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Autore: slythmalfoy    04/01/2011    5 recensioni
Il suo nome: Nicole Elizabeth Richards. Ed era una normale sedicenne. Beh, normale non è la parola giusta per descriverla, perché lei era una studentessa della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. E il suo sesto anno diventò l'inizio della sua avventura. NdA: questa fan fiction è stata spostata da un altro account, ma la storia è di mia proprietà.
Genere: Avventura, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
Capitoli:
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Capitolo 1


Si inizia in modo insolito


Per Nicole Elizabeth Richards era impossibile negarlo: avere sedici anni era assolutamente la cosa più noiosa che potesse capitarle. Sapeva che non era colpa sua se l’orologio biologico di ogni essere vivente funzionava in quel modo, ma aspettare che gli anni passassero così lenti, per lei, era uno scempio. I suoi genitori, se li avesse mai conosciuti, le avrebbero detto che doveva godersi quell’età, che il tempo passava in fretta! Ma per Nicole, quelli erano solo i soliti consigli dei genitori ordinari.
Per lo meno, doveva essere contenta: frequentava la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, niente a che vedere con le comuni scuole babbane che lei, purtroppo, conosceva. Aveva vissuto la sua infanzia in un orfanotrofio. In realtà era un collegio di suore domenicane, ma il trattamento era sempre quello. Nicole era sempre rimasta da sola, nessun genitore che volesse adottarla, e quando ricevette la lettera da Hogwarts, a undici anni, fu più che felice di precipitarsi in quella stravagante avventura.
Ricordava perfettamente il suo primo giorno al castello: il viaggio in treno dove aveva finalmente trovato qualcuno con cui parlare, lo smistamento del Cappello Parlante che l’aveva portata a unirsi con la casata dei Grifondoro – di cui non conosceva nulla –, e le nuove vere amicizie che si erano portate avanti nel corso degli anni.
All’inizio, non tutti la trovavano simpatica: la maggior parte di loro la considerava una Mezzosangue, una figlia di Babbani. I Serpeverde la ritenevano addirittura indegna di studiare a Hogwarts! Questo la portò a un incontro con una ragazza che veniva emarginata proprio come lei da quelle serpi: Hermione Granger. I suoi genitori erano Babbani – glielo confidò il primo giorno. Il problema era che Nicole non sapeva se anche i suoi genitori lo erano: nessuno glielo aveva mai detto. Era stata trovata tra le macerie di una casa abbandonata quando aveva poco più di un anno, avvolta in un mantello. Non sapeva altro.
Comunque, non se ne fece mai un problema, soprattutto quando aveva al suo fianco i suoi amici di Grifondoro a sostenerla.
Un giorno come gli altri – in realtà, il primo giorno di lezione – Nicole era in Sala Grande, la mirabolante mensa di Hogwarts, intenta a consumare la sua cena. Adorava i pasti; erano il momento di due particolari avvenimenti: la mancanza di lezioni e il cibarsi fino alla sazietà. Il piatto era pieno: bistecche, purè, piselli…
« Oh, Nicky! » esclamò Hermione, che si era appena seduta di fronte alla ragazza « Quando mangi assomigli fin troppo a Ron ».
« Almeno siamo buongustai » replicò il rosso. Non si era nemmeno seduto, che già si preoccupava di riempirsi il piatto.
Hermione roteò gli occhi in un gesto plateale. « Nicky ha la scusa di praticare il Quidditch, almeno. Tu che movente hai? ».
« Non sono in squadra » si oppose la giovane, entrando, finalmente, nella discussione.
« Ma è da cinque anni che ti eserciti per entrare in squadra… » iniziò Hermione, che, però, venne interrotta direttamente dalla sua interlocutrice: « Ho le stesse opportunità di tutti gli altri, vero Harry? » guardò il corvino dall’altra parte del tavolo – anche lui era lì.
Annuì, immerso in chissà quali pensieri. Nicole se lo aspettava: erano successe così tante cose nel giro di poche settimane. Nessun essere umano, tantomeno il Prescelto, sarebbe stato in grado di sopportarle. « Beh » attaccò la ragazza, cercando di distrarre l’amico « Hermione, quanti compiti ti hanno assegnato? ».
« Una marea! Credo che Artimanzia sarà quella che mi darà più problemi » rispose concitata lei, partendo così alla volta della solita pantomima di quanto l’Artimanzia fosse la materia più difficile che Hogwarts potesse mai insegnare.
Ma Harry non si animava. Continuava a guardare il vuoto, e si mosse solo per prendere dalla borsa un libro. Nicole lo squadrò, per poi chiedere: « Perché fissi il libro di Pozioni? ».
Il corvino si riprese dai suoi pensieri e guardò la ragazza come se fosse impazzita. « Non posso interessarmi alle pozioni? ».
« Non ti sei mai interessato alle pozioni ».
« Ho iniziato a interessarmene ».
« Come vuoi… » lasciò perdere la giovane: con Harry era sempre una causa persa. « Io vado in Sala Comune, non voglio rimanere indietro con i compiti. Ci vediamo dopo ».

Ma non andò in Sala Comune. Nicole preferì fare un giro per il castello: durante quelle poche settimane dell’anno in cui tornava all’orfanotrofio pensava sempre a quanto le mancasse la scuola. Il bello era che non era nemmeno una secchiona: aveva dei voti discreti, non eccelleva in nulla di particolare.
Camminò lenta per tutti i piani, finché non arrivo al settimo e ultimo piano, dove si trovava il ritratto della Signora Grassa, l’ingresso per il dormitorio di Grifondoro. « Parola d’ordine? » chiese la Signora, ma la ragazza non rispose. Pensava di essere l’unica sul piano quando, invece, un’altra persona era presente: ne sentiva i passi.
Seguì il suono che rimbombava nel silenzio. Si dirigeva verso le scale. Fu veloce e, prima che potesse toccare il primo gradino, Nicole raggiunse Draco Malfoy appena in tempo. Il biondo percepì dietro di sé la presenza della giovane, ma non si voltò. Anzi, corse ancor più velocemente giù, verso i sotterranei. Una domanda aleggiava minacciosa nella mente della ragazza: che ci faceva Draco Malfoy al settimo piano?

Non raccontò a nessuno dell’accaduto: che poteva dire? Che aveva visto un Serpeverde, il peggiore tra tutti, che vagava per il piano. E che altro? Non sapeva cosa Malfoy poteva aver fatto: l’aveva soltanto visto scendere le scale. Eppure Nicole se lo sentiva, sapeva che c’era qualcosa sotto quella faccenda. Ma già sentiva la voce di Hermione che le diceva che non c’era nulla di cui preoccuparsi, che era solo un pregiudizio nei confronti di quel ragazzo. Ormai, la giovane non riusciva a pensare ad altro; finalmente capiva cosa provava Harry, ad avere un mistero sempre in mente senza riuscire a venirne a capo, a decifrarlo.
« Hermione » chiamò Nicole un giorno, mentre stavano studiando in Sala Comune dopo cena.
« Sì? » rispose lei, senza alzare lo sguardo dal suo libro di Difesa contro le Arti Oscure.
« Cosa fai per distrarti dai cattivi pensieri? » la mise sul banale: non voleva preoccupare troppo l’amica; magari non doveva preoccuparsi neanche lei.
Quella leggerezza funzionò, in un certo senso: Hermione parlò calma come sempre. « Studio. È l’unica cosa che riesce a estraniarmi completamente dal mondo. Insomma, qualcosa che mi piace davvero » spostò, incredibilmente, lo sguardo dal libro verso Nicole, inarcando un sopracciglio « Perché lo vuoi sapere? ».
Nicole si esibì in una scrollata di spalle davvero convincente. « Volevo solo sapere ».
Hermione la scrutò per bene. « Sicura di stare bene, Nicky? ».
« Certo! Anzi, vado a fare qualche giro di campo ». Non diede nemmeno il tempo all’altra di replicare, che era già sbucata fuori l’altra parte del ritratto della Signora Grassa.
Camminava veloce verso il campo di Quidditch, senza voler incontrare nessuno; e se qualcuno la salutava, lei rispondeva con un impercettibile cenno del capo. Si sentiva strana, come se ci fosse qualcosa di cui preoccuparsi. Appena arrivata allo spogliatoio della squadra di Grifondoro, si cambiò in fretta e furia, indossando qualcosa di più comodo per volare, anziché la divisa della scuola, e salì sulla sua scopa, una Tornado 7 un po’ malconcia. Iniziò a volare veloce intorno a tutto il campo. Volare la distoglieva da qualunque pensiero negativo: la rilassava come nient'altro. Ecco cosa intendeva Hermione, quando parlava di ciò che riusciva a distrarla completamente. Continuò e svolazzare, provando qualche mossa vista da alcuni ritagli di Ron, finché non notò una figura vestita in rosso e oro, la divisa da Quidditch di Grifondoro, e planò accanto a quello che identificò poi come Harry Potter.
« Anche tu qui, eh? » chiese il ragazzo, appena l’amica fu a portata d’orecchio.
« Già » rispose sbrigativa lei, senza guardarlo « Per distrarmi ».
« Beh, il volo è davvero un ottimo rimedio; per svuotare la mente è l’ideale ».
Nicole alzò finalmente lo sguardo per incrociare quello del ragazzo, ma subito dopo se ne pentì. Appena entrò in contatto con gli occhi di Harry, il braccio sinistro di lei iniziò a farle maledettamente male. Mentre si sedeva per terra, in preda al dolore, riuscì a scorgere il suo amico che faceva lo stesso, toccandosi la cicatrice sulla fronte. Alzai a stento la manica della divisa, e scoprì che anche lei aveva una sua cicatrice, rossa come il sangue. Sembrò passare un’eternità – che poi fu solo mezzo minuto – prima che la fitta svanisse del tutto.
Guardò Harry sconvolta. A giudicare da come ricambiava il suo sguardo, nemmeno lui sapeva di cosa si fosse trattato: era la prima volta che capitava a entrambi. Fino a quel momento avevano sempre parlato normalmente, senza provare alcun dolore. Si alzarono tutti e due in piedi, senza dire una parola. Non solo scese un pesante silenzio, ma anche un bel po’ d’imbarazzo. Nicole non seppe mai se Harry stesse per dire qualcosa, perché scappò via, prima di provare qualsiasi altra fitta.

Nicole s’interrogò per giorni su come mai avesse anche lei una cicatrice, quasi come quella di Harry. Per lo più, si chiedeva perché essa fosse apparsa solo sedici anni dopo la sua nascita: ogni volta che si era guardata allo specchio, non aveva mai avuto nulla sul braccio sinistro.
Dopo la lezione di Pozioni di uno dei tanti pomeriggi d’inverno, non andò a cena, bensì, preferì rifugiarsi nel suo dormitorio, anziché dover affrontare lo sguardo di Harry. Lo aveva evitato sin dall’accaduto: aveva paura di riprovare ancora una volta quel dolore lancinante. Caso volle che quella sera Malfoy fosse di nuovo nei paraggi. La ragazza, ancora una volta, seguì il rumore dei suoi passi che riecheggiavano per tutto il piano, ma fu fortunata: riuscì a beccarlo prima che prendesse le scale.
« Malfoy! » esclamò con una voce non sua. Era risultata molto più profonda e furiosa: non era quella la sua intenzione, voleva solo attirare la sua attenzione, e interrogarlo su ciò che stava combinando.
Il Serpeverde si bloccò con un tremito, i capelli sulla nuca rizzati, come se fosse spaventato di qualcosa. La giovane pensò trionfalmente di averlo beccato. Draco si voltò lentamente, ostentando la sua solita aria spavalda. Ma ormai era evidente che era tutto, ma non pieno di sé. « Cosa c’è, Richards? » chiese, la voce un po’ tremante – chissà per quale motivo. « Non posso più camminare per scuola, adesso? ».
« Non per i corridoi del settimo piano, Malfoy » replicò dura lei, ancora quella voce così diversa dalla sua « Sbaglio, o tu ti limiti solo ai tuoi cari sotterranei? ».
« Non ti sbagli; ma ho voluto provare il brivido di venire a visitare i piani della… » non finì la frase. Rimase a bocca aperta; non per lo stupore, ma per lo spavento. Doveva esserci qualcosa, nello sguardo di Nicole, che lo aveva terrorizzato.
Scappò via, verso la Sala Comune di Serpeverde, ancora una volta.

La festa di Natale organizzata dal professor Lumacorno – l’eccentrico insegnante di Pozioni – era imminente. Ormai, le civette della Casa di Grifondoro non facevano che parlarne, tutte speranzose di ricevere un invito dal famoso e ambito Harry Potter. Nicole ne sentiva parlare così spesso che, a un certo punto, iniziò a smettere di frequentare la Sala Comune, di sera. E così si rinchiudeva nel suo dormitorio, facendo finta di dormire appena Lavanda Brown e Calì Patil entravano ridacchiando come due oche giulive.
Non si preoccupava per la festa, di ricevere un invito. La giovane aveva solo una cosa che ossessionava la sua mente: lo sguardo di Draco al loro ultimo incontro. Era spaventato, e non aveva ancora capito da cosa. Si erano fronteggiati già altre volte, nel corso degli anni a Hogwarts, ma mai lo aveva visto così terrorizzato, né avrebbe mai pensato di poterlo vedere in tal modo.
C’era qualcosa di misterioso dietro quell’interessante, seppur breve, avvenimento.

Hermione si stava vestendo a malincuore. Aveva confidato all’amica che non aveva alcuna voglia di partecipare ai festeggiamenti di Lumacorno, almeno non con Cormac McLaggen.
« Mi sto ancora chiedendo perché tu vada alla festa con lui » stava protestando Nicole, ancora una volta « A te non piace minimamente! Anzi, credo che a nessuno piaccia quel tipo ».
« Te l’ho spiegato: volevo che Ron provasse almeno un pizzico di gelosia » ripose sbuffando Hermione, lisciandosi il busto del vestito « Secondo te, ci è rimasto male quando ho detto che stavo con lui? ».
La mora si strinse nelle spalle, senza rispondere. In realtà, sapeva che Ron aveva provato gelosia in quell’occasione, ma non sapeva se mettersi in mezzo o no. Dopotutto, sapeva – e sperava – che prima o poi tra i due le cose sarebbero funzionate a dovere.
Scesero insieme in Sala Comune: Hermione aveva pregato Nicole di accompagnarla all’incontro con Cormac. La cosa non entusiasmava nessuna delle due. Infatti, Nicole se ne pentì subito: la Sala Grande era un gran vociare di ragazzine che squittivano, indignate che non fossero state invitate da nessun componente del Lumaclub. « Potrei rimettere la cena » annunciò disgustata Nicky.
« Non dirlo a me » assentì Hermione, individuando Cormac, riluttante a lasciare l’amica per ritrovarsi da sola con quell’individuo.
« Meglio se ti togli subito il pensiero, Hermione ».
La ragazza scosse leggermente il capo, per poi andare verso il suo “cavaliere”, una finta espressione gaia dipinta sul volto.
Nicole si guardò intorno, cercando Ron per passare almeno un po’ di tempo in sua compagnia. Inutile dire che lo trovò incollato alle labbra di quella ventosa di Lavanda Brown, perciò decise di ritornare nel dormitorio. A metà strada, nel bel mezzo del bivio che separava i dormitori maschili da quelli femminili, si ritrovò il passaggio sbarrato da un ragazzo che era intento a scendere. Harry Potter era fermo lì, e non dava a vedere alcuna intenzione di spostarsi.
« Posso passare, per favore? » chiese lei cortese, evitando accuratamente quegli occhi verdi per cui provava, inevitabilmente, paura.
Harry fece un passo, quel tanto che bastava per farla passare. Nicole era già a metà, quando lui la chiamò: « Mi puoi spiegare perché non mi parli più? ».
Eccola: la temuta domanda era giunta. Non sapeva se voltarsi o no, quindi lo fece lentamente, consapevole che avrebbe dovuto dargli una spiegazione, che fosse stato allora o in futuro. « Non dovevi andare a una festa? » replicò, invece, diventando tutto a un tratto scontrosa.
« Non ci andrò se non mi rispondi » replicò lui deciso, la stessa decisione che la sua testa calda aveva tirato fuori molte altre volte.
« Bene, allora puoi restare lì anche tutta la notte, Potter » ancora una volta, quella voce non sua. Scosse violentemente la testa, come se volesse scacciarla via. Per la prima volta dopo giorni, guardò Harry, ma nulla accadde. Però lui, proprio come Draco, la guardava spaventato. « P- perché mi guardi in quel modo? » balbettò lei. Se lo sguardo terrorizzato di Draco le dava soddisfazione, quello di Harry impauriva anche lei.
« Per un attimo, io… Ho visto… » scosse la testa anche lui, come per capacitarsi che ciò che aveva visto, gli occhi rossi ridotti a due fessure, fossero stati solo uno scherzo della sua immaginazione « Non hai ancora risposto alla mia domanda ».
« Beh, nemmeno tu alla mia ».
« Si può sapere che ti prende, Nicky? ».
La ragazza sospirò. Era il momento della verità: doveva solo rivelare le sue paure a uno dei suoi più grandi amici. Dov’era il problema? Doveva essere la cosa più semplice del mondo, ma, in quel momento, risultava la più difficile. « Tu non hai avuto paura? Quando hai provato dolore al campo di Quidditch qualche settimana fa, intendo ».
Sembrarono passare secoli, prima che Harry rispondesse, lentamente: « Sì, anch’io ho avuto paura. Ma non per questo dobbiamo allontanarci. Anzi! Dobbiamo scoprire cosa è successo, insieme ».





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Note dell'autrice:
Ma buongiorno uù O buonasera, dipende da quando leggerete x)
Lasciamo perdere. Beh, un nuovo aggiornamento. Finalmente il primo capitolo è stato sfornato e io non vedo l'ora di sapere cosa ne pensate. Lo so che potrebbe risultare un po' noioso, ma basti sapere che i primi capitoli sono d'introduzione, dato che c'è un nuovo personaggio, e non si può prendere come niente fosse.
Comunque, vi lascio alle recensioni (se volete scriverne) :D

Ringrazio Ekiyo, epiclove_ e Effy__ per aver recensito. Grazie a imperialdolly e spino per averla aggiunta tra le preferite; MelCullen tra le ricordare; B r e a t h l e s s e ancora MelCullen e Ekiyo tra le seguite. Non sapete quanto significhi per me :D

Baci, Sara.
  
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