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Autore: Dea Elisa    06/01/2011    2 recensioni
Credevi di aver già vissuto il meglio della tua vita.
La tua giovinezza, tua figlia, il tuo matrimonio – che, almeno sino alla sua sfaldatura, era da considerarsi una cosa…
bella.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cristiana Gandini, Riccardo Malosti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Premessa
: come zona temporale siamo nel secondo giorno di reclusione, dopo la puntata 12.
La seconda persona singolare è usata per Cristiana e, tanto per non confondere le idee, nella prima scena sono presenti Laura, Esther, Valerio e Cristiana.






Qualcosa di non detto



“E se qualcuno ti chiedesse qual è stato il giorno più bello della tua vita?”

“Facciamo che non me lo chiede nessuno, così risolviamo il problema.”

“Manchi solo tu, all’appello, non puoi tirarti indietro.”

La festa di laurea, la nascita di un figlio, il giorno del matrimonio, l’incontro di chi non si vedeva da troppo tempo.
Eppure tu ti eri fossilizzata su quel ieri ormai lontano.
Su quel bacio incastrato tra un ricordo e l’incubo di averlo perduto.
Osservavi Laura che ti fissava attonita, mentre gli occhi della tua mente tornavano a ieri.
Ieri che era un niente in confronto a quello che avrebbe potuto essere domani, almeno nella tua immaginazione.

“Dottor Malosti!” sobbalzasti al grido del suo nome pronunciato dalla dottoressa in vena di pettegolezzi, barcollando sullo sgabello sin quasi a scivolare.

“Parlo solo con chi mi offre un caffè” esordì, con la sua caratteristica camminata ondulatoria.

La Costa si alzò e inserì due monete nel distributore.

Lui le gettò un’occhiataccia, anzi, lo sguardo che soleva mostrare a chi si permetteva di giocare con la sua pazienza.

“Dovrei supporre che l’avessi detto scherzando?” tentò la dottoressa bionda.

Malosti mugugnò.

“Buongiorno anche a te” sussurrasti tu, intervenendo nella discussione con un commento fuori luogo.

Non ti rispose.
Come sempre.
Forse scocciato dal tuo rimprovero per non averti notata, forse perché tentava di tutto pur di non guardarti, forse… forse perché andava bene così.

“Il caffè te lo offro un’altra volta, allora” riferì Laura a Riccardo.
Lui annuì non convinto.

La donna si allontanò, sorridendo per un attimo a te che guardavi inebetita la scena.
Con lei uscirono di scena anche Esther e Santamaria, amorfi e passivi.

“Me lo offri tu?” azzardò Malosti, finalmente centrando gli occhi sui tuoi.

“Non voglio rischiare un attacco di crisi nervosa, vista la…” agitasti una mano indicando il viavai di infermieri e prigionieri innocenti della struttura, “… situazione.”

Fece un passo verso di te.

“Dove hai dormito stanotte?” gli chiedesti poi, non avendo ottenuto risposta.

Lui tamburellò due dita sul tavolino davanti al quale si era seduto.
“In sala medici. Sul divano. Con i cuscini.”
Sembrava fare apposta ad ostentare la sua fortunata nottata.
“E tu?”
Appunto.
Qualsiasi posto sarebbe stato peggio.

“Non ho dormito” spiegasti, cheta.

“Se lo avessi saputo, ti avrei fatto un po’ di spazio.”
Ora era anche... carino?!

“Non sarei venuta lo stesso.”

“Perché?”
Sembrava sorpreso e al contempo dispiaciuto.
Inutile ammettere che ti faceva solo piacere.

“Turno di guardia.”
 
“Ah.”
Spiazzato.

E tu sorridesti, meravigliosamente.
“Sbaglio o pensavi fosse per un altro motivo?”

“Non quello che tu pensi che sia.”

Ti alzasti, sorridendo di nuovo.
“Non importa.”

Era troppo orgoglioso per non fare il solito bugiardo.
“Dove vai?”

“A riposarmi in vista del lungo pomeriggio.”

“Hai anche la notte?”

Annuisti.
“La Costa appare solo quando è il caso di curiosare nella vita degli altri, per il resto è in ferie. Ordini dall’alto.”

“Allora, se fossi arrivato prima, ti avrei salvato dalle sue grinfie.”

“Poi ci sarebbero state le tue.”
Sistemasti lo sgabello accanto al tavolino.

“Che sono molto più accoglienti e affascinanti.”

“Non ne dubito.”
Inclinasti le labbra in un sorriso.

Tutto era uguale a prima.
La sua voce, le sue parole, il modo con cui ti guardava, l’espressione superba e l’atteggiamento altezzoso.

Credevi di aver già vissuto il meglio della tua vita.
La tua giovinezza, tua figlia, il tuo matrimonio – che, almeno sino alla sua sfaldatura, era da considerarsi una cosa… bella.

Allora perché adoravi quel sorriso che ora Riccardo ti mostrava?
“Su cosa stavate discutendo, prima, sempre se non sono troppo invadente sulle vostre futili chiacchiere da femmine?”

“Sul giorno più bello della mia vita” sbottasti, senza ripensamenti.

“Che sarebbe?”
Si alzò in piedi.

“Credo che debba ancora arrivare.”
Abbassasti lo sguardo, disgustata dalle tue stesse parole.
Saresti stata in grado di sparare un avvenimento a caso, così, solo per porre fine alla richiesta.
Ma palese era la tua propensione a cacciarti nei guai.

“E… in cosa dovrebbe consistere?”

“In qualcuno che mi dice qualcosa di ancora non detto.”
Ti allontanasti da quel luogo troppo familiare ma nel quale stranamente cominciavi a sentirti a disagio.

“Cristiana.”
Una mano si appoggiò sul tuo ventre per attrarti verso chi ti aggiustò un bacio dietro l’orecchio, che ti fece rabbrividire.

“E se… se mi stessi innamorando di te?” la sua voce era calma e infondeva sicurezza, a prescindere dall’importanza del contenuto delle sue parole.

Ti mordicchiasti il labbro inferiore, mentre ti si appannavano fastidiosamente gli occhi di qualcosa di umido che avresti definito lacrime.

Una di esse scivolò via e ti solleticò una guancia.

Solo perché avresti voluto che Riccardo avesse pronunciato quella frase senza averglielo chiesto.







   
 
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