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Autore: vulneraria    05/01/2011    3 recensioni
Continuarono a passeggiare, in silenzio, vicini.
Pensavano entrambi a una stessa persona, e si crogiolavano nel loro dolore.
In quel dolore dolce, fatto di risate e ricordi allegri.
In quel dolore piacevole, fatto di scherzi e momenti felici.
In quel dolore che nessuno dei due voleva esternare, e che li stava distruggendo poco a poco.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, George Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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BRING ME TO LIFE AGAIN


George Weasley e Angelina Johnson camminavano per le strade di Diagon Alley.

Era a prima volta che lo vedeva dopo la morte di Fred, e non sapeva se esserne felice o meno.

Aveva accettato perchè sarebbe stato come rivedere Fred, nonostante i suoi occhi fossero leggermente più scuri, il suo sguardo più amichevole e meno dolce, il sorriso meno aperto dopo la morte del fratello.

Lui le prese la mano e lei sentì di tradire l'amore che aveva provato per Fred.

Amore, sì, perchè lo aveva amato da quando l'aveva visto per la prima volta, da quando si era complimentato con lei per la sua bravura a Quidditch, d quando le aveva stretto la mano e si era presentato.

Angelina lo amava ancora, ma non trovava giusto tagliare i ponti con la sua famiglia.

Angelina, vuoi che prendiamo un gelato?” chiese George, distogliendola dai suoi pensieri.

Non ho soldi con me...” rispose e lui sorrise.

Credi che farei pagare una ragazza?”

Avevano la stessa voce, lo stesso modo di scherzare su ogni cosa, lo stesso tono amichevole e lo stesso entusiasmo.

Angelina lo guardò negli occhi e debolmente mormorò un grazie.

Pochi minuti dopo il ragazzo ricomparve con in mano due coni gelato alla panna.

Il suo gusto preferito.

Te lo ricordavi...”

Una lacrima scese lieve sulla guancia della ragazza.

Era come stare con lui.

Prese il cono e iniziò a mangiare.

Il sapore dolce le invase la bocca e ricordò quando era stata per la prima volta in quella gelateria con Fred.


- Prendiamo un gelato Ang?

Lei sorride- volentieri.

- Che gusto?- chiede il ragazzo, guardandola negli occhi.

- Panna.

Entrano nella gelateria, che non è più affollata come un tempo per via della guerra, e ordinano.

- Panna... Me lo ricorderò. E obbligherò anche George a ricordarselo.

- Esagerato...- ride Angelina.

- Te lo giuro.


La voce di George la distolse dai suoi pensieri.

Stai bene Angelina?”

Sì... È passato un po' di tempo...”

Il gusto della panna si mescolò con il salato delle grosse lacrime trasparenti.

Dicono che il dolore sa di sale.

Quel dolore, invece, era immensamente dolce, quei ricordi erano dolci.

Continuarono a passeggiare, in silenzio, vicini.

Pensavano entrambi a una stessa persona, e si crogiolavano nel loro dolore.

In quel dolore dolce, fatto di risate e ricordi allegri.

In quel dolore piacevole, fatto di scherzi e momenti felici.

In quel dolore che nessuno dei due voleva esternare, e che li stava distruggendo poco a poco.

La ragazza sentì il bisogno di sentirlo vicino, di toccarlo.

Il bisogno di appoggiare la testa sulla sua spalla, il bisogno di ricominciare a vivere, come lui avrebbe voluto, ma senza dimenticarlo.

Ma non lo fece.

Finì di mangiare, quasi contemporaneamente a George.

Il ragazzo le prese la mano: lei tremò, e la paura di tradirlo si impossessò di ogni centimetro, di ogni singola fibra del suo essere.

Non sarebbe riuscita a ricominciare.

George si voltò verso di lei e piantò i suoi occhi castani in quelli neri della ragazza.

Nemmeno io posso dimenticare. Ma dobbiamo andare avanti Angelina, dobbiamo.

Per lui, per Fred.

Perchè lui avrebbe voluto che fosse così.”

Già, era vero.

Fred le aveva detto di non piangere per lui, di non soffrire, di dire soltanto che lo amava.

Hai ragione” mormorò, e una seconda lacrima le rigò la guancia.

Lui la abbracciò forte: un abbraccio diverso da quelli che dava di solito, un abbraccio molto simile a quelli del suo gemello.

E quando lo ricambiò capì perchè.

Quello non era solo un abbraccio di amicizia, un abbraccio di consolazione.

Era un abbraccio d'amore, una dimostrazione d'affetto, di un affetto sincero.

Si staccarono e ripresero a camminare.

In quel momento la consapevolezza di non dimenticarlo, la consapevolezza di tornare alla vita le si impose, e lei non seppe rifiutarla.

Doveva andare avanti.

Per lui, per Fred.

Per se stessa.


Questa, se vogliamo, è il continuo di “When i will die, don't cry, just... say “i loved you”...”.

Magari è una cavolata, è scritta male, ma non potecvo non scriverla.

Fatemi sapere, se volete, cosa ne pensate.

Un bacio, ciao.

Vulneraria.

  
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