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Autore: layla84    06/01/2011    4 recensioni
“Non riesco a pensare a niente, è come se il mio cervello fosse invaso da una fitta nebbia che mi impedisce di mettere a fuoco sensazioni e sentimenti: la verità è che non mi capisco.
Non so come questo sia possibile, come possa io, che già a cinque anni sapevo chi ero, avere adesso una tale confusione dentro.”
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Finn Hudson, Kurt Hummel
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Fandom: Glee
Pairing: Kurt Hummel / Finn Hudson
Rating: Pg
Genere: Romantico
Warning: Spoilers, Slash
Summary: “Non riesco a pensare a niente, è come se il mio cervello fosse invaso da una fitta nebbia che mi impedisce di mettere a fuoco sensazioni e sentimenti: la verità è che non mi capisco.
Non so come questo sia possibile, come possa io, che già a cinque anni sapevo chi ero, avere adesso una tale confusione dentro.”

Piccola shot scritta dopo aver letto che la puntata 2x12 sarà incentrata su San Valentino.
L’idea di un San Valentino in Glee mi ha ispirato questa storia però premetto che non mi ero mai cimentata su questo fandom, spero solo di aver reso abbastanza IC i personaggi.
Buona Lettura ;)

 

 

San Valentino

 

Passeggio tra le vie della città velocemente, scansando persone che camminano tranquille e osservano le luminose vetrine addobbate da cuori e scritte d’amore.
Non riesco a pensare a niente, è come se il mio cervello fosse invaso da una fitta nebbia che mi impedisce di mettere a fuoco sensazioni e sentimenti: la verità è che non mi capisco.
Non so come questo sia possibile, come possa io, che già a cinque anni sapevo chi ero, avere adesso una tale confusione dentro.
Cerco di calmarmi e di ripensare con lucidità a quello che è successo pochi minuti fa, ma più mi sforzo, più capisco che il mio comportamento non ha alcun senso.

Ricapitoliamo: ero con Blaine davanti al negozio di GAP quando lui, inaspettatamente - o forse no, a pensarci bene - ha detto di amarmi.
Lui. Ama. Me.
Me, Kurt Hummel, quello che fino a poche settimane fa prendeva granite in faccia, quello deriso per la sua diversità e le sue stranezze.
E quello di Blaine è amore vero: l’ho capito dalle sue parole, da come me l’ha detto, dall’incertezza nella sua voce e dalla speranza di essere ricambiato che vedevo nei suoi occhi.
Ed io sono rimasto come un idiota davanti a lui a bocca aperta, senza proferire parola.
Capiamoci: ho atteso questo momento sin dalla prima volta che l’ho incontrato, sulle scale della Dalton. Da quando lui mi ha preso per mano come se fosse la cosa più naturale del mondo ho capito che poteva - doveva - essere lui, il mio grande amore.
E più passavano i giorni, più scoprivo nuovi interessi in comune con lui: le lezioni, le prove con i Warblers, le chiacchierate e le canzoni cantate insieme, come a Natale, ogni singola cosa ci avvicinava sempre di più.
A detta di tutti eravamo perfetti insieme e Blaine non ha mai nascosto l’interesse che provava verso di me. Cosa potevo desiderare di più?
Più volte ho immaginato e sperato il momento in cui ci saremmo confessati amore reciproco, cosa mi avrebbe detto lui, cosa avrei risposto io.
E quando, per una volta nella vita la mia fantasia si è avverata, ho rovinato tutto.
Perché Blaine, dopo avermi fatto una dichiarazione splendida, non vedendo risposta da parte mia si è avvicinato, ha preso con gentilezza una delle mie mani gelate tra le sue e mi ha attirato a se, per poi passare un dito sulla mia guancia in una leggera carezza.
Poi ha avvicinato il suo viso al mio, continuando a guardarmi con quei suoi occhi dolci.
Era il momento perfetto con il ragazzo perfetto, era il bacio che avevo sempre sognato di ricevere.
Ed io invece non provavo niente di quello che in questi casi si dovrebbe provare, nemmeno il più piccolo batticuore: un attimo prima che le sue labbra si poggiassero sulle mie, ho capito che tutto ciò era terribilmente sbagliato.
Come una sensazione che sale da dentro, ma che non riesci in alcun modo a contrastare perché sai, nel profondo, che è la verità, io sentivo qualcosa di terribilmente stonato in quello che stava accedendo.
Così mi sono lasciato trasportare dal mio istinto e senza nemmeno avere il tempo di pensare ho chiuso gli occhi e dalle mie labbra è uscito solo un flebile “Non posso” che ha stupito entrambi.
Un secondo dopo Blaine mi ha lasciato la mano, guardandomi confuso.
“Io pensavo che tra di noi ci fosse qualcosa... non capisco Kurt.”
“Non capisco nemmeno io. Mi spiace”
E’ stata l’unica cosa che sono riuscito a balbettare, prima di voltarmi e iniziare quest’assurda maratona che non so dove mi porterà: ormai sono più di dieci minuti che cammino a passo spedito per le vie della città, con il fiato corto.
Solo quando inizio a riconoscere i profili delle case attorno a me, capisco che mi sono diretto in automatico verso casa e a un tratto sento un estremo bisogno di parlare con mio padre, di farmi consolare da lui e di capire cosa mi sta succedendo.
La Dalton è una scuola stupenda, i ragazzi lì sono fantastici ma tutti questi cambiamenti mi hanno allontanato dai miei affetti. Ormai vedo pochissimo i ragazzi del vecchio Glee Club, per non parlare di mio padre, e non ho mai sentito il bisogno di un suo abbraccio come in questo momento.
E’ nell’istante in cui varco la soglia di casa, che finalmente tiro un sospiro di sollievo: casa mia è l’unico posto, in tutto il mondo, dove sento di poter essere totalmente me stesso.
“Papà?” chiamo, e l’eco della mia voce incerta si perde tra le stanze evidentemente vuote della casa.
Che stupido! Papà e Carol devono essere usciti a cena, è ovvio: è San Valentino, tutte le coppie sono fuori a festeggiare.
Immagino che anche Finn sia fuori con Rachel.
Non faccio in tempo a finire quest’ultimo pensiero che sento dei passi pesanti salire le scale e la faccia di Finn appare dalla porta della mia, anzi ‘nostra’, camera.
“Kurt… che ci fai qui? Se volevi Burt lui e la mamma andati a cena fuori…”
Mentre parla si poggia allo stipite della porta, con le mani sprofondate nelle tasche dei jeans e le spalle un po’ incurvate in avanti, in quel modo tutto suo che ormai riconoscerei tra mille.
Sorrido leggermente perché di solito, quando fa così, cerca di nascondere che in realtà è in imbarazzo, ma ormai io riesco sempre a capire dalle sue espressioni tutto quello che gli passa per la testa.
Il sorriso appena accennato mi muore sulle labbra, quando vedo il suo sguardo fissarsi nei miei occhi e farsi di colpo più attento.
Si stacca velocemente dalla porta si avvicina a me con pochi passi veloci, guardandomi leggermente preoccupato.
“Stai bene? Che è successo?”
Non so come sia riuscito a capire da una sola occhiata che c’era qualcosa che non andava, forse semplicemente anch’io sono un libro aperto per lui, come lui lo è per me.
L’unica cosa che finalmente capisco chiaramente, mentre lui si avvicina di un altro passo e il suo profumo invade le mie narici, è il motivo per cui con Blaine era tutto sbagliato.
“Non dovresti essere fuori con Rachel?” è invece ciò che le mie labbra pronunciano, mentre sono ancora troppo sconvolto per riuscire accettare la realtà.
Non posso! Non di nuovo.
“Io e lei non stiamo più insieme” dice lui, leggermente a disagio, le mani ancora in tasca e lo sguardo basso.
“Lo so” rispondo sinceramente “Però pensavo che complice San Valentino sareste tornati assieme”
“No, non succederà” continua “Non stavolta. Stavolta è… diverso. Non è per lei... sono io. Sono innamorato di un'altra persona” e mentre lo dice continua a tenere gli occhi bassi, fissi davanti a se, mentre le spalle sono sempre più incurvate sotto un peso invisibile.
Lo stesso peso che adesso sento sul mio petto, e che mi fa mancare il fiato.
Dannazione!
Pensavo di averlo superato. Di essermi lasciato tutto alle spalle. Di essermi lasciato l’amore per lui, alle spalle.
A quanto pare non è così, visto il dolore che mi prende all’altezza del cuore e il bruciore agli occhi che mi costringe a distogliere lo sguardo dalla sua figura.
Ecco perché con Blaine era tutto così sbagliato: perché non era Finn. Semplicemente.
Eppure Blaine è perfetto per me: dolce, gentile, con i miei stessi interessi e soprattutto innamorato, ma nonostante mi sia sforzato di credere il contrario, in realtà non ho mai provato per lui nient’altro che amicizia.
Mentre Finn con i suoi casini, la sua difficoltà ad esprimere in parole quello che sente, la sua dolcezza e le sue insicurezze ha reso vani tutti i miei tentativi di allontanarlo dal mio cuore.
E nonostante ci abbia provato in tutti i modi possibili, mi basta una sua parola per capire che sono ancora innamorato di lui e che, a questo punto, penso lo sarò per sempre.
Non sapendo che dire continuo a rimanere in silenzio mentre lui riprende a parlare: vorrei scappare di nuovo, lontano da lui, lontano da tutto, per non dover sentire parlare del suo amore verso Quinn o verso qualsiasi altra insulsa ragazzina che gli ha fatto perdere la testa come io non riuscirò mai.
“Pensavo di passare San Valentino da solo, perché credevo che la persona che amo l’avrebbe passata con qualcun altro. O almeno così pensavo”
Lo vedo alzare lo sguardo da terra, e lanciarmi un’occhiata che non riesco a decifrare del tutto: insicurezza, imbarazzo, un po’ di speranza forse.
“Poi ho sentito la tua voce e pensavo di stare sognando” nel momento in cui dice queste parole, fissa i suoi occhi scuri nei miei e quello che vi leggo dentro mi fa tremare “Nelle ultime settimane mi sono ritrovato a pensarti sempre più spesso. Dal matrimonio, da quando ho cantato quella canzone e abbiamo ballato insieme non sono riuscito a smettere di pensarti nemmeno per un attimo. All’inizio pensavo fosse perché eri andato alla Dalton senza dirmi niente, poi più passavano i giorni più sentivo la tua mancanza: mi mancavano i tuoi sorrisi, i tuoi occhi, odiavo sapere che se avessi voltavo lo sguardo non ti avrei più trovato vicino a me. Intanto non riuscivo più nemmeno a sorridere a Rachel, mi sembrava di dover fingere di essere una persona che in realtà non ero. Alla fine non ho più potuto far finta di non conoscere la risposta. Io non posso - non voglio - più fingere che quello che provo non esiste, perché ogni volta che ti guardo riesco solo a pensare a quanto tu sia meraviglioso ed essenziale per me, per la mia felicità... pensavo ormai fosse troppo tardi, che avresti passato San Valentino con quel damerino, ma tu stasera sei qui…”
“Quindi?” lo interrompo con voce tremante, mentre la mia vista si offusca per via delle lacrime.
Non sono mai stato un tipo paziente e sebbene le sue parole mi abbiano toccato nel profondo, non posso credere stia accadendo davvero: ho bisogno di sapere che non è solo un sogno.
Perché se lo fosse, e dovessi svegliarmi e rendermi conto che tutto questo non è reale, mi si spezzerebbe il cuore dal dolore.
Finn si avvicina, mentre un piccolo sorriso nasce sulle sue labbra “Quindi forse sono ancora in tempo” dice, mentre si ferma a un soffio da me.
Sorrido anch’io, mentre sento il mio cuore battere all’impazzata.
“Penso proprio di si” riesco a rispondergli, mentre una piccolissima lacrima fugge sulla mia guancia.
Un attimo e la sua mano sale a cancellare quella piccola traccia salata con una leggera carezza ed io sento una cascata di brividi lungo la schiena, mentre Finn si china leggermente avvicinando il suo viso al mio.
“Quindi buon San Valentino, Kurt” un attimo dopo le sue labbra sono sulle mie, insicure ma incredibilmente dolci ed io non posso far altro che chiudere gli occhi, perdendomi nel mio primo vero, bacio con la consapevolezza che è questo tutto ciò che voglio, che è qui, tra le braccia di Finn, l’unico posto perfetto per me.

  
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