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Autore: Miyaki    15/12/2005    18 recensioni
- E quale sarebbe una vera casa? -
- Quella dove ti vogliono bene, no? -
Genere: Malinconico, Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Remus Lupin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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So This Is Christmas

So This Is Christmas



So this is Christmas
And what have you done?
Another
year over
And a new one just
begun

And so this is Christmas

I hope you have fun

The near and the dear one

The old and the young.

A very Merry Christmas

And a Happy New Year

Let's hope it's a good one

Without any fear

 

Era una canzone di Natale, quella che riempiva l’aria di Londra, quella sera. Non sapevo neanche cosa mi spingesse a camminare per le vie babbane, avvolto in vesti babbane che di rado indossavo.
Sarà stato un sesto senso? Una premonizione?
Non saprei dirti. Sono uscito, fra neve e gioia. Era Natale. Normalmente era raro trovare per le strade tanti sorrisi: ricordo che dapprima me ne stupii. Ma quella sera ne era piena. Occhi felici che trovano ristoro dai problemi quotidiani in una festa gioiosa come quella appena giunta. Una serenità visibile nei visi, nonostante il freddo li sbiancasse e rendesse la punta del naso di un rosa vivace.
Mi domandavo cosa tu provassi quando vedevi una madre sistemare la zip della giacca ad un bambino, quando vedevi un padre prendere sulla schiena un bambino. Mi sono chiesto se qualcuno ti avesse mai preso sulle spalle.
Eri così piccolo quando tutto è finito che dubito che James si sarebbe arrischiato.
Hai mai guardato una famiglia senza provare una stretta al cuore, Harry?
Quante volte hai sognato che qualcuno ti mettesse una coperta sulla schiena, dicendoti che non devi prendere freddo. Quante altre hai sognato di alzarti con un viso dolce che ti guardava, dicendoti che la colazione era pronta?
Quando hai visto un bambino camminare fra i genitori, del tutto ignaro della sua fortuna, cosa hai provato?
Invidia, rabbia, dolore o un’insopportabile nostalgia?
Credo che tu abbia trovato tanta affinità con Sirius proprio perché anche lui, come te, non aveva mai conosciuto il vero calore di una famiglia e lo cercava disperatamente. Anche se Sirius non è mai stato solo, neanche da piccolo, quando attendeva con impazienza la visita di Zio Alphard e Andromeda, figure a cui si aggrappava strenuamente. A chi ti aggrappavi tu, senza neanche una foto da guardare, una lapide su cui piangere o un giocattolo da abbracciare? Non l’ho mai saputo, e non te l’ho mai chiesto.
Né lo farò.
Tornando a quella sera, ricordo altre cose di quelle vie babbane. Ricordo di averli invidiati. Ricordo di aver sorriso amaramente e di aver osservato le vetrine dei negozi squisitamente addobbati.
Non chiedermi perché cambiai strada, dirigendomi a caso per vie che non conoscevo: non saprei rispondere. Quella strada fredda era silenziosa, e solo, vi giungevano i rumori lontani dei festeggiamenti, come un lontano eco.

 

And so this is Christmas

For weak and for strong

For rich and the poor ones

The road is so long

 

And so Happy Christmas

For black and for white

For yellow and red ones

Let's stop all the fight.


C’era un parco di minute dimensioni, in fondo, su una piccola piazzetta circolare. Lì non c’era quasi nessuno.
E dico quasi. Il parco era vuoto, fatta eccezione di un’altalena su cui, solitaria, sedeva una minuta figura.
Ero perplesso, ammetto. Un bambino solo a quell’ora a Natale?
Affrettai il passo e i miei piedi calpestarono tracce di neve e foglie, senza curarsene troppo. Arrivai all’entrata del parchetto.
Posso ancora vederlo nella mia mente, semplice, con qualche giostra malandata, qualche aiuola, in quel momento coperta di neve, e circondato da un recinto. Stavo davanti al cancello socchiuso, aguzzando lo sguardo.
Mi aspettavo di trovare un adulto, qualcuno. Ma non c’erano. C’era solo quella figurina indifesa, seduta sull’altalena.
Scrutai quella figurina solitaria: aveva una sciarpa malconcia, e una giacca troppo grande per lei, le mani coperte da guanti e dei pantaloni ugualmente smessi e larghi. Ma non dava l’aria di un bambino povero.
Aveva i capelli arruffati, come non ne vedevo da tempo. Solo una persona che avevo conosciuto aveva quella capigliatura inespugnabile. Il cuore mi sprofondò da qualche parte che non saprei dirti, ragazzo.
Ricordo solo che, quando tornò al suo posto, batteva molto velocemente.
Raggiunsi quel bambino e vidi altri dettagli che mi ferirono apertamente, senza che ancora ne capissi la ragione.
Stava seduto, con le mani sulle gambe e guardava avanti a se, senza curarsi del mio arrivo, sembrava triste, ma non ne avevo la certezza. Sugli occhi portava un paio di occhiali un po’ storti, tondi.
- Tutto bene, ragazzo? – domandai.
Alzò il viso e capì che eri tu, Harry. Tu.
Ricordo di non averti dovuto chiedere il nome, quel viso, quegli occhi e quella cicatrice erano una firma inconfondibile. Quella fu la prima volta che ti vidi, Harry. La prima.
Avevi degli occhi tristi che mi ferirono con una violenza inconcepibile. Ricordo di essere rimasto tramortito da quella tristezza per molti secondi. Tu non dicesti nulla, sembravi stupito.
Non avevi niente d’infantile in quegli occhi. Il tuo non era un broncio capriccioso di un bambino. Era l’espressione di chi mendica qualcosa che non può avere.
Occhi verdi, chiari, di un calore innaturalmente meraviglioso e colmi di una tristezza indecente.
- Che fai da solo? – insistetti – Dovresti essere a casa. -
- La stavo cercando. – dicesti.
- Ti sei perso? -
Tu scuotesti la testa e non aggiungesti altro.
- Ma… non cercavi la tua casa? -
Facesti cenno di si con la testa.
- La mia vera casa. -
Allungasti i piedi, e ti desti una spinta, facendo muovere così l’altalena.
- E quale sarebbe una vera casa? -
- Quella dove ti vogliono bene, no? -
I tuoi occhi ero appena avvolti dal dubbio, mi guardasti, con la fronte aggrottata, come se sperassi in una mia conferma. Mi limitai ad annuire con un mezzo sorriso. Tu non sorridevi, sebbene sembrasti sollevato.
- Ma non la trovo. – la tua voce si era incrinata – Non la troverò mai. -
Mi aspettai di vederti piangere, ma dai tuoi occhi non cadde neanche una lacrima. C’era un lieve silenzio fra noi e io non sapevo che dire, qualcuno passò, e una folata di vento ci accarezzò la pelle, già intirizzita dal freddo.
Nel silenzio si udivano ancora le voci concitate e i canti, la gioia che non riusciva a sfiorare il nostro cuore, che cercavamo senza trovare. Quel canto che non faceva parte delle nostre voci.
Una gioia che non ci appartiene.

 

A very Merry Christmas

And a Happy New Year

Let's hope it's a good one

Without any fear

 

So this is Christmas

And what have you done?

Another year over

And a new one just begun

 

And so Happy Christmas

I hope you have fun

The near and the dear one

The old and the young.

-
Perchè dici così? –

- Loro – cominciasti, dondolandoti – Dicono che nessuno può volere bene ad uno strano come me. -
Lo dicevi con naturalezza, come se non fosse una cosa orribile da sentir dire. Come se ci fossi abituato. Continuasti a dondolarti e io ti guardavo con dolore e disperazione e senza capire perché Silente non ti avesse affidato a me. Dio, l’amore che avrei voluto darti Harry. Avrei voluto prenderti in braccio e portarti via. Avresti vissuto di poco, lo so. Ma avrei voluto prendermi cura di te.
- Se nessuno mi può voler bene allora sarò sempre senza una casa. Perché la casa è dove le persone ti vogliono bene. -
- Credo che molte persone ti vorranno bene. – ti dissi, ma tu non rispondesti. Sembravi perplesso e scettico.
- Come fa a crederlo, signore? -
Ti fermasti, facendo arrestare il dondolio dell’altalena.
- Fidati. -
Non potevo dirti altro, Harry. Non potevo.
- Se lo dice lei. – non eri convinto. Come avresti potuto? Nessuno ti dimostrava amore, era facile per te credere ciò che dicevano.
- Abbi fiducia. Anch’io sto cercando una casa e un giorno la troveremo. C’è, da qualche parte, per tutti. -
Il tuo viso si addolcì un poco.
- E’ meglio che vada – dicesti, e poi ti alzasti dall’altalena. Mi guardasti a lungo, attraverso quei grandi occhi a mandorla verdi. Gli occhi di Lily. Il viso di James. Avrei dovuto dirtelo allora, Harry, che ti volevo bene. E te lo dico ora.
Ti volevo bene. E te ne voglio tutt’ora.
Dopo un po’ te ne eri andato, stringendoti in quei vestiti smessi. Un bambino di sei anni che gira da solo. Solo.
Mi si è stretto il cuore, ma non ti ho detto nulla.

 

A very Merry Christmas

And a Happy New Year

Let's hope it's a good one

Without any fear

Quando la prima volta gli occhi verdi di Harry Potter si posarono su di me, curiosi. Anche ora mi guardano e sembrano sorpresi, mentre camminiamo fianco a fianco verso la tana, per un Natale a casa dei Weasley. Non se ne ricordava, lo so. Ma ora pare tornare indietro con il tempo, mentre camminiamo fra la neve, avvolti da vestiti pesanti. Sono passati parecchi anni da quel giorno e siamo di nuovo a Natale. Harry non è più un bambino solitario, ma un caposcuola di Hogwarts, reduce dalla sua vittoria contro il flagello che aveva infestato il mondo e la sua vita. E’ tutto finito da un po’, e rimettiamo insieme i pezzi, sperando di non ferirci troppo. Il corpo di Harry Potter è cresciuto, penso, quando allunga una mano a suonare la campanella della casa Weasley.
Ma i suoi occhi sono ancora velati di quella patina di tristezza.
Si gira, prima che qualcuno venga ad aprire e mi sorride, delicatamente.
- Sembra che infine l’abbiamo trovata. -
Molly ci apre ed entriamo dentro, insieme. Ron e Hermione non danno neanche un attimo di respiro ad Harry, e neanche il tempo per togliersi la giaccia. Si gettano verso di lui e lo abbracciano, allegri. Anche Ginny arriva di corsa, seguita da tutto il resto della famiglia Weasley e dagli altri. Ci sorridono e ci salutano, con calore.
Sorrido, guardando Molly che libera Harry dalla presa degli altri, lo aiuta a togliersi la giacca, e gli strofina le braccia con forza, per riscaldarlo. Dice che prenderà un malanno se non si scalda e lo guarda con apprensione.
Una donna si fa avanti, con le braccia incrociate e la testa reclinata di lato: anche se cambia capelli ogni giorno la riconoscerei ovunque. Ora ha dei riccioli biondi che le arrivano fino alle spalle e gli occhi azzurri, che sorridono dolcemente.
- Ce ne avete messo di tempo. -
Ci penso su. Anni, vorrei rispondere.
Annuisco.
- Ma siamo a casa, no? -
- Siete a casa. -
Sorride, come solo lei sa.
C’è un canto di Natale nella tana, sento Arthur vantarsi di averlo trovato dopo tanta ricerca. E’ un cantante babbano, una canzone già udita tempo prima. Ci sono sorrisi. Sorrido. Questa volta, una carezza di serenità è arrivata anche al mio petto.
Una gioia che ci appartiene.

War is over!

If you want it

War is over!

War is over, Now!


 

  
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