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Autore: _Red    02/01/2011    1 recensioni
C'era una volta Ariana, una maghetta alquanto particolare. C'era una volta Astoria, che le farà scoprire il valore dell'amicizia. C'era poi anche un ragazzo, Blaise, che presto si accorgerà che esiste l'amore.
C'era poi il famoso Harry Potter, che per una volta verrà eclissato.
Eppure nessuno, nemmeno quel vecchio rimbambito di Albus Silente, aveva fatto i conti con un'ultima profezia...
Voi adesso dormienti giocherellate,
ma domani la mia vita intatta
sarà il segno della Sua disfatta.
Genere: Fluff, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Astoria Greengrass, Blaise Zabini, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
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Ariana
 

Il fuoco è distruzione e tenerezza, il massimo dono, il massimo orrore, il distruttore di ogni vita e l'elemento senza il quale la vita sarebbe impossibile. Il fuoco provoca incendi e roghi, può essere passione smisurata, furia incontrollabile, magnificenza e orrore. Senza il fuoco degli accampamenti e dei camini non sarebbe possibile passare l'inverno senza morire, non sarebbe possibile mettere insieme una pagnottella o una mezza scodella di pasta con i fagioli. I fuochi, tutti, da quello del sole a quello minuscolo di una candela, sono i punti dove la luce e l'energia dell'universo splendono. Il fuoco è la vita ed è la morte.
Poi c'è la pioggia, acqua chiara che scende dal cielo per unirsi alla terra scura e formare il fango: ad ogni goccia c'è una minuscola esplosione di altre gocce che saltano verso l'alto per accogliere l'ultima arruvata, appena giunta ad unirsi alla comitiva. Anche la pioggia, come il fuoco, è la vita ed è la morte.
Ariana aveva sedici anni, e non era né l'uno nè l'altra. Non possedeva la forza del fuoco, e nemmeno la sensibilità delle gocce di pioggia. Era una maga, provvista di bacchetta e tutto, ma non aveva alcuna affinità particolare con gli elementi. Suo padre era stato il fuoco ardente, sua madre era stata la pioggia fitta... Ma lei non era nulla.
Era una ragazza strana, la giovane Ariana. Non aveva mai studiato, ma le sue fatture erano formidabili. Ma la cosa più particolare era che la ragazza passava gran parte delle sue giornate in una piena, cupa solitudine. Proprio così, Ariana non era mai stata una persona estremamente socievole. Rifiutava l'amicizia, l'amore, il condividere le sue idee. Ogni contatto con il mondo esterno veniva volontariamente negato, distrutto.
Ariana entrò ad Hogwarts al suo sesto anno. Correva l'anno 1998, quando la ragazza mise piede per la prima volta nel castello, accompagnata dalla Vicepreside Minerva McGranitt. La sua madrina.
Era poi una calda notte di fine settembre, quella in cui Ariana uscì per la prima volta dalla sua stanza in piena notte.
La ragazza se ne stava appollaiata sul davanzale della sua finestra, e il suo sguardo, il suo pensiero correva, correva quasi librandosi in volo.
La notte era bellissima. Tra le stelle regnava il silenzio più profondo, interrotto soltanto dal nervoso volo dei pipistrelli e da quello impalpabile dei gufi. Su tutto il mondo si estendeva una pace infinita.
Ariana uscì, a piedi scalzi. Camminava rilassata sull'erbetta morbida, in tondo, a linee dritte senza meta. Il buio e il leggero venticello le fungevano da scudo.
Quella notte Ariana camminò così a lungo da giungere alla tomba di quello che era stato suo padre, prima che si allontanasse da quella che era ormai la sua defunta madre. I genitori di Ariana non si erano mai sposati, non si erano mai amati, non avevano condiviso nessuna gioia, o nessun dolore. Lei era stato l'errore di una notte.
I suoi genitori erano morti distanti, seppelliti l'uno a migliaia di chilometri dall'altro, e di sicuro in cielo non sarebbero stati accettati ambedue.
Ariana era orfana, ma lo sarebbe stata anche se i suoi genitori fossero stati ancora in vita.
Sua madre era deceduta durante il parto, e il padre era morto l'anno prima. Ariana aveva assistito al funerale, ma senza riuscire a versare nemmeno una lacrima. Aveva compreso che quella morte la rendeva un po' meno sola, un po' meno orfana.
Ariana accarezzava con le dita la lastra di marmo bianco che era la tomba, recitando parole confuse.
Il tuo ricordo sopravviverà, cesserà di esistere soltanto quando nessuno ti amerà più,,, E te lo prometto, papà, questo non accadrà mai. Io cerco il tuo aiuto, quella mano che non ho mai avuto, che non ho mai stretto. Chi cerca aiuto, ad Hogwarts, lo trova sempre, diceva il mago più grande del secolo, forse di tutti i tempi. Io non fallirò nella mia missione, papà, non cadrò, non perderò il senno... Te lo prometto.
Dette queste brevi frasi, Ariana fissò a lungo la fotografia e quel nome inciso. Fece apparire dei fiori con la bacchetta e li appoggiò sulla lastra, e tornò a dormire.
Suo padre non sarebbe tornato dal Mondo dei Morti, Ariana lo sapeva bene, perchè in fondo lui aveva sempre vissuto così, con un piede nella Terra dei Vivi ed un'altro nella Terra dei Morti. Ma ora era tutto più difficile, Ariana aveva una missione, e non sapeva da che parte cominciare.
  
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