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Autore: Fiamma Drakon    07/01/2011    4 recensioni
«Immagino che ricorderai quella promessa che ti feci in cambio del tuo aiuto...» esordì il Phantomhive, rivolto palesemente a Grell, camminando avanti e indietro innanzi ai suoi due ascoltatori. Poi riprese, senza attendere risposta: «Be’, Sebastian sarà tuo per tutto il resto della giornata, fino a mezzanotte».
[Sebastian/Grell] [Per Marcescentia (IfHeavenFallsApart)]
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Grell Sutcliff, Sebastian Michaelis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Special gift La mattina di Natale.
Londra era rivestita del bianco della fitta nevicata della notte, della quale rimaneva adesso solo un leggero imperversare di candidi fiocchi.
Lungo le vie c’erano persone che si godevano il paesaggio, altre che si affrettavano verso casa e bambini che giocavano ai margini della strada.
In tutta quella gioia, mite o manifesta, una figura di nero vestita procedeva, solitaria, con una custodia rettangolare sottobraccio, allontanandosi dal centro città.
Il bavero dell’impermeabile che indossava era alzato a coprire una buona parte del viso, che tuttavia lasciava chiaramente vedere i suoi intriganti occhi scarlatti, corrugati in un’espressione che non era definibile da altri termini all’infuori di “indifferente”.
Camminando, l’uomo andava pensando ai compiti che l’attendevano al suo rientro alla magione: «Devo preparare il pranzo per l’arrivo di lady Middleford, dalle due e trenta alle tre e cinquantacinque devo tenere la lezione di musica del signorino, alle quattro e quarantacinque arriveranno anche i genitori della lady, quindi devo riuscire a pulire le stoviglie e la casa in tempo, cercando contemporaneamente di evitare che gli altri domestici intervengano e demoliscano qualcosa, alle cinque...».
Erano tanti i compiti da assolvere per Sebastian Michaelis, nonostante fosse Natale - in verità erano più del normale proprio per la ricorrenza - eppure non pareva preoccuparsene più di tanto: semplicemente, li ripeteva mentalmente, così da averli poi ben chiari nel momento in cui sarebbe andato a svolgerli.
Giunse dopo una ventina di minuti alla sua meta: la dimora della famiglia Phantomhive.
Aprì il cancello e attraversò lo spiazzo che separava la tenuta dalla strada - ricoperto da una coltre di neve alta circa una decina di centimetri - quindi estrasse una chiave da una tasca, aprì l’uscio della casa ed entrò, richiudendoselo alle spalle.
Passarono solo pochi attimi prima che l’immobilità del paesaggio venisse infranta dall’arrivo di una seconda figura dal fisico slanciato ricoperto quasi interamente di una lunga giacca rossa, che si fermò ad osservare la casa dall’altra parte del cancello.
Nei suoi occhi gialli si leggevano chiari segni di una smania che andava ben oltre il normale, ma questo era comprensibile, considerata la particolare natura di Grell.
Quella mattina, nell’ormai consueto svolgimento della sua attività di shinigami, non si sarebbe di certo aspettato di incrociare il demone del suo cuore nel centro di Londra. Era stato un inaspettato colpo di fortuna del quale Grell aveva approfittato subito abbandonando la ricerca dell’anima dello sfortunato di turno per seguire Sebastian.
«Awww, mio Sebastiàn! Riuscirò ad avere un tuo bacio, oggi ♥!» esclamò tra sé lo shinigami, adorante, immaginandosi già le loro labbra a contatto, eccitandosi in modo quasi osceno solo per quello - figurarsi allora la sua reazione quando quella sua illusione sarebbe divenuta realtà.
Dopotutto era Natale. Un bacio poteva essergli concesso!
Tuttavia, tra lui ed il suo sogno d’amore finalmente realizzato c’era un ostacolo, ossia cinque metri d’inferriata puntuta. Come scavalcarla?
Grell iniziò ad aggirarla, lentamente, cercando un punto da cui poter facilmente passare oltre.
Fu un esame che richiese del tempo, ma alla fine riuscì a trovare - esattamente sul retro della villa - una parte del cancello sovrastata da un ramo ritorto appartenente ad un povero albero denudato totalmente delle sue foglie.
Vi si arrampicò senza la minima esitazione, deciso più che mai ad entrare e ce l’avrebbe anche fatta, se un lembo penzolante della sua giacca non fosse rimasto impigliato in una delle punte di ferro, trattenendolo, facendogli inevitabilmente perdere l’equilibrio.
Rovinò dolorosamente  giù dall’albero, rimanendo appeso per la giacca all’inferriata. La situazione durò così com’era solo pochi attimi: con un forte rumore di strappo, il lembo dell’indumento si lacerò a metà e lo shinigami precipitò al suolo con un’esclamazione di sorpresa mista a spavento.
Fortunatamente per lui atterrò in mezzo alla neve, che attutì un po’ l’urto della caduta.
«Ohi, che male...!» mormorò, massaggiandosi la testa.
«Ma guarda tu cosa si può trovare in giardino...».
Il commento - espresso con un tono così entusiasta da fare invidia a un morto - rianimò in un batter d’occhio Grell, che si rimise immediatamente in piedi - senza neppure preoccuparsi di togliere la neve dai vestiti - e, con la sua solita voce adorante, esclamò: «Sebastiàn! Sei venuto a prendermi, vero? Awww, lo sapevo che mi amavi!».
Si slanciò verso di lui con insana eccitazione, ma il demone parò l’assalto con il coperchio del bidone che aveva in una mano.
Grell venne sbalzato indietro dall’urto.
«Sei così dannatamente sexy quando mi respingi!»
«Sono uscito solamente per gettare la pattumiera» spiegò il maggiordomo, alludendo al sacco nero che stringeva nella mano sinistra, in risposta alla sua prima affermazione.
«E per favore, smettila di fare certi commenti: è scandaloso» aggiunse subito dopo, assumendo un cipiglio disgustato.
Era praticamente inutile: tanto più faceva resistenza, tanto più Grell s’innamorava di lui.
«Awww, Sebas...!» sospirò difatti lo shinigami, neanche fosse una qualunque ragazzina umana al cospetto del suo idolo.
Sebastian mandò anche lui un debole sospiro, ma d’esasperazione: di tutti i demoni che camminavano sulla Terra mischiandosi agli umani, proprio lui doveva attirare le morbose - e malsane - attenzioni di Grell Sutcliffe?
La sua espressione - divenuta improvvisamente cupa - la diceva lunga sul suo parere in merito.
«Sebastiàn perché non andiamo via? Andiamo a costruire la nostra appassionata storia d’amore altrove!».
Grell era entrato in modalità “Romeo e Giulietta”: le possibilità che lo lasciasse in pace a quel punto erano veramente pochissime.
«Smettila. Sei disgustoso» ripeté il maggiordomo, mantenendo tutto il suo flemma.
Mentre Grell gli toccava deliberatamente il braccio in cerca di un contatto più ravvicinato - e possibilmente in luoghi meno “esterni” - il demone prese la parola e, con voce quasi tombale, comunicò: «Il signorino desidera parlarti, Grell».
Grell ignorò l’affermazione completamente: per quel che gliene importava di Ciel Phantomhive e di quel che voleva...
Invece, Sebastian prestava grande attenzione a quel che il conte diceva, per cui - dopo essersi liberato della pattumiera - si volse e ritornò verso la porta da cui era uscito. Vi si fermò accanto e, girandosi per metà all’indirizzo dello shinigami, esclamò: «Vuoi farmi il piacere di entrare?».
Sapeva che quello era l’unico modo per farlo arrivare al “cospetto” del suo signorino: mettersi in gioco, anima e corpo - soprattutto corpo.
Figurarsi la reazione di Grell a quell’invito.
«Aww, Sebastiàn certo!» esclamò, al colmo della felicità, precedendolo in casa.
Il demone lo seguì con gli occhi, senza lasciar trasparire neppure un briciolo della sua esasperazione, quindi entrò a sua volta.
Guidò il Dio della Morte attraverso una serie di corridoi, finché non giunsero in un’ampia sala al centro della quale si trovava un grande albero di Natale.
Poco distante da esso, su una grande poltrona rosso cremisi rivolta al fuoco che scoppiettava allegro nel camino, era accomodato il conte Phantomhive, in viso la sua più tipica espressione d’annoiato disinteresse.
Attendeva notizie da parte del suo maggiordomo - notizie che non avrebbero tardato ancora molto a giungere.
«È arrivato Grell Sutcliffe, signorino» annunciò Sebastian, fermandosi alle spalle della poltrona.
«Bene».
Il conte si alzò e andò a posizionarsi accanto al demone. La sua espressione aveva perso quasi tutto il suo disinteresse, divenendo più cattiva e furba mentre si posava sul suo ospite.
Quell’espressione non ispirava niente di buono in Sebastian, così come il suo ordine - impartitogli due giorni prima - di cercare di attirare Grell in casa per parlargli - chissà di che cosa poi.
Quella mattina, uscendo, finalmente era riuscito a farsi vedere dallo shinigami e ad attirarlo fino alla tenuta, anche se non sapeva ancora dire se fosse un bene o un male per lui.
Tuttavia, il Dio della Morte pareva ampiamente scocciato dal ragazzo.
«Che cosa vuoi, moccioso?» sbottò, appuntandosi le mani sui fianchi, guardandolo dall’alto in basso con un atteggiamento vagamente arrogante.
Ciel affilò lo sguardo, senza staccarlo dal suo interlocutore.
Cosa stesse macchinando quella sua testolina, anche per lo stesso Sebastian era un mistero - il che, nella maggior parte dei casi, non era un bene.
«Immagino che ricorderai quella promessa che ti feci in cambio del tuo aiuto...» esordì il Phantomhive, rivolto palesemente a Grell, camminando avanti e indietro innanzi ai suoi due ascoltatori. Poi riprese, senza attendere risposta: «Be’, Sebastian sarà tuo per tutto il resto della giornata, fino a mezzanotte».
Cadde un silenzio assoluto nella stanza, quasi tombale, che durò solo pochi istanti.
«Sììì!» esultò lo shinigami, saltellando.
Il conte incrociò volutamente lo sguardo del suo maggiordomo, i cui occhi erano divenuti incredibilmente più cupi e minacciosi. Ciel provò un subdolo divertimento indescrivibile nell’osservarlo.
Tuttavia, Sebastian aveva delle ragioni a apportare contro quel “prestito”, e non si peritò minimamente ad esporle: «Signorino, quest’oggi verranno lady Middleford e la sua famiglia e...»
«Non più» lo interruppe subito il giovane conte «Mi recherò io da loro insieme al resto della servitù. Non c’è alcun problema se ti assenterai».
Aveva studiato tutto nei minimi particolari e in gran segreto affinché non potesse trovare scusanti.
In quella situazione più che mai ai suoi occhi parve incredibilmente simile ad un serpente a sonagli di cui non poteva e non doveva assolutamente fidarsi - da quel momento in poi ancora meno di prima.
Per cosa, poi, lo stava “prestando” a nientemeno che Grell Sutcliffe?
Vendetta? Rabbia? Sfogo?
Conoscendolo, di certo era per suo esclusivo divertimento.
Certe volte riusciva ad essere così subdolo e malevolo, pur mantenendo quel suo contegno da normale nobile, da poter concorrere con un vero e proprio demone.
Grell, intanto, si stava godendo il suo momento d’estasi.
«Awww, Sebastian! Potremmo stare insieme per tutto il giorno, scambiarci baci con la lingua sotto il vischio e poi fare...»
«Però c’è una limitazione» intervenne il Phantomhive, spegnendo sul nascere i bollenti spiriti dello shinigami «Niente intimi esami interiori approfonditi» completò, divertendosi nel vedere l’espressione sul viso del suo interlocutore affievolirsi fino a scomparire: tradotto nella lingua di Grell era un chiaro ed esplicito “niente sesso”.
«Aaah, uffa! Non è giusto così!» si lamentò l’altro, indispettito.
«È un ordine, Sebastian: sarai al seguito di Grell per tutto il resto della giornata e soddisferai ogni sua richiesta, eccetto quelle vietate» riprese Ciel, fissando intensamente le grandi iridi scarlatte del maggiordomo.
A quest’ultimo non rimase altra scelta se non quella di obbedire.
«Yes, my Lord» replicò, per poi girarsi verso lo shinigami.
«Andiamo Sebastiàn» disse quest’ultimo, avvinghiandosi al suo braccio e tirandolo a sé.
Ciel increspò lievemente le labbra, malevolo.
«A domani, Sebastian» salutò, mentre la coppia si avviava verso la porta.
Finalmente lo shinigami aveva ottenuto ciò che aveva sempre desiderato: avere il suo amato Sebastian tutto per sé.
«Riuscirò ad avere il mio bacio!» si promise in silenzio, mentre avanzava nella coltre di neve che copriva il terreno tra la casa e il cancello.
Una volta fuori, Grell si volse verso il demone ed esclamò: «Sebastian, innamorati di me!».
Era la richiesta più elementare che potesse fare, la prima che gli era venuta in mente.
«Non posso farlo: l’amore è un sentimento che si sviluppa nel tempo» rispose l’altro, serio.
«Almeno fingi di amarmi, allora!» controbatté lo shinigami.
Quello era fattibile.
«Come desideri... amore» replicò il demone, dando una particolare inflessione non troppo piacevole all’ultima parola: certe smancerie proprio non le sopportava.
Grell si sciolse in brodo di giuggiole al sentirsi chiamare con quell’appellativo, indipendentemente dal tono con cui l’aveva detto.
«Sebastiàn! Andiamo a pattinare?» propose il Dio della Morte, in tono vagamente insinuante.
«Come desideri».
S’incamminarono così verso il centro vero e proprio della città.
A Natale, la pista di pattinaggio per eccellenza di Londra era nientemeno che la superficie ghiacciata del Tamigi.
A quell’ora del tardo mattino c’erano già diverse persone che affollavano il corso del fiume. Più che altro erano famiglie con i loro bambini, che sfrecciavano sul ghiaccio per ogni dove, cadendo e rialzandosi, ma c’era anche qualche semplice coppia recatasi lì per passare del tempo assieme.
Il demone e lo shinigami scesero sul bordo del fiume e presero due paia di pattini a noleggio, se li infilarono - e nonostante la scarsa pratica Sebastian vi riuscì in un lampo, contrariamente a Grell - e andarono ad aggiungersi agli altri.
Sebastian si muoveva sul ghiaccio con l’eleganza soprannaturale che lo caratterizzava anche sulla terra. Si muoveva, agile e sinuoso, sulla superficie gelata, serpeggiando tra le persone senza sfiorarne neppure una.
Grell, invece, si reggeva a malapena in piedi, traballava continuamente e spesso perdeva l’equilibrio: la sensazione costante di scivolare che gli trasmetteva il contatto tra le lame dei pattini e la superficie gelata lo rendeva un tantino nervoso.
Eppure non perdeva di vista il suo demone neppure per un momento: vederlo destreggiarsi con così tanta abilità nel pattinaggio era così intrigante da lasciarlo completamente affascinato.
«Sebastiàn sei bravissimo!» esclamò.
«Ti serve una mano, Grell?» domandò l’altro gentilmente, fermandosi e chinandosi lievemente verso di lui, porgendogli la mano.
Il Dio della Morte credeva di trovarsi già in Paradiso: Sebastian che si comportava in modo così cavalleresco con lui era così romantico...!
Si era addirittura dimenticato della richiesta/ordine di poco prima, quella del “fingere d’amarlo”. Se non fosse stato per quello, certamente il maggiordomo non si sarebbe comportato in quel modo.
Grell gli strinse la mano e lui l’aiutò a rialzarsi, quindi gli cinse i fianchi con un braccio e lo trasportò sul ghiaccio.
Lo shinigami avrebbe potuto sciogliersi come neve al sole sotto quel tocco delicato e forte al tempo stesso: era ciò che aveva sempre desiderato, trovarsi tra le braccia di Sebastian Michaelis.
Fortunatamente Grell somigliava abbastanza ad una donna, altrimenti le altre persone che erano lì intorno che li vedevano pattinare in quel modo avrebbero sparso voci non proprio gradevoli circa Sebastian che avrebbero certamente intaccato anche il prestigio della casa dei Phantomhive.
Quel fantastico momento durò davvero troppo poco per i gusti dello shinigami e terminò nel modo peggiore che potesse immaginarsi: in una curva scivolò - sfuggendo alla presa del suo amato demone - e andò a schiantarsi contro uno dei pilastri che sorreggevano un ponte lì vicino, ricadendo pesantemente sul ghiaccio, frastornato.
Sebastian lo raggiunse pochi attimi dopo, senza aprire bocca né tantomeno chiedergli come stava: andava bene essere il finto fidanzatino, ma non aveva intenzione di esagerare.
Il Dio della Morte si rimise faticosamente in piedi, quindi si avvinghiò al braccio del demone.
«Sebas... andiamo via!» si lamentò Grell, tirandolo a sé, come un bambino capriccioso.
«Come è infantile» commentò tra sé e sé il maggiordomo.
«Dove vuoi andare ora?» domandò ad alta voce: dopotutto, grazie alla trovata del suo signorino, avrebbe dovuto esaudirlo in ogni cosa.
Grell parve ragionarci su per un po’, seriamente indeciso. Del resto, grazie al divieto impostogli da quel moccioso di Ciel Phantomhive, gli rimanevano davvero poche opzioni per passare il tempo con il suo Sebastian in modo interessante.
Be’, là sul fiume ne avevano già trascorse un paio, forse più.
«Intanto perché non mi aiuti a togliere questi pattini, Sebas caro?» propose: si era stancato di pattinare e quegli aggeggi iniziavano a fargli male.
Sebastian, intuendo già dove si sarebbe arrivati con quella richiesta, lo prese subito tra le braccia con un certo garbo e lo trasportò fino alla riva del Tamigi da cui erano arrivati.
Lo aiutò a togliersi i pattini, poi se li tolse a propria volta, li restituì e se ne andarono.
Risalirono in strada, fermandosi sul bordo del marciapiede. Il demone attese pazientemente che il suo padrone - e temporaneo finto amore - si decidesse circa la prossima meta.
Dopo alcuni minuti finalmente lo shinigami stava per esprimersi in merito, quando una voce maschile familiare per entrambi li raggiunse, interrompendolo: «Grell Sutcliffe, perché ogni volta che ti trovo a fare il perdigiorno sei in compagnia di questo demone?».
Assieme all’affermazione - pronunciata con una voce simile ad una stoccata di gelo puro - arrivò anche una sonora batosta allo shinigami, che si massaggiò vigorosamente il punto colpito, voltandosi.
«Will, ma che ti prende?!» sbottò, indignato, con una vaga nota lagnosa nella voce.
Sebastian increspò le labbra in un impercettibile sorriso: non credeva che il giorno in cui uno shinigami - per di più William T. Spears - l’avrebbe salvato da un qualsiasi guaio - di qualsivoglia natura fosse - sarebbe mai arrivato.
William si sistemò gli occhiali sul naso con la sua falce, rivolgendo al suo subalterno il migliore dei suoi sguardi di puro e semplice ghiaccio.
«Devi tornare al tuo lavoro» disse semplicemente.
«M-ma Will è Natale oggi! Non posso prendermi il giorno libero?!» si oppose l’altro: per una volta che aveva con sé Sebastian non voleva altri impegni inutili tra i piedi!
«Le anime devono essere raccolte anche se è Natale, Sutcliffe».
Il demone poté giurare di sentire Spears inveire a bassa voce contro la scarsità di personale e i vagabondi.
«Ma ora non posso! Ho Sebastian in prestito per tutto il giorno e vog...».
Venne interrotto senza alcun garbo da William, che gli calò una seconda volta la falce sulla testa con forza.
«Il lavoro, Sutcliffe, viene prima di ogni altra cosa, perciò torna alle tue mansioni, altrimenti sarò costretto a dimezzarti lo stipendio» controbatté in tono piatto quest’ultimo, afferrandolo per il colletto della camicia con le tenaglie della sua falce, tirandolo a sé e trascinandolo via.
«Nooo, Will non ora! Sebastianuccio aspettamiii!» esclamò Grell mentre veniva trascinato via quasi di peso dal suo superiore.
Al demone non rimase altro da fare se non rimanere lì - non che la cosa gli dispiacesse più di tanto, visto che non aveva la minima intenzione di accompagnare lo shinigami in giro per mezza città a raccogliere anime. E poi si sarebbe risparmiato ore di commenti indecorosi su di sé, anche se sapeva che avrebbe dovuto sorbirsene tanti al ritorno di Grell.
«E tutto questo per merito del signorino».
Ripensò all’espressione malvagiamente compiaciuta che gli aveva visto in viso quella mattina prima di separarsi e non poté fare a meno di paragonarlo - ancora una volta - ad un infido serpente a sonagli.
«Mi ha ceduto a Grell solamente per divertirsi...» rifletté ancora - tanto, non aveva nient’altro da fare. Era l’unica ipotesi che sussistesse, dato che il conte non si era mai dato pena di onorare quella promessa fino a quel giorno.

Alla fine, Sebastian era rimasto lì dove i due shinigami l’avevano lasciato per tutto il pomeriggio.
Molti dei passanti si erano voltati al loro passaggi a guardarlo, perplessi dal fatto che riuscisse a star benissimo anche senza una giacca più pesante di quella della sua uniforme da maggiordomo.
In effetti non soffriva minimamente il freddo nemmeno a quell’ora, nonostante la luna si fosse alzata nel cielo già da tempo e la neve avesse ripreso a cadere fitta.
Il demone si volse verso il Big Ben, il cui quadrante risplendeva d’un tenute oro lattiginoso nelle tenebre notturne, mettendo in risalto le grandi ombre scure dei numeri e delle lancette.
Erano le undici e quaranta.
Ancora venti minuti e avrebbe potuto fare ritorno alla dimora del signorino.
«Eppure...» pensò, fissando il ghiaccio che ricopriva il Tamigi «Non è stato così brutto come pensavo...» ammise a sé stesso in silenzio.
«Inizialmente temevo sarebbe stato peggiore, passare tutto il giorno con Grell: la sua natura alquanto instabile e la sua malsana attrazione nei miei confronti non sono mai stati molto promettenti... anche se dovrebbe smetterla di fare quei suoi commenti decisamente fuori luogo» continuò a riflettere.
Le sue labbra s’incurvarono debolmente in un pallido sorriso.
«Sebastiàn!».
Sorriso che s’affrettò a far sparire nel momento in cui vide tornare Grell di corsa lungo la strada.
Quest’ultimo si fermò a pochi passi dirimpetto al maggiordomo, trafelato.
«Sebas scusami se ti ho fatto aspettare tanto! Will non finiva più di affidarmi anime da mietere!» si scusò, affranto.
«La giornata è quasi giunta al termine, Grell» fece notare l’altro, voltandosi verso la torre dell’orologio, che adesso segnava le undici e quarantacinque.
Lo shinigami ne parve estremamente deluso.
«Tutta colpa di quell’antipatico di Will!» sbottò, indignato «Uff...».
Il demone sentì di dover aggiungere: «La giornata non è ancora del tutto conclusa. Non hai altro da chiedermi?».
La sua natura di demone - come di tanto in tanto ricordava anche al suo signorino - gli impediva di mentire.
Il Dio della Morte lo fissò un momento, poi...
«Voglio un bacio... con la lingua!» esclamò, decisamente più energico di qualche momento prima, avvicinandosi al maggiordomo chiudendo gli occhi e protendendosi verso il suo viso, in attesa.
Quest’ultimo si piegò su di lui senza la minima esitazione e congiunse le proprie labbra con le sue, poi fu la volta delle loro lingue.
Vennero in contatto quasi immediatamente, fremente d’eccitazione quella di Grell, ferma ed esperta quella di Sebastian. Lui era discretamente abile in questo genere di situazioni - in fin dei conti era un demone macchiatosi dei più atroci e immondi peccati, di qualsiasi sorta fossero - perciò non gli occorse molto tempo per mandare letteralmente in estasi lo shinigami.
Dopo qualche minuto il Big Ben rintoccò la mezzanotte. Solo allora i due si separarono.
«La giornata è finita. Arrivederci, Grell» disse il maggiordomo, allontanandosi di un passo da lui, guardandolo con gli occhi rossi scintillanti come fiamme crepitanti.
«Sebastianuccio adesso mi ami, vero?!» chiese lo shinigami, gli occhi illuminati di un’eccitazione e una bramosia perverse.
Lo sguardo del suo interlocutore si affilò.
«No, Grell» replicò.
Mentre se ne andava, avvolto dalle tenebre della notte, lo sentì distintamente aggiungere in un malizioso - e divertito? - sussurro: «... non ancora».
Il Dio della Morte sorrise ed esultò: non solo era riuscito a conquistare il bacio che aveva sempre desiderato - e che bacio! - ma anche una possibilità di poter far innamorare Sebastian di sé.
«Riuscirò ad averti, Sebastianuccio mio ~ ♥!».





Angolino autrice
L'ho finita fuori tempo e con un sacco di ritardo dopo averci sputato sangue giorni e notti èwé ma alla fine ce l'ho fatta a pubblicarla, la mia prima vera e propria Sebastian/Grell *W* oki, non sono sicura dell'IC al 100%, però ce l'ho fatta a finirla e l'importante è questo u.u
Spero che almeno piaccia a IfHeavenFallsApart che me l'ha chiesta çOç *prega* e soprattutto che sia riuscita almeno in parte a cogliere il senso del prompt.
Bye bye ^^
F.D.
   
 
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