So This Is
Christmas
So
this is Christmas
And what have you done?
Another year over
And a new one just begun
And
so this is Christmas
I
hope you have fun
The
near and the dear one
The
old and the young.
A
very Merry Christmas
And
a Happy New Year
Let's
hope it's a good one
Without any fear
Era
una canzone di Natale, quella che riempiva l’aria di Londra, quella sera. Non
sapevo neanche cosa mi spingesse a camminare per le vie babbane, avvolto in
vesti babbane che di rado indossavo.
Sarà stato un sesto senso? Una premonizione?
Non saprei dirti. Sono uscito, fra neve e gioia. Era Natale. Normalmente era raro
trovare per le strade tanti sorrisi: ricordo che dapprima me ne stupii. Ma
quella sera ne era piena. Occhi felici che trovano ristoro dai problemi
quotidiani in una festa gioiosa come quella appena giunta. Una serenità
visibile nei visi, nonostante il freddo li sbiancasse e rendesse la punta del
naso di un rosa vivace.
Mi domandavo cosa tu provassi quando vedevi una madre sistemare la zip della giacca
ad un bambino, quando vedevi un padre prendere sulla schiena un bambino. Mi
sono chiesto se qualcuno ti avesse mai preso sulle spalle.
Eri così piccolo quando tutto è finito che dubito che James si sarebbe
arrischiato.
Hai mai guardato una famiglia senza provare una stretta al cuore, Harry?
Quante volte hai sognato che qualcuno ti mettesse una coperta sulla schiena,
dicendoti che non devi prendere freddo. Quante altre hai sognato di alzarti con
un viso dolce che ti guardava, dicendoti che la colazione era pronta?
Quando hai visto un bambino camminare fra i genitori, del tutto ignaro della
sua fortuna, cosa hai provato?
Invidia, rabbia, dolore o un’insopportabile nostalgia?
Credo che tu abbia trovato tanta affinità con Sirius proprio perché anche lui,
come te, non aveva mai conosciuto il vero calore di una famiglia e lo cercava
disperatamente. Anche se Sirius non è mai stato solo, neanche da piccolo,
quando attendeva con impazienza la visita di Zio Alphard e Andromeda, figure a
cui si aggrappava strenuamente. A chi ti aggrappavi tu, senza neanche una foto
da guardare, una lapide su cui piangere o un giocattolo da abbracciare? Non l’ho
mai saputo, e non te l’ho mai chiesto.
Né lo farò.
Tornando a quella sera, ricordo altre cose di quelle vie babbane. Ricordo di
averli invidiati. Ricordo di aver sorriso amaramente e di aver osservato le
vetrine dei negozi squisitamente addobbati.
Non chiedermi perché cambiai strada, dirigendomi a caso per vie che non
conoscevo: non saprei rispondere. Quella strada fredda era silenziosa, e solo,
vi giungevano i rumori lontani dei festeggiamenti, come un lontano eco.
And
so this is Christmas
For
weak and for strong
For
rich and the poor ones
The
road is so long
And
so Happy Christmas
For
black and for white
For
yellow and red ones
Let's
stop all the fight.
C’era un
parco di minute dimensioni, in fondo, su una piccola piazzetta circolare. Lì
non c’era quasi nessuno.
E dico quasi. Il parco era vuoto, fatta eccezione di un’altalena su cui,
solitaria, sedeva una minuta figura.
Ero perplesso, ammetto. Un bambino solo a
quell’ora a Natale?
Affrettai il passo e i miei piedi calpestarono tracce di neve e foglie, senza
curarsene troppo. Arrivai all’entrata del parchetto.
Posso ancora vederlo nella mia mente, semplice, con qualche giostra malandata,
qualche aiuola, in quel momento coperta di neve, e circondato da un recinto. Stavo
davanti al cancello socchiuso, aguzzando lo sguardo.
Mi aspettavo di trovare un adulto, qualcuno. Ma non c’erano. C’era solo quella
figurina indifesa, seduta sull’altalena.
Scrutai quella figurina solitaria: aveva una sciarpa malconcia, e una giacca
troppo grande per lei, le mani coperte da guanti e dei pantaloni ugualmente
smessi e larghi. Ma non dava l’aria di un bambino povero.
Aveva i capelli arruffati, come non ne vedevo da tempo. Solo una persona che
avevo conosciuto aveva quella capigliatura inespugnabile. Il cuore mi sprofondò
da qualche parte che non saprei dirti, ragazzo.
Ricordo solo che, quando tornò al suo posto, batteva molto velocemente.
Raggiunsi quel bambino e vidi altri dettagli che mi ferirono apertamente, senza
che ancora ne capissi la ragione.
Stava seduto, con le mani sulle gambe e guardava avanti a se, senza curarsi del
mio arrivo, sembrava triste, ma non ne avevo la certezza. Sugli occhi portava
un paio di occhiali un po’ storti, tondi.
- Tutto bene, ragazzo? – domandai.
Alzò il viso e capì che eri tu, Harry. Tu.
Ricordo di non averti dovuto chiedere il nome, quel viso, quegli occhi e quella
cicatrice erano una firma inconfondibile. Quella fu la prima volta che ti vidi,
Harry. La prima.
Avevi degli occhi tristi che mi ferirono con una violenza inconcepibile. Ricordo
di essere rimasto tramortito da quella tristezza per molti secondi. Tu non
dicesti nulla, sembravi stupito.
Non avevi niente d’infantile in quegli occhi. Il tuo non era un broncio
capriccioso di un bambino. Era l’espressione di chi mendica qualcosa che non
può avere.
Occhi verdi, chiari, di un calore
innaturalmente meraviglioso e colmi di una tristezza indecente.
- Che fai da solo? – insistetti – Dovresti essere a casa. -
- La stavo cercando. – dicesti.
- Ti sei perso? -
Tu scuotesti la testa e non aggiungesti altro.
- Ma… non cercavi la tua casa? -
Facesti cenno di si con la testa.
- La mia vera casa. -
Allungasti i piedi, e ti desti una spinta, facendo muovere così l’altalena.
- E quale sarebbe una vera casa? -
- Quella dove ti vogliono bene, no? -
I tuoi occhi ero appena avvolti dal dubbio, mi guardasti, con la fronte
aggrottata, come se sperassi in una mia conferma. Mi limitai ad annuire con un
mezzo sorriso. Tu non sorridevi, sebbene sembrasti sollevato.
- Ma non la trovo. – la tua voce si era incrinata – Non la troverò mai. -
Mi aspettai di vederti piangere, ma dai tuoi occhi non cadde neanche una
lacrima. C’era un lieve silenzio fra noi e io non sapevo che dire, qualcuno
passò, e una folata di vento ci accarezzò la pelle, già intirizzita dal freddo.
Nel silenzio si udivano ancora le voci concitate e i canti, la gioia che non
riusciva a sfiorare il nostro cuore, che cercavamo senza trovare. Quel canto
che non faceva parte delle nostre voci.
Una gioia che non ci appartiene.
A
very Merry Christmas
And
a Happy New Year
Let's
hope it's a good one
Without
any fear
So
this is Christmas
And
what have you done?
Another
year over
And
a new one just begun
And
so Happy Christmas
I
hope you have fun
The
near and the dear one
The
old and the young.
- Perchè
dici
così? –
-
Loro – cominciasti, dondolandoti – Dicono che nessuno può volere bene ad uno
strano come me. -
Lo dicevi con naturalezza, come se non fosse una cosa orribile da sentir dire. Come
se ci fossi abituato. Continuasti a dondolarti e io ti guardavo con dolore e
disperazione e senza capire perché Silente non ti avesse affidato a me. Dio, l’amore
che avrei voluto darti Harry. Avrei voluto prenderti in braccio e portarti via.
Avresti vissuto di poco, lo so. Ma avrei voluto prendermi cura di te.
- Se nessuno mi può voler bene allora sarò sempre senza una casa. Perché la
casa è dove le persone ti vogliono bene. -
- Credo che molte persone ti vorranno bene. – ti dissi, ma tu non rispondesti. Sembravi
perplesso e scettico.
- Come fa a crederlo, signore? -
Ti fermasti, facendo arrestare il dondolio dell’altalena.
- Fidati. -
Non potevo dirti altro, Harry. Non potevo.
- Se lo dice lei. – non eri convinto. Come avresti potuto? Nessuno ti
dimostrava amore, era facile per te credere ciò che dicevano.
- Abbi fiducia. Anch’io sto cercando una casa e un giorno la troveremo. C’è, da
qualche parte, per tutti. -
Il tuo viso si addolcì un poco.
- E’ meglio che vada – dicesti, e poi ti alzasti dall’altalena. Mi guardasti a
lungo, attraverso quei grandi occhi a mandorla verdi. Gli occhi di Lily. Il
viso di James. Avrei dovuto dirtelo allora, Harry, che ti volevo bene. E te lo
dico ora.
Ti volevo bene. E te ne voglio tutt’ora.
Dopo un po’ te ne eri andato, stringendoti in quei vestiti smessi. Un bambino
di sei anni che gira da solo. Solo.
Mi si è stretto il cuore, ma non ti ho detto nulla.
A
very Merry Christmas
And
a Happy New Year
Let's
hope it's a good one
Without any fear
Quando la prima volta gli occhi verdi di Harry Potter si posarono su di me,
curiosi. Anche ora mi guardano e sembrano sorpresi, mentre camminiamo fianco a
fianco verso la tana, per un Natale a casa dei Weasley. Non se ne ricordava, lo
so. Ma ora pare tornare indietro con il tempo, mentre camminiamo fra la neve,
avvolti da vestiti pesanti. Sono passati parecchi anni da quel giorno e siamo
di nuovo a Natale. Harry non è più un bambino solitario, ma un caposcuola di
Hogwarts, reduce dalla sua vittoria contro il flagello che aveva infestato il
mondo e la sua vita. E’ tutto finito da un po’, e rimettiamo insieme i pezzi, sperando
di non ferirci troppo. Il corpo di Harry Potter è cresciuto, penso, quando
allunga una mano a suonare la campanella della casa Weasley.
Ma i suoi occhi sono ancora velati di quella patina di tristezza.
Si gira, prima che qualcuno venga ad aprire e mi sorride, delicatamente.
- Sembra che infine l’abbiamo trovata. -
Molly ci apre ed entriamo dentro, insieme. Ron e Hermione non danno neanche un
attimo di respiro ad Harry, e neanche il tempo per togliersi la giaccia. Si
gettano verso di lui e lo abbracciano, allegri. Anche Ginny arriva di corsa,
seguita da tutto il resto della famiglia Weasley e dagli altri. Ci sorridono e
ci salutano, con calore.
Sorrido, guardando Molly che libera Harry dalla presa degli altri, lo aiuta a
togliersi la giacca, e gli strofina le braccia con forza, per riscaldarlo. Dice
che prenderà un malanno se non si scalda e lo guarda con apprensione.
Una donna si fa avanti, con le braccia incrociate e la testa reclinata di lato:
anche se cambia capelli ogni giorno la riconoscerei ovunque. Ora ha dei
riccioli biondi che le arrivano fino alle spalle e gli occhi azzurri, che
sorridono dolcemente.
- Ce ne avete messo di tempo. -
Ci penso su. Anni, vorrei rispondere.
Annuisco.
- Ma siamo a casa, no? -
- Siete a casa. -
Sorride, come solo lei sa.
C’è un canto di Natale nella tana, sento Arthur vantarsi di averlo trovato dopo
tanta ricerca. E’ un cantante babbano, una canzone già udita tempo prima. Ci
sono sorrisi. Sorrido. Questa volta, una carezza di serenità è arrivata anche
al mio petto.
Una gioia che ci appartiene.
War
is over!
If
you want it
War is over!
War is over, Now!