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Autore: vul95    06/01/2011    3 recensioni
In poco meno di un anno, aveva trovato la sua professione, il suo mentore e la sua famiglia.
*
Aveva girato mezzo mondo. Forse era ora di tornare a casa.
*
La soluzione dell'enigma è semplice. La soluzione dell'enigma è lui.
... Ma quanto tempo si dovrebbe impiegare, per capirlo?
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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.Around Him

Chapter One: Little Houdini has got Chords of Steel.

 

... Quanto tempo era passato, esattamente?
Poco meno di un anno, forse.

Ecco.

In poco meno di un anno, aveva trovato la sua professione, il suo mentore e la sua famiglia.

Si ritrovava sempre più spesso a pensarci, Apollo, nelle giornate di ozio all’agenzia “Vattelapesca Wright & Co.”, mentre Trucy provava il patrimonio culturale appena ottenuto della loro tradizione familiare ed il signor Wright era fuori ad occuparsi delle sue “missioni segrete” che, sempre più spesso, riguardavano il suo esame per tornare ad essere un avvocato.

Apollo era a conoscenza di questo particolare semplicemente perché, anche se continuava a non considerarsi tale, era un tipo abbastanza curioso.

E il signor Wright ne provocava veramente molta, in lui, di curiosità.

Insomma: ok che, con sua enorme gioia, aveva ritrovato sua madre e aveva scoperto di avere anche una sorella e va bene che Phoenix era da considerarsi solo e semplicemente suo mentore, ma, in ogni caso, in qualche modo faceva anche lui parte della sua famiglia, no!?

In fondo, era anche il padre di sua sorella.

Cioè…

Inutile cercare scuse.

Apollo era semplicemente curioso.

Phoenix era... Una sorta di mito, nel campo. E lui voleva semplicemente vederlo dietro al banco della difesa, come non avuto mai occasione di fare. E per quanto potesse sembrare un tipo (molto) strano, era un grande.
Era... Puro e semplice interesse professionale.
Ecco, si. Interesse professionale.

Il flusso di pensieri del giovane avvocato fu interrotto da un mesto bussare alla porta dell’ufficio.
Subito si alzò per andare ad aprire (non si sarebbe mai immaginato di ricevere visite, di domenica pomeriggio), ma Trucy, facendo cadere il mazzo di carte che aveva in mano, lo precedette –Un nuovo talento!- esclamò, preparandosi a mostrare il suo miglior sorriso e urlando un “Avanti” talmente vigoroso, che al confronto le Corde Vocali d’Acciaio di Apollo sembravano un bisbiglio.

*

Era passato molto tempo.
Quasi otto anni, constatò.
E in quegli otto anni, era giunto all’apice della sua carriera, e i suoi studi sui sistemi giuridici esteri potevano oramai dirsi completati.

Aveva girato mezzo mondo. Forse era ora di tornare a casa.

Si era cominciato a preparare psicologicamente già da prima della partenza: era piuttosto sicuro di trovare un bel po’ di cambiamenti, e di conseguenza doveva essere pronto ad ogni eventualità.

Si stupì, nel chiedersi cosa potesse essere successo in quegli anni in cui era mancato, ed i suoi pensieri si soffermarono per un brevissimo attimo su tutte quelle persone che avevano popolato la sua vita fino a qualche tempo prima.

“Miles, stai diventando vecchio.” Si disse, sospirando.

Per quanto poi a 34 anni qualcuno possa considerarsi vecchio…

Edgeworth in quegli ultimi anni, aveva incontrato solo Franziska, e per poco. Era successo nel periodo in cui si era stabilito in Germania per studiarne il sistema legale.

Poi era partito per l’Italia e non aveva più sentito neanche lei.

Le sue riflessioni furono stroncate da un improvviso senso di nausea.
Lui non odiava solo i terremoti, gli ascensori, le scale pieghevoli e i pollini che in primavera lo facevano sembrare un fazzoletto ambulante. No, lui odiava anche gli aerei, per questi dannati sensi di vertigine che lo colpivano quando meno se l’aspettava.
E pensare che ancora non si era avvezzo a quel mezzo di trasporto divenuto abituale in quegli otto anni.

Chiuse gli occhi e buttò indietro la testa, per tentare di calmare quella sensazione orribile.

Fortunatamente per lui, fini per addormentarsi, e i suoi occhi si riaprirono solo quando quel coso infernale atterrò.

Fu veloce a prendere le sue cose e a chiamare un Taxi per farsi riaccompagnare a casa.

Era pomeriggio inoltrato, oramai. Forse le cinque.

Era talmente sicuro di riuscire ad entrare tranquillamente in quella città da cui era mancato per un sacco di tempo, come se nulla fosse successo, che non aveva preso in considerazione l’idea di ritrovarsi di fronte la porta di casa sua.

Passò sulla valanga di pacchi e pacchetti ben sistemati di fronte alla soglia, dove spiccavano numerosi A EDGY DA WENDY in caratteri arzigogolati, e si concentrò sulla porta.

Era la cosa più semplice del mondo.

Prendi la chiave. Infilala nella toppa. Fai scattare la serratura. Entra.

Il braccio si fermò a mezz’aria. No, non ce la faceva.

Riprovò.

Arrivò ad infilare la chiave nella toppa, poi si bloccò.

Si diede dell’imbecille un paio di volte, mentre il braccio che teneva la valigia gli doleva sempre di più.

Dopo una mezz’ora si risolvette a lasciare la valigia davanti la porta di casa, le chiavi infilate nella toppa e i pacchetti al loro posto.

Aveva bisogno di una boccata d’aria.

Così si ritrovò a percorrere strade a lui familiari, le mani infilate in tasca ai pantaloni per via del vento autunnale, né particolarmente freddo, né particolarmente caldo, senza un motivo ben preciso. Si incamminò per vie di cui molto probabilmente aveva già calpestato il suolo molte volte, lasciando che fossero i piedi a guidarlo.

Se ne pentì quasi subito.

Alzando lo sguardo, che fino a quel momento era rimasto incollato all’asfalto scuro, immerso in chissà quale pensiero, si trovò davanti ad un edificio, nel quale aveva avuto il piacere di entrare si e no un paio di volte.

Era certo di aver fatto dietrofront per tornare indietro, d’un tratto sicurissimo di poter aprire quella dannata porta, e invece se ne ritrovò davanti un’altra che, di certo, non corrispondeva a quella di casa sua.

Era di un grigio metallizzato anche troppo familiare.

In quel momento, Miles realizzò di essere veramente ritornato dal suo viaggio.
Era una consapevolezza che lo lasciò un attimo perplesso “Dall’altra parte di questa porta” rimuginò “c’è lui”.

Deglutì.

Si accorse che tutta quella voglia di tornare che l’aveva colpito all’estero era magicamente scomparsa.

Certo che otto anni sono tanti…

“Magari nemmeno si ricordano chi…”
Un attimo.

Che… Cos’era quell’insicurezza? Da quando si faceva certi problemi?
Insomma, era solo una porta, alla stregua di quella di casa sua. Una stupida, legnosa porta che…

Bussò.

Si diede dell’imbecille per la centocinquantesima volta quel giorno, ma bussò.

E bussò in una maniera che gli parve talmente lieve, che gli sembrò strano che qualcuno, dall’altra parte, potesse sentirla.

Eppure, quel qualcuno dall’altra parte, sentì il rumore forte e chiaro, perché dopo qualche secondo un “Avanti” (che fece sussultare Miles, tanto era forte) ruppe il silenzio di quel corridoio.

Indugiò qualche attimo, la mano poggiata sul pomello della porta, ad immaginarsi la probabile reazione delle persone presenti nella stanza.

Difatti la voce che aveva sentito non era di certo quella che si aspettava di sentire, ragionò.

In qualunque modo stessero le cose, alla fine si decise, e con un lieve cigolio la porta si aprì.

Quando entrò, la prima cosa che lo colpì non fu il caos più totale o gli strani aggeggi disseminati per la stanza.

Bensì lo colpì la presenza di due persone che, facendo mente locale, non ricordava di aver mai visto.

Le parole gli morirono in gola, anche perché in quel momento si accorse di non aver effettivamente nulla da dire. In ogni caso, constatò, anche se avesse avuto qualcosa da dire, non ne avrebbe avuto il tempo materiale, visto che dopo la sua favolosa entrata in scena (a cui erano susseguiti attimi di imbarazzante silenzio, anche se Miles continuava a ripetersi che non era per colpa sua), una voce squillante aveva riempito la stanza –Benvenuto, signore!- aveva salutato immediatamente una ragazzina di non più di quindici anni, che aveva un serio bisogno di un bravo stilista, visto il costume da prestigiatore con tanto di cilindrone azzurro che indossava orgogliosamente.

-E’ qui per mostrarci il suo talento?- con nonchalance la ragazzina circondò le spalle dell’uomo (considerevolmente più alto di lei), con un sorriso smagliante stampato in faccia.

-Uh…- Miles non aveva idea di cosa rispondere.

“Talenti? Ma cosa…” era lievemente confuso.

-Oh. Ma che maleducata che sono.- Little Houdini mostrò una faccetta corrucciata –Il mio nome è Trucy, piacere- si riprese subito, porgendogli la mano e lasciando andare la presa sulle spalle del procuratore, che intanto si guardava intorno in un misto di incredulità e panico.

Solo allora si accorse di un’altra figura all’interno della stanza, che lo osservava con pietà e comprensione, come a dire “Scappa di qui prima che puoi”.

Ed effettivamente era proprio ciò che aveva in mente di fare.

Era palese che avesse sbagliato porta, anche se gli sembrava strano.

Se solo avesse trovato il modo di…

-… Allora?-

-Uh…?- era evidente che la sua capacità di esprimere una frase soggetto-verbo-complemento fosse andata a farsi friggere.

-Lei non ce l’ha un nome?- sorrise nuovamente Trucy.

-Ah. Si. Edgeworth. Miles Edgeworth. Ma…- la frase venne troncata da una ferrea stretta di mano.

-Bene, Miles…- Trucy si strofinò le mani e guardò il suo interlocutore in un modo che lo inquietò lievemente -… Cosa sa fare? Canto, ballo, musica, imitare la Principessa Rosa, carte, culotte magiche… ?- il sorriso non si spegneva dal volto della ragazza, e Miles era sempre più confuso.

-Trucy…- mugolò l’altro ragazzo in tono sofferente –Non pensi che sarebbe meglio…-

-Oh, si! Giusto!- quella si battè una mano sulla fronte –Oppure ha bisogno di essere difeso? Ora la nostra agenzia difende anche!- e con un gesto plateale delle braccia indicò il ragazzo che, Miles se lo sentiva, avrebbe fatto a meno di tutto quel pathos.

-Apollo Justice- sospirò quello, avvicinandosi e stringendo velocemente la mano all’uomo –Avvocato difensore.- si presentò, e a Miles sembrò tanto che il suo sguardo continuasse a ripetergli di fuggire il più lontano possibile di lì, e in fretta –Eh, Trucy, senti… Non penso che il signore, qui, sia venuto per…-

-Polly! Stai per caso dicendo che il signor Miles non ha talento?-

-Ma veramente io…- Apollo si arrese.

-Ah! Che scostumato! Lo perdoni, signore…-

-NO!- riuscì ad urlare Edgeworth in un lampo di lucidità, portando in avanti una mano per bloccare quella furia –Ha ragione l’avvocato.- si ricompose –Ero venuto qui per fare visita ad una persona, non per…- mosse le mani in aria per far intendere la fine della frase, troppo strana da dire a voce.

-Oh…- il volto di Trucy assunse un tenero broncio –Allora non è qui per diventare il quinto membro della prestigiosa agenzia di Talenti “Vattelapesca Wright & Co. …”- mugolò sconsolata.

-Esat… No, un attimo. Hai detto Wright?- ora Miles era perplesso.

-Ha capito perfettamente. Wright come il suo direttore: Trucy Wright!- spiegò Little Houdini.

Oh. Doveva essere omonimia. Per forza…

-Io veramente cercavo un altro Wright…- imbecille. Per la centocinquantunesima volta. Stupida lingua…

Lo sguardo dei due ragazzi si fece più attento –Phoenix Wright. Ecco…- Cadde un attimo di imbarazzante silenzio -… Forse mi sono sbagliato. Devo aver… confuso i cognomi.- fece per andarsene –Perdonate il distur…-

-ASPETTI!- Trucy lo fermò –No, non ha sbagliato!- tentò di rassicurarlo, e Miles, non seppe spiegarsi il perché, si sentì quasi… Sollevato –Phoenix Wright è mio…- non fece in tempo a finire la frase che la maniglia girò, permettendo alla porta di aprirsi e mostrando ai tre le figure di una donna sconosciuta e di un uomo dal volto terribilmente familiare.

-… Papà!- terminò Trucy, a mò di saluto.

*

 

Ok.

Prima domanda: cos’è questo?

Ok xD. Questa è una fanfiction che ho in mente di scrivere da molto tempo e che, per la prima volta dopo un bel po', ho deciso di scrivere prima a mano.

E’ da molto che non scrivo una long fic, spero di non fare casini xD

Spero che questo primo capitolo non sia stato eccessivamente noioso ma, come si dice, devo prepararmi il campo per la semina *Greta ha in mente idee perverse xD*

Non sarà solo un qualcosa incentrato su Edgy e Nick, tranquilli, appariranno anche altri personaggi, tra cui uno originale, ma… Non vi anticipo niente U_U

WARNING: Moooooolto probabilmente si vedranno scene shonen-ai (ma non yaoi, non so se ce la farei xD), quindi se non vi piace il genere, siete avvertiti U_U

 

.Thanks for Reading

Greta.

  
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