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Autore: Kate_88    04/01/2011    4 recensioni
Nella Tokyo del 30° secolo, dove la Regina Serenity non combatte più come guerriera, colei che un tempo era la piccola lady ora si ritrova a sconfiggere nuovi nemici. Non è sola, con lei ci sono le sue guerriere Sailor, supportate dove serve dalle Sailor della Regina, tuttavia, qualcosa manca a quella ragazza dai capelli rosa...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Chibiusa, Helios/Pegasus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
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La Piuma Bianca.

 

 

Aveva i capelli rosa, gli occhi rossi e un sorriso malinconico sul viso, quell'espressione che celava velocemente quando le sue amiche la raggiungevano.

Nel silenzio aveva ringraziato i Nemici che nuovamente attaccavano poiché alla prima difficoltà, dopo un lungo combattimento, aveva parlato con Hotaru e la madre, chiedendo il risveglio di Ceres, Pallas, Juno, Vesta, le sue Sailor.

Non riusciva a guardarsi allo specchio senza che un sentimento di malinconia l'attraversasse, anche quando Ceres arrivava e le sfiorava il viso, cancellando l'espressione delusa e triste.

Lei lo sapeva cosa aveva, anche se non glielo aveva mai confessato, non era difficile capirlo.
Serenity non poteva fare nulla, non aveva quel potere ed Endimyon, forse troppo possessivo, non voleva richiamare quella persona, colui che avrebbe reso felice sua figlia e che allo stesso tempo gliel'avrebbe sottratta.

Egoistico, si, eppure dolce nei suoi pensieri.

« Endimyon richiamalo, so che tu puoi farlo »

Serenity era decisa, matura e troppo materna per non richiedere qualcosa del genere al marito.

« E se poi la fa soffrire? E se si comporta come feci io con te? »

I sensi di colpa, negli anni, nei secoli, non lo avevano mai abbandonato. Quelle volte che lei aveva rischiato la vita, che aveva rischiato di non tornare più, per colpa del suo egoismo, per la voglia smisurata di proteggerla, facendole tuttavia male con una singola parola.

Serenity gli sfiorò il braccio destro e chinandosi, dolce e delicata nei movimenti, posò un bacio sulla fronte del marito.

« Ora siamo qui, uniti, innamorati e con una figlia splendida. Entrambi vogliamo la sua felicità ed entrambi la vorremmo sempre qui, ma in fin dei conti, il castello è grande, non si allontanerà da noi, semplicemente inizierà anche a camminare da sola. Lotta già contro i nemici, ci aiuta, è giusto che sia felice »

« Già... probabilmente dovrei solo avere più fiducia in lei e lasciarla andare. D'altronde non resto solo, la donna che più amo al mondo è sempre al mio fianco »

Sorrise, come poche volte faceva, concedendo alla moglie un bacio tenero e una carezza sul viso. Loro, dopo tanti anni, si amavano ancora.

 

Chibiusa se ne stava fuori il palazzo, su un'altalena, la cartella di scuola a terra e lo sguardo perso.

Da semplice umana aveva circa sedici anni, le superiori la impegnavano molto e la voglia di studiare, con il tempo, era sfumata.
Da piccola amava studiare, specie con il padre, poi la sera sognava e sorrideva, correva in un bosco incantato e amava, come si può amare innocentemente quando si è piccoli.

Crescendo aveva deciso che i libri non le interessavano molto e con Pallas si divertiva a marinare anche la scuola, passando la mattinata tra parchi e negozi. La notte non sognava più e se sognava non era un bosco, ma una strada asfaltata, senza un po' di verde, senza nulla.

Il cuore era arido e di questo ne risentiva anche il suo potere. Il cristallo nato dall'unione dei poteri del cristallo d'argento e il cristallo d'oro, non aveva molta luce e non emetteva un gran calore. Un minimo c'era, dipendeva dai suoi genitori, dal loro amore per lei, ma mancava la parte relativa al suo cuore, quella parte mancante e fondamentale che completava quel potere.

Con le punte dei piedi disegnava a terra dei cerchi, lo sguardo alzò al cielo e si ritrovò a pensare: Perchè sono sola?

Era davvero sola? Forse si in quel momento, tuttavia mai lontana dagli occhi del nemico che temeva Serenity tanto quanto la sua figlia, l'unica che poteva portare avanti la stirpe che s'era instaurata a Tokyo.

L'occhio del nemico, quelle grandi ali nere, quei demoni che mai lasciavano in pace quell'angelo dalle ali bianche.

Eppure lei le ali bianche non le aveva perchè non aveva superato lo stadio di Super Sailor, incapace di raggiungere l'eternità.

Nel silenzio di quel parco, il vento soffiava, scompigliando i capelli rosa, quei codini così lunghi e folti, con quell'acconciatura che ricordava le orecchie di un coniglio.

Qualcosa, poco lontano, stava accadendo.

Un urlo arrivò da poco lontano, una donna che tentava di scappare.

Non c'era più il tempo di pensare, di crogiolarsi nei suoi pensieri tristi.

Pochi secondi ed era pronta, con la sua divisa rosa, quelle piccole piume tra i capelli, finte, il cuore sul petto e lo scettro in mano.

Iniziò a correre, senza chiamare Ceres e le altre, lontane e impossibilitate a raggiungerle in fretta e poi, un po' di brivido serviva.

Si avvicinò ancora ed eccolo lì, un demone dalle ali nere che attaccava una ragazza.

« Prenderò la tua vista, ruberò i tuoi colori per poter cercare il calore e l'anima pura. Sarai tu la prescelta? »

Era terribile quello che i nemici facevano ogni volta, o almeno tentavano di fare. I loro piani ancora non erano stati sventati.

Il mostro stava per attaccare quella ragazza, probabilmente un'altra studentessa che aveva marinato la scuola, quando Sailor Chibiusa arrivò.

« Fermo lì! Come osi attaccare questa ragazza solo per raggiungere i tuoi loschi scopi? Non ti vergogni? Ognuno di noi vede il mondo con i suoi colori e ogni persona ha un'anima pura! Siete voi mostri a non averla! Sono Sailor Chibiusa e ti punirò in nome della Nuova Tokyo! »

Il mostro rise.

Si strappò alcune piume dalle ali e le lanciò contro Sailor Chiubiusa, che iniziò ad evitarle, venendo appena ferita ad un braccio.

Era furente, così, scettro alla mano, iniziò ad agitarlo, recitando: « Cerchio dello scettro di Super Sailor Chibiusa, entra in azione! »

Inizialmente dallo scettro si liberarono alcuni cuori d'energia pura, tuttavia, in breve svanirono, passando da un rosa acceso ad un grigio chiaro, prima di abbandonare il posto.

Era incredibile.

Il suo scettro non funzionava e il cristallo al petto nuovamente pulsava mentre la luce affievoliva.

« Cosa mi succede? Perchè ora? »

Facce strane s'alternavano, mentre il mostro rideva e s'avvicinava.

« Bè su questo pianeta mi avevano detto che, delle ragazzine giocavano alle paladine. Farò fuori te e poi con il tempo, anche le altre. Di addio alla tua vita. Sarai in grado di rinascere, se il nuovo Sommo Padrone lo vorrà, come demone dalle ali nere »

Era terrorizzata. Non voleva e cominciò ad indietreggiare finchè non urtò con la schiena contro un albero. Le lacrime ormai avevano raggiunto il limite e mentre un paio, forse le prime di una lunga serie, iniziavano a rigarle il volto, urlò con quanto più fiato aveva in corpo: « Ti odio! Avevi detto che ci saremo rivisti! Che mi avresti aiutata! Sei un bugiardo! »

Sorpreso, il demone si guardò intorno, come se cercava qualcuno, scoppiando nuovamente a ridere.

« Poverina. Anche mollata dalla persona che ami. Tranquilla. L'amore non serve a nulla... »

Ormai era finita.

Stava allungando il braccio destro verso il collo di Chibiusa finchè, dal nulla, una piuma dorata bianca arrivò, graffiando il demone che di colpo s'allontanò.

« Non ti hanno insegnato che le donne non vanno sfiorate neanche con una rosa? Figurati con quelle mani sudice che hai! »

La voce misteriosa dell'uomo sconosciuto aveva raggiunto il mostro e Chibiusa che guardava la piuma a terra. La sfiorò e il cristallo magicamente prese a brillare.

« Cosa...? »

Incredula guardava quella luce. Non era il massimo splendore, ne era consapevole, ma brillava più del solito. Nuovamente con lo scettro alla mano, chiamò il cerchio che con un cuore d'energia, si scaraventò contro il mostro, annientandolo, e lasciando di lui solo una piuma nera.

« E anche questo è andato ma... » Alzò lo sguardo verso gli alberi, alla ricerca della figura « Chi sei? Fatti vedere! Devo ringraziarti »

Sembrava più felice, come se qualcosa dentro di lei si fosse risvegliato, o forse perchè, fin da quando era piccola, chiedeva a sua madre come aveva incontrato nuovamente il padre.

« Lui mi salvava sempre quand'ero in pericolo. Aveva delle percezioni e correva da me. Lanciava la sua rosa e mi provocava il batticuore. Aspettava che tutto era finito e poi, misterioso com'era arrivato, se ne andava via, lasciandomi lì con il cuore in subbuglio e il sorriso sul volto. Egoisticamente ero spesso felice di combattere, ma erano i pensieri di un'adolescente con il suo primo amore. »

Chibiusa ci sperava, poi la voce nuovamente la raggiunse.

« Non puoi ringraziarmi, poiché quando mi vedrai mi odierai »

La voce era profonda, maschile, probabilmente un ragazzo più grande di lei.

Un lembo di una veste bianca intravide tra i rami dell'albero, poi alzò lo sguardo al cielo e Pegaso rilasciò una piuma, stavolta morbida, bianca, pura e colma di calore.

Afferrò quella piuma e delle lacrime nuovamente le solcarono il viso mentre, con la mano libera portò la mano a tapparsi la bocca, incredula.

Allontanò la mano dopo qualche istante e crollò a terra, in ginocchio, sussurrando: « Helios, dimmi che sei tu. Dimmi che non è uno scherzo, dimmi che... non sei un nemico »

Helios stringeva con forza un ramo, poi sorrise e mormorò: « Tuo padre mi ha richiamato qui. Sono stato felice perchè sapevo che potevo rivederti. Appena arrivato ho iniziato a cercarti e quando ti ho trovata, eri lì, inerme, contro quel mostro che quasi ti divorava, portandoti al nemico. Sai, in questi anni non ho passato nemmeno un momento senza pensarti, solo che, non potevo lasciare Illusion senza il permesso di tuo padre, poi però, tua madre è intervenuta. »

Chibiusa ascoltava il discorso di Helios, mentre s'asciugava le lacrime e si alzava nuovamente in piedi.

Helios intanto scese dall'albero, mostrandosi alla ragazza.

Lui ormai era grande, mostrava quei vent'anni umani, i capelli sempre mossi e bianchi, senza corno sulla fronte e con gli occhi dal taglio più maturo e seducente.

La guardava. Con quel corpo ormai sviluppato e quello sguardo che aveva ripreso vita.

« Illusion non poteva essere lasciata incustodita e così, siamo arrivati ad una soluzione. Nel mio corpo è stato tolto il potere di trasformarmi in Pegaso, dandogli così vita propria. Lui proteggerà Illusion e arriverà in mio soccorso, se necessario, con il richiamo del corno che una volta avevo sulla fronte. Io, potrò ora vivere qui, aiutare a palazzo, vivere con te, amarti, se lo vorrai. »

« Noi possiamo stare insieme? Non te ne andrai ancora? Non mi abbandonerai nuovamente? Dimmi che non è un sogno, dimmi che non ci saranno più ostacoli...»

« Ti posso dire mille e più cose ma la cosa che posso prometterti è che in assoluto, amo e amerò solo te, per il resto della mia vita. »

Nuovamente Chibiusa passò la mano sulle guance, sugli occhi, asciugando le lacrime, poi mosse dei passi verso Helios che aveva aperto le braccia, attendendola.

Il capo poggiò contro il petto del ragazzo che amava e sorrise, finchè, come aveva sempre sognato, baciò stavolta realmente quel ragazzo, stretta tra le sue braccia, in una morsa che lasciava intendere che non l'avrebbe più lasciata.

E fu un attimo.

Il cristallo si completò in ogni sua parte e un paio d'ali bianche spuntarono sulla schiena della ragazza: le mancava il vero amore per raggiungere l'eternità.

   
 
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