamente.

Non dovrebbe essere difficile. Embry è il più vicino, calcolo cinque secondi per metterlo fuori combattimento. Altri dieci per eliminare Quil e Jacob. Sam, Jared e Paul sono i più lontani, quindi avranno più tempo per rendersi conto di quello che sta succedendo… trenta secondi?

Meglio andarci cauti. Faccio istintivamente un passo indietro, sentendo il legno dell’armadio premermi sulla schiena mentre Eva fa capolino dalla cucina, fiutando il disastro in corso.

Temporeggia.

“Bella? Non so chi sia, e non capisco di cosa stiate parlando.”

Originalità è il mio secondo nome, davvero.

Sam si lascia andare ad una risata senza allegria.

“Non fare il finto tonto. Non attacca.”

Non ho nemmeno precedenti su cui basarmi. Che io sappia, nessun agente della CHRONOS è stato tanto imbecille da farsi scoprire. Già vedo il mio nome sui manuali operativi del prossimo anno in Accademia… L’esempio dell’Unità 014 è illuminante su cosa non bisogna assolutamente fare in missione, signori.

“Ripeto, non conosco nessuna ragazza di nome Bella.”

Effettivamente è vero, non ci ho mai parlato… poi si chiama Isabella, non Bella. Chiamiamo le cose con il loro nome, per favore.

“No? L’ultima volta che ho controllato era la figlia dello sceriffo. Quella che avete… trovato, diciamo, nella foresta.”

“Ah, Isabella”, rispondo calcando su quell’Isa come se facesse tutta la differenza dell’universo, mentre continuo a lanciare rapide occhiate ai Quileute. Embry è sempre il bersaglio più vicino. Dovrebbe bastare un colpo deciso al collo, manovra standard, rapida ed indolore. Cinque secondi.

Elaborazione scenario in corso…

“Ci prendi per scemi?”

Elaborazione completata.

“Non sono madrelingua, ho ancora qualche difficoltà a comprendere certi modi di dire. In ogni caso, oltre ad averla salvata dall’assideramento…”

“Dall’assideramento, certo. E dall’omicidio.”

Credo di aver appena perso un battito.

Violazione protocolli sicurezza in corso. Il civile è in possesso di informazioni riservate. Si richiedono provvedimenti. Immediatamente.

Ha appena passato la sottile linea rossa fra ‘sono un ficcanaso’ e ‘mi impiccio di cose più grandi di me’. Ma prima di agire voglio vederci chiaro.

“Come…”

“Come facciamo a saperlo? Abbiamo i nostri metodi. Sei spaventato, Matt? Il tuo cuore è un po’ troppo agitato.”

Cosa centra il mio battito cardiaco adesso?

Un attimo… come fa a sentirlo?

Digrigno i denti, sentendomi un animale in trappola. Strano, il predatore qui dovrei essere io.

Situazione anomala. Si consiglia prudenza.

“Se vi interessa, qualcosa da dire io ce l’avrei”, sorride affabile Eva, attirando l’attenzione di tutti. “Zampe in alto, fate i bravi bimbi e nessuno si farà la bua”, intima sfoderando due pistole dai pantaloni della tuta.

Sul serio, io adoro questa ragazza.

Jared sbuffa.

“Andiamo…”

“Non sto scherzando, ragazzone. Un altro passo e ti stendo”, ringhia minacciosa. Lui sorride strafottente, continuando ad avvicinarsi mentre allunga una mano verso Eva.

Ecco, si comincia.

Lo sparo coglie i Quileute di sorpresa. Prima ancora che il corpo esanime di Jared tocchi terra io sono saltato addosso ad Embry, un braccio intorno al collo e l’altra mano sulla nuca.

Una lieve pressione e…

E mi ritrovo catapultato dall’altra parte della stanza. Ammortizzo facilmente l’impatto con il muro sfruttando tutti e quattro gli arti, e poi mi lancio contro Paul, che sta per piombare addosso ad Eva.

Il mio volo viene interrotto dal placcaggio di Quil. Atterro di schiena sul tavolo, spezzandolo a metà – dolore –, sempre con Quil sopra di me. Come accidenti ha fatto ad essere così veloce?

Nuovi dati acquisiti. Elaborazione nuovo scenario in corso…

Cerca di stringermi alla gola, glielo impedisco tirandogli una craniata in faccia. Non sarà una mossa convenzionale, ma sento il sinistro crac del naso che si rompe. Istintivamente porta le mani a proteggere il volto, il che mi lascia lo spazio di manovra necessario per liberare le gambe, tirargli un calcio all’addome e saltare in piedi. Schivo per un pelo il montante di Paul, mi abbasso per raccogliere una delle ex-gambe del tavolo e, senza tante cerimonie, gliela fracasso in testa dopo aver compiuto una piroetta su me stesso per sfuggire alla presa di Jacob.

Ora, una persona ragionevole si aspetterebbe che dopo una botta del genere Paul crollasse ragionevolmente a terra, con il cranio ragionevolmente fratturato. Invece no. Scuote la testa come a volersi schiarire le idee, e poi riparte alla carica, più furioso che mai.

Il margine di successo dell’ingaggio è inferiore alla soglia critica.

Fantastico.

La situazione è insostenibile. Si consiglia la ritirata.

Dove?

Con la coda dell’occhio vedo Eva liberare il braccio dalla stretta di Sam e superare Jacob nel tentativo di recuperare almeno una delle pistole che sono cadute a terra, senza troppo successo. Embry riesce a raccoglierla prima di lei, il calcio di Eva la fa volare fuori dalla finestra.

Fuori. Finestra. Due concetti così semplici.
Che perfetto imbecille. Come ho fatto a non pensarci?

“Awt!”, urlo lanciandomi contro il vetro, ignorando il fastidio provocato dalle schegge che graffiano la pelle mentre la finestra va in pezzi e le sferzate d’acqua gelida mi colpiscono senza pietà. Poco dopo lei è al mio fianco in giardino. Proprio adesso doveva rompersi l’auto?
Corriamo verso la foresta, da cui sbucano due lupi-maggiolino.

Nessun riscontro in memoria. Denominazione Fenrir-06 e Fenrir-07.

“Me ne sbatto altamente delle denominazioni”, sbuffo mentre estraggo il coltello nascosto sotto i pantaloni. Le buone vecchie abitudini dell’esercito… quelle che ti salvano la vita in casi come questo.

Due… cinque rumori simili ad uno scoppio. Mi volto, e mi ritrovo cinque lupi di nostra conoscenza schierati di fronte a casa nostra. I Quileute sono scomparsi.
Ok, un problema alla volta.

Nota mentale: la prossima volta che sono attaccato da entità sconosciute, evitare di usare guanti di velluto e razzi abbaglianti, passare direttamente ai missili anticarro. Magari così avrei un Fenrir nero ringhiante in meno di cui preoccuparmi.

“Cazzo”, impreca Eva, fermandosi e facendo scattare anche lei la lama in mano “Da dove sbucano?”

“Non ne ho la più pallida idea. Detesto dirlo ma… porca puttana”, aggiungo finemente, voltando continuamente la testa nel tentativo di tenere sotto controllo tutta la situazione. I lupi ci stanno circondando, la pistola è finita troppo in là per poterla raccogliere, e continua a piovere. Ci manca solo di finire gambe all’aria sul fango.

“Non funziona che uccidi il capobranco e gli altri si disperdono?”, chiede, cercando anche lei una via d'uscita da questa situazione.

“Sono lupi, non grendels!”, sibilo arretrando verso di lei, per finire schiena contro schiena.

“Come a Rigel, eh, Matt?”

“A Rigel avevo un toaster a canne mozze con me, non un pungolo di dieci centimetri.”

“Non ti va mai bene niente…”, borbotta con un mezzo sorriso.

Poi sette lupi ci saltano addosso in perfetta sincronia, nemmeno fossero in collegamento telepatico, e persino lei smette di trovare la cosa divertente. Perdo cognizione del chi e del come, troppo occupato ad evitare zanne ed artigli. Sono enormi, cribbio, ma sono anche agili come non so cosa. E dannatamente pericolosi.

Schivata, affondo, salto.

Ruota, scivolata, affondo.

Schivata, salto.

Finta a destra.

Attento dietro.

Dietro?

Ci hanno separati.

Piroetta.

Affondo. Mancato.

Dolore.

Il lupo grigio maculato mi ha appena azzannato il braccio destro. Il mio pugno lo colpisce sull’occhio, ma non ne vuole sapere di mollare la presa… e so fin troppo bene che se volesse me lo potrebbe strappare di netto.

Ansia.

L’ansia è irrilevante.

“Cazzo, bestione, mollami!”

Obbedisce solo quando il coltello di Eva lo colpisce esattamente fra due costole: si accascia a terra ululando di dolore, incapace di togliersi la lama conficcata nelle sue carni.

Borbotto un ‘grazie’ di sfuggita, gettandomi a terra per evitare le mascelle del lupo rosso che si chiudono dove fino a mezzo secondo fa c’era la mia spalla. Il fango sulla ferita brucia.

Irrilevante.

Piuttosto, Eva ora è disarmata. Mi volto verso di lei, ma prima di poter muovere un solo passo vengo buttato a terra da un paio di zampe. Scricchiolii sinistri mi informano che probabilmente un paio di costole sono andate a farsi benedire, ma non è quello l’importante.

L’importante è che ho un set completo di zanne a meno di cinque centimetri dal collo, e non riesco a girarmi per allontanarle. Ciò è terribilmente seccante.

Avverto una sensazione nuova allo stomaco. Paura? No, gli Aesir non provano paura.

Ma non saprei come altro chiamare la morsa gelida che mi attanaglia il cuore nel momento in cui sento Eva venire atterrata. Mi accorgo dopo che l’urlo è mio.

“No!”

Un guaito sommesso sembra volersi unire alla mia disperazione.

Non posso perdere anche lei.
 

. . .

 
“Togligli quell’affare e portalo dentro, subito!”, sento Sam urlare a qualcuno. Cerco di voltare la testa, ma il fiato caldo sul mio collo mi convince che forse non è il caso.

“In piedi, tu!”, ringhia sollevandomi con una mano. Resto impassibile di fronte al suo sguardo carico d’odio, tirando un sospiro di sollievo nel vedere Eva ancora viva. Anche lei è marcata stretta da un lupo ringhiante, ma perlomeno è salva. Non proprio sana, ma a volte ci si deve anche saper accontentare.

Che cazzo faccio, adesso?

Mi sento umiliato nei recessi più profondi dell’animo. Sei anni di onorato servizio in dodici sistemi diversi, tre guerre ed un’insurrezione nel mio curriculum, e mi faccio pescare sulla Terra da una banda di adolescenti indiani che coopera con un branco di lupi!

Sto invecchiando.

A proposito… dove sono finiti? All’appello sono ricomparsi i Quileute, il cui capo, per inciso, mi sta tenendo sollevato per la gola a venti centimetri da terra.

“Dammi una sola ragione per cui non dovrei spezzarti il collo qui ed ora.”

I Fenrir sono solo due, gli stessi che ci hanno fermati prima che potessimo entrare nella foresta. Paul sta legando le mani di Eva dietro la schiena con un pezzo di corda, Quil e Jacob portano via Embry in un modo che farebbe impallidire chiunque abbia mai studiato le basi del primo soc…

Un momento.

Embry ha una profonda ferita al fianco. Esattamente dove il coltello ha colpito il lupo maculato.
Cinque ragazzi.
Cinque lupi.

Lupi, ragazzi, ragazzi, lupi… questo vuol dire che…

Impossibile, sbotta la parte razionale del mio cervello.

Però… ora la traccia Fenrir che diventa Nyx di punto in bianco ha un senso. Lupi giganti mutanti… nel vero senso della parola. Ma esattamente cosa sono, e che accidenti vogliono?
Cronauti anche loro?

“Per chi lavorate?”, chiedo.

“Non ci siamo capiti… qui le domande le faccio io.”

Qualcuno ha passato troppo tempo davanti a polizieschi di serie z. Mi chiedo… le anomalie tachioniche potrebbero essere causa loro?

Negativo. I rilevamenti tachionici ed i tracciati delle unità Fenrir non coincidono.

Un’agenzia parallela alla CHRONOS?

“Comincia a parlare. Cosa sapete di noi?”, mi intima.

Priorità aggiornate. Secondo la Legge Intertemporale sulla Conservazione della Cronocontinuità…

Lo so benissimo cosa dice. In barba all’evoluzione temporale, dobbiamo rimuovere i ricordi quelli che cominciano a farsi troppe domande su di noi. Prevenire la contaminazione del continuum. E se non ci riusciamo con le buone…

Connessione bioneurale operativa. Dieci secondi disponibili.

“Comandante Matt D’Aquila”, sussurro frettolosamente giocando l’ultimissima carta, “autorizzazione Mike-Delta-Alfa-cinque-uno-Blu-Tango. Richiedo un attacco cinetico sulla mia posizione.”

Trasmissione in corso… trasmissione effettuata.

Eva mi lancia un’occhiata terrorizzata mentre Paul comincia a spintonarla verso casa di Emily.

“Ya sor’v dat?”, urla per farsi sentire, come se ce ne fosse bisogno. Ne sei sicuro?

Alzo le spalle nei limiti del possibile, per farle capire che sì, spero di sì.

Lo sguardo di Sam scatta verso di lei, per poi tornare a trafiggermi con tale odio da fare… paura, sì. Paura è la parola giusta.

“Cosa-ha-detto. Rispondi!”

Forse è il caso di cominciare a considerare il mio… carceriere?

“Non sono fatti tuoi. Forse ti conviene cominciare a cercare un bunker antiatomico”, sputo fuori in un accesso di coraggio.

Sulla sua faccia si fa strada per un momento la sorpresa, seguita immediatamente dalla furia.

“Mi pigli per scemo?”

“Può darsi. Tu… non hai la più pallida idea di ciò contro cui ti stai mettendo.”

Hollywood sarebbe fiero di me. Il mio collo lo è un po’ meno, specie quando la sua stretta si fa ancora più serrata sulla mia gola, impedendomi di respirare. Quanto ossigeno ho in autonomia?

Tre minuti e ventisei secondi.

Grazie, bot.

Potrei anche dirgli qualcosa, tanto per non ritrovarmi con il collo spezzato. In ogni caso fra dieci minuti massimo saremo tutti morti, quindi pace ed amen.
Chissà, magari manderanno un altro team ad impedirci di arrivare a questo punto... fra un paio di mesi mi risveglierò nel mio appartamento a Edimburgo senza ricordare un tubo di tutto quello che è successo.

Però non ricorderò nulla nemmeno di Eva.
La tristezza mi assale di colpo. Non è giusto.

Magari non invieranno nessuno, e saremo morti e basta.

“Chi… cosa siete?”, il suo ennesimo ringhio mi strappa dalle mie riflessioni inconcludenti. A volte avere questa velocità nel produrre pensieri non è sempre utile.
Decido di rispondergli. Sì, ma cosa? Agenti temporali provenienti dal futuro, incaricati di vigilare sul corretto svolgersi degli avvenimenti. Agenti che tu e la tua combriccola state bellamente intralciando, ragazzone, infrangendo una trentina di leggi federali? No, qualcosa mi dice che non mi crederebbe.

Nel frattempo il più piccolo dei due lupi si è avvicinato a me, e adesso sta digrignando i denti.

“Cos’è, la versione locale di ‘parla o ti getto in pasto ai coccodrilli’?”, domando infastidito.

Infastidito. Sta minacciando di uccidermi ed io sono infastidito. Resto un baldo soldato dell’Alleanza fino alla fine, senza macchia e senza paura.

“Stammi bene a sentire… avete ucciso Jared, quindi vedi di fare meno spirito. O mi dici quello che voglio sapere oppure ti spezzo il collo e passo a fare le stesse domande alla tua fidanzatina. Chiaro il concetto?”

Non è la mia fidanzata, per quanto mi piacerebbe, vorrei specificare, ma visto il suo sguardo omicida, forse è il caso di cominciare da un’altra parte. Il suo problema è Jared, eh?

“Non abbiamo ucciso nessuno.”

La mia schiena che sbatte contro un albero sottolinea il fatto che anche questo non è un buon inizio. Sam sta tremando. Di rabbia.

“Non è morto”, mi affretto a puntualizzare. E’ un indigeno, le spiegazioni devono essere semplici e chiare.

Un barlume di speranza si accende in fondo a quegli occhi neri, ma scompare subito.

“Il suo cuore non batte.”

“E’… come posso spiegartelo…”

Semplicità e chiarezza. Versione per bambini.

“...in stasi, diciamo. In genere dipende dalla resistenza fisica del soggetto, ma dovrebbe riprendersi fra qualche ora, sano come prima.”

Allenta la presa sulla mia gola, visibilmente sollevato, permettendomi di inspirare avidamente l’aria che poco fa mi era negata.

“Potrei sapere come sta Eva?”, chiedo approfittando della sua distrazione. Il lupo più grosso guaisce a capo chino, come a voler mostrare che condivide la mia domanda.

“D’accordo, Seth, ho capito. Và da lei.”

Seth.

Come sarebbe a dire ‘và da lei’?

Ora sono io a guardare con odio prima Sam e poi l’ignaro lupo-Seth che si allontana trotterellando, il muso deformato da quello che potrebbe passare come un sorriso. L’altro invece scuote la testa, sbuffando dalle narici.

“Vai anche tu, Leah. Credo di riuscire a cavarmela da solo qui.”

Quella che si è appena dimostrata essere una lupa muove il capo in segno di assenso, rincorrendo il… fratello. Cerco di non pensare a quello che farei al fratello se non fossi certo che Sam coglierebbe la palla al balzo per attaccarmi. Meglio concentrarsi sulla discussione, visto che non ha intenzione di rispondermi.

“Altair?”, domando stancamente.

“Come, scusa?”

“Lavorate per Altair? ”

Mi squadra perplesso.

“Chi è Altair?”

Ops. Ennesimo errore. Pazienza, tanto ormai…

Ormai un cappero. Non dovremmo essere già saltati in aria? Qualcosa è andato storto, ancora una volta. Devo aver scritto “sfigato” in fronte.

“Avversari”, rispondo evasivo.

“Il fatto che Jared non sia morto vi ha fatto guadagnare un paio di punti, Matt, ma vedi di non approfittarne troppo.”

“Sai, questa è una di quelle cose in stile se te lo dicessi poi dovrei ucciderti.”

“Ci hai provato con un missile, e non ti è venuto granché bene”, replica con l’ombra di un sorriso sulle labbra. “Avanti…”

Sbuffo platealmente, decidendo di vuotare il sacco e al diavolo le conseguenze. Tanto mi prenderà per scemo.

“La versione breve comprende due nazioni sull’orlo della guerra, un’agenzia di sicurezza temporale, e due soldati dei reparti speciali assegnati alla suddetta agenzia. Voi vi fate chiamare i Protettori di La Push, no? Beh, diciamo che noi siamo protettori del tempo. ”

Non mi sbagliavo, mi sta osservando come se fossi appena uscito da un manicomio.

Insomma, sono a pochi passi dal bosco, bagnato fradicio dalla pioggia che cade a secchiate, e ho appena confessato ad un nativo americano di venire dal futuro… non vedo come le cose possano mettersi peggio.
Devo trovare un modo per fargli assorbire il concetto alla svelta, così da fargli capire che non siamo una minaccia per lui. Almeno finché non mettiamo le mani sul deposito armi.

“In questo momento comprende anche un vicino di casa parecchio scettico su quella che considera una balla di proporzioni smisurate. Complimenti per la fantasia”, ringhia, mortalmente serio.

“Disse il vicino che si trasformava in lupo. Andiamo, Sam, hai mai visto qualcuno combattere come noi?”

“A dire il vero, sì. Il vostro amico nella radura”, mi risponde serafico.

Cazzo di Vanir.

“E sai una cosa?”, continua implacabile, con un sorriso che mi mette i brividi, “Noi diamo la caccia a quelli così. E li uccidiamo.”

Sam passa in un nanosecondo dalla categoria ‘impiccione cronico’ a quella ‘pazzoide omicida’.

“Ma voi siete diversi”, continua, “Non puzzate come loro…”

“Ho fatto la doccia stamattina”, replico offeso.

“…avete un cuore che batte e sembrate umani. Quasi ci cascavamo.”

Lancia un’occhiata al mio braccio, dove l’unica traccia del morso ora è la manica sbrindellata della felpa. Apro e chiudo le dita per verificare che i tendini funzionino a dovere, e con mio grande sollievo verifico che è tutto a posto. Sì, ma come lo spiego?

“Ehm… guariamo in fretta”, borbotto impacciato. Potrebbe essere un ottimo punto di partenza per iniziare ad inculcargli l’idea che lui potrebbe essere il mio… vediamo… tris-trisnonno, ecco.

“Anche noi, e senza bisogno di essere viaggiatori del tempo.

Il tono con cui pronuncia le ultime tre parole non mi piace per niente.

“Non siete normali, però…”, protesto.

“Nemmeno voi. Resta solo da capire cosa siete esattamente, e quali sono le vostre intenzioni.”

“Non dobbiamo essere per forza nemici”, obietto. Alle fine, se loro non c'entrano nulla con la nostra missione potremmo anche ignorarci vicendevolmente e andare ognuno per la propria strada.

Certo, come no. Magari diventiamo anche amici.

“Comodo dirlo quando sei con le spalle al muro, no?”

Sbuffo, la cosa minaccia di trascinarsi per le lunghe.

“Se vuoi possiamo riprendere a menarci anche subito, sai?”

“Non credo. Abbiamo Eva, ricordi?”

Piccolo dettaglio tutt’altro che insignificante. Ecco perché continuavano a ripetere di non mischiare lavoro e vita sentimentale… poi si finisce in questi casini.

“Già”, borbotto chinando il capo, riconoscendo la sconfitta. “Allora, cosa volete sapere da noi?”

“Comincia a rispondere a tutte le domande che ti abbiamo fatto all’inizio. Come mai fate gitarelle notturne?”

“Per causa vostra. Non so tu, ma io non ho mai sentito parlare di lupi giganti che se ne vanno a zonzo nelle foreste del Nord America. Qualcuno si è interessato alla cosa e ci ha spediti ad indagare.”

“Ci davate la caccia?”

“Più che altro volevamo capire cosa foste. Adesso abbiamo le idee un poco più chiare… no, non è vero.”

Le sue labbra si piegano in un sorriso, ma gli occhi restano impassibili.

“Vi trasformate in lupi. Se non l’avessi visto, non ci crederei. Mi ci vorrà un po’ per abituarmi all’idea.”

“Cosa avete fatto a Bella?”

“L’abbiamo salvata, mi pare ovvio. Direi che è merito nostro se adesso è ancora allegramente zampettante per Forks… questo non vale come prova di buona fede?”

“No”, ribatte gelido.

“D’accordo”, sospiro rassegnato, incrociando le braccia ed appoggiandomi al tronco alle mie spalle. “Quindi secondo te noi due siamo brutti cattivi intenti a… fare cosa, scusa?”

“Nulla di buono, sicuramente.”

“Nulla di buono, ok… ma per fortuna il Grande Spirito ha provveduto a far nascere voialtri uomini lupo, in modo da tenerci d’occhio, visto che abbiamo commesso l’orrendo crimine di sparare quando ci siamo ritrovati davanti un lupo ringhiante taglia extralarge con intenzioni non troppo amichevoli. Cinque lupi, per l’esattezza. Seth e Leah sono una nuova aggiunta all’allegra banda degli amici del bosco?”

Annuisce.

“Da quel momento decidete di controllarci, ma quando spariamo nel nulla per due giorni vi gettiamo nel panico.”

“Siete andati all’aeroporto, e vi siete imbarcati per l’Italia. Guarda caso, insieme a Bella ed alla succhiasangue piccola.”

“Succhiasangue?”, domando perplesso.

“Scusa, la Cullen. Non andiamo molto d’accordo con la sua famiglia.”

Succhiasangue, eh? La cosa mi fa venire in mente la scontatissima trama di quel western dell’anno scorso. Quello con la figlia del capo indiano che si innamora del figlio dell’avido signorotto locale che voleva aprire una miniera nel… vabè, non è il momento. Però non era malaccio.

“Insomma, cosa volete da Bella? Perché le state così addosso?”

“Ordini dall’alto. La ragazza ha un’innata tendenza ad attirare i guai, e noi due facciamo da… parafulmine, quando le cose per lei si mettono fin troppo male.”

“Immagino che questo alto sia il vostro capo nel futuro, no?”, chiede con un sorrisetto beffardo sulle labbra.

“Che palle”, borbotto togliendomi felpa e maglietta, voltandomi a dargli le spalle. “Dimmi tu se queste le trovi addosso a chiunque…”, gli chiedo indicando le placche metalliche che sostituiscono le mie prime tre vertebre toraciche, in parte affioranti sulla pelle.

“Cosa sono?”, domanda con la solita espressione indecifrabile.

“Impianti vertebrali. Ho avuto un incidente, un po’ di anni fa, e grazie a loro sono ancora vivo”, gli rispondo mentre mi rivesto, rabbrividendo per la sensazione sgradevole dell’acqua gelida sotto ai vestiti già fradici. “Se serve a convincerti posso anche farti vedere un ologramma. Prima però vorrei…”

“Eva sta bene. Non le abbiamo fatto nulla.”

Si incammina verso casa sua e mi facendo cenno di seguirlo.
 

- - -

 

Quando entro dietro a Sam, la prima cosa che noto è Eva seduta su una delle sedie intorno al tavolo, con un grosso asciugamano sulle spalle. Ignoro le cinque paia di occhi che mi stanno fulminando per puntare dritto verso di lei.

“Dove credi di andare?”, ringhia Jacob parandosi davanti a me.

“A controllare che non abbiate ammazzato la mia socia, lupetto. E preferirei farlo senza doverti rompere qualche osso”, sibilo aggressivo. Al diavolo la diplomazia. Lei è lì, forse ferita, e non mi fanno avvicinare?

“Lascialo passare, Jacob”, ordina Sam. Lui si sposta brontolando, ed una frazione di secondo dopo sono in ginocchio di fianco alla sedia.

“Wo’bod ye?” Come stai?

“Bin godah.” Sono stata meglio. “Carino da parte tua preoccuparti così. Avete… risolto, là fuori?”, chiede tornando all’inglese del ventunesimo secolo.

“Non proprio”, le sorrido. “Ho optato per dirgli la verità, ma non ci crede.”

“Viaggi nel tempo… inventatevene un’altra”, sbotta Leah, appoggiata al muro di fianco alla porta d’ingresso.

Raggelo.

“Come…”

“Diciamo che sentiamo molto bene”, mi sorride Sam. “Cose da lupi.”

“Quante altre cose da lupi ci sono, tanto per sapere?”

“Non ti riguardano”, risponde Quil.

“Hanno scoperto il nostro segreto, Sam…”, Paul si è appena guadagnato il titolo di Capitan Ovvio, “…cosa facciamo con loro?”

“Sentiamo cos’hanno da dirci”, mormora lanciandomi un asciugamano. “E vediamo quanto sono convincenti.”

“Gli spieghiamo come funzionano i viaggi temporali?”, mi propone Eva, dubbiosa.

“Probabilmente si perderebbero all’introduzione. Non mi pare che ci sia un raduno di menti eccelse, qui dentro…”

“Ehi!”, scatta Embry, con un occhio nero ed una vistosa cicatrice sul torace. Ecco cosa intendeva Sam a proposito dell’”anche noi guariamo in fretta”.

“Hai una laurea in meccanica temporale, per caso?”, gli chiedo spazientito. “Se mi metto a parlare di imbrigliamento tachionico e di focalizzazione di piani d’esistenza mi sapresti stare dietro? Dubito, ma se non è così correggimi pure.”

La sua bocca è diventata una perfetta o. Probabilmente si è perso a laurea.

“Potreste… che so, predire un avvenimento che accadrà fra poco, no?”, propone Seth con un sorriso.

Eccolo, il rompiscatole.

“Non ci è concesso tenere in memoria ciò che accadrà. Azioni basate su preconcetti individuali potrebbero portare ad inevitabili alterazioni della timeline e, per estensione, dello stesso continuum spazio-temporale.”, gli rispondo con sufficienza, sperando di metterlo a tacere per tutta la durata dell’incontro. Mi sta sulle palle, senza perché o per come. Non mi importa che abbia solo quindici anni… o forse è proprio per quello? Il fatto che non la pianti di fissare Eva sicuramente non gioca a suo favore.

Lei interviene cercando di semplificare.

“Se sapessimo cosa sta per succedere, potremmo decidere di intervenire in maniera incorretta sugli avvenimenti, anche per scopi personali. Ok?”
Coro di assensi non troppo convinti da parte dei lupi.
Seth la osserva con una strana luce negli occhi, come se solo adesso avesse compreso chissà quale concetto e fosse esclusivamente merito suo.

Io non sono geloso. Non posso essere geloso di un marmocchio di quindici anni. No, non lo sono, affatto. Ma se non la pianta di guardarla così lo prendo a randellate sui denti, giuro… dovessi essere fatto a pezzi dagli altri subito dopo.

“Beh, allora è chiaro, no?”, continua il ragazzino, attirando le occhiate furiose di tutti “Ma come mai siete qui?”

“Non crederai a questa stronzata!”, sbotta Jacob, facendo avvampare Seth.

“No, beh, certo che no, però…”

“Ho idea che sarà una cosa moooooolto lunga”, sospira Eva mentre cominciano a dibattere. Dibattere è una parola grossa: Jacob elenca tutta una serie di ragioni per cui non ci crede, Seth ogni tanto prova a replicare, senza troppo successo. Lei scuote la testa.

“Sam non l’avevi convinto?”, mormora.

“Sì, a darci una possibilità. Per lui la mia spiegazione resta un’idiozia. Ammetto che non deve essere una cosa facile da accettare, ma gradirei un poco di collaborazione, accidenti! Anche solo per quello che stiamo rischiando quando la Novikova verrà a sapere cosa abbiamo confessato.”

“Questa discussione potrebbe andare avanti tutto il giorno”, si lamenta. “Ci serve qualcosa di decisivo da mostrargli.”

“Un’astronave. Che, disgraziatamente, non abbiamo sottomano. Un ologramma? Un seghetto laser? Un datapad? Una lezione di storia?”

“Non avevate detto che non sapete cosa accadrà?”, chiede sospettosa Leah.

“Non sappiamo cosa accadrà di poco rilevante e a breve. Se vuoi però posso farti in elenco di tutte le guerre in cui saranno invischiati gli Stati Uniti fino al 2050”, le risponde Eva.

“Se ci fate entrare in casa nostra potremmo prendere qualcosa per convincervi meglio. Sì, prometto solennemente che non tirerò fuori una granata da un armadio, e che non attenterò alla vostra vita in alcun modo.”

…per adesso.
 

. . .

 
“Avanti, prova tu, Sam.”

Fissa lo schermo olografico sospeso davanti a noi come se potesse staccargli un dito da un momento all’altro. Poi si decide a rischiare, pigiando il tasto enter.

“Risultato ricerca: Comandante D’Aquila, Matt. Unità Aesir-014. Matricola EX-AE-014. Data di nascita: XX-XX-2351. Data di ingresso nel programma: 18 novembre 2369. Codice identificativo: Mike-Delta-Alfa-cinque-uno-Blu-Tango. Stato servizio: attivo. Incarichi attuali: distaccato alla Divisione Sicurezza Temporale, Operazione 0354964. Attualmente in squadra con l’unità Aesir-027, Cortéz, Eva Julia. Ulteriori dettagli sull’operazione sono secretati. Altri incarichi: caposquadra del quarantaduesimo stormo, EAS Carthago. Incarico sospeso fino a completamento operazione corrente…”

“Meglio di una carta d’identità, no?”, sorrido mentre i miei dati vengono allegramente sbandierati ai quattro venti. A quelli della Sicurezza verrà un infarto, poco ma sicuro.

“Potreste averlo inventato voi due.”

Mi mordo la lingua prima che possa partire una lunga lista di insulti.

“Ok. Trovami un altro proiettore olografico su questo pianeta e ti darò ragione. E’ così difficile accettare l’idea che ti stiamo dicendo la verità, solo la verità, nient’altro che la verità?”

“Mi stai chiedendo di accettare il fatto che…”

“Oh, cazzo! Noi due abbiamo appena scoperto che il nostro vicino di casa è a capo di una banda di lupi giganti, e voi non potete accettare…”

“La vostra è fantascienza.”

“Il vostro è un racconto fantasy.”

“Non… non potremmo dargli fiducia?”

Seth. Perché deve assolutamente schierarsi dalla nostra parte? Mi costringe a prenderlo in considerazione come un essere senziente, anziché come palla al piede.

“Potremmo, sì. Appena ci dicono cosa sono e cosa vogliono, ed in ogni caso solo se Jared si riprende.”

“A quello possiamo rimediare subito”, sbuffo alzandomi in piedi e muovendo un passo verso la porta, per ritrovarmi bloccato fra Quil ed Embry.

“No, porca miseria, non ho intenzione di ammazzarlo, lo volete capire?”

“Non si può mai dire”, replica Quil scrollando le spalle. “Cosa vorresti fargli?”

“Iniettargli due milligrammi di Synasthisina. Lo farà…”

“Non se ne parla”, ringhia Sam.

“D’accordo”, sospiro rassegnato, dando un’occhiata all’orologio, “Volevo solo accelerare le cose.”

“Se si riprenderà come dici tu, bene. In caso contrario…”

Lascia la minaccia in sospeso. Comincio a non poterne più di questa sua diffidenza. Normalmente mi avrebbe aiutato, ma date le circostanze… è la prima volta che cerco di spiegare esattamente cosa sono ad un civile. Credo anche di essere il primo in tutta la storia operativa della CHRONOS, perciò un urrà per me.

“Va bene, aspettiamo”, borbotto incrociando le braccia e lasciandomi cadere nuovamente ai piedi di Eva.

“La cosa non vi impedisce di rispondere alle nostre domande”, sibila Embry.

“Sentiamole. Spero solo che accetterete le nostre risposte un po’ più rapidamente di quanto non abbiate fatto finora.”

“Dipende da quanto sarete convincenti.”

“Sìsì, d’accordo… prima domanda?”

“Cos’è un Aesir?”

Beh, questa è facile.

“Noi.”

“Fortuna che ce l’avete detto, sennò chissà quando l’avremmo capito…”, ringhia Leah, indicando l’ologramma su cui campeggia ancora la mia scheda identificativa.

“Simbionti”, aggiunge Eva, cercando di calmarla.

“E cosa sarebbe, un simbionte? Rispondete ancora con noi e…”

“Un essere umano interfacciato con apparati cibernetici. Un… cyborg, se volete vederla così.”

“Wow. Tipo Terminator?”, chiede Quil.

“Terminator?”

“Un personaggio di una serie cinematografica di discreto successo in questo periodo”, mi illumina Eva. “In ogni caso… non esattamente. Noi restiamo fondamentalmente umani, nonostante qualche piccola… qualità in più.”

“Ad esempio?”

“Impariamo più velocemente, prendiamo decisioni più rapidamente, siamo più rapidi nell’elaborazione di dati e strategie, ci muoviamo con più destrezza… cose così”, continua lei, “che ci hanno permesso di tenervi testa nella radura. E no, non siamo mostri.”

“Tranquilla, non credo che siamo nella posizione migliore per criticarvi per questo”, ridacchia Seth.

“Prossima domanda?”, chiedo cercando di nascondere la tentazione di prenderlo a sberle.

“Bella. Cosa le avete fatto?”

Lo sguardo di Jacob è un misto di rabbia e preoccupazione. Sta a vedere che lui e la Swan non sono solo amichetti.

“Ancora. Le abbiamo salvato la vita. Non è un concetto abbastanza chiaro?”

“Le abbiamo ripulito il sangue dal veleno del Vanir e l’abbiamo riaccompagnata a casa.”

“Del… oh, sì. Del Vanir”, mormora Sam.

“A tal proposito… possiamo sapere cosa ne è stato di lui?”

“E’… andato in fumo. Wamp!”, ride Paul, seguito da tutti gli altri.

Io lancio ad Eva un’occhiata preoccupata.

“Siete stati voi a dargli fuoco?”

Ovvio che sì… se la traccia Nyx è loro… A volte faccio domande davvero idiote.

“Ricordi quando ti dicevo che diamo la caccia a quelli come te, Matt? Beh, ad essere precisi diamo la caccia a quelli come lui”, risponde Sam.

“In pratica mi stai dicendo, con somma tranquillità, che siete degli assassini.”

“No. Non credo che uccidere un vampiro possa essere chiamato omicidio.”

Ho sentito male. Ho sicuramente sentito male.

Negativo. Gli impianti uditivi sono al massimo dell’efficienza.

“Un vampiro?”, chiede Eva con le sopracciglia che praticamente scompaiono sotto la frangetta.

“Un vampiro”, conferma solennemente Seth. Il fatto che gli scoppiamo a ridere in faccia sgonfia di colpo la sua espressione orgogliosa.

“Un vampiro, per piacere!”, rantolo tra una risata e l’altra, “E i draghi allora? Dove abbiamo lasciato i draghi?”

I Quileute ci stanno osservando come se fossimo ammattiti.

“Ma è vero!”, protesta debolmente Seth.

“Sì, certo. Ci crediamo, davvero”, mormoro mentre cerco di calmarmi. Un vampiro.

“Non c’è niente da ridere”, interviene Sam, “Non quando si parla di mostri che ammazzano la gente. E comunque, hai appena visto che esistono i licantropi… perché non i vampiri?”

“Perché sono due cose completamente diverse.”

La loro… licantropia potrebbe essere scientificamente spiegata, ne sono certo, con un po’ di microbiologia e di fisica molecolare. Anzi, forse se presentassi una teoria valida il Generale mi perdonerebbe anche la fuga di informazioni. I vampiri invece… sono roba da storie di paura.

“Puoi continuare a chiamarli Vanir, se ti senti più tranquillo, ma non puoi negare la loro natura. Ricordi gli escursionisti scomparsi di cui ti parlavo, Eva?”, domanda Sam.

“Sì. Dicevi che probabilmente erano stati ammazzati dall’orso killer. Non mi dirai che adesso c'entrano i tuoi vampiri, vero?”

“Esattamente.”

“Ammettiamo per un istante che tu abbia ragione”, comincio, chiedendomi se ora non è lui a considerarmi un testardo cronico, “mi stai dicendo che, oltre a uomini capaci di trasformarsi tranquillamente in lupi, esiste anche una razza di creature della notte che se ne va allegramente in giro ad ammazzare gente… per berne il sangue, immagino. Tutto questo senza farsi beccare, dato che non ci sono tracce della loro esistenza nemmeno nel nostro tempo.”

“Il vostro primo incontro è stato quello nella radura?”

“Sì. Dalla base credono che si tratti di un progetto segreto di Altair, una risposta agli Aesir. Certo, è strano che li abbiano sviluppati nella più assoluta segretezza, però…”

“Di nuovo questo Altair. Chi è?”

“E’ una nazione. Una delle più importanti, in rapporti non proprio amichevoli con la nostra.”

“Cioè?”

“L’ultima guerra è finita neanche un anno fa, per… cause di forza maggiore.”

Che simpatico eufemismo.

“Adesso voi ci venite a dire che abbiamo preso un granchio a considerarli supersoldati?”, chiede Eva.

“Perché complicarsi così tanto la vita? Sono vampiri, punto e basta”, interviene Quil. “Niente viaggi nel tempo o cose strane… mi sembra tutto abbastanza semplice.”

“Da oggi vedrò di portare sempre al collo una collana d’aglio, allora.”

“Non so quanto ti convenga”, dice lui. “Il folklore popolare sui vampiri non è… aggiornato, ecco.”

“Sarebbe a dire?”

“Niente aglio. E dovreste ringraziare di essere ancora vivi, voi due.”, si intromette bruscamente Paul. “In genere nessuno sopravvive ad un incontro ravvicinato con un succhiasangue.”

“Tranne noi, ovviamente!”, Seth esclama con entusiasmo, “Gli diamo la caccia e li uccidiamo. Siamo fatti apposta per questo, sapete? Loro sono veloci, ma noi siamo più veloci. Sono forti, ma noi siamo più forti. Sono resistenti, ma noi più resistenti.”

Ma quello ha intenzione di bruciarsi tutte le occasioni che ha di stare zitto?

“Questo come lo scrivo nel rapporto?”, mugolo. Eva si lascia andare ad un sorriso tirato. “Suggerisco parecchi tagli per ragioni di sicurezza, signore.”

“Mi attende un incubo burocratico. Ma mi vedi andare dalla Novikova  e dirle che stiamo sguazzando fra vampiri e licantropi? No, Generale, tutto sotto controllo. No, non ho un malfunzionamento ai banchi di memoria. Sì, ha capito benissimo, Altair non c’entra. Licantropi e vampiri, esatto. Come? Non ci crede? Dio che incubo.”

“Abbiamo ancora due mesi per trovare una spiegazione accettabile…”, cerca di rincuorarmi.

“Scusate, chi sarebbe questo Generale?”, chiede Seth, visibilmente impaziente di scoprire sempre di più su noi due. E’ su di giri come un bambino, il moccioso… e continua a guardarla con quella dannatissima espressione da pesce lesso.

Giuro, provo a controllarmi. Ma non ci riesco. Mi sta troppo sui nervi.

“E’ quella a cui dovrò spiegare perché ho ficcato una pallottola nel cranio di un rompipalle di quindici anni che continua a rompere l’anima!”, ringhio.

“Ehi, chiedevo e basta!”, cerca di difendersi.

“Seth, piantala e chiudi quella bocca.”, gli intima Sam. Lui china il capo, deluso.

Stupido moccioso irriverente.


***
N.d.A.: Ta-dah! Aggiornamento di capodanno! Ringraziate Kagome che ha... rotto l'anima, ecco, per averne uno in tempo. Il prossimo, in cui si continuerà la discussione lasciata a metà qua così, probabilmente richiederà un po' di più... le vacanze sono finite, ricominciano gli esami, ergo dovrei riprendere a studiare xP

Beh, insomma, buon anno a tutte! Che sia pieno gioia, pace, amore, felicità e tante altre belle cose.

Mmm, sto diventando sempre più loquace ad ogni capitolo che passa...
   
 
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