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Autore: _ki_    03/01/2011    8 recensioni
Nami sentì una vena della fronte pulsarle furiosamente. Com’era possibile che quella bambina mangiasse così poche cose? Solo i mandarini, la carne e i dolci! Non c’era spazio per altro, in quello stomaco piccino. Nami per la prima volta stava desiderando che quella mocciosetta avesse preso qualcos’altro da suo padre.
Una piccola storia venuta dal nulla, con un accenno di RuNami, coppia che adoro. Spero sia di vostro gradimento =)
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Superpirata!

 

 

«Senti Lil, lo vuoi mangiare questo pomodoro sì o no?»

La bambina guardò prima sorridendo il volto della madre, poi il suoi sguardo si abbassò sul piatto e fece una smorfia.

«A me non mi piacciono i pomodori» sentenziò, voltando il capo di lato. Il suo sguardo si soffermò su un cesto di mandarini.

«Ma quelli sì! Mamma, mamma, posso i mantarini invece che i pomodori?» esclamò, un sorriso birichino a colorarle il viso. Nami sospirò pesantemente.

«E se prima mangi i pomodori e poi ti do una mandarino?»

La bambina arricciò di nuovo il naso.

«Ma però se mangio i pomodori poi nella pancia non c’è più spazio!» protestò.

«Non dire fesserie, Lil! Non hai mangiato quasi nulla!» sbottò Nami, ormai vicina ad un esaurimento. In fondo, solo perché aveva avuto una bambina non significava che aveva acquisito improvvisamente una dose massiccia di pazienza.

Lil le fece la linguaccia.

«Ma sono piena!»

«E allora non mangi i mandarini».

A quella proposta lo stomaco di Lil cominciò a borbottare. Lo sguardo allarmato della piccola era inconfondibile.

«No, no! C’è ancora lo spazio per loro, sì sì» replicò. Nami assottigliò lo sguardo.

«Se c’è spazio per loro, allora ci sarò anche spazio per i pomodori, no?»

Lil scosse furiosamente il capo.

«C’è uno spazio piccolo piccolo. Piccolo così!», strinse il pugnetto e lo agitò in aria per farlo vedere alla madre. «Ci sta il matarino, sì sì! Ma il pomodoro no, non ci sta proprio!»

Nami sentì una vena della fronte pulsarle furiosamente. Com’era possibile che quella bambina mangiasse così poche cose? Solo i mandarini, la carne e i dolci! Non c’era spazio per altro, in quello stomaco piccino. Nami per la prima volta stava desiderando che quella mocciosetta avesse preso qualcos’altro da suo padre.

«E va bene, mostriciattolo! Prenditi questo maledetto mandarino e vai fuori a giocare, non ti sopporto più!» esclamò in fine, poggiandole davanti al naso il suo adorato mandarino. La faccia della bambina era pura gioia.

«Grazie mamma! Ti voglio tanto bene, lo sai?» esclamò, prima di alzarsi e correre fuori. Nami la guardò uscire di casa canticchiando «Ho il mantarino, sì sì! Mantarino mio, ora ti mangio, sì sì!» e un inevitabile sorriso le spuntò sulle labbra. Era troppo bella farsi chiamare “mamma” da quella terribile peste.

Si risedette sulla sedia, sconfitta. Combattere contro quella bambina era pressoché impossibile. Riusciva sempre, in un modo o nell’altro, a farla cedere. Era incredibilmente stressante avere discussioni con quella piccola.

Non passarono neanche dieci minuti, poi la porta di casa si spalancò di scatto e fecero irruzione due persone.

«Nami! Ah, finalmente. Nami, devi venire subito».

La donna balzò in piedi di scatto, guardando le due che erano entrate in casa sua. Erano due donne del villaggio, madri di alcuni amici di Lil.

«Che cos’è successo questa volta?» chiese sospirando, sapendo già qual’era la fonte di tutta quella preoccupazione: sua figlia aveva la particolarità di ficcarsi sempre in qualche assurdo guaio.

«Lil stava giocando con Morea e Mozu quando siamo passate per il fiume. Due minuti dopo è arrivata Morea urlando che Lil era caduta in acqua!»

A quel punto Nami non perse tempo. S’infilò di corsa le scarpe e scese correndo dalla collina, inseguita dalle due donne.

«Quella pasticciona! Deve sempre ficcarsi in qualche guaio. Ma dico io, come si fa a cadere dentro un fiume?» borbottò, mentre si fiondava attraverso le file di mandarini, diretta verso la parte est del villaggio.

Ma quando arrivò al fiume non era più necessario il suo intervento. Lil era seduta sulla sponda, i vestiti completamente bagnati, e rideva, mentre i due amici la guardavano male. Di fronte a lei, un uomo.

Nami non ebbe bisogno di avvicinarsi per riconoscerlo. Il capello che indossava era più che inconfondibile.

«Rufy» sbottò, il fiatone dovuto alla corsa che le impediva di dire altro. L’uomo si voltò di scatto, mostrando un sorriso divertito. Anche Lil si voltò verso la madre, sorridendo con la stessa, identica espressione dell’adulto davanti a lei.

«Mamma! Hai visto? Papà è tornato!»

«Ehi, Nami!»

Nami sbuffò, cercando di far calmare i battiti furiosi del suo cuore. Guardò prima la bambina, intimandole un silenzioso ma efficace “Con te facciamo i conti dopo”, poi si voltò a guardare le due donne.

«Grazie per essere corse ad avvisarmi. Per fortuna, ora Lil è fuori pericolo».

Le due rimasero per un attimo imbambolate, lo sguardo fisso sull’uomo misterioso. Poi, sentendo lo sguardo raggelante di Nami su di loro, si affrettarono a richiamare i due bambini amici di Lil e ad allontanarsi.

Solo a quel punto Nami si concedette di voltarsi verso i suoi due teppisti.

«Lil, sei una sconsiderata» fu la prima cosa che disse, incrociando le braccia al seno. Lil scoppiò a ridere forte, passandosi una mano tra i capelli bagnati.

«Scusami mammina. Stavo cercando di prendere un pesce!»

Nami non poté far a meno di buttarsi a sedere a fianco della bambina, tirandole un leggero pugno sulla testolina rossa.

«E non hai pensato che per prendere un pesce serve una canna da pesca?»

Li sgranò gli occhi, fissandola ammirata. Nami considerò che davvero non ci aveva pensato. Il salvatore della bambina, ancora in piedi di fronte alle due, scoppiò forte a ridere e si lasciò cadere sull’erba. Lil guardandolo non poté far a meno di ridere a sua volta.

«E adesso non ridere, diavoletto! Solo perché Rufy è arrivato nel momento giusto ed è riuscito a tirarti fuori dal fiume, non vuol dire che la passerai liscia! Già con la storia del pranzo mi hai fatto arrabbiare, ora ti meriti davvero una punizione».

L’ilarità della bambina si spense in un secondo.

«E dai, mamma!» esclamò, improvvisamente conscia di ciò che l’attendeva (le punizioni di Nami non erano mai particolarmente semplici). «Avevo tutto sotto controllo! Mi ero legata ad una corda, e se quel babbeo di Mozu non ci si fosse buttato sopra e non l’avesse rotta, io sarei tornata su in un attimo!»

«Non chiamare Mozu in quel modo» ribatté Nami severa, guardandola con la sua migliore espressione da “Questa volta non la passi liscia”. «Ha avuto tutto il diritto di preoccuparsi per te, evidentemente non si era accorto di quello che faceva. E comunque, non sai neanche nuotare. Mi spieghi perché avevi così voglia di prendere quel maledetto pesce?»

Lil sembrò rabbuiarsi a quelle parole. Nami sapeva che il fatto di non saper nuotare rodeva molto alla piccola.

«Mozu mi ha detto che se riuscivo a prendere un pesce diceva a suo padre di darmi uno dei suoi libri» borbottò, risentita per la sua sconfitta. Evidentemente, ragionò Nami, Lil aveva trovato un altro libro interessante nella libreria. Sospirò.

«Se volevi un libro te lo potevo comprare io, Lil. Sai che i soldi non ci mancano».

La bambina incrociò le braccia e sporse il labbro inferiore.

«Volevo riuscire a guadagnarmi qualcosa da sola!»

Rufy, rimasto in silenzio per tutto il tempo, prese finalmente la parola.

«Avanti, Nami, sii comprensiva! Lil voleva solo far vedere al suo amico quanto vale! Non darle una punizione solo per questo».

«Stai zitto tu, non ti immischiare!» sbottò Nami furiosa, assestandogli un pungo sulla testa. Rufy si raggomitolò sull’erba e piagnucolò la sua tremenda sventura. Lil scoppiò di nuovo a ridere.

«Forza, adesso. Lil, per oggi non esci più».

Ancora una volta, il sorriso della bambina le si congelò in viso. In un attimo gli occhioni neri si fecero grandi grandi e il labbro inferiore tornò a sporgere.

«E dai, mammina! Non puoi farmi questo!»

«Eh sì, Nami! Non puoi fargli questo!»

«Lo faccio eccome. E ora zitti tutti e due e camminate!»

Cinque minuti dopo Nami si stava richiudendo la porta di casa alle spalle, per poi voltarsi ed incenerire entrambi i suoi bambini. Ed entrambi le risposero con due sorrisoni identici.

«Forza, Lil, fila in camera tua a cambiarti. Io e tuo padre dobbiamo parlare un po’».

Le faceva ancora strano, dopo cinque anno, dirlo. Io e tuo padre.

«Ma anche io voglio sentire cosa ha fatto papà!» esclamò la bambina imbronciata, a cui Rufy aveva cominciato durante la strada del ritorno a narrare una delle sue avventure. L’uomo stava per approvare le parole della bambina, quando lo sguardo di Nami lo fulminò.

«Ehm... Forza Lil, io e la mamma dobbiamo parlare. Te la racconto stasera una storia, va bene?»

Detto fatto, il volto di Lil tornò sorridente.

«Va bene! Però ne voglio una bella per farti perdonare, va bene? Se no non ti perdono!»

Rufy ridacchiò, scompigliando amorevolmente i capelli della bambina.

«Certo, tranquilla. Ora vai!»

Lil corse ridacchiando su per le scale, diretta in camera sua.

Il volto di Rufy ancora sorrideva quando si voltò verso Nami.

«Allora?» gli chiese lei, mentre lo superava per entrare in cucina.

«Abbiamo trovato Sanji due isole a Est di qui. Pare fosse rimasto incantato di nuovo dalla bellezza di una donna e fosse stato trasformato in un maialino rosa» esclamò Rufy, dopo averla seguita ed essersi buttato su una sedia. Guardò il tavolo, dove c’era ancora il piatto pieno di Lil, e in un attimo si era già avventato su di esso.

Nami inarcò un sopracciglio.

«E ora?» chiese, mentre l’uomo addentava anche l’ultimo pomodoro e si lasciava ricadere contro lo schienale.

«Ora sono tutti al porto. Aspettano di vedere quanto è cresciuta la piccola Lil. Si sono fermati un attimo da Robin, ma fra qualche minuto dovrebbero arrivare. Approposito, questi pomodori erano deliziosi. Li ha avanzati Lil?»

Nami sospirò ed annuì.

«Proprio così. Non capisco come possiate essere così uguali ed avere due stomaci così diversi. Deve essere andato storto qualcosa durante la gravidanza. Forse non le davo abbastanza da mangiare». Rivolse uno sguardo pensieroso al soffitto, dove si sentiva il rumore di Lil che saltava sul letto.

Una pressione sul viso le fece distogliere lo sguardo e puntarlo su Rufy, che le teneva il mento tra le dita e sorrideva.

«Tranquilla, non credo sia andato storto qualcosa. In fondo, mica poteva prendere tutto da me!» esclamò, ridendo. Nami assottigliò lo sguardo.

«Stai insinuando qualcosa, Rufy?»

L’interessato la guardò, sbattendo le palpebre docilmente.

«Assolutamente niente! E, senti... Perché non mi hai ancora salutato?»

Nami sorrise, alzandosi ed avvicinandosi all’uomo. Gli si sedette in grembo, intrecciando le braccia attorno al suo collo.

«Bentornato, Capitano» sussurrò, chinandosi per baciarlo.

Non durò molto. Neanche il tempo che le labbra si potessero sfiorare decentemente che la porta si aprì di scatto e fece irruzione una ciurma di pirati al completo. La loro ciurma di pirati.

«Avanti Capitano! Basta con le smancerie, anche noi vogliamo riabbracciare Nami!» esclamò Franky, dopo l’attimo di sbigottimento generale in cui erano caduti tutti alla vista dei due abbracciati. Rufy lo guardò male e Nami sospirò, mentre dalle scale proveniva un urletto poco rassicurante.

«Frankyyyy! Chappeeeeeer!»

Una testolina rossa piombò giù dalle scale, inciampò, volò per l’ingresso e finì contro il petto di Zoro, che l’afferrò malamente e rischiò di cadere a sua volta contro un imbronciato Sanji.

Lil alzò di scatto la testa e si massaggiò un attimo il naso, prima di inquadrare dove si trovava e sorridere alla persona che l’aveva salvata da un bernoccolo assicurato.

«Zio Zoro!» esclamò, buttandogli le braccia al collo. A quella dimostrazione di affetto Zoro rimase pietrificato.

«Ahah, Lil! Che bello rivederti, piccola peste!» esclamò Franky, rubando la bambina dalle braccia dello spadaccino. A lui si aggiunsero i saluti del resto della ciurma, mentre Lil sbracciava e scalpitava, saltando da un abbraccio all’altro con allegria.

Nami rimase a sorridere teneramente a quella scena, mentre Rufy ancora la stringeva a sé.

Dopo che l’uragano rosso ebbe salutato tutti, la concentrazione si soffermò sui due ancora abbracciati in cucina.

«Allora Nami, hai intenzione di venirci a salutare o dobbiamo farlo noi?» esclamò Usopp, mentre Lil gli tirava il naso e scoppiava a ridere. Nami si alzò con un sorrisone e corse ad abbracciare tutti. Quando arrivò a Sanji si fermò e lo guardò divertita.

«Dove ti eri andato a cacciare? Mi hai fatto stare in pensiero».

«Ma davvero, Nami-swaaaaan?» esclamò, l’unico occhio visibile che si trasformava in un cuoricino palpitante. Nami annuì ridendo.

«Il cuoco da strapazzo qui presente era riuscito a farsi trasformare in un maiale» borbottò Zoro guardando il biondo con aria di sfida, mentre Nami si voltava a salutare anche lui. Sanji assottigliò lo sguardo.

«Cerchi guai, testa d’alga?» sibilò, picchiettando sul pavimento con una scarpa. Zoro impugnò l’elsa di una delle sue spade.

«Non aspetto altro, nullità».

«Nullità a chi?!»

«A te, cuoco rammollito!»

«Le vuoi prendere?»

«Fatti sotto!»

«Smettetela tutti e due!»

I due eterni litiganti si fermarono di colpo, voltandosi verso la donna che li aveva richiamati all’ordine.

«Va bene che mi siete mancati, ma non così tanto da volervi veder litigare già subito! Ora fate i bravi e state zitti, mi è venuto mal di testa» disse Nami e, mentre lei si prendeva la testa tra le mani, Chopper e Lil la guardarono ammirati per la sua forza d’animo.

«Nami non cambierà mai. È formidabile» disse la piccola renna alla bambina, che intanto gli aveva rubato il cappello e se l’era messo in testa.

«La mamma è la più forte del mondo. È più forte anche di papà!» esclamò invece la piccola, catturando l’attenzione del Capitano.

«Ehi, Lil!» esclamò Cappello di Paglia risentito, facendo voltare la bambina. «Non è vero che la tua mamma è più forte di me! Sono più forte io» esclamò, piccato. Lil gonfiò le guance.

«Eh no! È più forte lei, perché quando litigate è sempre lei quella che vince!»

«Non sempre!»

«Sì invece, e poi ti dà le botte!»

«Se è per questo le dà anche a te le botte, marmocchia!»

«Sì, ma io sono una bambina! E quando diventerò grande gliele darò io a lei!»

«Ma figurati! Scommetto che quando sarai grande ti farai ancora mettere in punizione per qualche tua marachella!»

«Non è vero!»

Vi fu un momento di silenzio collettivo. Poi la piccola casetta si riempì delle risate di otto persone. La bambina aveva incrociato le braccia e guardava il suo papà con il viso imbronciato, mentre Rufy le faceva la linguaccia.

«Ho una bambina combina guai e un marito che si mette a litigare con lei su chi è più forte. Dove andremo a finire andando avanti di questo passo?» sospirò Nami rassegnata, osservando i due guardarsi con sfida. Robin le posò una mano sulla spalla.

«Spera solo che crescendo Lil cambi» le disse, forse nell’intento di consolarla. Ma Nami non prese bene quelle parole.

«Mi toccherà arrendermi, allora» borbottò risentita, prima di alzare la voce verso i due litiganti. «Ok, basta litigare ora. Lil, ti do il permesso di stare con noi solo perché oggi sono tornati gli altri. Da stasera te ne starai chiusa in camera tua».

Lo sguardo di Lil si fece di nuovo supplicante. Rufy annuì convinto.

«E dai mamma!»

«Nami, hai tutta la mia approvazione».

«Zitto tu! Lo dici solo perché non vuoi ammetterlo!»

«Non parlare così a tuo padre!»

Lil gli fece la linguaccia.

«Non ti accetto come padre finché non diventi più forte della mamma!»

«Ma sentila» borbottò Brook ridacchiando.

«Vuoi vedere che ora Rufy si mette a sfidare a duello Nami?» sghignazzò Usopp coprendosi la mano con la bocca.

«Oh sì, voglio proprio vederli» appoggiò Zoro con un ghigno perfido sul viso.

«Basta, ho detto. Rufy, molla Lil. Lil, non parlare così a Rufy».

Rufy, che stava tirando il naso alla piccola peste, si bloccò, mentre Lil, che stava allungando le guance di suo padre, le mollò di colpo, facendole schioccare mentre tornavano velocemente normali. Si lanciarono un ultimo sguardo risentito.

«Forza, ora! Lil, voglio farti vedere una cosa» esclamò Franky per cavare tutti da quella situazione esilarante e imbarazzante insieme. La bambina alzò lo sguardo verso il cyborg.

«Sìììì! Invenzione nuova, invenzione nuova!» esclamò, alzandosi e correndo dall’uomo con i capelli azzurri, che se la caricò in spalle e si avviò verso il salotto. Ben presto anche gli altri li raggiunsero. Rimasero solo Nami e Rufy, l’una persa nei suoi pensieri, l’altro ancora imbronciato per la poca considerazione che aveva di lui la figlia. Accortasi del broncio del marito, Nami gli si inginocchiò a fianco.

«È troppo simile a te» bisbigliò, accarezzandogli i capelli neri. Lui annuì e sorrise.

«Diventerà una buona pirata. Un capitano!» esclamò, sorridendo a tutta bocca. Nami gli tirò uno scappellotto.

«Scherzi?! Non voglio che mia figlia diventi una pirata!» sbottò Nami, guardandolo male. Rufy sporse il labbro inferiore.

«Ma se ha due genitori pirata...?»

«Non mi interessa! Per fortuna non ha ancora manifestato un qualche attaccamento al mare...»

«A dir la verità prima che partissi mi ha detto che quando avrà almeno dieci anni verrà con noi».

Nami deglutì. Non voleva che la sua preziosa bambina si cacciasse nei guai come avevano fatto loro. Loro avevano avuto un capitano di gomma, capace di cacciarli fuori da qualsiasi situazione, ma lei? Non voleva preoccuparsene ora.

«È irrilevante. Non diventerà come noi» risolse infine. Rufy la guardò sghignazzando.

«Sarà difficile. È cocciuta proprio come te».

«E sconsiderata come te» ammise Nami sospirando.

«Sì, devo dire che mi assomiglia molto» si pavoneggiò Rufy, gonfiando il petto. Nami gli tirò una manata ed entrambi si sorrisero.

«Sanji, ho fame!» sentirono urlare dall’altra stanza.

«Ma certo tesorino! E dimmi, cosa vorresti mangiare?»

«Qualcosa con i mantarini

«Mandarini, Lil. Man-da-ri-ni».

«Lasciami in pace, Nasone! Allora, Sanji? Me la fai una torta?»

Rufy guardò Nami negli occhi, e lei sospirò. Un attimo dopo il Capitano si era fiondato in salotto.

«Sìììììì, Sanjiiiii! Facci una tortaaaa».

«Smettila buffone, la faccio solo per Lil!»

«Ma lei non la mangia mica tutta!»

«Ha-ha! Hai sentito? La fa solo per meeee».

«Zitta mocciosa!»

«Rammollito!».

«Perdente!».

«Pirata

«Ma, Lil... “Pirata” non è un’offesa...»

«Beh... Superpirata!»

...

.....

.......

«Sanji, abbiamo fame!»

   
 
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