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Autore: cassiana    06/01/2011    3 recensioni
[VOY]"Avevano deciso che mentre Tuvok e Paris avrebbero indagato su Rain Robinson, la ricercatrice che minacciava di rivelare la presenza della Voyager a Henry Starling, lei e Chakotay sarebbero rimasti nelle vicinanze di Braxton, per controllare i suoi movimenti. Avevano avuto sfortuna. [...] Alla fine Chakotay era riuscito a trovare quella sistemazione. Anche lì era rimasta una sola stanza libera, ma Kathryn era talmente seccata e stanca che aveva finito per accontentarsi di quel posto."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Chakotay/Janeway
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Note: scritta per la BDT @ fanfic100_ita col prompt 053. Terra
Missing moment dell’episodio Future’s end (Futuro anteriore) (3x8/9)
Il titolo è ripreso da una battuta della puntata quando Chakotay dice: ”Ce l’hai fatta, alla fine ci hai portato a casa” e Kathryn risponde: “Posto giusto, momento sbagliato”



Disclaimer: i personaggi non mi appartengono ma sono dei rispettivi autori. La storia è scritta senza scopo di lucro.



Right place, wrong time



Kathryn osservò rassegnata la stanza: il pavimento di moquette beige, l’arredamento ordinario, la poltrona reclinabile ricoperta da una vecchia fodera a fiori sbiaditi e il grande letto matrimoniale che troneggiava al centro. Si avvicinò alla finestra e tirò le tende marroni. La vista dava su una strada grigia e trafficata. Non erano riusciti a trovare di meglio. Kathryn scosse la testa e si sedette al lavorare alla scrivania. Avevano deciso che mentre Tuvok e Paris avrebbero indagato su Rain Robinson, la ricercatrice che minacciava di rivelare la presenza della Voyager a Henry Starling, lei e Chakotay sarebbero rimasti nelle vicinanze di Braxton, per controllare i suoi movimenti. Avevano avuto sfortuna: Los Angeles in quel periodo sembrava letteralmente invasa da convegni e manifestazioni. Nessuno dei grandi hotel avevano stanze libere, mentre ne avevano in quantità gli alberghi ad ore. Alla fine Chakotay era riuscito a trovare quella sistemazione. Anche lì era rimasta una sola stanza libera, ma Kathryn era talmente seccata e stanca che aveva finito per accontentarsi di quel posto. Chakotay era uscito per comprare qualcosa da mangiare. Quando tornò aveva le mani piene di sacchetti di plastica.
- Hai fatto spese?
Lo canzonò Kathryn, l’uomo sorrise e appoggiò i sacchetti sul letto.
- Molto divertente. Vorrà dire che mi gusterò questo caffè da solo.
Esclamò tirando fuori un enorme bicchiere verde dal quale usciva l’intenso odore di caffè. Kathryn allargò gli occhi e ghignò:
- Ho un phaser carico e sono pronta ad usarlo!
Chakotay scoppiò a ridere e le consegnò volentieri la preziosa bevanda. Kathryn ne bevve un sorso e mugolò con piacere. Chakotay intanto aveva tirato fuori da un altro sacchetto un’enorme pizza farcita. La posò delicatamente sulla scrivania e quando aprì il cartone l’odore di pomodoro, salsicce e funghi aggredì le narici di Kathryn. Chakotay ne tagliò una metà per sé e si dedicò a spostare tutta la salsiccia sull’altra metà.
- Perché non ne hai presa una vegetariana?
- Perché so che ti piace così.
Il volto di Kathryn si addolcì in un sorriso tenero: Chakotay si prendeva cura di lei in maniera sempre così premurosa che a volte era difficile ricordare che era il suo primo ufficiale e migliore amico. Kathryn rimpianse per un istante che lui fosse davvero solo un amico e non qualcosa di più, ma respinse in fretta quel pensiero e sedette al suo posto. Chakotay tagliò una fetta dalla sua metà di pizza e la puntò verso Kathryn:
- Pensi che questa sia la nostra linea temporale?
Kathryn masticò pensierosa un boccone analizzando ciò che sapevano: la nave di Braxton, nel tentativo di impedire alla Voyager di compiere un presunto disastro temporale, era precipitata sulla Terra nel 1967 e quello Starling ne aveva approfittato non solo per creare un impero economico ma per dare l’avvio alla rivoluzione informatica del ventesimo secolo.
- Se fosse così vorrebbe dire che la società del ventiquattresimo secolo si sarebbe sviluppata grazie al know how tecnologico del ventinovesimo secolo. Sarebbe una specie di corto circuito del tessuto del tempo.
- Vuoi dire che staremmo vivendo in un loop temporale?
Kathryn aggrottò le sopracciglia:
- Come odio questi paradossi, mi fanno sempre venire il mal di testa!
Chakotay ghignò, sapeva bene che la fisica temporale era una delle scienze più ostiche da capire.
- Immagino che Tom si stia divertendo. Da quanto mi ha riferito Tuvok sembra che si sia ambientato piuttosto velocemente.
Kathryn che si era alzata si voltò verso di lui, indicando la pizza avanzata:
- Scherzi? Cibo non replicato, vero caffè e acqua a volontà…penso che mi adatterei volentieri anche io! Anzi ne approfitto subito per una lunga doccia calda!
Chakotay cercò di scacciare l’immagine della donna nuda sotto l’acqua scrosciante e rispose serio:
- Davvero, Kathryn. Cosa accadrebbe se non dovessimo tornare al nostro tempo?
Lei si fermò per un momento soppesando le implicazioni di quella domanda: avrebbero dovuto lasciare la Voyager e costringersi a vivere in un modo a loro del tutto sconosciuto, in un mondo che pure essendo il loro non gli apparteneva col rischio di dover sempre nascondersi. Oppure sarebbero potuti rimanere sulla Voyager, ma avrebbero dovuto lasciare la Terra. In ogni caso non avrebbero mai potuto far ritorno a casa. Chakotay osservò gli occhi di Kathryn fissarsi su un punto remoto mentre rifletteva, una quantità di emozioni diverse attraversarono il suo volto fino a che Kathryn non si aprì in un sorriso:
- Non accadrà, io farò in modo di riportarvi tutti a casa: è una promessa.
Affermò in tono sicuro. Chakotay non poté fare a meno di ammirare la tenacia di quella piccola donna e nello stesso tempo si sentì colmo di preoccupazione per lei, perché sapeva che Kathryn si sarebbe caricata anche di questo fardello col relativo, devastante, senso di colpa nel caso avesse fallito. Una pena segreta gli strinse il cuore: Chakotay sapeva che nonostante tutta la sua spavalderia Kathryn era sottoposta ad una pressione insopportabile e lui avrebbe dato qualsiasi cosa per aiutarla a portare quel carico. Sorrise ad annuì:
- Se c’è qualcuno che può riuscirci quella sei tu, Kathryn. E io sarò con te, sempre.
Le parole fluttuarono tra loro cariche di un significato che entrambi si sforzarono d’ignorare. Dopo un momento d’imbarazzo Kathryn sorrise e annunciò che andava a farsi quella famosa doccia. Chakotay le fu grato per aver salvato una situazione potenzialmente critica e sorrise a sua volta. Quando lei sparì dietro la porta del bagno imprecò sottovoce: gli serviva un momento per riflettere. Da quando avevano lasciato New Earth non riusciva ad evitare che i suoi sentimenti per Kathryn affiorassero in superficie nonostante sapesse bene che ciò che era accaduto tra loro sul pianeta non si sarebbe ripetuto. E questo lo mandava in pezzi. Si chiese se di tanto in tanto Kathryn ripensasse mai a quello che era successo tra loro e se ne avesse nostalgia.
Kathryn accolse con sollievo le gocce d’acqua calda che ruscellavano sul suo corpo facendole rilasciare la tensione accumulata. Lasciò fluire i pensieri: come sarebbe stata la vita della Voyager se davvero non fossero riusciti a tornare nel loro tempo? Era una possibilità che terrorizzava Kathryn e si trovò sempre più determinata a fare in modo che ciò non accadesse. E poi, subdoli, i ricordi del breve idillio con Chakotay su New Earth s’insinuarono nelle sue riflessioni. Era terribilmente difficile per lei dover far finta di ignorare i sentimenti che Chakotay le aveva confessato di provare. Forse le cose avrebbero potuto essere differenti se fossero rimasti su quel pianeta, da soli. Ma Kathryn aveva prima di tutto una missione da portare avanti e poi c'era Mark che l'aspettava a casa. Mentre si asciugava Kathryn si rese conto che il ricordo del fidanzato era sempre più sbiadito nei suoi pensieri: per quanto le mancasse non era più al centro dei suoi desideri. Con un sospiro dovette confessare a se stessa che qualcun'altro si stava sostituendo a lui. E fu in quel momento che la consapevolezza di quanto fossero in realtà simili i due uomini la colpì brutale. Come Mark anche Chakotay tendeva ad essere protettivo nei suoi confronti e riusciva a bilanciare la sua impulsività con la sua pacata autorevolezza senza mai cercare di sovrastarla. In Mark Kathryn aveva trovato sopratutto un senso di condivisione di interessi ed ideali ed era per questo che si era innamorata di lui. Ma con Chakotay tutto questo era stato messo in discussione: l'attrazione che provava per lui era troppo forte per poterla negare e l'amicizia che avevano instaurato si stava trasformando in qualcos'altro. Qualcosa che le metteva paura e a disagio, ma anche, che la faceva sentire meravigliosamente viva.
Quando uscì dal bagno Kathryn trovò Chakotay intento a rovistare tra i sacchetti: indossava solo i pantaloni del pigiama e lei non poté fare a meno di notare con piacere le linee nette del suo torso ambrato.
- Kathryn, hai per caso visto la mia maglietta?
- L’ho presa io, non ti dispiace, vero? Col pigiama non riesco a dormire.
Quando si voltò Chakotay rimase ipnotizzato alla vista di Kathryn: era adorabile con la maglietta che le arrivava a metà coscia, i piedi nudi e il volto arrossato dal calore. Nell’osservare l’espressione di Chakotay Kathryn si morse il labbro inferiore rendendosi conto dell’errore di valutazione che aveva commesso. Era come se una parte di lei s’impegnasse a sabotare tutte le sue buone intenzioni. Dopo un momento d’imbarazzato silenzio Kathryn si decise ad infilarsi sotto le coperte. Il frastuono della poltrona che veniva aperta la fece sobbalzare e quasi si aspettò che qualcuno venisse a bussare infuriato alla porta. Chakotay avrebbe voluto urlare per la frustrazione, si buttò sulla poltrona sbuffando. L’aveva di nuovo turbata, sapeva quanto le costava mantenere un atteggiamento distaccato e lui non faceva niente per aiutarla. Si spostò facendo scricchiolare la poltrona. Non che lei gli facilitasse le cose. Cigolio. La verità era che condividere quei momenti così intimi lo faceva impazzire. Si mosse di nuovo producendo un altro rumoroso cigolio. Lei era a pochi passi da lui così desiderabile e così intoccabile, Chakotay digrignò i denti mentre la frustrazione aumentava. Cigolio, cigolio, cigolio. All’ennesimo stridio Kathryn sbottò:
- Per l’amor di Dio Chakotay! Scendi da quella cosa infernale e vieni a dormire nel letto!
- Scusa?
- Hai capito! Finirai per farmi impazzire e ho ancora quel phaser a portata di mano…
Suo malgrado Chakotay ghignò:
- Ecco un invito che non si può rifiutare.
Quando sentì il materasso piegarsi sotto il peso dell'uomo Kathryn si accorse quanto poteva essere, di nuovo, pericolosa la situazione che aveva creato. Da quando avevano lasciato New Earth sentiva la mancanza di un contatto umano e il rapporto con Chakotay era di quanto più simile aveva ad una relazione. E la cosa era ridicola visto che lei aveva già una relazione stabile e di certo non aveva bisogno di complicazioni sentimentali, non in un momento come quello. Eppure non riuscì a trattenersi:
- Chakotay...
- Mmmh?
- Quella cosa che hai detto oggi...sulle gambe di quella mia possibile antenata - le labbra di Kathryn si piegarono in un sorriso - da quando un Primo Ufficiale è così interessato alle gambe del suo capitano?
Chakotay ghignò e anche nella penombra le sue fossette eruppero in tutta la loro gloria. Si voltò lievemente verso di lei:
- Da quando ho la fortuna di avere un così affascinate e brillante Capitano.
Kathryn ridacchiò e Chakotay continuò:
- Si, è proprio il caso di dire che sei un capitano in gamba!
Entrambi scoppiarono a ridere.
- E tu sei un adulatore! Se fossi così in gamba non vi avrei trascinato nella situazione in cui siamo.
Concluse Kathryn seria, Chakotay sospirò ed affermò:
- Per quanto mi riguarda, non penso che questa situazione sia poi così spiacevole!
Kathryn non rispose. Chakotay si maledisse: la sua voleva solo essere una battuta, forse si era spinto troppo in là.
- Scusami.
- Sarà meglio cercare di dormire. Buonanotte.
Kathryn gli voltò la schiena e sembrò addormentarsi all'istante. Chakotay la osservò a lungo, cercò una posizione comoda e sospirò. Aveva di nuovo rovinato tutto: ogni volta che Kathryn si lasciava andare e si rilassava lui diceva o faceva qualcosa che la faceva irrigidire e tornare nel suo isolamento autoimposto. Ma per quanto si sforzasse Chakotay non riusciva ad evitarlo: doveva venire ancora a patti col fatto che si fosse innamorato di lei e lei lo avesse rifiutato. Chakotay sperava che fosse a causa della loro situazione particolare, perché sospettava che lei ricambiasse i suoi sentimenti. E questo in qualche modo lo rendeva furioso. La stanchezza piombò su di lui e Chakotay si addormentò con una smorfia amara sul volto.
Quel tepore che l'avvolgeva era delizioso, nel dormiveglia Kathryn sorrise: fino a quell'istante non si era accorta quanto le fosse mancato il calore di un altro corpo contro il suo. Lenzuola pulite, forti braccia che la circondavano, l'odore maschile che solleticava le narici...era tutto perfetto. Kathryn sospirò contenta fino a che non si rese conto che era Chakotay che la stava abbracciando da dietro. Il suo respiro pesante le confermò che lui stava dormendo e Kathryn, sebbene sapesse che doveva allontanarsi, decise di approfittare un poco di quella situazione. Solo un altro minuto e poi si sarebbe scostata. Ma i minuti passavano e la donna non riusciva a muoversi: immaginò mani accarezzarle i fianchi e le cosce mentre le labbra di Chakotay le sfioravano la nuca. Kathryn sospirò piano. Si sentì avvampare e pensò che era davvero arrivato il momento di tornare nella sua parte di letto. Ma il respiro di Chakotay contro il collo le procurava dei brividi deliziosi. Kathryn si poggiò più confortevolmente al torace dell'uomo, accoccolandosi nel suo calore. Fantasticò che le grandi mani brune le sollevassero la maglietta e si spingessero verso i suoi seni, i capezzoli s'indurirono all’istante. Kathryn sbuffò: perché doveva farsi così del male? Era già grave che avesse messo se stessa e il suo primo ufficiale in una situazione così compromettente, stava solo peggiorando le cose. Strinse forte gli occhi e desiderò voltarsi e baciarlo. Le mancavano così tanto i giorni di New Earth, quando erano solo loro due, liberi da costrizioni e protocolli. Il respiro di Chakotay era cambiato, Kathryn si rese conto che si era svegliato. Fece per allontanarsi, ma l’uomo la tenne stretta a sé. Kathryn sospirò, sapevano entrambi che era terribilmente sbagliato, che avrebbero complicato le cose, che si sarebbero solo fatti del male. Le mani di lui vagarono lungo i suoi fianchi, Kathryn non le fermò, udì Chakotay mormorare il suo nome, sentì le sue labbra scivolare contro la pelle calda della gola. Una mano di Chakotay s’insinuò sotto la maglietta come lei aveva fantasticato solo pochi minuti prima. Kathryn si chiese per un momento se non stesse solo sognando, ma le dita premevano contro il suo centro e Kathryn non pensò più a niente. Si lasciò andare alle emozioni, s’inarcò contro l’uomo e trovò la sua bocca. Famelici si assaporarono mentre le dita di lui frugavano, premevano, tormentavano. Chakotay si premette contro di lei, cercando di alleviare la tensione, muovendosi sempre più veloce.
- Oh…Kathryn… Kathryn Kathryn Kathryn Kathryn
Kathryn si aggrappò alle sue mani e un istante dopo spalancò la bocca in un grido silenzioso. Tremò aspettando che la tensione scivolasse via. Con un singulto strozzato Chakotay spinse un’ultima volta contro di lei e si rilassò. Ansando Kathryn si allontanò da lui, non si voltò quando la chiamò, allungando un braccio. Era stata solo una sua fantasia, non era successo davvero, decise. Chakotay osservò la schiena di Kathryn: si sentiva ferito ed umiliato. Non era così che avrebbe voluto che andassero le cose. Con un sospiro si voltò dall’altra parte: lo avrebbe considerato un sogno e avrebbe fatto finta che non fosse accaduto nulla.
Quando si svegliò la mattina seguente Kathryn si ritrovò sola a letto. Chakotay non c’era, forse era uscito a prendere qualcosa da mangiare. Kathryn si passò una mano tra i capelli arruffati e indugiò col pensiero a quello che era accaduto quella notte: era stato un errore, su questo non c’erano dubbi. Si abbracciò le ginocchia e vi appoggiò la testa; si sentì in colpa verso Mark e verso Chakotay. Presto lui sarebbe tornato e Kathryn non voleva farsi trovare in una situazione di vulnerabilità, con un guizzo si alzò e si diresse verso il bagno. Un giorno sarebbe tornata sulla Terra, al momento giusto e avrebbe sistemato le cose promise a se stessa. 
   
 
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