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Autore: Karyon    03/01/2011    3 recensioni
La voce di sua madre sembrava persino troppo per essere contenuta; nonostante le parole che scivolavano sulle sue labbra gli corressero addosso senza più scalfirlo, qualcosa in lui sembrava sussurrare che tutto quello non era giusto, non più...
Partecipa al "A years together" del Collection of Starlight.
Genere: Introspettivo, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Regulus Black, Sirius Black
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Partecipa al “AYT  A year together” del Collection of Starlight.
Prompt 272. Pennino e calamaio.
 
« Colloportus »
 
Sirius fissava il liquido scuro che si allargava sul tappeto, assorbito dal tessuto finemente intrecciato a ricamare delle decorazioni a forma astratta, senza in realtà vederlo.
Le urla che provenivano dal salotto erano state attutite dalla spessa porta in legno compatto, senza tuttavia impedire loro di insinuarsi nella mente, facendosi spazio con estrema precisione nella confusione dei suoi pensieri.
La voce di sua madre sembrava persino troppo per essere contenuta; nonostante le parole che scivolavano sulle sue labbra gli corressero addosso senza più scalfirlo, qualcosa in lui sembrava sussurrare che tutto quello non era giusto, non più.
Aveva rifiutato – questa volta sul serio, davvero sul serio – di imporsi quel marchio sulla pelle e quel fardello sul cuore, imponendo dei limiti che lui aveva sottovalutato e che ora non poteva più rimuovere senza perdere se stesso.
Con sguardo cieco, si rivolse al foglio di pergamena che stava scrivendo prima che suo padre irrompesse a rovinargli l’umore: l’elegante grafia che aveva trascritto poche parole di esordio era scivolata in una riga netta, risoluta, in mezzo alla pagina immacolata; quasi fosse quello il testo della lettera, la sua concentrazione rimase assoluta per qualche istante, prima che una molla scattasse in lui.
Sirius afferrò il calamaio ormai quasi interamente svuotato del suo contenuto e lo appoggiò sulla scrivania di mogano, intinse il pennino aggraziato che nulla aveva a che vedere con le ordinarie piume da scrittura e continuò a scrivere, sullo stesso foglio:
 
Caro Moony,
Penso che questa vita si giunta al culmine.
Non riesco più a sopportare, non riesco più a non vedere.
Mia madre è giù che impazzisce, coltivando quel dramma che ha cominciato quando sono nato: la vergogna che getto sul suo illustrissimo albero genealogico è, a quanto pare, inimmaginabile.
Mio padre è venuto qui, in camera mia… è da più di cinque anni che non ci mette piede, ovviamente da quando sono stato accolto dagli “ sporchi babbanofili pseudo-maghi”; ci crederesti?
E ora è entrato semplicemente per chiedermi, con quel suo tono da generale dell’esercito magico in pensione, perché abbia rifiutato di farmi marchiare come una bestia da macello. Me lo ha chiesto come se parlasse del tempo o del risultato del Campionato di Quidditch, capisci?
Regulus, in tutto questo, continua a chiedermi perché “fai così e getti la famiglia nel disonore”… vorrei parlargli, vorrei dirgli quello che provo e quello che penso, vorrei abbracciarlo come farebbe un fratello normale in qualsiasi altra situazione. Ma non posso, il tempo è finito.
Temo che se rimango qui un altro po’, potrei perdermi.
Sono forte, ma non abbastanza per lottare per sempre, probabilmente potrei anche cedere… probabilmente.
Ho bisogno di allontanarmi! Credi che i Potter mi accetterebbero con loro?
Ho già accennato la cosa a James, ovviamente lui non si fa problemi e so che anche i suoi non avrebbero dubbi, però… non voglio causare altri casini. Per Merlino, non voglio essere un peso!
Scusami lo sfogo, ma ne avevo bisogno; ovviamente se vuoi farlo anche tu, se hai da parlarmi o da dirmi qualcosa, fallo.
Sii completamente sincero, so che sono stato uno stupido.
Ma, credimi, questa volta non potevo fare altro. Non ho avuto altra scelta.
Forse quando mi risponderai sarò già fuggito da Prongs, cercami da lui.
Sempre tuo,
Pads
Post Scriptum: quella riga antiestetica è il risultato della recente vena violenta del mio genitore. E’ bello scoprire nuovi aspetti del suo splendido carattere.
 
Terminato di scrivere, Sirius si rivolse allo sguardo di smeraldo del gufo che aspettava pazientemente sul trespolo.
«Mi raccomando, vai veloce…»  gli sussurrò, legandogli la lettera alla zampetta sottile e accarezzandogli il manto color miele.
Un schiocco di becco e l’animale mosse le ali, ondeggiando nel cielo turchino di un bel giorno estivo.
Sirius sospirò, mentre con gesti lenti e mani tremanti – di rabbia, di delusione, di odio, di frustrazione e chissà cos’altro – riponeva ogni cosa nel profondo baule ai piedi del letto.
Concluso quel lavoro, si guardò intorno alla ricerca di oggetti perduti; il silenzio che si spandeva dentro e fuori di lui, dalla sua stanza al salotto, alla sua mente e persino al suo cuore, sembrava accoglierlo in una bolla parallela, lontana e distaccata da qualsiasi altra cosa.
Ripensò alla sua famiglia, ai Mangiamorte, a Voldemort, alla cerimonia che portava al Marchio Nero, a tutto, tutto, senza trovare niente – neanche una minima cosa – che potesse indurlo a restare.
Niente sembrava possedere tanta vita da permanere in lui, niente lo interessava tanto da convincerlo a sacrificarsi per esso.
Quando uscì dalla stanza, con il baule ben contenuto in un sacchetto tramite magia e il mantello da viaggio in spalla, era risoluto come non mai ad abbandonare per sempre quel luogo.
Sirius chiuse la porta con un sospiro, poi incrociò gli occhi scuri ed impenetrabili di suo fratello; cosa avrebbe voluto dirgli e cosa lui avrebbe risposto sarebbe rimasto un mistero per sempre, perché rimasero a fissarsi per lunghi istanti, senza neanche battere ciglio – lì, sul pianerottolo di Grimmauld Place.
Regulus si riempì per bene gli occhi di lui, di suo fratello e della sua ostinazione, poi si allontanò, senza neanche un cenno di saluto, ma come se sapesse cosa avrebbe fatto.
Sirius capì di aver trattenuto il respiro e tornò a bere aria, come se un muro che gli impediva di respirare fosse crollato e, forse, era proprio così.
Si mosse lentamente verso l’atrio, sapendo che nessuno l’avrebbe notato – non con tutto il putiferio che il suo rifiuto aveva causato – e guardò la porta d’ingresso: solo un passo per cambiare totalmente la propria esistenza, per virare bruscamente verso qualcosa altro e portare al termine ciò che, quasi senza rendersene conto, aveva attivato il Cappello Parlante quando lo aveva smistato a Grifondoro.
Sirius sospirò, poi aprì la porta guardando verso la strada signorile, pulita, ordinata e totalmente sgombra, prima di fare un passo in avanti e senza guardare indietro; sul ciglio della strada si fermò, come per un’esitazione, poi infilò una mano nella tasca, sussurrando «Colloportus» con un ghignò poco celato dalle labbra sottili.
Dopotutto era un bene lasciare un ricordino alla sua dolce famiglia, tanto per ricordare che la sua non era una semplice uscita a zonzo, dopodiché diede le spalle all’imponente palazzo scuro per guardare il Mondo.
 
N/A
Che melodrammatica sono, non è vero? XD
Non mi piace questa cosa, però non volevo usare il prompt in modo banale. Dunque non ricordo bene la cronologia, però se non sbaglio Sirius se n’è andato al sesto – a 16 anni – e ho immaginato che se ne sarebbe andato quando avesse rifiutato il Marchio (ahimé che cosa banale).
La lettera a Remus ci sta, perché amo questi due e sono sempre tanto teneri ù.ù
Ovviamente molto è inventato, non sono certa dei tempi giusti, né tanto meno dei toni. Dopotutto non credo affatto che Sirius abbia ricevuto l’ordine di marchiarsi, né ce e ne sarebbe andato di casa così tranquillamente. XD
Beh, licenza poetica, of course. (L)
 
   
 
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