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Autore: Noni    01/01/2011    4 recensioni
Certo che Michael ne aveva di fegato, pensava Sonny. Poche volte nella vita aveva visto qualcuno affrontare così fieramente il loro genitore. Persino lui aveva sempre preferito evitare di farlo.
Michael, invece, per nulla intimidito, aveva in breve esposto ai genitori la sua volontà di arruolarsi nell'esercito, proprio quando tutti erano a tavola in attesa di festeggiare il compleanno di Don Vito. Quel momento di gioia era stato già ridimensionato dalla notizia dell'attacco giapponese alla base statunitense di Pearl Harbor, ma nessuno avrebbe potuto pensare che sarebbe stato Michael a distruggere definitivamente l'armonia della famiglia.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Sonny non sarebbe riuscito a serbare rancore a uno dei suoi familiari nemmeno volendolo fortemente, tantomeno se si trattava di Michael.
Poche ore prima si era sentito capace di picchiarlo al punto di fargli cambiare il modo di ragionare, e lo avrebbe senz'altro fatto se i suoi fratelli non glielo avessero tolto di mano.
Comunque se avesse realmente voluto dare una lezione a suo fratello nessuno sarebbe riuscito ad impedirglielo. No, la verità è che confidava che ci avrebbe pensato il loro padre a farlo ragionare. Non valeva la pena di usare la violenza, sarebbe stato più saggio aspettare e pregustare il momento in cui il ragazzino avrebbe ripetuto davanti ai loro genitori i vaneggiamenti di poco prima.
Certo che Michael ne aveva di fegato, pensava. Poche volte nella vita aveva visto qualcuno affrontare così fieramente il loro genitore. Persino lui aveva sempre preferito evitare di farlo.
Michael, invece, per nulla intimidito, aveva in breve esposto ai genitori la sua volontà di arruolarsi nell'esercito, proprio quando tutti erano a tavola in attesa di festeggiare il compleanno di Don Vito. Quel momento di gioia era stato già ridimensionato dalla notizia dell'attacco giapponese alla base statunitense di Pearl Harbor, ma nessuno avrebbe potuto pensare che sarebbe stato Michael a distruggere definitivamente l'armonia della famiglia.
All'arrivo del padre, Sonny se n'era rimasto in disparte per due motivi. Uno era che non si sarebbe mai permesso di intromettersi in quella che a quel punto era una questione che riguardava solo il capofamiglia.
L'altro era che non lo riteneva necessario: confidava che il vecchio avrebbe in men che non si dica rifilato una sonora lavata di capo a Michael, che si sarebbe pentito all'istante di avere toccato l'argomento e altrettanto velocemente avrebbe accantonato tutti i suoi scellerati progetti. Non era successo. Sonny era convinto che il senno avesse definitivamente abbandonato quella casa, dal momento che nessuno sembrava seriamente intenzionato a prendere dei severi provvedimenti.

Don Vito non era mai stato eccessivamente severo con i propri figli, che amava sopra ogni cosa. Nessuno di loro era mai stato picchiato, nemmeno nei casi più gravi, eppure ognuno di loro vedeva nel padre una figura da ammirare, amare ma anche della quale avere soggezione. Non che la cosa li frenasse dal comportarsi, ogni tanto, con l'avventatezza che la giovinezza suggeriva loro. Ma rappresentava comunque un incentivo a non farsi cogliere in fallo.

Questo discorso valeva più che altro per il primogenito, Santino, detto Sonny da tutti meno che da suo padre, noto per il carattere irascibile, impulsivo e collerico. I suoi fratelli erano persone più controllate, e raramente davano problemi.
Il secondogenito, Frederico, soprannominato da sempre Fredo, era di indole pacifica e tranquilla.
Constanzia, comunemente chiamata Connie, era profondamente legata ai suoi genitori e viveva ancora stabilmente in famiglia. Unica figlia femmina, era continuamente viziata e vezzeggiata dal padre, che stravedeva per lei.
Nonostante questo era cresciuta come una giudiziosa ragazza italiana, nonostante non si fosse negata nulla dello stile di vita delle coetanee americane. Tutti in famiglia si aspettavano che presto convolasse a giuste nozze con un brav'uomo italiano.
Poi c'era il piccolo Michael. O meglio, Michael. Perché piccolo non lo era più, in realtà, dal momento che aveva appena compiuto ventuno anni.
Ma da quell'orecchio Sonnie non ci sentiva: per lui Michael era e sarebbe rimasto sempre il ragazzino gracile e debole che da piccolo era stato tormentato dai bulli del vicinato, finché questi non avevano saputo che era il fratello di Sonny Corleone.
Proprio non riusciva ad immaginarselo sul campo di battaglia. Eppure sembrava maledettamente determinato.
Nell'aspetto era il Michael di sempre. Basso di statura, magro e con l'aria di sentirsi sempre fuori posto. Sul viso un po' smunto che si portava dietro dai tempi della pubertà spiccavano i suoi soliti occhioni neri, sempre un po' malinconici o persi in chissà quali riflessioni. A differenza degli altri uomini della famiglia aveva i capelli lisci, pettinati con la riga da un lato come era di moda in quel periodo. Erano leggermente più lunghi rispetto all'ultima volta che Sonny lo aveva visto, ma a parte questo non c'era nessuna differenza.
Internamente non era più lui, aveva maturato una forza d'animo e una volontà che Sonny conosceva per la prima volta.
Era stato decisamente un errore lasciare che i libri scolastici gli riempissero la testa di idee strane, si disse Sonny.
La sua collera era definitivamente scemata, e ora sentiva il bisogno di chiarirsi con Michael, e di vedere che cosa poteva fare per farlo rinsavire. Era quasi mezzanotte, ma non poteva assolutamente aspettare il giorno dopo.
Sandra1 e i bambini si erano da tempo ritirati nella stanza degli ospiti; lui invece non aveva fatto il minimo tentativo di prendere sonno.
Tutta la casa era profondamente addormentata. Era parecchio tempo che la famiglia non era riunita sotto lo stesso tetto, si disse.
Quando non era al college Michael occupava ancora la stanza che un tempo lui e Sonny avevano condiviso; si trovava accanto a quella di Fredo e di fronte a quella di Connie. Quella notte Connie si era addormentata dimenticando la sua porta semiaperta. Sonny la chiuse, avendo cura di non fare rumore.
Una premura piuttosto inutile: se il fratellino gli avesse nuovamente fatto saltare i nervi con le sue chiacchiere presuntuose da universitario ci sarebbe voluto altro che una porta chiusa per risparmiare alla sorella - e al resto della casa - un brusco risveglio.
Dalla camera di Michael proveniva della luce, segno che aveva ancora l'abitudine di studiare fino a tardi. Per molti anni Sonny aveva dovuto adattarsi a dormire con la lampada accesa, dando le spalle alla scrivania illuminata su cui Michael faceva i suoi compiti. Quando poi si era sposato aveva faticato ad abituarsi alle esigenze della moglie, che pretendeva invece buio assoluto al momento di dormire.
Bussò piano. Mai si sarebbe permesso di entrare nella camera di uno dei suoi fratelli senza essersi prima annunciato.

Michael si chiese chi potesse essere. Forse sua madre, di nuovo in lacrime, che voleva pregarlo di cambiare idea? Suo padre di certo non poteva essere: non gli aveva rivolto la parola per tutta la sera.
Sonny lo aveva minacciato dicendogli che il padre avrebbe dato fuori di matto sapendo che si era arruolato.
In realtà più che arrabbiato si era mostrato deluso e amareggiato, e quando Don Vito era deluso così gravemente da uno dei suoi familiari si rinchiudeva in un ostinato silenzio che era peggio delle sfuriate che rifilava di solito a Sonny in occasione di una delle sue bravate. Probabilmente lui, Michael, il figlio perfetto, quello più giudizioso e studioso, gli aveva dato in una sola volta un dispiacere talmente grande che superava tutti gli anni di rapine e risse di Sonny.
'Avanti.', disse, a bassa voce.
Sonny entrò e si chiuse la porta alle spalle.
'Sonny, cosa vuoi?'
'T'è andata fin troppo liscia con il vecchio. Scommetto che se ci fossi stato io al tuo posto mi sarei beccato una lavata di capo storica. Forse papà si sta rammollendo con gli anni, ma io no di certo.'
'Oppure papà ha capito che deve lasciarmi fare come voglio.'

Michael sedeva alla scrivania, gli occhi su un libro che non stava veramente leggendo. Sonny prese posto sul letto, appoggiando la schiena contro il muro.
'Lo sai che ogni volta che torni dall'università mi fai incazzare più della volta prima? Ti fanno diventare un piccolo ribelle, con le loro sciocchezze da intellettuali.'
'Voler scegliere il proprio futuro mi rende un piccolo ribelle? Va bene, allora sono un piccolo ribelle.'
'Come ti viene di dare un dolore simile alla mamma e al vecchio? Ma lo sai quanto ha faticato Tom2 per farti riformare?'
'Io non l'ho mai chiesto, non ho mai voluto essere riformato. E' stato papà a deciderlo per me.'
'Papà credeva che avessi un po' di sale in zucca, e che fosse scontato che volessi essere riformato.'
'E perché dovrebbe essere scontato?', ribatté piccato Michael smettendo di bisbigliare. 'Nessuno ha mai chiesto il mio parere', aggiunse, tornando ad abbassare la voce.

Sonny capì che avrebbe potuto suonargliele sino all'alba, e non avrebbe cavato un ragno dal buco. Però doveva capire. Non poteva uscire da quella camera, lasciare che lui partisse ed interrogarsi sul perché per i mesi a venire.

'Michael, vorrei sapere una buona volta cos'hai in quella testa. Hai proprio una gran voglia di farti ammazzare?'
'Voglio solo fare il mio dovere.'
'Quale dovere? Ti arruoli in un esercito che non è nemmeno quello del tuo paese. Rischi la vita per un paese straniero. E' molto stupido, se permetti.'
'Io non sono d'accordo.'
'E almeno non raccontarmi cazzate sul dovere. Tu vuoi solo contraddire papà, non ti frega niente della guerra e del resto. Se fosse stato papà a spingerti ad arruolarti ti saresti fatto tagliare una gamba, pur di farti riformare.'
'Papà non c'entra. Ti è così difficile accettare che io sia capace di decidere per la mia vita?'

Sonny rise.
'Michael, è così che intendi dimostrare che sei un uomo? Perché se è così sei più stupido di quanto pensassi. E pensavo tanto, eh.'
Si alzò in piedi, e prese a gironzolare per la stanza. Michael lo seguiva con lo sguardo mentre questi osservava le foto della loro infanzia appese alle pareti.
Ne tolse una dal chiodo.
'Questa non me la ricordavo', mormorò. Nello scatto c'erano due figurette con i pantaloncini corti, dritte sull'argine di un fiume. Sul retro qualcuno, a matita, aveva scritto: 'Sonny e Michael, 1930'.
La foto rappresentava un po' la storia della loro vita: Sonny, che aveva dodici anni, posava fiero tirando indietro quelle che anni dopo sarebbero diventate delle possenti spalle. Accanto a lui c'era Michael, che aveva in mano una piccola canna da pesca e appariva come un cucciolo spaventato.

'Una gran bella foto', affermò deciso Sonny prima di risistemare la cornice al suo posto. 'Michael, perché crescendo sei diventato un tale cretino?'
Questa volta toccava a Michael ridere.
'E' fottutamente stupido. Se proprio devi rischiare la vita dovresti farlo per la tua famiglia, sarebbe l'unica ragione valida.'
'Pensi che non sia importante proteggere il Paese?'
'Il Paese viene dopo la famiglia, Michael, non te lo scordare.'
'E' ancora il tuo punto di vista. Quindi mi stai dicendo che se avessi voluto entrare nell'attività di famiglia tu saresti stato contento?'
'Assolutamente no, ma lo avrei preferito.'
'Per te è sempre e solo una questione di principio. E' stupido restare uccisi in guerra, invece uscire di casa e venire assassinati solo perché si è un Corleone è molto sensato.'
'Infatti ti abbiamo voluto fuori da tutto questo. Io per primo sono sempre stato felicissimo di saperti al sicuro al college. Michael, papà ha fatto centinaia di progetti per te, ha sempre creduto che saresti diventato un senatore o un pezzo grosso del genere. Poi un giorno arrivi e dici: 'sapete che c'è? Mollo gli studi e vado in guerra.' Povero vecchio.'
'Papà deve capire che diventerò quello che vorrò e che potrò diventare.'
'Testaccia dura.'

Sonny, sconfitto, tornò a sedersi sul letto, incapace di trovare ulteriori argomenti. Michael si sistemò accanto a lui.
'Che ne hai fatto di quello sgobbone di mio fratello?', domandò Sonny, 'Tu sei un ometto che io non conosco.' Con un braccio cinse le spalle di Michael e lo strinse a sé.
'Non mi sono comportato come il miglior figlio del mondo, oggi, sai? Mentre Connie e la mamma pensavano alla festa di papà io pensavo soltanto che ti avrei rivisto. Non vedevo l'ora. Invece poi non abbiamo fatto altro che litigare.'
'Avrei tanto voluto che tu potessi capirmi, Sonny. Anche se in realtà non ci speravo granché.', ammise Michael amaramente.
'Non ci riesco. Se dovesse succederti qualcosa credo che impazzirei. Non ce la farò a saperti in pericolo così lontano da me.'
'Non mi serve più qualcuno che mi difenda, Sonny. Posso badare a me stesso.'
Sonny non lo credeva. Nella sua mente Michael aveva ancora bisogno di essere protetto, e si sentiva l'unico in grado di farlo efficacemente. Era sicuro di amarlo più di qualunque altra persona sulla faccia della terra.

Michael reclinò la testa fino ad appoggiarsi sulla spalla di Sonny.
'Anch'io non vedevo l'ora di vederti', sussurrò, 'ma non potevo aspettare oltre per dirlo a te e agli altri.'
Sonny si voltò lentamente verso di lui e lo baciò con impeto sulle labbra. Finalmente le cose cominciavano ad andare così come entrambi se le erano immaginate nei giorni precedenti, quando attendevano con impazienza il momento in cui si sarebbero incontrati di nuovo.
Sonny, al quale l'ardore non mancava di certo (e con Michael doveva sempre averne per entrambi), si guadagnò con la lingua un pertugio tra le labbra dischiuse del fratello, dopodiché quest'ultimo prese a collaborare più attivamente.
Aveva sempre bisogno che il fratello maggiore facesse il primo passo per lui, pensò Sonny, divertito. Qualche minuto dopo  abbandonò le belle labbra di Michael. Non era mai andato troppo oltre con suo fratello, e secondo lui era bene che almeno per un altro po' le cose restassero in quel modo.
Si alzò in piedi. Aveva il fiato corto. Anche Michael ansimava debolmente.
'Vattene a dormire, tanto ormai hai lasciato l'università, che studi a fare?', disse, rifilandogli un'amichevole pacca sulla testa.
Proprio mentre si apprestava ad uscire e a  chiudere la porta dietro di sé lo raggiunse la voce di Michael:
'Sonny, potrai mai capire?'
'No. Però forse posso arrivare ad accettare la tua scelta. Non posso fare altro, in fondo.'






1. La moglie di Sonny
2. Tom Hagen, figlio adottivo di Don Vito, e avvocato e consigliere di famiglia
  
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