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Autore: Trick    01/01/2011    11 recensioni
"La stretta di Sirius si fece più forte attorno al suo polso.
«Non è che ci stai fottendo tutti, vero, Remus?»
".
Una Remus/Lily senza particolari pretese.
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lily Evans, Remus Lupin, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Titolo: Era un'idea sbagliata
Personaggi: Lily Potter, Remus Lupin, (Sirius Black)
Pairing: Remus/Lily
Conteggio parole: 2066
Rating: Arancione per il contenuto di espressioni forti e per riferimenti sessuali impliciti.
Genere: Romantico, triste, drammatico


***


Remus fece un sospiro affranto e scolò gli ultimi sorsi di Whisky Incendiario con un gesto seccato. Si accorse appena della sensazione bruciante che il liquido aveva provocato nella propria gola. Si passò la lingua sul labbro inferiore e scosse fra sé il capo.
Sei un fottuto idiota, si ripeté per la centesima volta.
Allungò una mano verso la bottiglia e riempì il bicchiere fino all'orlo. Strinse le dita attorno al vetro freddo, ma rimase immobile, con il braccio a mezz'aria, incerto su cosa fare. D'un tratto, lo sbatté con forza, rovesciando un paio di gocce ambrate sul legno tarlato e affondò il viso nelle braccia, distrutto.
Mio Dio, sono un fottutissimo idiota.
Non riusciva a credere che fosse realmente accaduto. Non poteva credere di averlo fatto davvero, alla fine. Ciò che era accaduto la sera prima gli balenava insistentemente davanti agli occhi, ma non riusciva a rendersi completamente conto di cosa esso significasse. E dire che era sempre stato additato come quello coscienzioso.
Quello responsabile.
Quello rispettoso.
«La regola più vecchia del mondo è che le regole non vanno sempre rispettate» gli ripeteva sempre James, quando ancora frequentavano Hogwarts.
Remus fece una smorfia triste e sorseggiò un altro paio di sorsi.
Le regole non vanno sempre rispettate, Moony.
Cento punti in meno a Grifondoro.


«Che cazzo stai facendo, Moony?» sbottò Sirius, entrando dalla porta traballante della cucina e gettando malamente il giubbotto di pelle di drago sullo schienale di una sedia.
I suoi occhi grigi scrutarono circospetti la testa dell'amico, sprofondata nelle braccia, fino a notare la bottiglia di Whisky Incendiario, ormai vuota, che riluceva tetra alla luce delle candele di fronte a lui.
«Moony?» chiese di nuovo, spazientito. «Non fare l'idiota. Lo so che non stai dormendo».
Sebbene con estrema fatica, Remus sollevò il capo dal tavolo e inarcò un sopracciglio in direzione di Sirius.
«Avrei potuto farlo».
«Quando dormi, ti agiti: saresti già caduto dalla sedia ed io ora starei tentando di rialzare in piedi un imbecille completamente sbronzo» spiegò Sirius con voce sarcastica.
Si sedette sulla sedia di fronte all'amico e si spinse indietro, in modo da ondeggiare sulle sole gambe posteriori. Incrociò le braccia dietro alla testa e iniziò a fissare Remus con aria inquisitoria.
«Che festeggiamo?».
Remus gli rivolse un'occhiata stanca e scosse la testa.
«Va' al diavolo» sbottò.
Fece per alzarsi, ma Sirius si rivelò più rapido e gli strinse il polso con durezza. Remus dovette osservare la sua mano per qualche istante, prima che la sua mente indolenzita dall'alcol recepisse il gesto dell'amico. Quando sollevò gli occhi sul suo volto, notò che l'espressione irriverente di Sirius si era fatta molto più scura e severa.
«Che diavolo stai combinando, Moony?».
Remus deglutì a forza e tentò di liberarsi dalla sua presa.
«Sto cercando di andarmene a letto, Padfoot» ribatté pungente. «Con il tuo permesso, s'intende».
«Ieri ti ho visto a Godric's Hollow» sentenziò.
Remus sobbalzò come se Sirius avesse brandito una frusta contro di lui. Lo fissò negli occhi, nervoso, e non fu in grado di sostenere a lungo la sua espressione accusatoria.
«Non dire stupidaggini, Padfoot».
La stretta di Sirius si fece più forte attorno al suo polso.
«Non è che ci stai fottendo tutti, vero, Remus?».
Di nuovo, Remus trasalì. L'ingiusta calunnia di Sirius parve dargli l'energia per liberarsi di lui; strattonò con durezza il braccio e fissò con astio malcelato l'amico. Un'improvvisa ondata di indignazione si levò d'un tratto nel suo petto e provò il folle desiderio di prendere Sirius a pugni.
«Mi auguro tu stia scherzando» ribatté gelido. «Come diavolo puoi pensare che... oh, vaffanculo, Sirius. Tu e le tue uscite del cazzo».
Sirius mosse le mani in un gesto di indifferenza e si rilassò contro lo schienale.
«Ok, Moony. Se lo dici tu, è ok» concluse con semplicità – troppa, secondo Remus. «Se non ci stai fottendo tutti, allora, cos'è che ci stai nascondendo?».
«Non vi sto nascondendo un bel niente».
Si diresse a passi svelti verso la porta della cucina, sperando che Sirius si decidesse a chiudere la bocca. Era sull'orlo di una crisi di nervi e questo, per lui, significava solo una cosa: rischiava di perdere il controllo. Se fosse accaduto, la parte irrazionale e brutale di sé avrebbe avuto un glorioso anticipo di plenilunio e lui avrebbe perso per l'ennesima volta.
«Moony» lo fermò la voce di Sirius sull'uscio.
«Che vuoi, Padfoot?».
Sirius strinse gli occhi, guardingo.
«Non è Lily, quella che ti stai fottendo, vero?» sibilò minaccioso.
La mano di Remus si strinse involontariamente contro lo stipite. Socchiuse le palpebre e fece un respiro profondo.
«No» mentì in un sussurro imbarazzato, prima di svanire nel buio dell'ingresso.
Sirius rimase ad osservare il bicchiere vuote dell'amico, scuotendo con una smorfia indispettita il capo.
Viva gli sposi.


Strinse le mani affusolate attorno al suo collo, avvicinandolo a sé e schiudendo le belle labbra piene con un fremito sommesso. La sensazione delle sue dita che scivolavano audaci sulle sue cosce le stava lasciando un vago retrogusto amaro. Le sue carezze erano pesanti – eccome, se pesavano. Pesavano tanto nel piacere che le procuravano quanto nella paura che le incutevano.
Estasi e terrore.
L'eterno binomio degli amanti.
Adulteri.
Per Lily, fare l'amore con Remus aveva il sapore di una droga. Era totalmente assuefatta dai suoi baci e dai suoi gemiti rochi; se ne saziava quasi con ferocia. Ed ogni volta, per quanto tentasse di ricacciare indietro il reale pensiero di cosa stavano facendo, si sentiva soffocare da un atroce senso di disperazione.
Non avrebbe mai pensato che il rimorso potesse provocare tanto dolore.
Era capitato che lei soffocasse le proprie grida nella federa del cuscino; che graffiasse le lenzuola con tanta foga da strapparle, quasi. Remus la bloccava solo quando intuiva che era in procinto di fare male a se stessa e si stendeva accanto a lei, accarezzandole con dolcezza i lunghi capelli rossi.
Dove aveva sbagliato?
Per l'ennesima volta, il piacere la invase con la stessa crudele intensità dei morsi della propria coscienza.


Remus si portò alle labbra una sigaretta un po' sciupata e aspirò con estenuante lentezza. La nuvola di fumo si disperse sfuggente attorno alle loro teste.
«Sirius è venuto a trovarmi, oggi».
Lei esitò un attimo e sollevò lo sguardo dal suo petto.
«Cosa voleva?».
«Voleva sapere chi di loro sto tradendo» rispose con uno sbuffo triste.
Lily si alzò con uno scatto nervoso e lo fissò con gli occhi sgranati dall'orrore.
«Credi che sappia qualcosa?» bisbigliò in un sussurro a malapena udibile.
Remus la guardò intensamente un paio di istanti, prima di annuire desolato.
«Temo di sì» replicò mestamente. «Ha detto di avermi visto uscire da Godric's Hollow, ieri».
«Non significa proprio niente» ribatté lei sulla difensiva, scuotendo decisa il capo.
«Sappiamo entrambi che non è vero, Lily».
Lei socchiuse gli occhi e strinse le labbra, disperata.
«Buon Dio...» mormorò. «Remus, dobbiamo smetterla subito».
Lui aspirò un'altra boccata di fumo e le rivolse un sorriso tirato.
«Ho perso il numero delle volte in cui abbiamo tentato di smettere».
Lily si passò una mano fra i bel capelli rossi, se li portò sulla spalla sinistra e iniziò a pettinarseli distrattamente con le dita. Fissava il volto di Remus, ma lui immaginava che la sua mente fosse orientata in un posto ben più distante del suo letto.
«Perché adesso?» domandò infine. «Perché non qualche anno fa? Sarebbe stato tutto più facile».
Remus sorrise sprezzante.
«Tu credi?».
«Ne sono convinta».
Lui scosse il capo.
«Qualche anno fa ero meno debole. Non avrei mai tradito James».
Lily sobbalzò a quel biasimo diretto.
«Finiremo all'inferno».
Remus ridacchiò sommessamente e lei gli rivolse un'occhiata dura.
«Non esiste l'inferno, Lily» commentò con voce stranamente aspra. «E non esiste il paradiso. Non esiste Dio, non esiste redenzione e non esiste giustizia che qualcuno non possa comprare».
Lo splendore dello sguardo di Lily venne offuscato da un'ombra tormentata, mentre lo scrutava con aria stranita.
«Quando sei diventato così cinico?».
«Non lo so» rispose lui con dura ironia, concedendosi un'ultima boccata amara. «Quando ho visto dove può arrivare la perversione umana, credo. O quando mi sono imbattuto in ciò che restava di Benji Fenwick. Oppure, magari, quando ho visto i piccoli corpi dei figli di Edgar Bones stra--».
«Smettila!» strillò con foga Lily, sporgendosi verso di lui.
I suoi occhi brillavano ferocemente di lacrime.
«A volte mi chiedo che fine abbia fatto il ragazzino timido e sensibile che sei stato un tempo, Remus».
Lui sorrise tristemente.
«A volte, me lo chiedo anch'io».


Lily si strinse nella leggera vestaglia di cotone bianco e aprì circospetta la porta. Quando riconobbe il profilo pallido di Remus, il braccio che stringeva con prontezza la bacchetta scivolò inerme lungo al fianco sinistro.
«Remus!» esclamò lei, sconcertata. «Cosa ci fai qui? James--».
«--sta per tornare. Lo so» la interruppe con voce roca lui. «Ma non posso più aspettare».
«Remus...» protestò in un soffio Lily, facendolo entrare in casa. «Per l'amor di Godric, non--».
«Non può andare avanti».
Lily sgranò gli occhi, impietrita. Rimase immobile davanti alla porta, mentre la leggera brezza estiva le scompigliava la lunga chioma ramata e faceva ondeggiare la veste. Scosse la testa, incapace di credere alle sue parole.
«Che stai dicendo?».
«Tutto questo ci sta uccidendo» le rispose con uno sguardo grave. «Non possiamo continuare».
Lei chinò il capo per evitare il suo sguardo, mordendosi agitata il labbro. L'amara consapevolezza di quanto lui avesse ragione le bruciava ferocemente nel petto. Si appoggiò ai bordi levigati della credenza nell'ingresso e fece un respiro profondo.
«Mi sono innamorata di te, Remus».
Lui sobbalzò, visibilmente agitato. Si voltò rapidamente e si avvicinò alla finestra. Scrutò un paio di istanti fra i vicoli bui di Godric's Hollow, tremendamente pallido. Quando parlò di nuovo, la sua voce vibrava di emozione.
«Non è vero, Lily» disse. «Non è di me che sei innamorata».
«E di cosa mi sarei innamorata?» domandò piano lei, muovendo qualche passo verso di lui e posandogli una mano sul braccio. «Remus?».
«Ti sei innamorata di un'idea, Lily» spiegò impaziente. «Ci siamo innamorati della stessa idea sbagliata».
Lei fece un sospiro rassegnato e posò la testa sulla sua spalla.
«Lo so».
«Che cosa faremo, ora?» domandò Lily dopo qualche istante di tetro silenzio. «Cosa dobbiamo fare?».
«Me ne andrò» replicò lentamente Remus. «Non appena questa maledetta guerra sarà finita».
Lily si allontanò di scatto da lui e lo guardò con espressione sconvolta.
«Cosa?» chiese in un sussurro spaventato.
Remus annuì, provato.
«Non puoi andartene» riprese Lily, con voce rotta.
Lui le sorrise con tristezza e le sfiorò una guancia, scrutandola dolorosamente e passandole un braccio intorno alla vita sottile.
«Non posso rimanere» le soffiò in un orecchio, stringendola delicatamente e affondando il viso nei suoi capelli. «Non potrei sopportare di vederti accanto a James per tutta la vita».
«Non voglio che te ne vada».
«Rimanere sarebbe una condanna. Vederti ogni giorno mi ricorderebbe in continuazione ciò che ho perduto».
Lei voltò il capo e gli baciò appena le labbra.
«Portami con te».
«Sei la signora Potter, Lily» affermò tristemente Remus. «Sei la madre del figlio di James».
Lei singhiozzò e lo baciò con febbrile desiderio.
«Buon Dio, io ti amo...» mormorò.
«Mi dispiace».
Lily scosse il capo e sorrise senza gioia.
«Non è colpa tua» mormorò. «Sono io ad aver fatto la scelta sbagliata».


Seduto al rozzo tavolo della propria cucina, Remus fissava un punto indistinto fra i fornelli di fronte a lui. I suoi occhi sembravano spenti, distanti; la mano che portava alle labbra l'ennesima sigaretta sgualcita tremava appena.
Due candide dita affusolate si avvicinarono improvvisamente al suo viso e gli sfilarono il filtro dalla bocca.
«Non dovresti fumare, Remus» soffiò la voce di Lily al suo orecchio.
Lui fece una smorfia addolorata e strinse con forza la bottiglia di Whisky Incendiario ormai vuota.
«Non dovrei?».
«Finirà per ucciderti».
Remus rise senza allegria.
«È la vita che mi ucciderà, Lily. Uccide tutti, prima o poi».
Lily si sedette nella sedia accanto e gli sfiorò il braccio con aria premurosa, con un angelico sorriso a illuminarle gli occhi verdi.
«Nessuno di noi morirà».
«Buon Dio, Lily» le parlò con fiacchezza Remus, scrutandola in tralice attraverso una ciocca di capelli biondi. «Tu sei morta».

   
 
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