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Autore: Kagome_86    01/01/2011    7 recensioni
E' una brevissima one-shot su una ragazza che scrive, e su cosa significa per lei farlo.
Dedicata a una persona che se lo merita.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A Francesca...

non è un granché, ma spero ti piaccia.

 

 

“Le era sempre piaciuto raccontare delle storie.

Fin da bambina aveva inventato per sé e per gli altri gli scenari più inimmaginabili, le avventure più mozzafiato, gli alter-ego più fantasiosi.

E le era sempre piaciuto studiare.

Era a scuola che aveva imparato a scrivere, e quindi a poter annotare su carta tutto il lavoro della sua immaginazione, in modo da non perderlo più. Sempre a scuola aveva imparato la geografia e la storia, e da principesse che vivevano nei castelli incantati, le protagoniste delle avventure che creava si erano trasformate in giovani fanciulle coraggiose alle prese con i signorotti di ogni tempo e luogo esistente sulla terra. Aveva riempito quaderni interi con le parole che continuavano a fluire nella sua mente in ogni momento.

Aveva continuato anche da grande, quando per andare a scuola saliva sull’autobus tutte le mattine. Si sentiva fortunata, perché salendo quasi al capolinea trovava sempre posto a sedere. Si divertiva a tirare fuori il taccuino e ad inventare situazioni ed eventi che potessero collimare con le espressioni più o meno felici dei suoi compagni di viaggio.

C’era il signore con i baffi, quello che saliva alla fermata dopo la sua, portava sempre un paio di jeans sporchi di vernice e gesso, e che con molta probabilità faceva l’imbianchino. Una mattina aveva un grande sorriso dipinto sul volto, ed immaginò che avesse ricevuto una buona notizia. Quale poteva essere? Una promozione, forse? No, era troppo radioso, perché avesse a che fare solo con il lavoro, era felice come se qualcosa stesse per cambiare la sua vita. Ecco, c’era arrivata. Avrebbe avuto un figlio.

Era un gioco, per lei, un gioco che le piaceva, ed era diventata anche piuttosto brava a capire le persone. Le era dispiaciuto finire il liceo anche perché avrebbe dovuto lasciare il suo autobus.

Ma, come per ogni cosa che aveva fatto nella sua vita, si disse che sarebbe stata una nuova avventura. Avrebbe conosciuto nuove persone, ci sarebbero state nuove storie da raccontare e da vivere…

                    

Solleva per un attimo gli occhi dallo schermo del computer. Dietro al piccolo portatile che tiene sulle gambe, e che raccoglie tutte le sue fantasie di adulta, le sorridono due sguardi divertiti.

«Ero di nuovo persa nel mio mondo?» chiede, togliendosi gli occhiali e poggiando il portatile sul tavolinetto da caffè di fronte al divano.

«Un po’» mormora lui, muovendosi verso di lei e passandole il loro piccolo orgoglio.

Mentre li stringe entrambi tra le braccia, pensa che per quanto possa continuare ad inventare, non c’è niente che possa eguagliare quel momento.

E’ quella la storia più importante che abbia mai scritto.

   
 
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