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Autore: thefung    01/01/2011    7 recensioni
Isabella Swan è una ragazza di diciassette anni a cui viene diagnosticata la leucemia. Non reagisce male alla notizia, infatti è convinta che la sua vita non abbia senso, che questa malattia sia una 'manna dal cielo', mandata per alleviare tutte le sue sofferenze terrene. All'ospedale di Phoenix incontra un ragazzo dalla bellezza sconvolgente, Edward Cullen, suo coetaneo che, nonostante le carattersitiche fisiche, rimane sempre coi piedi per terra. E' qui per assistere una sua parente in malattia e, giusto per scacciare la noia, decide di scambiare due parole con Bella. Quest'ultima, piuttosto che raccontare al ragazzo il vero motivo per cui si trova lì, inventa una scusa, nascondedogli la sua malattia.
Da quelle che sembrano poche ed insignificanti parole, nasce un'amicizia che ben presto diventa un'attrazione travolgente. Purtroppo però il loro sogno sembrerebbe irrealizzabile, perché c'è ancora qualcosa che Edward non sa e che minaccia di distruggere tutto.
Tratto dal capitolo 11: "Lo sai che dalla calligrafia di una persona si può capire come essa sia?", mormorò Edward fissando il mio foglio scarabocchiato. Mi accigliai. "Mi stai dicendo che faccio schifo?". Sorrise. "No, affatto. Sto dicendo che tu sei diversa, sei speciale."
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Your Guardian Angel


*° Capitolo Nove: Domande °*

 

Driiin. Driiin.
Il suono insistente della sveglia mi ridestò dal breve sonno di quella notte, annunciando un nuovo giorno.
Mi rigirai tra le lenzuola, ancora troppo stanca per alzarmi, beandomi della sensazione di calore che provavo soltanto avvolta dalla copertina in pile blu notte.
Nonostante non accennassi ad alzarmi, sapevo che la sveglia vera e propria sarebbe arrivata entro poco, a causa dell’urlo disumano di …
“BELLA!!!! DEVI ALZARTI!!!”
… Mia madre.
Mugugnando parole senza senso, mi sbattei il cuscino in testa, cercando di dormire ancora un pochino.
“BELLA!!!! LA SCUOLA!!!”
Ormai rassegnata e con un verme per capello, scesi dal letto e, avanzando a tentoni, accesi la luce della mia stanzetta semplicissima: pareti azzurro chiaro, tetto a punta, scrivania in legno e sedia a dondolo, ricostruita perfettamente per ricreare quella che avevo a Forks nel periodo in cui i miei stavano ancora insieme.
Dopo essere passata per il bagno a darmi una sistemata, scesi le scale, sentendo la voce squillante di Renée, al lavoro in cucina.
Non aveva mai avuto problemi ad urlarmi dietro le cose, infatti anche quando si trovava ad un piano di distanza da me, riuscivo comunque a sentirla senza problemi. Anzi.
Phil, ormai sposato con lei da un annetto, era del mio stesso identico parere.
La prima parte della mattina trascorse tranquillamente, nonostante in risveglio ‘brusco’. Come abitudine, arrivai a scuola in ritardo, corsi per i corridoi come una forsennata e, proprio quando stava per suonare l’ultima campanella, mi accorsi di aver dimenticato un libro nell’armadietto.
E fu proprio a quel punto, che iniziarono i ‘problemi’ della giornata.
Quando aprii il mio armadietto, infatti, la mia attenzione venne immediatamente catturata da un soggetto estraneo, un foglietto bianco con bordi rosa shocking che non aveva nulla a vedere con il mio materiale scolastico e che pochissimi minuti prima non c’era.
Circospetta, lo esaminai.
In un primo momento, pensai che si trattasse di uno dei frequenti e stupidissimi scherzi dei miei compagni, ma era una semplicissima busta, sul cui retro era scritto il mio nome, sempre con quel colore appariscente. Una volta appurato che non c’era nulla di ‘sospetto’, l’aprii.
 
Ciao!! Sei invitato al mio party!
31 Ottobre a casa mia dalle 21 in poi. Non mancare!
Jess.
   
Jess, ovviamente, stava per Jessica Stanley, una delle tante ragazze popolari nella scuola, oca e cheerleader per professione.
Non mi aveva mai rivolto la parola né tanto meno mai invitato ad una delle sue feste. Possibile che adesso invece l’avesse fatto?
Scettica e confusa, controllai nuovamente il retro della busta, sicura di aver letto male. Il mio nome invece se ne stava ancora lì, al centro della pagina orizzontale.
Il suono stridulo dell’ultima campanella mi costrinse a prendere il libro che avevo dimenticato in precedenza ed a lasciare l’invito nell’armadietto.
A quello avrei pensato più tardi.
 
* * * * * *
 
 “Hai sentito, Jess da’ una festa!”
“Stai scherzando?! Deve essere una cosa e-s-c-l-u-s-i-v-a!”
“Certo! La organizza a casa sua! La sua mega villona con piscina e quattro campi da tennis!”
“Oh, quanto mi piacerebbe andarci! Sarebbe fighissimo!”
Le esclamazioni concitate riguardo alla festa di Jessica ormai si sentivano ovunque: nei corridoi, in classe, a mensa … gli studenti non facevano altro che parlarne.
Grazie a tutte quelle informazioni spiattellate in giro con noncuranza e un pizzico di invidia, al contrario di ciò che avevo pensato inizialmente, scoprii che la festeggiata non aveva invitato tutta la scuola, me compresa di conseguenza, ma soltanto poche persone di una certa categoria.
Categoria a cui io di certo non appartenevo neanche un po’.
Comprendere il motivo per cui ero stata invitata, perciò, mi era impossibile.
Seduta al mio solito tavolo della mensa, in disparte dal resto degli studenti, maledivo quella cretina di Jessica e il suo invito. Per colpa sua, avrei dovuto inventarmi una scusa e far di nuovo la figura della sfigata che non ha nemmeno il coraggio di andare ad una festa la notte di Halloween.
Quando vidi comparire proprio l’oggetto dei miei pensieri, ondeggiando ed ancheggiando come poche, tutto fu chiaro.
Ero a conoscenza della sfilza di fidanzati che Jessica e le sue amiche avevano e che cambiavano come massimo ogni mese, ma non mi era mai passato per la mente che potesse essere proprio il suo ragazzo il motivo del mio invito.
Guarda caso, si trattava proprio di Mike Newton, il vecchio amico di Edward che, tra l’altro, l’aveva visto sprecare con me un pomeriggio.
Era davvero questo il motivo? Era soltanto merito – o colpa – di Edward se ero stata invitata?
Le mie domande, però, furono messe immediatamente a tacere quando osservai meglio Jessica e gli altri sedersi ad un grande tavolo di forma circolare, ridendo e scherzando.
La mia attenzione ormai non era più concentrata sulla festeggiata, ma su una sua amica.
Con un groppo in gola, contemplai la pelle chiara, candida e all’apparenza morbida, gli occhi celesti, i lunghi capelli biondi che ricadevano in un’onda delicata sulla sua schiena, il corpo formoso e snello …
No, non poteva essere lei.
Mi sforzai di girare la testa dall’altra parte, di distogliere lo sguardo, ma la mia mente mi ripresentava la figura di quella ragazza in tutta la sua perfezione.
Che fosse davvero quella? La Tanya di cui avevo così tante volte sentito parlare da Edward?
Non riuscendo a resistere, sbirciai nuovamente nella sua direzione, cogliendola a ridere elegantemente.
Ecco, decisamente quello non ci voleva.
Stringendo i denti, mi imposi di non pensarci, di non guardarla e, soprattutto, di trattenere quell’impulso che mi urlava di mollarle un ceffone in faccia, per qualche strano e sconosciuto motivo.
Potevo rimproverarla di essere così bella? O, anzi, di essere così bella rispetto a me?
Non c’era affatto da stupirsi che Edward la frequentasse, serie o no che fossero le sue intenzioni.
Abbandonai la testa su quello che ormai tutto chiamavano ‘il tavolo sfigato’, sperando di trovarmi in un incubo e di risvegliarmi presto.
 
Quando arrivai a casa alle tre del pomeriggio, dopo aver salutato frettolosamente mia madre, mi chiusi in camera mia, decisa a studiare a più non posso e a nascondere il cellulare in qualche posto remoto della casa perché non avessi la tentazione di chiamare Edward.
Una volta che l’ebbi ficcato circospetta in uno dei cassetti del bagno, ritornai alla scrivania, provando a concentrarmi soltanto su biologia e, in particolare, sulla paleontologia.
Attorno alla metà del XVII secolo, i geologi avevano già iniziato a cartografare gli strati orizzontali di rocce sedimentarie della crosta terrestre …
Ma Edward allora è così influente anche nella mia scuola?
… Tali strati erano stati depositati a poco a poco l’uno sull’altro, nel corso del tempo, ed erano chiaramente visibili nei siti dove …
E se invece non c’entrasse nulla? Se non conoscesse Jessica Stanley?
… l’erosione o gli scavi avevano inciso profondamente la terra …
E quella Tanya … chissà se è lì con lui in questo momento …
Chiusi il libro con un tonfo, ormai conscia che non sarei mai riuscita a studiare con tutti quei pensieri per la testa.
Dopo essermi alzata di scatto dalla sedia, corsi in bagno a recuperare il cellulare, faticando non poco per trovarlo e ricordarmi dove l’avevo messo.
Digitai in fretta e furia il numero di Edward e, ascoltando il solito ‘tu … tu … tu …’, cercai di regolarizzare il mio respiro.
Rispose dopo tre squilli.
Pronto?
“Conosci una certa Jessica Stanley?”, sputai fuori come prima cosa.
Ciao, Bella. Sto molto bene, grazie per la spontaneità con cui l’hai chiesto”, rispose ghignando.
Alzai gli occhi al cielo. “Ciao, Edward”
Ridacchiò, divertito.
Vedo che ti sei ricordata dell’educazione, per una buona volta”, mi sfotté ancora.
Sbuffai. “Dai, Edward, mi puoi rispondere, gentilmente?” 
Jessica Stanley hai detto?”
“Sì, proprio lei”
Occhi e capelli castani, bel fisico e carnagione olivastra?”, domandò nuovamente, come a farmi il terzo grado.
“Esattamente”, sperai di non doverlo ripetere più allora.
Allora sì”, s’interruppe. “Perché?
“Perché non mi ha mai rivolto la parola in vita sua e oggi se n’è spuntata con un invito alla sua esclusiva festa di Halloween.”, spiegai acida.
Non sembrò parecchio sorpreso o stupito, probabilmente perché lui non aveva mai visto come si comportavano solitamente con me. “Oh, se vuoi saperlo ci sarò anch’io. E anche mia sorella
Sbuffai. Come se ci fosse da domandarselo.
“E sei a conoscenza, caro il mio fighetto, del fatto che Jessica sta con Mike?”, continuai con quel tono sarcastico.
Davvero?! Quanti nuovi sviluppi mi sono perso?”, la seconda domanda la borbottò quasi tra sé.
“Non saprei … ma penso che Mike abbia detto a Jessica che noi due ci conosciamo e che sia questo il solo motivo per cui sono stata invitata”, spiegai.
Può darsi: sono molto popolare anche nella tua scuola!”, esclamò vantandosi.
“Ma che modestia, Peter … sembra che tanti dei tuoi amici frequentino il mio stesso istituto, in effetti …”, la buttai lì, mirando a qualcosa di ben più preciso che aveva preso immediatamente la precedenza rispetto alla festa di Halloween.
Sì, in effetti è vero. Mike, Jessica e … altri”, assentì, confuso dalla mia affermazione di prima.
“Tra 'altri' c’è anche la tua Tanya …? Mi è sembrato di vedere una ragazza che le somigliasse oggi a mensa …”, farfugliai, vergognandomi come una ladra.
Tanya? No, no. Tanya va nella mia scuola. Quella che devi aver visto è sua cugina Irina.”
“Oh.”
Sospirai sonoramente, da una parte felice del fatto che il nemico non frequentasse la mia scuola e dall’altra preoccupata della sua presenza decisamente troppo vicina a Edward.
Preoccupata?
Il nemico?
Mi stupii io stessa dei miei pensieri mentre scuotevo leggermente la testa, come a liberarmene.
“Sono molto … carine, ecco”, mormorai, percependo perfettamente l’eufemismo.
Dall’altra parte, però, udii soltanto un silenzio ricco di fruscii.
“Edward?”
Nessuna risposta.
“Edward, ci sei ancora?!”
Scusa, Bella … stavo controllando mia zia.”
Quella risposta mi spiazzò. “Controllavi tua zia?!”, chiesi profondamente scettica.
In quegli ultimi giorni, oltre ad approfondire la mia amicizia con Edward, avevo avuto l’opportunità di conoscere la sua prozia, l’inimitabile signora Carmen.
Era una donna allegra, solare, lamentosa e permalosa quando la gamba ingessata le faceva più male del solito, allergica agli ospedali proprio come me e suo nipote; il suo adorato nipote.
Eh sì, nutriva un affetto incredibile nei confronti di Edward e, ogni volta che lui la lasciava anche solo per andare in bagno, una maschera di tristezza sostituiva quell’espressione solare e calda che solitamente la caratterizzava.
Sì, davvero!”, esclamò con vigore Edward. “È da qualche giorno che è strana, te l’ho detto!
“Le fa male la gamba?”
No, la gamba non c’entra nulla. Però ha dei comportamenti strani”, disse evasivo.
“Di che tipo?”
Guarda il vuoto sorridendo come un ebete, canticchia mentre facciamo il solito giretto per il corridoio, quando le parlo non mi ascolta … sembra in trance!
“Hai provato a parlarne con i medici? Magari è grave”
No, non ne ho parlato con nessuno … però quelli che ha mi sembrano tutti sintomi dell’Alzheimer
“Edward!”, lo rimproverai, non riuscendo a trattenere una risata. “Sei crudele!”
Crudele un corno!”, rise anche lui. “I segnali ci sono tutti, te l’ho detto”, s’interruppe un attimo. “Ecco, ad esempio, fino ad un secondo fa fissava il vuoto, ed ora che è appena passato un gruppetto di anziani malconci come lei, ha addirittura gli occhi che luccicano!”, disse concitato.
“Mah … chiederò ai miei, ok?”
Va bene. Adesso però ti devo lasciare. Sembra possa svenire da un momento all’altro
“Trattala bene, Edward, e non parlare dell’Alzheimer!”
Contaci!”, ghignò. “Ci vediamo, Bella. Quando riesci, passa all’ospedale, ok?
Mi ritrovai a sorridere a quella sua affermazione. “Certo. Un bacio”, dissi senza pensarci.
Oddio.
Avevo detto … un bacio?!
Un bacio anche a te”, mormorò prima di chiudere la conversazione.
Rimasi a fissare il cellulare per qualche minuto, in testa soltanto il suono melodioso della voce di Edward e il ricordo del suo sorriso.
Quando mi ridestai, scesi le scale lenta, raggiungendo mia madre che stava mettendo i panni sporchi nella lavatrice.
“Mamma, posso chiederti una cosa?”, chiesi entrando nel bagno e chiudendo la porta dietro di me.
“Certo, tesoro”, rispose, ancora concentrata nella sua mansione.
“La prozia di Edward, la signora Carmen, si comporta in modo strano da qualche giorno.”
“Mmm?”
“Guarda il vuoto sorridendo, canticchia, entra in una specie di trance …”
“Davvero?”, domandò, sollevando la testa e fissandomi con quei suoi occhi grandi e blu, da bambina.
“Sì, Edward dice così. Ed è un po’ preoccupato … secondo te di che cosa si tratta?”
La vidi sorridere, consapevole di qualcosa che io ignoravo completamente.
“Penso di aver capito …”
“E anche io!”, proruppe Charlie, spalancando la porta del bagno ed entrando.
“Questo bagno sta diventando decisamente affollato”, dissi acida.
“Scusa, Bells. Non ho potuto fare a meno di ascoltarvi”, si giustificò lui, prima di affiancarmi e di circondarmi le spalle con un braccio.
Dato che nessuno si decideva a parlare, lo feci io, un po’ spazientita. “Allora?”
“Be’ … direi che la signora Carmen soffre della tua stessa malattia”, rispose papà.
Strabuzzai gli occhi. “Oh santo cielo! Ha il cancro?!?!”
Renée e Charlie risero insieme, lanciandosi un’occhiata. “No, tesoro. La signora Carmen ha le tue stesse reazioni di quando tu torni da una giornata trascorsa con Edward, oppure quando ti vediamo chiacchierare con lui … è semplicemente innamorata”, spiegò dolcemente Renée.
Eh? Era questa l’unica parola che rimbombava nella mia testa.
Sbattei le palpebre, certa di aver capito male.
Era davvero così come dicevano loro? Avevo impiegato così poco per abbattere tutte quelle difese create in diciassette anni di vita, per demolire la grande muraglia che mi separava del resto del mondo? Avevo davvero impiegato così poco tempo per … innamorarmi di Edward?




Buongiorno a tutti!!!!!! Buon 2011!!!!!!!!!! ^^
Ecco di nuovo la cretina che il primo dell'anno, al posto di festeggiare, mangiare e giocare a carte, si mette a scrivere capitoli.
Che ci volete fare, quando l'ispirazione arriva non bisogna far altro che accoglierla!

Ok, dopo questi auguri, passiamo al capitolo. Penso che 'Domande' sia il titolo più appropriato, dato che Bella non fa altro che porsele.
Prima il perché dell'invito di Jessica, poi per Tanya e, infine, sul suo essere innamorata di Edward.
Ecco... su questo ultimo punto avrei delle cose da dire.
Bella non è sicura di essere innamorata di Edward. I suoi genitori lo dicono, e va bene, ma anche a loro è chiaro che a Bella PIACE Edward. Starà poi a lei capire se ne è innamorata o meno.
La signora Carmen è un personaggio che ci tenevo ad inserire. E' molto diversa dalla signora Claire di Missione d'Amore e aiuterà Bella a capire i suoi sentimenti per Edward, proprio come la ragazza la aiuterà a capire i suoi sentimenti per un signore - vedovo come lei - molto bello che gironzola nell'ospedale da un po'. Eh, si sa, il fascino del capello brizzolato... XD
Passando al capitolo scorso, vi voglio ringraziare INFINITAMENTE per le ben 11 RECENSIONI!!!!!!!!!!!! *.*
Possono sembrare poche, in effetti, ma da quando scrivo non ne ho mai ricevute così tante per un capitolo solo (se non in una OS) perciò immaginate quanto mi abbia fatto piacere!
Ringrazio inoltre le 41 che preferiscono, le 16 che ricordano e le 94 che seguono!!!!! AmoVI!!!!!!! *.*
Grazie davvero per tutto! Mi auguro stiate trascorrendo delle buone feste insieme ai vostri cari!
Tanti bacioni!
Ele

P.S. Ricordo a tutti quelli che volessero leggere, la mia OS natalizia su Edward e Bella, un piccolo ringraziamento per tutte voi che mi seguite ^^
La potete trovare QUI
Ancora baci!

   
 
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