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Autore: Alessandra S    04/01/2011    6 recensioni
Quando la campanella suonò corsi in bagno, sentivo lo stomaco pulsare, ribellarsi. Sentivo le morse dell'amore in cui stavo cadendo, in inglese si dice "Fall in love" cadere in amore ... noi diciamo semplicemente "innamorarsi" ... trovo molto più significativo "Fall in love" perchè quando ti innamori sprofondi in un baratro e solo la persona che ami può salvarti, innamorarsi non rende bene l'idea. Entrai in un bagno e mi piegai sul water, vomitai tutta la rabbia che avevo in corpo, vomitai tutta la mia paura, vomitai la mia ingenuità, neanche un'ora che conoscevo Nicholas e già ero innamorata, questo mi riempiva di rabbia !
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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VANESSA: Entrai in classe curiosa quella mattina, la professoressa Carducci ci aveva detto che sarebbe arrivato un nuovo compagno, un americano, e non vedevo l'ora di conoscerlo, di farmi raccontare della sua America. Mi sedetti al mio banco e Alice mi salutò felice «Ciao, come stai ?» «Benissimo, te ?» «Tutto Ok, hai visto quello nuovo ?» «No, è già arrivato ?» «Sì, guardalo ... è quello che sta parlando con Francesco ... quello lì ... quello che se la tira» mi disse indicando un ragazzo riccio, alto e dalla carnagione chiara. Era incredibilmente bello ! Mi scappò un sorriso «si lo so ... è davvero bello...» disse Alice. «Ci vado a parlare» dissi «E cosa gli dici ?» «Ma ce ne so ... proverò con un semplice "Ciao, sono Vanessa e tu come ti chiami ?" non ti pare giusto ?» «si si ... però vengo con te, io non ci ho ancora parlato ma sono incredibilmente curiosa !» «Ok». Mi alzai e presi la mano ad Alice, ci avvicinammo e appena fummo vicino a loro dissi «Ciao France, come stai ?» mi guardò stupito, era dall'anno scorso che aveva una cotta per me e io non gli avevo mai parlato, ora, magicamente, in seconda liceo, gli rivolgevo la parola. «Be-bene» balbettò lui stupito «Sono felice, le vacanze ?» «Regolari ...» sorrisi e spostai il mio sguardo su quello nuovo. «E tu ? Come ti chiami ?» «Nicholas, piacere ...» mi disse porgendomi la mano, aveva un accento americano molto marcato «di dove sei ?» «California, Los Angeles» «Forte !» esclamò Alice. Sorrise imbarazzato, era strano, due minuti fa se la stava tirando con Francesco e appena ci siamo avvicinate si è sciolto come neve al sole. La professoressa Pasero entrò stizzita in classe ... ci catapultammo al nostro posto mentre lei si sedeva alla cattedra. «Buon giorno ragazzi» disse con la sua voce stridula «immagino abbiate già fatto amicizia con Jonas vero ?» tutti annuirono e la professoressa sorrise nervosa, non sembrava avesse avuto un fantastico inizio di giornata ... La Pasero iniziò a spiegare con il suo tono monocorde e io, senza rendermene conto, m'innamoravo. Lanciavo occhiate furtive a Nicholas Jonas, il nuovo arrivato, quello che metà classe aveva già puntato, quello che Alice aveva già puntato ... ero fottuta ! Sentii una lacrima calda che mi rigava la guancia gelata dal vento invernale ... sapevo già come sarebbe andata a finire ... io mi sarei innamorata di lui e lui mi avrebbe respinto, si sarebbe innamorato di Alice. Alice è proprio una bella ragazza; non è molto alta ma ha le forme di una donna, ha i capelli neri e ricci e i suoi occhi sono color nocciola, ha il naso alla francesina e la carnagione sempre abbronzata, sprizza felicità da tutti i pori e si veste benissimo. Io, invece, sono alta, grassa, ho i capelli di un castano scurissimo e gli occhi dello stesso colore, ho la pelle chiara e il naso grosso, l'unica cosa che mi piace di me sono le mie labbra, ho le labbra grosse, morbide e rosee. Dovevo cercare di non innamorarmi,dovevo trovare una soluzione, dovevo odiarlo. Iniziai a ripetermi nella testa che lo odiavo, che era un pallone gonfiato, che se la tirava perchè veniva da Los Angeles ... la città degli angeli ... lui era un angelo ... NO, no così non andava bene. Io non ero ancora innamorata, mi piaceva e basta, lo conoscevo appena, gli avevo rivolto solo due parole, potevo ancora salvarmi. Smisi di guardarlo e smisi di pensare a lui, mi concentrai sulle parole lente e noiose della Pasero. Tirai fuori un'agenda e iniziai a prendere appunti per stare più attenta. Quando la campanella suonò corsi in bagno, sentivo lo stomaco pulsare, ribellarsi. Sentivo le morse dell'amore in cui stavo cadendo, in inglese si dice "Fall in love" cadere in amore ... noi diciamo semplicemente "innamorarsi" ... trovo molto più significativo "Fall in love" perchè quando ti innamori sprofondi in un baratro e solo la persona che ami può salvarti, innamorarsi non rende bene l'idea. Entrai in un bagno e mi piegai sul water, vomitai tutta la rabbia che avevo in corpo, vomitai tutta la mia paura, vomitai la mia ingenuità, neanche un'ora che conoscevo Nicholas e già ero innamorata, questo mi riempiva di rabbia ! Sono sempre stata ingenua ma non credevo che potessi arrivare a questi livelli ! Gli occhi mi si appannarono di lacrime e, insieme al vomito, nel water iniziarono a cadere gocce di pioggia salata. Sentii qualcuno bussare e poi entrare «VANE !» urlò Ali preoccupata e si avvicinò per tenermi i capelli. Io continuavo a vomitare rabbia ed emozioni confuse. Quando mi sentii meglio mi alzai e mi lavai la faccia. «Stai meglio ?» mi chiese Ali, io scossi la testa, non mi sentivo affatto meglio anzi ... stavo molto peggio perchè avevo capito, avevo capito di essermi innamorata, ci avevo messo poco, un colpo di fulmine. Dovevo rassegnarmi e accettarlo ma non ci riuscivo, non volevo essere ferita ancora. Fissavo imbronciata il lavandino e ogni tanto scuotevo la testa in segno di dissenso. «Vane io vado a dire alla prof che hai vomitato ok?» «Sì, grazie Ali.» si girò e mi lasciò ai miei pensieri e alle mie paure. Gli occhi si appannarono di nuovo, le lacrime scendevano piano lungo le guance e cadevano sulla ceramica fredda del lavandino. Ecco, lo sapevo, già stavo soffrendo, che merda l'amore ! Mi asciugai le lacrime e tornai barcollando in classe. Varcai la soglia e vidi tutti gli sguardi puntati su di me ... non dovevo avere un bell'aspetto. «Bellini vuoi andare a casa ?» mi chiese preoccupata la Carducci «sarebbe meglio» risposi. Mi lasciai cadere sulla mia sedia e appoggiai la testa al banco, le lacrime ricominciarono a cadere, non volevo innamorarmi, non volevo ma lo stavo facendo ! Dopo appena mezz'ora una bidella entrò in classe e disse che mio fratello era venuto a prendermi. Riordinai velocemente le mie cose, mi asciugai in fretta le lacrime e scesi con la cartella sulle spalle. «Piccola ... come va ?» mi chiese il mio fratellone preoccupato «un po' meglio» dissi cupa, lui mi prese lo zaino e andammo via. Mi aprì la portiera della sua Fiat punto e io salii. «Cos'è quell'aria triste Vane ?» «niente» «Dai dimmelo ... lo sai che di me ti puoi fidare !» sospirai «Ok ... beh ... mi sono innamorata» «ah» fu l'unica cose che disse, Andrea, mio fratello più grande nonché mio migliore amico sapeva quanta ripugnanza provassi verso quel sentimento. «Mi dispiace Vane, posso sapere di chi ?» «di quello nuovo» dissi abbassando lo sguardo. Calò un silenzio tombale dentro alla macchina, lui guardava la strada e io le mie unghie. «Ma è per questo che hai vomitato ?» mi chiese nuovamente rompendo il silenzio «sì». Arrivammo a casa, io scesi e recuperai la cartella «Vane io devo tornare all'università, mamma torna verso le quattro» «Ok». Mi diressi verso al portone del mio condominio e suonai ai vicini, non avevo voglia di tirare fuori le chiavi. «Oh ciao cara, come mai sei a casa così presto ?» «Buongiorno signora Valdese, sono stata male e quindi mio fratello è venuto a prendermi a scuola» «Capisco cara, se hai bisogno non esitare a suonare» «Grazie signora». Spinsi il portone ed entrai, attraversai il cortile innevato. Quando entrai dalla porta a vetri mi diressi verso la seconda scala, la mia, e presi l'ascensore. Entrai in quella scatoletta e fissai il mio riflesso allo specchio, sembravo uno zombie, avevo delle occhiaie spessissime e la mia pelle era pallida, avevo l'aria stanca e provata. Ecco quali erano gli effetti dell'amore, quando m'innamoravo diventavo brutta. L'ascensore rallento la sua corsa, ero quasi arrivata, si fermò con un suono sordo e aprì le porte d'acciaio. Uscii velocemente, l'ascensore condominiale era veramente malmesso e mi aveva sempre fatto paura ma non potevo non prenderlo perchè il mio alloggio era al settimo piano. Presi le chiavi ed aprii la porta che si spalancò scricchiolando. Papà l'aveva oliata l'anno scorso. Entrai velocemente e scaraventai la cartella a terra, mi tolsi il giubbotto e corsi in camera mia dove mi buttai sul letto e piansi, piansi tutto quello che non avevo vomitato. Era così bello, così dannatamente perfetto, non un ciuffo fuori posto, non un brufolo, perfetto. Non era possibile, solo io potevo innamorarmi così velocemente. Mi alzai dal letto e asciugai le lacrime, mi dissi "Animo Vane, non perdere subito le speranze, prima provaci". Neanche il tempo di finire la frase che scoppiai in un pianto disperato, di nuovo. Il giorno dopo la sveglia suonò puntuale alle sei. Mi alzai un po' stordita, era dallo scorso pomeriggio che dormivo. Aprii l'armadio e fissai disperata i vestiti che c'erano dentro, non avevo niente di carino da mettermi ! Trovai dei jeans a sigaretta e un maglione azzurro di lana, faticai non poco ad infilarmi i pantaloni e alla fine mi andavano stretti quindi mi vestii come al solito, pantaloni della tuta rigorosamente larghi e T-shirt colorata, sopra una felpona in cui nascondevo i difetti del mio corpo e scarpe da ginnastica ultra-larghe, insomma avevo uno stile molto hip-hop, nella scuola andava di moda e io ne approfittavo dato che le mie compagne avevano delle quarte mentre io dovevo accontentarmi di una misera prima, inoltre riuscivo a nascondere la pancia. Feci colazione al volo, m'infilai il piumino verde militare, afferrai la sacca con in libri e uscii di fretta. Fuori l'aria era gelida e io mi ero dimenticata di mettermi la sciarpa, per fortuna non dovetti aspettare molto alla fermata, il pullman arrivò subito. Mi sedetti su una sedia di plastica, gelida ovviamente. Dovevo farmi dieci fermate prima di arrivare a scuola. M'infilai l'iPod nelle orecchie e lo accesi, partì "Halo" di Beyoncè: «Remember those walls I built? Well Baby they are tumbling down», "Ti ricordi quei muri che ho costruito ? Bene piccolo stanno cadendo" si tutte le mie difese stavano crollando sotto al peso dell'amore, «And they didn't even put up a fight, They didn't even make a sound» "E non anno avuto bisogno di lottare, non hanno fatto nessun rumore". Cambiai, non riuscivo ad ascoltare il suono della realtà. Spensi l'iPod e appoggiai la testa al finestrino freddo. NICHOLAS: Vanessa si chiamava quella ragazza con cui avevo parlato stamattina, era bellissima, non era una di quelle ochette che mi facevano gli occhioni dolci da quando ero entrato e questo mi piaceva. Se n'era andata dopo la seconda ora, la sua amica, Alice, mi disse che aveva vomitato ... peggio dell'esorcista ! Mi fermai a chiacchierare un po' con Alice per strappargli qualche informazione su Vanessa, mi disse che non gli piaceva innamorarsi perchè la faceva soffrire e che era molto malinconica e misteriosa, mi disse che pur essendo la sua migliore amica dall'asilo non poteva dire di conoscerla bene, c'erano molte cose di lei che non sapeva e che gli piaceva essere sua amica proprio per questo, Vanessa era una continua scoperta. «Ma perchè vuoi sapere queste cose ?» mi chiese con fare malizioso «... curiosità ...» dissi poco convinto «spezzerai il cuore a molte ragazze» «non mi piace Vanessa» «guarda che non devi vergognartene, Vanessa piace a molte persone ma lei non lo sa e quindi si crede brutta, non è brutta, è molto bella» «sì, è MOLTO bella» dissi sorridendo. Mi passai una mano tra i ricci, mi voltai e me ne andai. Piaceva a molte persone ... piaceva a Francesco ... ero fottuto ! Per il resto della giornata pensai a lei, a quando era venuta vicino a me per parlarmi, mi aveva fatto stare bene. Quando chiudevo gli occhi e visualizzavo il suo viso sotto le palpebre provavo uno strano sentimento dentro di me, difficile da spiegare, credo fosse un misto di odio e amore. Neanche a me piaceva innamorarmi.
   
 
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