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Autore: The_Viking    03/01/2011    1 recensioni
Ho sempre nutrito una forte passione per i Paesi del Nord e la loro cultura musicale, folkloristica, storica e non solo; non è semplicemente dovuto al fatto che, pur non avendo io origini nordiche, il mio nome sia Olaf. No, sarebbe stato troppo banale. E' qualcosa di più profondo, di radicato intimamente... come quando, guardando il cielo al tramonto, ogni tuo pensiero si blocca poiché tu, la stessa persona che tante volte si è fermata a riflettere, volgi ora tutte le tue energie mentali alla contemplazione di quello spettacolo e sai che, se per riflettere avrai ancora tempo, per osservare quella visione effimera non avrai che una manciata di secondi. Da questa sensazione di sospensione magica nasce Miðgarðr No More, una saga di ispirazione vichinga che vuole tradurre in parole tutto questo.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Jàrnsa ed Hel, che nel frattempo era corsa ad abbracciare l’umana colma di gioia, attesero che la maestosa flotta di drakkar compisse il proprio ingresso all’imbocco del fiordo. Molta gente abbandonò le proprie occupazioni per correre a salutare i nuovi venuti; tutti rimasero colpiti dal numero elevatissimo delle navi e dei rispettivi passeggeri. Nessuno si era accorto che su quei drakkar fossero presenti soprattutto dèi ed einherjar! Ci si domandava, in effetti, come fosse possibile che, partita una sola imbarcazione per l’Islanda, ve ne fossero così tante di ritorno, per di più cariche di passeggeri, ma la meraviglia del momento mise a freno questi interrogativi. Subito il locale comandante delle truppe si recò al porto per accogliere i rinforzi appena arrivati mentre la folla, festante, si rallegrava per l’arrivo di un aiuto così consistente che avrebbe contribuito alla lotta contro i giganti, ne erano sicuri. Tutti ritrovarono ottimismo e speranza alla sola vista di quelle navi.

C’era grande trambusto sulle banchine, quel giorno: civili e truppe si erano precipitati per assistere a quell’evento e per dare l’accoglienza migliore che potessero a quelli che già consideravano eroi della patria ancor prima di averli visti scendere. Hel scortò Jàrnsa, aiutandola a farsi strada tra la folla, perché potesse riabbracciare quanto prima il marito Baldrir. Non fu loro facile, in effetti, arrivare sul luogo dell’approdo, e diversi furono gli spintoni che fu necessario assestare a coloro che erano troppo pigri o troppo poco riguardosi per spostarsi, anche dopo una gentile richiesta verbale. Infine Jàrnsa incrociò da lontano, in un attimo che non avrebbe di sicuro dimenticato per molto tempo a venire, lo sguardo del marito, che si apprestava a scendere dall’imbarcazione. Si domandò quali e quante stragi quei cari occhi avessero visto; subito si promise di evitare di parlarne con Baldrir. Meglio, piuttosto, dargli semplicemente l’affetto che gli era mancato per tanto tempo e che anch’ella non vedeva l’ora di rendergli, si disse.

Anche se alla donna parve che ciò avesse richiesto un’eternità, in poco tempo Baldrir, facendosi largo tra i compagni e le numerose persone che, festanti, acclamavano lui e gli altri a gran voce, riuscì a raggiungerla; non disse nulla fino ad allora. Procedeva, deciso, guardandola dritto negli occhi, come se volesse che la sua attenzione non fosse attirata, anche solo accidentalmente, da nulla e nessuno che non fosse lei. Arrivato dinanzi a lei le diede un lungo e appassionato bacio, stringendola con le mani ancora graffiate dalle numerose battaglie che avevano combattuto. Gli sfuggirono, come sfuggirono a Jàrnsa, lacrime di commozione, che sia l’uno che l’altra avevano temuto di non poter mai più piangere. La donna chiuse gli occhi, sentendo il ventre del marito ondeggiare a ogni respiro, come amava fare ogni volta che si abbracciavano; infine i due sciolsero l’abbraccio, sorridendosi felici. Hel li guardava a breve distanza, sentendo qualcosa di piacevole dentro di sé, che non avrebbe tuttavia saputo descrivere.
- Su quella neve dovevi esserci tu! – disse semplicemente Jàrnsa al marito, piangendo ancora.

Thorgrim Haraldsson, appena sceso dal drakkar Fjölnsviðr, si guardava attorno spaesato. Non si aspettava un’accoglienza del genere, dato che alla partenza poche erano le persone presenti sul molo per salutare la spedizione; a lui che, per di più, era un introverso di natura, l’essere acclamato come un eroe procurava un certo imbarazzo, compensato solo in parte dalla gratificazione che quel trattamento gli garantiva. Lo faceva sentire strano l’idea che, normalmente, la gente lo tenesse limitatamente in conto o che, quantomeno, lo trattasse come chiunque altro, mentre in quel momento, per come lo guardavano, avrebbe potuto benissimo essere un re. Nonostante le sue perplessità cercò di comportarsi nel modo che riteneva più opportuno alla situazione, salutando, tra molti sorrisi, la folla accorsa anche per lui. Quest’ultima non aveva saputo nulla dell’ammutinamento che a Thorgrim era toccato in Islanda, così si era sparsa la voce che egli fosse ancora il comandante della spedizione e, naturalmente, questo gli garantiva la maggior parte delle attenzioni della folla. Baldrir non vi badò: in quel momento pensava solamente a Jàrnsa. Al contrario Thorgrim, rendendosi conto di questo fatto, che un poco lo inquietava, cercò di parlarne con Baldrir, usando la dovuta discrezione. Felice per l’amico, attese che questo si allontanasse un attimo dalla moglie, che salutò gentilmente, e gli parlò.
- Baldrir… questa gente mi ritiene ancora il comandante. Dovrebbe toccare a te, mi dispiace…
- Non c’è nulla di cui dobbiate dispiacervi, comandante. Anzi, vista la professionalità che avete dimostrato sulla nave e viste le vostre ormai migliorate condizioni di salute, vi rinomino ufficialmente comandante!
Thorgrim si allontanò un poco da lui, guardandolo fisso, come per metterlo meglio a fuoco; non se lo aspettava, ma non gli nascose la propria felicità.
- Grazie, Baldrir. Sapere di poter contare su qualcuno come te è quanto di meglio si possa chiedere a un amico. Sarai sempre trattato con il riguardo che meriti!
Gli sorrise, lasciandolo di nuovo in compagnia della moglie. Osservò, felice, i suoi compagni venire accolti. Vide, tra gli altri, Erik Magnusson e lo stesso Sweyn Sigurdsson, verso il quale non nutriva più nessun rancore per il fatto che fosse stato il fomentatore dell’ammutinamento. Non era il momento per serbare rancore, era solo quello di essere felici!

Mentre si dirigeva dal capo delle truppe di stanza nella regione, accorso apposta sul luogo, il comandante Haraldsson notò una mendicante che, forse solo per l’eccitazione del momento, gli parve bellissima, anche sotto degli abiti laceri. Lei lo riconobbe.

   
 
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