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Autore: Mana Sputachu    07/01/2011    3 recensioni
Tutti erano felici adesso.
Tranne lui.
E la tristezza lo colse di nuovo.
Genere: Introspettivo, Song-fic, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jin Kazama, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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You needed someone to show you the way
 
Erano tornati tutti.
Per anni molti di loro erano stati dati per dispersi, altri sicuramente morti.
Alcuni avevano ricevuto un funerale simbolico, senza il corpo, perché di quello non c’era traccia, ma tutti avevano voluto comunque ricordarli e salutarli un’ultima volta.
Morti. Dispersi.
Ma ora, in quell’istante, erano lì. Tutti davanti a lui. Tutti lì, tra abbracci e risa, e vivi, mai come lo erano stati in passato.
Com’era possibile? Come erano tornati indietro?
Nessuno di loro fu in grado di spiegarlo.
Alcuni dissero di aver vissuto anni di oblio, altri di essersi svegliati di colpo, come se fossero passati pochi istanti. Morti e risorti un attimo dopo.
Altri ancora semplicemente non sapevano dare alcuna spiegazione.
Ma non era il tempo delle risposte, quello.
Era il tempo della felicità, del ritrovarsi insieme.
 
Un pò in disparte, li guardava. E si sforzava di sorridere.
Era davvero felice che fossero tornati, che tutti avessero ritrovato le persone importanti che avevano perso, ma…
ma.
Cosa c’è che non va, Jin? Perché non riesci ad essere felice per loro?
 
Li osservò, uno per uno.
 
Osservo Michelle e Julia Chang riabbracciarsi dopo tantissimi anni, nessuna parola uscì dalle loro bocche, ma gli sguardi lucidi parlavano per entrambe.
Madre e figlia adottiva, eppure così vicine, così simili, così madre e figlia che mai nessuno avrebbe potuto affermare il contrario.
Perché non sempre è il sangue a creare i legami, a creare una famiglia.
 
Osservò Xiaoyu.
Osserò la sua Xiao, la sua piccola panda, sciogliersi in un mare di lacrime tra le braccia del nonno Wang, un arzillo vecchietto ormai centenario che tra un abbraccio e l’altro continuava a chiedere se ci fosse da mangiare e da bere. Un po’ per risollevare l’umore alla nipote, un po’ perché la fame e la voglia di bere cominciavano a farsi sentire.
E Xiao rise, rise di cuore nel sentire di nuovo il suo nonnino ripetere quelle frasi che per anni aveva troncato sbuffando, ma che adesso le sembravano la cosa più preziosa del mondo.
Non l’aveva mai vista così felice.
 
Your hand is all I have, to keep me hangin' on
 
Persino Hwoarang, l’acerrimo nemico/amico, aveva ceduto.
Aveva lasciato cadere la maschera del teppista, del ragazzaccio di strada.
Aveva lasciato crollare le sue difese quando si era trovato davanti Baek Doo San, il suo maestro di tae kwon do. L’unica persona al mondo che avesse mai avuto a cuore la sua sorte e che si fosse mai preso cura di lui.
Quando lo vide sgranò gli occhi, e un tremito percorse il suo corpo, ma riuscì a trattenersi e fare un breve inchino al maestro, in segno di rispetto.
Ma quando quest’ultimo gli toccò una spalla, per richiamare la sua attenzione…la sua forza di volontà crollò.
Al diavolo l’etichetta, al diavolo le apparenze.
Lo abbracciò e lo strinse a se con forza come un bambino farebbe col proprio padre, con la paura che se l’avesse lasciato andare lui sarebbe sparito di nuovo.
Un pensiero infantile, da bambino, in cui Jin si rispecchiò subito.
E gli si strinse il cuore nel vedere il maestro sorridere mentre abbracciava il suo allievo, un ragazzone di ventun anni che aveva messo a nudo il suo vero io nell’istante in cui si erano ritrovati faccia a faccia.
 
Li osservò uno per uno.
Si immedesimò in loro, provò le loro emozioni, ma solo per pochi istanti, perché non gli appartenevano.
Quella felicità era la loro, non la sua.
E la sua felicità? Sarebbe mai arrivata?
 
Please can you tell me, so I can finally see
Where you go when you're gone
 
Che sciocco era.
Per anni aveva sperato ardentemente e ingenuamente che lei tornasse.
Per anni si era cullato nella speranza del ritrovamento dei dispersi.
Una speranza esile, debole, ma alla quale era rimasto aggrappato con disperazione, senza mai ammetterlo nemmeno a se stesso.
E ora…
Quando qualche minuto prima erano entrati, tra lo stupore generale, sperò.
Sperò di vederla tra di loro, esile e minuta, ma dotata di una forza d’animo incredibile.
Per qualche secondo la cercò con lo sguardo, come si cerca qualcuno in aereoporto, sbirciando tra la folla alla ricerca di quel volto familiare.
Cercò quegli occhi così simili ai suoi.
Non li trovò.
 
Dov’è la mamma?
 
Un pensiero infantile, espresso come solo un bimbo farebbe.
Il pensiero di un bambino.
Perché in fondo, a livello emotivo, non era mai cresciuto.
Era rimasto un bambino che soffriva e non accettava la perdita della mamma, un bambino che si sentiva solo e che cercava disperatamente qualcuno che gli volesse bene.
Ma il destino si era di nuovo preso gioco di lui.
Tutti erano felici adesso.
Tranne lui.
E la tristezza lo colse di nuovo.
 
Non lo diede a vedere, rimase leggermente in disparte. E finse, come ormai faceva sempre.
Finse di essere contento, quando in realtà non lo era.
Era un pensiero egoista e infantile, il pensiero di un bambino.
Ma per una volta, si lasciò andare al suo egoismo e diede sfogo al suo io bambino.
Li lasciò soli tra gli abbracci e la gioia, allontanandosi fino a sparire alla loro vista.
Nessuno se ne accorse.
Trovò un angolino isolato, lontano dalla folla.
Si sedette, si strinse le ginocchia al petto.
E lì, dopo tanti anni, si concesse di piangere.
 
 
So lonely inside, so busy out there
And all you wanted was somebody who cares.
 
All you wanted – Michelle Branch
 
Fin.
 
___
NdA:
Oh oh oh. Chi si rivede eh?
A un anno esatto da quando ho detto che avrei aggiornato Cose semplici e banali (è ancora lì che attende una fine).
Chiedo perdono, nel caso a qualcuno interessasse.
Ma tra perdita dell'ispirazione e vita privata occupata (questo secondo anno alla scuola di fumetto è il più pesante), non ho più avuto tempo e voglia di aggiornare. Anche se tornavo sempre a sbirciare i vostri aggiornamenti.
Perchè sono qui?
Perchè questa one shot nasce da un pensiero che mi frulla in testa da un pò. Se escludiamo i dreammatch (Tekken Tag), la Namco ha sempre avuto l'hobby di ripescare personaggi dichiarati morti o dispersi. Un pò per ravvivare la storia, un pò, diciamocelo chiaramente, per puro commercio, poco a poco sono tornati alla vita (è il caso di dirlo) personaggi conosciuti forse solo da noi vecchi fan incalliti di Tekken. Prima un Kazuya, poi un Lee Chaolan, poco a poco sono tornati tutti, a far mostra di se in Tekken 5.
Una commercialata, come dicevo.
Ma se, mettiamo caso, questo ritorno in massa avesse un valore anche a livello di storyline? Come avrebbero reagito tutti i personaggi legati ai presunti dispersi?
E ho provato a darmi la risposta da sola.
Immedesimarmi in Jin, lo ammetto, è stato semplice. Perchè è un personaggio che conosco come potrei conoscere le mie più care amiche, e perchè avendo perso anche io persone care mi riconosco in quei pensieri così infantili.
E questo è il risultato.
Spero vi piaccia, è scritta molto di getto senza troppe correzioni.
Un bacio a tutte, e stavolta non dico niente che mi porto sfiga da sola e non torno per un altro anno XD
 
Mana-sama
   
 
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