«Castle torna a casa, ai party per i tuoi libri, dalla tua ex moglie! Ho del lavoro da sbrigare.»
Così aveva detto quel giorno la detective Kate Beckett e tutto perchè io, Richard Castle, tre mesi prima, ero andato con la mia ex moglie negli Hamptons.
Per quello mi odiava, perchè non le avevo neanche telefonato, perchè in quel momento preferivo Gina a lei, perchè l'avevo vista baciare quel suo collega della furti.
«Va bene, collaborerai ma promettimi che dopo questo caso te ne andrai. Questo è il tuo ultimo caso con me.»
E dopo quel giorno avevo ricominciato a lavorare con loro, con lei, con la splendida Kate. Ma purtroppo avevo un altro ostacolo da superare: Josh, il suo nuovo fidanzato.
Il bel fidanzato, chirurgo pediatra. Ed io ero solo uno scrittore, non ero riuscito a saltare quel maledetto ostacolo del mio percorso.
«Castle eri così carino un tempo...»
Il bar, il magnifico bar dove avevo scritto il mio primo romanzo. La sottosopertura, vedere quella ciliegia sfiorare le sue labbra, sfiorare la sua lingua. Avrei voluto fare qualcosa in quel momento e l'unica cosa che avevo detto era stata: «Come quella bottiglia di quel delizioso liquore che abbiamo provato in quella cantina?»
Ero proprio uno stupido. La fissavo, lei se ne accorgeva e io facevo finta di niente. Odiavo il mio essere così... così... rammolito.
Non ero mai stato così con un donna, non riuscivo a dirle cosa provavo, non riuscivo a farglielo capire. Era così difficile dirglielo in forma normale?
E mi trovavo sempre disteso sul letto a pensare alla mia stupidità, a cercare consigli per me stesso. Chiamavo Esposito, Ryan addirittura i miei amici scrittori con cui giocavo a poker. Loro lo sapevano, sapevano di quanto mi piacesse Kate.
«Cosa farebbe Jameson Rook? A lui piace Nikki Heat no? Tu sei Jameson Rook, tu sei l'anima di quel personaggio. Pensa come Rook...»
In effetti dovevo pensare come lui, agire come lui. Cos'avrebbe fatto? Usare il lime e il liquore? Chiederle di venire a casa mia per una partita a poker? Sarebbe stato un fiasco.
Poi era arrivata quell'attrice, quella donna bionda che di Nikki Heat non aveva nulla. Copiava Beckett per rendere il suo ruolo migliore.
«Ha preso il mio caffè, Castle! Poi cos''altro prenderà? La mia anima forse?»
Nathalie Rhodes aveva decisamente sconvolto il distretto e soprattutto Kate. Avere due Nikki Heat nella stessa stanza era stato davvero un sogno realizzato ma nessuno poteva, anzi doveva, rubare il caffè macchiato a Beckett.
Il mio naso iniziò a pizzicare, sentii qualcuno che mi chiamava... Kate forse?
«Richard...Richard svegliati! Il telefono squilla!»
Il telefono squilla? Oddio Beckett!
Mi svegliai di colpo, mia madre era dietro al divano che teneva il cellulare il mano. Me lo porse appena feci mente locale.
«Rispondi, magari è un omicidio.»
Si, un omicidio. Una donna era stata brutalmente impiccata come un pipistrello che dorme, sulla Lexinton. E mia madre doveva per forza intervenire con una delle sue perle di saggezza no?
«Ricordati che lei ti ha detto "Ti faccio uscire io di prigione". E' un chiaro segno che se per te lei è importante, allora lo sei anche tu per lei.»








Spazio dell'autrice: Allora premetto che l'ho scritta adesso e l'ho ricontrollata xD Mi vengono sempre in mente pezzi come questo.
Castle che inizia a ricordare cose, fa teorie nella sua mente, e che poi viene risvegliato dalla voce di sua madre. Poi dopo aver visto la 3x11 sto ancora meglio XD Povero caffè di Beckett!
Sero vi piaccia come l'altra <3
Baci, Chris!