Storie originali > Favola
Ricorda la storia  |      
Autore: ClairLizzie    03/01/2011    3 recensioni
"Il signor Zero era un uomo superbo, egoista ed egocentrico. Amava la solitudine e si credeva il migliore nella città di Moltiplicanza. Voleva sempre essere al primo posto rispetto agli altri e con la sua aria di superiorità faceva scomparire chi gli era accanto."
Un piccolo racconto ambientato in un mondo in cui tutto segue la legge della matematica.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Questo racconto breve l'ho scritto l'anno scorso in occasione di un concorso di scrittura emanato dal mio liceo, ho appena scoperto di essere arrivata seconda quindi non dovrebbe essere così malvagio... spero che vi piaccia, se è così, vi prego commentate! mi farebbe molto piacere!


UNA FAVOLA MATEMATICA

Il signor Zero era un uomo superbo, egoista ed egocentrico. Amava la solitudine e si credeva il migliore nella città di Moltiplicanza. Voleva sempre essere al primo posto rispetto agli altri e con la sua aria di superiorità faceva scomparire chi gli era accanto.
Non era cattivo, almeno non quanto tutte quelle persone che con la loro negatività impestavano la città, lui se ne stava ben lontano da loro, anche se sapeva che non gli avrebbero fatto nulla.
“Hanno troppa paura di un uomo forte e impavido come me! Che si facciano avanti, questi conigli, io sono pronto ad affrontarli!”
In realtà non c’era nessun timore nei suoi confronti, tutti lo evitavano perché nessuno lo sopportava. Cambiavano strada appena lo vedevano per non essere costretti a parlare con lui. Un giorno la povera signora Sei, appesantita a causa del suo stato interessante, non era riuscita a rincasare in tempo ed era dovuta rimanere ad ascoltarlo mentre si lamentava della nuova notizia in città: il signor quattro si era sposato con una straniera, una certa Pi Greco, che strano nome!
Ma la poverina non fece in tempo a dire una parola di risposta che PUFF! Sparì. E con lei il suo futuro bambino.
Questo era troppo! La signorina Sei era l’ennesima persona che scompariva dopo esser stata vista con il signor Zero. Bisognava fare qualcosa. Si riunì il consiglio della città, tutti i cittadini protestavano e infine si giunse a un solo verdetto: l’esilio.
Il signor Zero doveva lasciare la città. Radunati tutti i suoi averi, venne portato fuori dalle mura. Non erano servite le urla, gli strepiti, nessuno gli aveva dato retta.
“Stolti, cosa fate? Voi non sapete chi sono io. I miei avi sono arrivati dal deserto! Sono stati i miei antenati a fondare questa città.”
Ma ormai i cancelli erano chiusi e il signor Zero non poté far altro che prendere la sua valigia e andarsene, voltando le spalle al cartello che maestosamente invitava i turisti a entrare (Benvenuti a Moltiplicanza, la città dell’abbondanza).
Continuò a camminare per un tempo che a lui sembrò infinito, la strada continuava dritta senza nessuna traccia di civiltà tranne qualche viandante che però lo ignorava come se non lo vedesse. Quando arrivò il tramonto non ebbe altra soluzione che sistemarsi sull’erba al ciglio della strada a riposare. Ma il sonno non arrivava, tutta la sua spavalderia era scomparsa, ogni suono sembrava minaccioso, dal frinire delle cicale, al vento che muoveva le foglie. Ad un certo punto gli sembrò addirittura di sentire un ululato. S’immaginò di essere divorato da una bestia feroce senza che nessuno lo venisse a sapere. Era diventato un essere invisibile, un nulla, un nessuno.
Alla fine riuscì ad appisolarsi e a dormire per qualche ora.
Il mattino dopo fu svegliato da dei piccoli colpetti sulla spalla. Si alzò di scatto credendo di essere attaccato: “Chi sei? Cosa vuoi? Perché sei qui?”
“Come perché sono qui? Sei tu quello che si è addormentato nel mio campo di fragole!”
 “Oh, mi scusi, signorina, io non volevo. Ero molto stanco e non ho fatto caso a dove posavo i piedi. Vi chiedo perdono. Ma lei riesce a vedermi? Non sono invisibile?”
“Beh, con la sua stazza è difficile non vederla. Non ha mai pensato di fare un po’ di moto, per alleggerirsi un po’? Ma mi dica lei chi è?”
“Ehi! Io sono perfetto così, anche con la mia pancia tonda. Comunque mi chiamo Zero, vengo dalla città di Moltiplicanza, ad un giorno di cammino da qui. Ma me ne sono andato, quella città non faceva per me. Sono alla ricerca di qualcosa di nuovo, più adatto a me”
“Molto piacere Zero, io sono Tre. Vivo ad Additanza, un villaggio appena dopo questa curva. Da noi c’è sempre spazio per gente nuova, pronta a lavorare in comunità. Finisco di raccogliere le fragole e l’accompagno, anzi se vuole darmi una mano.”
“Certo che l’aiuto signorina. Ma l’avverto, io non sono adatto a vivere con gli altri. Ho lo strano difetto di far scomparire le persone. Non so perché accade, forse una maledizione.”
“Ma non dica sciocchezze, le maledizioni non esistono. E non stia lì impalato, mi aiuti! Prenda quel cestino e inizi a raccogliere da lì. Mi raccomando solo quelle ben mature, non me ne faccio nulla di fragole ancora verdi.”
Il signor Zero obbedì senza neppure la forza di ribattere a quella donna che gli parlava in modo così imperioso, ma chi credeva di essere?
“Ad Additanza c’è posto per tutti, anche per chi, come lei, sembra essere negato nei lavori manuali. Troveremo un posto adatto. Potrebbe essere il mulino il posto adatto ad uno come te. Che ne dici? Ti va di fare il mugnaio?”
“Cosa? Io non saprei, cosa fa un mugnaio?” Zero era sempre più confuso, quella strana donna non smetteva di parlare mentre lui cercava di concentrarsi sulle fragole da raccogliere ed il cestino gli era caduto già due volte, rovesciando il contenuto.
Quando la donna gli disse di seguirlo non riuscì a rifiutare e con lei arrivò al villaggio (Benvenuti ad Additanza, dove l’unione fa sostanza). In poche ore Tre era riuscita a trovargli un lavoro, una casa ed anche degli amici, infatti, tutti gli abitanti della città erano venuti a dare il benvenuto al nuovo mugnaio.
Nonostante le preoccupazioni iniziali, Zero riuscì ad ambientarsi subito in quel clima di fratellanza e aiuto reciproco, nessuno scomparve a causa della sua vicinanza, al contrario scoprì che lavorando a stretto contatto con gli altri poteva nascere qualcosa di bello e di più grande. Grazie a queste nuove scoperte abbandonò tutti i suoi modi superbi e divenne una persona generosa e di buon cuore e non passò molto tempo che lui e Tre si sposarono.
E nel paese di Additanza, dove l’unione è la soluzione, il signor Zero, la signora Tre, i loro tre figli e i loro trenta nipotini, vissero per sempre felici e contenti. 
  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Favola / Vai alla pagina dell'autore: ClairLizzie