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Autore: Sumiya Sakamoto    02/01/2011    3 recensioni
In una nevosa giornata invernale Norvegia, Svezia, Danimarca, Finlandia e Islanda, passano il loro pomeriggio giocando, pattinando e combattendo fra la neve.
Genere: Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Bene, innanzitutto, l’idea mi è venuta ascoltando White Is In The Winter Night di Enya, che per me è la canzone invernale per eccellenza e ho pensato ai nordici perché nessuno parla mai di loro, poverini. Poi, dopo aver navigato per ore in rete per scoprire i nomi di alcuni dei nordici, ho trovato scritto che i conosciuti, come già sapevo, sono Berwald Oxenstierna, ossia la Svezia e Tino Väinämöinen, la Finlandia. Per la Danimarca, la Norvegia e l’Islanda, non si sa ancora quali siano i nomi veri ma sul sito del creatore di Hetalia, c’è scritto che i possibili nomi di Danimarca sono Anersen, Christensen, Anasen, Simon Densen, Abel, Mikkel, Magnus e Bertram e dato che Danimarca è chiamato il Re della Scandinavia, ho pensato di chiamarlo Magnus, che sa molto di re. I possibili nomi di Norvegia sono Lukas Bondevik, Børre Thomassen, Bjørn, Kjetil, Knute e Sigurd e io ho deciso per Lukas perché ha anche il cognome ed era più carino del nome Børre, mentre i possibili nomi per Islanda sono Emil Steilsson, Sigurður, Eiríkur e Egill e io ho scelto Emil, per lo stesso motivo del nome di Norvegia. Detto questo spero vi piaccia e spero che qualcuno mi lasci anche un minuuuuuscolo commento così capisco se faccio tanto schifo o posso continuare a pubblicare.
Buona lettura.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Sorrideva. Non aveva fatto altro per tutto il giorno. Era disteso a pancia in su, in mezzo alla neve candida e muoveva le braccia su e giù, mentre le gambe si univano e si allargavano senza sosta. Guardava il cielo nel quale l’azzurro del pomeriggio si mischiava all’amaranto del tramonto, creando sfumature violette.
“Tino, stai facendo un buco, non un angelo!” sentì la voce di Danimarca richiamarlo dai suoi pensieri. Si alzò con cautela, stando attento a non rovinare il suo capolavoro e si voltò ad ammirarlo. Sì, gli piaceva molto. Si girò per comunicare agli altri che aveva finito ma una palla di neve gelata lo colpì in pieno volto, mandandogli la neve negli occhi, nel naso, nella bocca, nel colletto del giubbotto e nel cappuccio. Sputacchiando barcollò alla cieca verso Islanda che ridacchiò piano vedendo Finlandia in quello stato.
“Non pensare di passarla liscia!” Tino sentì il grido belluino di Svezia che gli venne in soccorso bombardando di palle di neve Islanda che veloce e leggero cominciò a correre sulla neve fresca senza affondare minimamente, a passi rapidi e chinandosi fulmineo di tanto in tanto per raccogliere della neve e lanciarla dietro di sé senza badare a dove finiva. Berwald fu colpito in testa e il cappello gli volò via.
Danimarca intanto, schivando le palle di neve, era arrivato fino al laghetto ghiacciato, vicino al quale gli amici stavano giocando. Una figura solitaria disegnava dei dolci cerchi e dei disegni astratti sulla superficie ghiacciata con dei pattini color argento. Norvegia levò lo sguardo e vide Danimarca osservarlo, ridendo. Non gli sorrise di rimando. Non per cattiveria, era nella sua natura essere una Nazione seria e introversa. Magnus alzò una mano e lo salutò. Lui rispose al saluto con un cenno del capo e continuò a pattinare con le mani dietro la schiena.
“Lukas! Vieni qui!” lo chiamò il danese. Il norvegese sospirò e scivolando sull’acqua gelata si avvicinò con movimenti fluidi all’altro. Appena gli fu abbastanza vicino, Magnus lo prese per i fianchi e lo trasse a sé, sbilanciandosi e cadendo con il norvegese su un letto di neve bianca. “Attento, ho i pattini!” lo avvertì Norvegia, tentando di tenere lontane le lame dal corpo del più grande.
“Lo so!” esclamò contento Danimarca, stringendo il norvegese in un abbraccio soffocante, cosa che lo irritò non poco. Magnus gli tolse il cappello blu e gli scompigliò i capelli biondi con una mano guantata. “Finiscila!” si lamentò Norvegia, cercando di rimetterseli a posto. Il danese lo vide alzare lo sguardo sopra la sua testa e quindi rotolare di lato veloce, appena in tempo per non ricevere una palla di neve lanciata da Finlandia, che colpi Danimarca sulla nuca. Mentre inveiva contro il finlandese, Magnus vide con la coda dell’occhio Lukas coprirsi la bocca con una mano, forse per nascondere un sorriso. Si rivolse al compagno e gli disse sorridendo “Vieni anche tu!” per poi raccogliere un bel po’ di neve e correre in direzione di Finlandia, sfidando l’ira di Svezia che tentava di proteggerlo dagli attacchi a sorpresa di Islanda. Norvegia rimase a guardarli per qualche secondo, a vederli ridere e ricoprirsi di neve a vicenda, per poi perdere l’equilibrio e tuffarsi nella neve, mangiandola, infilandosela nei vestiti per vendetta e lanciandola in aria. Un lieve sorriso gli increspò le labbra. Si tolse i pattini, li appoggiò vicino alla riva del laghetto e si infilò le scarpe che usava di solito. Quindi si alzò, prese in mano un pizzico di neve e mangiandola e succhandola si avvicinò ai quattro che ora urlavano frasi sgrammaticate e tentavano di respirare o perché mezzi sepolti dalla neve o perché le risate avevano loro mozzato il fiato. Tutto andava bene, purché non facessero male al suo fratellino, Islanda, che poi tanto piccolo non era, ma Norvegia aveva sempre avuto istinti materni verso il fratello minore. Questi era saltato sulla schiena di Svezia e gli aveva schiacciato in faccia a tradimento da dietro un’altra palla di neve.
“Tino!” aveva chiamato allora Berwald. Veloce come la luce, la Finlandia era venuta a soccorre il suo alto alleato, facendo solletico a Islanda che ridendo mollò la presa. Danimarca, che per par condicio si era alleato con Finlandia, spedì un’enorme agglomerato di neve in faccia al povero Berwald, al quale volò di nuovo il cappello. Cominciò quindi una lotta fra giganti, nella quale enorme masse di neve presero a volare da tutte le parti in tutte le direzioni, mentre i più piccoli, Islanda e Finlandia schivavano agilmente i colpi o davano manforte al proprio alleato. Norvegia chinandosi per raccogliere altra neve da mangiare, ritenne che la sua presenza avrebbe dato vita a una lotta impari. Decise allora di stare da vedere ed eventualmente di fare da giudice. Si sedette a gambe incrociate e passò una mano sottile fra la neve, prendendone un po’ con le dita e lasciandola cadere. Carezzò con tenerezza il manto liscio e si rese conto di quanto gli fosse mancata in quei mesi estivi, che anche se al Nord duravano meno che negli altri paesi, diminuivano di molto le probabilità che nevicasse. Decise che avrebbe costruito qualcosa con la neve, come amava fare di solito.
“Prendi questa!” gridò Danimarca con voce squillante e allegra, nonostante fosse completamente bagnato. “Prova a schivare questa se ci riesci!” gli sbraitò di rimando Svezia, con la bocca piena di neve e senza più cappello in testa, per prevenire il rischio di perderlo un’altra volta. Finlandia con i capelli completamente fradici tentava ancora di colpire invano Islanda, il quale per meglio sfuggire ai colpi aveva deciso di correre a quattro zampe. Finalmente, dopo molti e vani tentativi, Tino riuscì a colpire l’islandese, che cadde come morto sulla neve. Tutti smisero all’istante di combattere e corsero a vedere come stava. Norvegia da lontano aveva visto il fratello cadere e, apprensivo, era corso anche lui a controllare in che condizioni fosse Emil. Gli amici si chinarono tutti sull’islandese, che con il viso arrossato e pieno di neve ora cercava di togliersi dei fiocchi di neve dagli occhi. “Emil, tutto bene?” chiese Lukas.
“S-sì…” rispose il fratello tra un colpo di tosse e un altro. Norvegia l’aiutò a pulire il viso, poi disse “Basta giocare per oggi, si sta facendo buio.” Come se stessero ubbidendo ad una madre, le altre Nazioni, anche le più alte, si avviarono a testa china verso la casetta di legno vicino a dove avevano giocato.
“Lukas?” si sentì chiamare Norvegia. Si voltò. Finlandia stava indicando il posto dove il norvegese si era seduto poco prima “L’hai fatto tu?” chiese indicando la piccola figura di neve creata da Norvegia. Questi annuì. Gli amici incuriositi si avvicinarono per vederla meglio.
“È un elfo!” esclamò Danimarca.
“Non è un elfo…” lo contraddisse Svezia, sistemandosi gli occhiali ancora innevati sul naso “È un…”
“Sentiamo, cos’è, sapientone?” lo prese in giro Danimarca.
“È una fata!” disse Finlandia, voltandosi verso Norvegia per averne la conferma. Questi accennò ad un sorriso ma scosse il capo. Il finlandese ci rimase un po’ male “E allora cos’è?”
“È uno spirito.” Disse semplicemente il norvegese.
“Lo spirito della neve.” Aggiunse piano Islanda, guardando la creatura di neve, con due piccole ali sulla schiena, in piedi e con le manine giunte, mentre i suoi occhi che sembravano brillare guardavano il cielo e i capelli bianchi le scendevano dolci sulle spalle, sparpagliandosi ordinatamente. Sembrava vestita di foglie, ma a causa dell’assenza di colore non si poteva esserne certi.
“È bellissimo, Norvegia.” Sussurrò Finlandia incantato.
“Grazie.” Mormorò l’altro tenendo lo sguardo basso, leggermente imbarazzato. “Chi ha voglia di cioccolata?” chiese poi, per convincere gli altri a rientrare. Tino fece un salto gridando “Cioccolata!”, Islanda senza dire nulla corse direttamente verso la casetta, Svezia prendendo Finlandia per mano si diresse verso l’abitazione, mentre Danimarca rimase a guardare Norvegia con una strana espressione, a metà fra il felice e l’amorevole. Lukas volse lo sguardo altrove, temendo di diventare rosso e si diresse a passo svelto a recuperare i pattini.
Quasi un’ora dopo, i quattro erano finalmente riusciti a scrollarsi di dosso tutta la neve che avevano – Islanda ne aveva trovata un po’ nelle mutande – e si erano asciugati, quindi avevano infine preparato la tanto desiderata cioccolata – anche se Svezia aveva preferito del tè caldo con cannella – e si erano seduti sulle poltrone e sul divano davanti al camino nel piccolo soggiorno della casetta. Per qualche minuto nessuno parlò, tutti troppo impegnati a soffiare sulla cioccolata per raffreddarla in fretta o a fissare la danza del fuoco nel caminetto e ad ascoltare il suo scoppiettio. Fu Norvegia a rompere il silenzio “Nevica.” Disse. Tutti si voltarono a guardare fuori dalla finestra. Piccoli fiocchi bianchi scendevano lenti dal cielo ormai indaco, confondendosi a volte con le stelle che già spuntavano timide, simili a diamanti.
“Domani ti distruggo.” Disse tranquillo Svezia a Danimarca.
“Voglio proprio vedere.” Rispose di rimando questi.
“Io domani costruisco un pupazzo di neve!” comunicò felice Finlandia.
“E io pattinerò.” Riferì Islanda. Norvegia stette a guardarli pensando a come avrebbe fatto senza di loro e di colpo sentì un calore invaderlo dentro. Un calore che non aveva nulla a che vedere con la cioccolata o il fuoco. Un calore che non provava spesso, essendo una Nazione del Nord. Ma, dopo un attimo di confusione si rese conto che quel calore era piacevole e non gli dispiaceva. Si ritrovò a sorridere, un sorriso vero, mentre guardava la neve e pensava a quale meravigliosa giornata avrebbe passato l’indomani.
  
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