†
Blue Moon †
Era una mattina
soleggiata quando Amy Black arrivò per la prima volta in
quel piccolo paesino
del Nord Carolina.
Era piuttosto
nervosa, era stata costretta a cambiare stato, casa, scuola e amici. In
quel
paesino dove tutti conoscevano tutti, si sentiva come un pesce fuor
d’acqua.
Quella mattina
poi, si era alzata prestissimo. Non aveva ancora fatto conoscenza con
nessuno e
adesso doveva affrontare il suo primo giorno di scuola. Dire che era
terrorizzata era poco.
Una volta
sveglia corse al suo armadio per prendere i suoi vestiti, neri, come
sempre.
Adorava il nero,
e chiunque avesse i capelli, la pelle o anche solo i vestiti di quel
colore.
Scese in cucina,
pronta per gustare la torta preparata da sua madre, una cuoca
eccezionale
-Buon giorno
mamma.. – “esclamò” senza
entusiasmo, mentre entrava.
La madre gli
lanciò un’occhiata. –Su tesoro.. non
fare così vedrai che ti farai tanti
amici.. – cercò di incoraggiarla.
Ma Amy era
incoraggiabile, mangiò lentamente la sua colazione, e sempre
lentamente preparò
lo zaino.
-Io vado mamma..
– sussurrò poi, salutandola e correndo in giardino
per prendere il bus, non
voleva di certo arrivare tardi il suo primo giorno di scuola.
Corse fino alla
fermata e non appena il pullman giallo si fermò,
salì a bordo andando a sedersi
in un posto appartato.
Si sa, sugli
autobus gli scherzi ai nuovi arrivati sono frequenti, non voleva di
certo
cominciare così l’anno scolastico.
Attraversarono
si e no due fermate, quando ad un certo punto sentì una
pressione sul sedile;
una ragazza si era seduta accanto a lei.
-Ciao! –
la
sentì esclamare, pimpante.
Amy la
guardò
senza parole. Aveva davanti a sé una ragazza dai bizzarri
vestiti punk, e i
corti capelli castani con ciuffi neri sparsi qua e là.
-Ciao.. – sussurrò di
rimando.
La ragazza
sorrise. –Sei nuova di qui.. non ti ho mai visto.. piacere il
mio nome è Alex..
vedrai diventeremo ottime amiche!
Quando
finalmente finì di parlare, Amy scoppiò a ridere.
–Ma quanto parli? – rise.
–Comunque piacere.. il mio nome è Amy! E si, mi
sono trasferita qui due giorni
fa
Alex si mise a
ridere. –Allora penso che ti troverai bene qui!
C’è un sacco di gente simpatica
Una volta
arrivati a scuola, Alex e Amy scesero in fretta dal bus, visto che
erano in
anticipo Alex si offrì di mostrare ad Amy la scuola.
Non era
particolarmente grande, però era
ben
fornita e strutturata.
La facciata era
bianca con la bandiera dell’america alle finestre. Le aule
erano grandi e
alcune fornite di computer.
Era una bella
scuola, nonostante fossero in mezzo ai boschi.
La campanella
suonò e le due ragazze si diressero verso la loro aula.
Quella di Matematica.
-Lei è la
vostra
nuova compagna di classe.. Si chiama Amy Black e si è
trasferita qui dal South
Dakota
Il professore di
Matematica era un bell’uomo, giovane e muscoloso.
E grazie alle
sue battute le prime due ore volarono, quasi come il resto della
giornata, e in
men che non di dica arrivarono all’ora di pranzo.
Come sospettato
Amy e Alex si sedettero insieme, ma poco dopo furono raggiunte da un
ragazzo.
-Ciao Alex!
– la
salutò, dandole il cinque.
Alex
ridacchiò.
–Amy lui è Dawson.. è il mio vicino di
casa, siamo amici da tanto tempo..
Amy sorrise
cordiale. –Piacere Dawson il mio nome è Amy
– disse, stringendogli la mano.
Dawson sorrise.
–Ti piace la nostra piccola cittadina?
Amy stava per
rispondere, quando la sua attenzione fu destata da un ragazzo che era
appena
entrato in mensa.
Aveva dei
bellissimi capelli corvini e indossava una camicia bianca con i
risvolti alle
maniche. Chiacchierava allegramente col ragazzo alla sua destra, e
sembrava un
bambino in quel suo sguardo innocente.
-Ah lui è
Jean..
– ridacchiò Alex. –è il
più carino della scuola, non sbavare, tutte gli vanno
dietro..
-Che gran
figo della madonna — disse Amy,
sgranando gli occhi, estasiata davanti alla vista di Jean.
Questo continuava a
camminare con calma, mentre ridacchiava con il
suo amico.
-Quello invece
è Tyler.. non ti conviene incontrarlo nella tua
strada Amy.. – spiegò poi Dawson.
Come se avesse
ascoltato ogni parola, Tyler voltò lo sguardo verso
i tre ragazzi, stirando le labbra in un sorriso di scherno.
Amy serrò
i denti. –Mette i brividi.. – sentenziò,
stringendo le
spalle.
Tyler
però non accennava a voler smettere di fissarli, e quando
Jean se ne accorse voltò anch’egli lo sguardo
verso di loro.
Non uno sguardo
malvagio come quello dell’amico, ma uno sguardo
curioso, quasi ingenuo.
E Amy non
potè fare a meno che poggiare il viso sui palmi e
guardare il suo principe azzurro, ignorando totalmente il
“gemello” cattivo al
fianco.
-Salve a voi giovani
studenti! – una voce squillante, gli trapanò
le orecchie.
Alex le
lanciò uno sguardo omicida. –Elizabeth non vedi
che stiamo
guardando male qualcuno?! – esclamò poi.
Amy
guardò l’amica. –Ah.. dovevamo guardarlo
male?
Dawson si diede uno
schiaffo in faccia. –Va beh.. levati dalle
scatole Lizzy, non abbiamo voglia di sentire le tue storie
sull’importanza
delle ragazze ponpon!
La bionda
s’imbronciò. –Si dice Cheerleader! E
comunque qui ci sono
i moduli d’iscrizione, chi è intelligente
si iscriverà!
E detto questo corse
in direzione di Jean e Tyler. –Ciao Jean.. ti
va di venire a vedere i provini? – ammiccò,
facendo l’occhiolino.
A quella visione Amy
lanciò un’occhiataccia alla bionda tutta snob,
ma prima che lei potesse dire qualcosa Tyler la scansò in
malo modo,
trascinando con sé Jean.
-Sarà per
un’altra volta Lizzy – le sorrise, imbarazzato,
mentre
veniva portato via.
I tre ragazzi
assistettero in silenzio alla strana scena. –Ma sono
fidanzati per caso? – chiese Amy, sperando in una risposta
negativa.
Alex
scrollò le spalle. –Non credo.. ma Tyler
è piuttosto
possessivo nei confronti di Jean.. non lascia avvicinarlo a nessuno..
Suonò la
campanella, segno che la pausa pranzo era purtroppo
finita, ed era ora di andare a lezione.
-Ora tu hai
Scienze.. noi invece letteratura.. – sussurrò
Alex,
davanti l’armadietto di Amy. –Cerca di sederti
accanto qualche bel ragazzo!
Amy
ridacchiò, e poi cominciò ad avanzare verso
l’aula di scienze.
Era ancora vuota, e
Amy non trovò difficoltà a trovare posto.
Si sedette vicino la
finestra, perdendosi nel contemplare il
boschetto davanti la loro scuola.
Non si accorse
nemmeno del ragazzo che le si era seduto accanto,
finché non voltò lo sguardo verso di lui.
--Ah! –
esclamò, non appena lo vide.
Jean era seduto
accanto a lei, con gli occhi chini sul libro e gli
occhiali sul naso.
Quegli occhiali gli
davano un’aria da bambino, e nuovamente Amy si
perse nel contemplarlo.
Quando lui se ne
accorse le rivolse uno sguardo interrogativo.
–Ho.. qualcosa sul viso?
A quella domanda la
ragazza sobbalzò. –Cosa?? No, no! –
rispose
agitandosi a destra e a manca.
Il moro sorrise
benevolo. –Sei nuova di qui vero? È la prima volta
che ti vedo..
Amy
arrossì. –Si .. mi sono trasferita da poco..
è una bella cittadina..
e ci sono anche belle persone.. – sorrise, contemplando le
pozze nere negli
occhi del maggiore.
-Oh che sciocca! Non
mi sono presentata! Il mio nome è Amy..
Jean
scoppiò a ridere. –Il mio nome è Jean..
piacere.. – le disse,
inclinando il viso di lato.
A quel gesto
però Amy notò un particolare raccapricciante.
Fece tuttavia finta
di nulla, continuando a sorridere.
-Jean! –
sentirono urlare. Si voltarono entrambi in direzione della
porta. Tyler era sull’uscio, con le mani in tasca e uno
sguardo severo.
Jean
sospirò. –Mi ha fatto piacere conoscerti.. Amy
Black –
sussurrò, alzandosi e andando via.
La mora trattenne a
stento un’imprecazione. Avrebbe voluto prendere
a calci quel maledetto, che si divertiva a tenere Jean solo per
sé.
Attese la fine della
lezione e poi corse al suo armadietto.
Finalmente le lezioni erano finite.
-Che bello
finalmente è finita! – esclamò,
correndo fuori, seguita
dai suoi nuovi amici.
Alex le corse
dietro, mentre salivano sul pullman.
Il tragitto fino a
casa fu più veloce di quanto Amy ricordasse, e
quando scese salutò i suoi due amici, e tutta pimpante corse
fino a casa.
Sua madre era appena
tornata e stava preparando la cena.
-Ciao tesoro..
com’è andato il primo giorno di scuola?
– le chiese,
mentre metteva il pollo in forno.
Amy
salterellò per casa. –Benissimo mamma! Ho fatto
amicizia ed è
finita prima di quanto pensassi!
La donna sorrise.
–Sai cara anche io ho conosciuto una donna molto
simpatica.. domani sera siamo invitate a cena da lei.. –
spiegò.
-Credo sia la madre
di un tuo compagno di scuola..
La madre continuava
a raccontare, ma ormai Amy era in un mondo
tutto suo. Pensava a ciò che aveva visto sul collo di Jean,
e questo la
spaventava non poco.
Due piccoli fori
erano sul suo collo, e nonostante Amy lo credesse
impossibile non poteva non pensare solo ad una cosa: vampiri.
Cenò con
quel pensiero nella testa e decise che l’indomani ne
avrebbe parlato con Alex. Se c’era qualcuno che sapesse
qualcosa sui loro
compagni era lei!
Quando
l’indomani la incontrò sull’autobus,
insieme a Dawson, non
esitò a raccontarle ciò che aveva visto.
-Erano dei morsi da
vampiro.. – sussurrò, dopo aver terminato il
racconto.
I due ragazzi si
guardarono in viso. –Sei sicura Amy? Può darsi che
tu abbia visto male..
La mora scosse la
testa. –No.. è proprio ciò che ho
visto..
Arrivarono a scuola,
e continuarono a parlare dei segni sul collo
di Jean.
-Credo dovremmo
parlarne con lui.. – propose Alex.
Dawson la
fulminò con lo sguardo. –Oh certo.. Ciao Jean,
senti
abbiamo visto degli strani segni sul tuo collo, non è che
per caso sei un
vampiro?
-Chi è un
vampiro? – sentirono poi sussurrare alle loro spalle.
Si voltarono di
scatto. Jean era alle loro spalle, zaino in spalla
e sorriso sornione stampato in faccia.
Amy
diventò rossa come un pomodoro. –Ne.. nessuno!
–esclamò, in
imbarazzo.
Alex
ridacchiò. –Jean.. è la prima volta che
parli con noi.. che
c’è..? la tua guardia del corpo ti ha dato la
libera uscita..? – chiese
tagliente, come sempre.
Jean però
non fece una piega. –Ne approfitto a che è
impegnato.. e
comunque volevo
darti questo.. –
sussurrò, uscendo dallo zaino il libro di scienze di Amy.
–Ieri per sbaglio
l’ho preso io..
Amy sorrise
imbarazzata, prendendo il libro tra le mani. –Grazie..
sei stato molto gentile..
La campanella
suonò nuovamente, ed Amy fu letteralmente trascinata
via da Alex e Dawson.
Mentre Jean li
salutava con un debole gesto della mano.
-Eccoti qui..
– sussurrò una
voce stridula alle spalle del moro.
Questo si
voltò lentamente, visualizzando la figura di Tyler, che
lo guardava severo. –Ti stavo giusto cercando –
ridacchiò il moretto, ricevendo
però uno schiaffo dal maggiore.
Voltò lo
sguardo astioso, sfidando quello di Tyler.
-Non prenderti gioco
di me! – gli ringhiò quest’ultimo,
afferrandolo per il colletto della camicia.
Ma Jean non si
lasciò sopraffare, non quella volta. –Lasciami
subito.. – sibilò, poggiando le sue mani su quelle
fredde del maggiore.
Il suo sguardo non
accennava ad abbassarsi, anzi era pronto ad
incassare ogni colpo.
Tyler sorrise,
inaspettatamente, e lasciò la presa sul moro.
-Vieni con me..
– sussurrò, prendendogli il braccio e
trascinandolo
con sé.
Intanto Amy, Alex e
Dawson erano in aula di filosofia, e si stavano
sorbendo una noiosissima ora di quella noiosa materia.
Amy continuava a
pensare a Jean, mentre Alex ridacchiava nel vedere
l’amica sbavare continuamente.
-Eh mia cara amica..
se non metti fuori gioco il ragazzone, non
potrai far cadere ai tuoi piedi il tuo principe azzurro.. –
ridacchiò.
Amy si
ridestò dal suo sognare. –Hai ragione.. ma come?
Si voltò
in quel momento Dawson, del tutto distratto dalla
spiegazione.
–Che ne
dici di una spintarella sulle scale.. ? – propose,
ridacchiando.
-A Tyler?
-No a Jean..
Amy
strabuzzò gli occhi. –E perché a Jean
scusa?
Dawson non ci
pensò due volte. –Perché è
solo un montato.. credimi
uno come quello è meglio perderlo che trovarlo..
La punk
andò in soccorso dell’amica. –Suvvia
Dawson non lo
conosciamo quindi non possiamo giudicarlo..
-Si, ma
ciò non toglie che fa tutto l’innocentino per
sembrare più
figo..
Amy
abbassò lo sguardo pensierosa, non ascoltando più
le parole dei
due amici. Qualcosa le diceva che Jean nascondeva qualcosa, e spettava
a lei
scoprirlo.
Quando finalmente fu
ora di pranzo, si diresse a mensa con i suoi
amici. Ma stranamente i corridoi erano vuoti, ed una folla era
concentrata
davanti gli armadietti.
I tre cercarono di
passare in mezzo per scoprire cosa fosse
successo, ma solo Amy ci riuscì, e ciò che vide
fu uno spettacolo tremendo.
Elizabeth Smith
stava riversa per terra, il viso contratto in una
smorfia di puro terrore, e la pelle secca e striminzita.
Nessuno
potè avvicinarsi al cadavere, ma Amy notò
qualcosa che gli
altri non riuscirono a vedere.
Erano presenti due
piccoli fori sulla parte sinistra del collo di
Elizabeth.
Amy capì
subito di cosa si trattasse.. vampiri.
Venne la polizia, e
in poche ore furono interrogati tutti i
presenti.
Amy non sapeva se
confidare ad Alex e Dawson ciò che aveva visto,
sta di fatto che aveva già un sospetto per la mente. Un
sospetto che portava il
nome di Jean Russel.
Quando scese dal
pullman si diresse svogliata alla soglia, pronta
per una bella dormita, ma non era proprio destino per lei.
Infatti nel momento
in cui aprì la porta, sua madre le urlò
pimpante: -Avanti tesoro dobbiamo andare a cena dalla mia collega!
Amy non era proprio
in vena. Lanciò uno sguardo d’aiuto al padre,
ma questo le lanciò di rimando uno sguardo rassegnato.
Sospirò
infine, andando a prepararsi.
La casa
dell’amica della madre era a due isolati dalla casa di Amy,
e lei non poteva proprio immaginare da chi andasse a cena.
-Ciao Mildred!
– esclamò la padrona di casa, abbracciando la
madre
di Amy. Abbracciò anche la giovane, facendole sentire tutta
la sua calorosa
accoglienza.
Una volta entrati in
casa Amy fece la conoscenza del piccolo Alan,
un ragazzetto simpatico che amava giocare ai videogiochi.
-Lui è
mio figlio minore Alan.. – proferì orgogliosa la
donna,
mentre presentava il figlio agli ospiti.
Era una stampa della
madre.
-Alan, invece di
giocare ai videogiochi va a chiamare tuo
fratello.. – lo ammonì poi, mentre preparava la
cena.
Il piccolo
sbuffò sonoramente, cominciando a salire le scale.
Amy era proprio
curiosa di conoscere il figlio di quella donna.
-Vuole una mano
signora? – si offrì poi, mentre osservava la donna
apparecchiare la tavola.
Prese un paio di
piatti, ma quando si voltò, visualizzando il
ragazzo davanti a lei, quasi non li fece cadere.
Jean era davanti a
lei, con una canottiera aderente e un colorito
più pallido che mai.
-Oddio! –
esclamò, cadendo quasi all’indietro, fortunatamente Jean era stato
più veloce, riuscendo a
prendere lei e i piatti pure.
-Ti senti bene?
Amy era diventata
rossa come un peperone. Era tra le braccia del
suo principe.. in quel momento il mondo attorno a loro sembrava come
svanito.
Jean sorrideva
teneramente, e lo sguardo di Amy vagava sul viso,
sugli occhi.. sulle labbra. E poi sul collo, sulla quale stavano i due
segni..
più rossi che mai.
Sgranò
gli occhi terrorizzata, spingendo via Jean con l’aiuto delle
mani. –Lasciami! – urlò, cercando di
riprendere fiato.
Jean stava per
controbattere, quando sua madre entrò portando la
cena. –Su prendete posto..
Amy si sedette
accanto ad Alan, mentre Jean stava dall’altra parte.
Non si guardarono in
viso.. neanche una volta.
-Ragazzi.. ho saputo
cos’è successo questa mattina nella vostra
scuola.. povera Elizabeth.. – sussurrò ad un certo
punto la signora Russel.
-Sapete quando
saranno i funerali?
Amy bevve un
bicchiere d’acqua e poi rispose: Si.. domenica sera..
Il piccolo Alan la
guardò di sottecchi. –Tu sei la prima ragazza
che varca la soglia di casa nostra.. – ridacchiò
innocente. –Mio fratello è un
po’ gay…
La signora Russel
sobbalzò. –Alan! Ma che dici?
Jean non si
scompose, continuando a mangiare. –No.. lascialo
parlare.. chi fa delle congetture vuol dire che lo è per
primo..
Alzò poi
lo sguardo tagliente. –Sei gay Alan..? –
sogghignò, tanto
che Amy tremò al suo sguardo.
Più
osservava Jean, più si convinceva che fosse un vampiro.
Anche il
più piccolo non fece una piega. –Oh fratellone..
– sussurrò, calcando la voce su questa parola.
–Oltre
ad essere adottato sei anche gay? Che brutta cosa essere sempre il
secondo..
emarginato da tutto e tutti – sussurrò malvagio.
-Ammettilo sei di
troppo in questa famiglia
Jean
continuò a guardare il fratello con occhi rabbiosi, ma
impotenti.
-Ora basta Alan..
chiedi subito scusa a tuo fratello! – si
intromise, questa volta il padre.
Ma Jean ormai era
andato. Si alzò di scatto dalla sedia e andò
vicino il fratello.
-Ti conviene
guardarti le spalle.. se non vuoi fare la fine della
Cheerleader.. – gli sussurrò
all’orecchio, salendo poi in camera.
La signora Russel
guardò il figlio con uno sguardo di rimprovero.
–Alan non è carino quello che hai detto a tuo
fratello .. – lo ammonì.
Il minore la
guardò con rabbia. –Voi non capite niente!
– urlò,
salendo anche lui le scale.
Poterono sentire
distintamente la porta della sua camera sbattere.
Amy rimase
impietrita. Jean era stato adottato, aveva minacciato di
morte il proprio fratellino ed era freddo come il ghiaccio.
Freddo in tutti i
sensi.
-Mi dispiace abbiate
assistito a questa scena.. ma purtroppo si
verifica quasi ogni giorno..
L’indomani
a scuola Amy era decisa più che mai a parlare con Jean.
Ma prima doveva
chiedere consiglio ad Alex e Dawson.
Aspettò
nuovamente che salissero sul bus per parlare con loro. Gli
raccontò cos’era successo la sera prima, e cosa
aveva notato sul collo di
Elizabeth.
Alex e Dawson
rimasero impietriti.
-È chiaro
che è Jean il colpevole… è un vampiro!
– esclamò Alex,
mentre scendevano.
Dovevano solo
aspettare il momento giusto.
In quel giorno non
c’erano lezioni, ma gli studenti era stati
comunque chiamati a scuola. Non volevano che il panico si diffondesse,
i
professori volevano avere la situazione sotto controllo.
Passarono quasi
tutta la giornata nella biblioteca della scuola,
dove i tre pensarono ad un piano per non restare uccisi.
L’idea era
di avvicinare Jean, immobilizzarlo e interrogarlo.
Mossa astuta, non
fosse stato per un piccolo, insignificante
dettaglio.. Tyler.
Come facevano a
farli separare?
La campanella
suonò l’ora di pranzo, e i tre ragazzi si
diressero
in mensa.
-Ragazzi ho
dimenticato una cosa in classe.. voi andate io vi
raggiungo.. – disse ad un certo punto Amy.
I due la guardarono
preoccupati, decidendo comunque di lasciarla
andare.
Si diresse di corsa
in classe, dove si sorprese di trovarla
semiaperta.
Da dentro
provenivano delle voci.. voci familiari, purtroppo.
Aprì di
poco la porta, giusto per vedere due ragazzi.
Uno grande e grosso,
e l’altro piccolo e minuto schiacciato contro
la parete.
-Tyler.. mi fai
male.. – sussurrò quest’ultimo, cercando
di
allontanare il maggiore dal suo corpo.
Tyler si
allontanò di poco, giusto il tempo di mostrare i canini
sporchi di sangue, sorridenti e guizzanti. –Su.. quanto ti
lamenti.. Jean.. –
gli soffiò all’orecchio.
Ma Jean non sembrava
dello stesso umore dell’altro. Si sentiva
stanco, e il dolore al collo non accennava a diminuire.
-Ne prendi troppo..
– sussurrò poi a fatica. –Non ce la
faccio..
per favore..
Il maggiore lo
spinse con violenza sul muro. –Te ne lascio
abbastanza per sopravvivere! Dovresti essermene grato! – gli
ringhiò contro.
Il corpo di Jean,
era debole e pallido e a stento riusciva a
reggersi in piedi.
Tyler gli
passò poi una mano sul fianco, per sostenerlo e riprese a
mordere quel candido collo che tanto adorava.
In quel momento Amy
finalmente capì. Non era Jean il vampiro. Ma
Tyler..
Aspettò
pochi minuti, nascosta nell’aula adiacente. Da lì
riusciva
benissimo a sentire ogni loro parola, ogni loro movimento.
Sentì poi
la porta aprirsi e poi chiudersi con un leggero tonfo.
Inizialmente pensò che fossero entrambi usciti, ma dal muro
poteva sentire dei
respiri affannati.
Jean doveva essere
ancora dentro.
Con tutto il
coraggio di cui era munita, uscì dall’aula
dirigendosi
in quella dove si trovava Jean.
Doveva parlare con
lui.
Entrò
lentamente nella stanza, osservando la figura del ragazzo
appoggiata al muro.
Era pallido, quasi
quanto il giorno prima a casa sua.
Quando la vide
però, si alzò di scatto, intimandole di andare
via.
Era sfinito e
tremante ed Amy non potè far altro che pensare che
lui era solo la vittima della situazione.
-Voglio solo
aiutarti.. – sussurrò, mentre si avvicinava lenta.
Jean la
guardò per un istante. –Non puoi aiutarmi..
nessuno può
farlo..
Amy gli
carezzò i capelli. –Su.. non abbatterti..
– gli sussurrò,
cercando di dargli conforto.
-Io e i miei amici
stiamo cercando il colpevole dell’omicidio della
Cheerleader.. è stato Tyler vero?
Jean la
fulminò con lo sguardo. –Non dirlo! – le
urlò contro. –Se
Tyler scoprisse che tu sai… ci ammazzerebbe entrambi!
Amy annuì
poco convinta. –Permettimi di aiutarti almeno..
-No! Va via.. ci
ucciderà.. non c’è via di scampo
La minore
sospirò. –D’accordo.. ma se cambi idea
sono in mensa..
E detto questo
cominciò lentamente a scendere le scale, dirigendosi
alla mensa.
-Ehi Amy.. che
è successo? Ti vedo giù di morale.. –
le chiese
Dawson, preoccupato per l’amica.
La ragazza
scrollò le spalle. –Ho parlato con Jean..
– sussurrò
flebile.
A quelle parole gli
altri due sobbalzarono. –Che è successo? Ti ha
fatto del male??
-No.. ma ho scoperto
che non è lui il vampiro..
Stava per parlare,
quando una voce alle sue spalle la precedette. –Il
vampiro è Tyler..
Jean era dietro di
loro, a mala pena si reggeva in piedi, era
pallido e tremante.
Amy provò
tanta pena per lui.
-Siediti Jean..
– gli sussurrò poi, aiutandolo a sedersi.
Jean
respirò a fondo. –Non dovete indagare troppo su
quest’ultimo
omicidio.. – parlò, guardando i tre negli occhi.
–Tyler è molto pericoloso.. se
non volete fare la fine della Cheerleader restate fuori da questa
storia!
Alex lo
fulminò con lo sguardo. –Se a te sta bene
così sono affari
tuoi! Ma se non ti dispiace noi vogliamo cambiare questo stato delle
cose..
siamo stufi di assistere ogni anno ad un omicidio!
Amy
sgranò gli occhi. –Ogni anno..?
Dawson
annuì. –Non è la prima volta che
vengono uccisi degli
studenti..
Amy
guardò Jean allibita. –E tu lo sapevi? Sapevi che
Tyler
uccideva tutta questa gente e non hai fatto nulla?
Jean
abbassò lo sguardo. –Credi che non ci abbia
provato? Secondo
te come sono finito in questa situazione …?
-Se vi opponete
verrete uccisi..
Amy socchiuse gli
occhi. –Mi hai delusa.. non ti credevo così..
Si alzò
poi, lasciando i tre ragazzi ancora seduti al tavolo della
mensa.
L’ora di
storia passò velocemente, e quando suonò la
campanella si
diresse a piedi verso casa. Aveva voglia di schiarirsi le idee.
Pioveva a dirotto e
questo non potè far altro che far piacere ad
Amy.
Con la pioggia le
strade erano deserte, avrebbe potuto riflettere
in tutta tranquillità.
Ripensò a
cos’era successo, alla morte di Elizabeth Smith, e al
segreto di Jean.
Che anche lui ne
fosse complice?
Chi le diceva che
non faceva il doppio gioco?
Dopo un quarto
d’ora fu a casa. Sua madre era in cucina a preparare
dei biscotti e con lei c’era la signora Russel.
Il piccolo Alan
stava davanti la televisione.
Amy li
salutò cordialmente.
-Ciao tesoro..
com’è andata oggi? – le chiese la madre
di Jean.
Fortuna che Jean non
era lì con loro.
-Siamo ancora tutti
in subbuglio per la morte di Elizabeth Smith..
Alan in quel momento
si voltò verso di lei. –Ci farai
l’abitudine..
– le sussurrò, con la disinvoltura di chi ne sa
troppo.
Amy lo
guardò accigliata. –Ne sai abbastanza di questa
storia vero
Alan? Vieni con me.. – gli disse, afferrandolo e portandolo
nella sua stanza.
Alan era furbo per
la sua età, ed Amy lo aveva capito.
-Tu ne sai qualcosa
vero?
Il minore sorrise.
–Vuoi sapere qualcosa su Tyler?
Amy annuì.
-Tyler commette un
omicidio ogni anno. Non si può fare nulla..
-E gli altri del
paese lo sanno?
Alan scosse la
testa. –No.. solo io e Jean..
-E tu come lo hai
saputo?
Ancora un volta il
minore sorrise. –Ho visto mio fratello e Tyler..
insieme..
Amy sentì
un groppo alla gola. –Che cosa stavano facendo.. ?
-Tyler si stava
nutrendo..
La giovane ragazza
sospirò sollevata, voltando poi lo sguardo fuori
la finestra.
Non poteva sapere
chi c’era là fuori ad aspettarla.
Jean era seduto sul
bordo della strada, e anche se fuori pioveva
non sembrava intenzionato ad entrare in casa.
Si accorse subito
dello sguardo di Amy, ed alzò gli occhi per
incontrare i suoi.
Sembrava davvero
triste.
La ragazza scese in
soggiorno, andando ad aprire la porta, ma
quando uscì in giardino, non c’era più
nessuno.
Che lo avesse
immaginato?
La sera stessa, dopo
cena, ricevette una chiamata dalla sua amica Alex.
-Pronto Amy?? Non
sai cos’è successo!
-Alex?
Perché sei così agitata? Che è
successo?
-C’è
stato un altro omicidio.. – sussurrò preoccupata.
Amy
sgranò gli occhi. –Chi..?
Alex
abbassò lo sguardo. –Rebecca Taylor.. era una
ragazza
dell’ultimo anno..
-Ascolta.. domani la
scuola rimane chiusa, dobbiamo parlare con
Jean! – la informò poi.
Amy
aggrottò la fronte. –Io so dove abita. Andremo
direttamente a
casa sua
L’indomani
come d’accordo si incontrarono a metà strada, e
poco
dopo le raggiunse anche Dawson.
-Bene.. Jean sa
sicuramente cos’è successo ..
Si diressero a passi
lenti verso casa sua. Non sarebbe stato
difficile incontrarlo, ma dovevano fare attenzione a Tyler.
Era la prima volta
che veniva uccisa più di una studentessa, doveva
essere successo qualcosa di grosso.
Suonarono un paio di
volte a casa Russel, ma non rispondeva
nessuno.
-Che non sia in
casa?
Ma neanche il tempo
di finire la frase che la porta si aprì,
rivelando la figura di Jean sulla soglia.
Indossava ancora il
pigiama, ed aveva i capelli arruffati, segno
che si era svegliato da poco.
-Ah.. siete voi..
– sussurrò, per niente sorpreso dalla visita dei
compagni.
Dawson lo
fulminò con lo sguardo. –Jean.. abbiamo urgente
bisogno
di parlare con te!
Amy
annuì, avvicinandosi di poco al ragazzo. –Ti
prego.. ieri sera
c’è stata un’altra vittima..
Il moro
sospirò. –Entrate..
Li fece sedere nel
tavolo in cucina, e poi servì del cafè.
-Volete qualcosa da
mangiare?
Amy scosse la testa.
–Jean.. devi parlarci di Tyler..
Il maggiore
posò la tazza di cafè. –L’ho
conosciuto quando ero
ancora all’orfanotrofio.. è lì che ho
scoperto che era un vampiro.
-Inizialmente si
nutriva di ogni essere umano gli capitasse a tiro,
ma dopo avermi conosciuto ha cominciato a nutrirsi solo di me..
All’inizio
andava bene, ma da un po’ di anni a questa parte non gli
basta più. Ha
cominciato ad uccidere sempre più frequentemente. Mirando ad
ogni ragazza che
si avvicinasse a me.
Amy
abbassò lo sguardo. –Mi dispiace Jean..
Dev’essere dura per te
questa situazione.
-Ultimamente
è diventato ancora più oppressivo, e ancora
più
affamato.
Alex si
alzò di scatto. –Come possiamo fermarlo?
Jean
sospirò. –Il suo cuore.. è nascosto in
casa sua.. non so dove,
ma se distruggete quello, ucciderete Tyler…
Non era molto, ma
era già un inizio.
Quella volta Tyler
non sembrava intenzionato a terminare gli
omicidi.
-Grazie Jean. Ci sei
stato d’aiuto..
Uscirono in fretta,
così com’erano entrati. Lasciando
da soli Jean.. e il suo peggiore
incubo.
-Perfetto! Cosa
sappiamo di Tyler? – chiese ad un certo punto Amy
mentre camminavano.
Non potevano di
certo intrufolarsi a casa sua senza avere un piano.
Alex si
accigliò di poco. –Appartiene ad una delle
famiglie più
antiche del paese..
Dawson
annuì. –E vive in una grande villa, dietro il
cimitero..
-La famiglia?
Normale?
Alex scosse la
testa. –Morti in un incidente tanti anni fa.. in
quella casa vive solo Tyler..
Amy
sgranò gli occhi. –Non so se avere paura, o
esserne
rassicurata..
Dawson
ridacchiò, una risata nervosa e spaventata.
A quanto pare tutti
in paese ne erano terrorizzati.
Continuarono a
camminare, senza meta, cercando di riordinare le
idee.
A nessuno di tre
ragazzi però, veniva in mente un’idea su come
cogliere Tyler di sorpresa.
-Qualcuno di voi sa
qualcosa a proposito di vampiri..?
Amy
guardò Dawson con aria interrogativa. –Beh si
uccidono con un
paletto nel cuore..
Alex le
lanciò un’occhiataccia. –Oh certo, come
facciamo a ficcare
un paletto nel cuore di quell’omaccione?
-Non lo so..
– rispose Amy imbronciata. –Ma un modo dobbiamo
trovarlo
Osservò
poi il cielo, era cupo e grigio. –Le vittime.. gli omicidi
si verificano sempre in questo periodo dell’anno?
–chiese poi ansiosa.
Dawson la
guardò, poi lanciò un’occhiata
preoccupata ad Alex.
-Sta notte ci
sarà la luna piena.. le vittime vengono trovate
sempre il giorno prima della notte di luna piena –le rispose
quest’ultima.
-Allora dobbiamo
agire sta notte!
-Armiamoci di
qualsiasi cosa serva ad uccidere un vampiro.
Prendiamo aglio, paletti di legno, accendini, rose.. qualsiasi cosa che
possa
anche solo scalfirlo!
Dawson e Alex
annuirono convinti. –Per l’aglio possiamo prenderlo
da casa mia.. mia madre ha la dispensa piena..
Camminarono allora
diretti verso la casa di Dawson. Non era
particolarmente grande, e aveva un tocco di classicismo.
Entrarono,
dirigendosi subito in cucina. –Dobbiamo fare delle
collane..
Alex
guardò Amy. –Ma sei sicura che funzionino? Io ho
sentito dire
che non possono nulla contro i vampiri..
Che servissero
davvero o no, era irrilevante. Dovevano armarsi di
qualsiasi cosa fosse dannosa contro i vampiri.
-Non abbiamo tempo
per cercare tutto.. dobbiamo dividerci a
compiti..- puntualizzò poi Dawson, notando la
difficoltà nel fare una collana
d’aglio.
Alex
annuì. –Dawson ha ragione..
-Dobbiamo preparare
troppe cose.. conviene dividerci.. Stasera
divideremo ciò che abbiamo preso..
Alex aveva ragione.
Si divisero
così i compiti e ad Amy toccarono i crocefissi e le
rose.
Come prima cosa si
diresse in chiesa, lì di crocefissi ce n’erano
in abbondanza.
Parlò con
il prete, e gli chiese tre crocefissi semplici, tipo
quelli che si usano per le comunioni.
Trovare le rose
però, sarebbe stato alquanto complicato. Non poteva
comprarle, poiché servivano selvagge. Quindi
l’unico posto dove poteva trovarle
era il boschetto dietro la scuola.
Dalla finestra della
sua classe aveva visto un cespuglio di rose,
doveva solo arrivarci senza perdersi.
Non ci mise molto ad
arrivare all’entrata del bosco. Era oscuro e
sinistro, ed Amy in quel momento avrebbe preferito procurarsi il
paletto.
Non
camminò molto, prima di trovare il cespuglio.
E il sole era quasi
al tramonto.
Forse avrebbe dovuto
chiedere a Jean se voleva unirsi a loro,
dopotutto era il più coinvolto di tutti.
Corse allora verso
casa Russel, suonando il campanello un paio di
volte.
Le venne ad aprire
la signora Russel, più ansiosa che mai.
-Ah sei tu Amy..
ciao.. – sussurrò preoccupata.
Amy cercò
di sorridere. –Salve.. Jean è in casa?
Vide la donna
fremere. –Speravo potessi dirmi dov’è..
– cominciò a
singhiozzare. –Non lo vediamo da stamattina.. e quando lo
chiamo al cellulare
mi risponde un uomo.
Cominciò
a piangere, scossa dai fremiti.
-Stia tranquilla
signora.. vedrà che lo ritroveremo..
Amy sapeva
dov’era Jean. Purtroppo era palese.
Si diresse al luogo
dell’incontro, portando nella borsa i
crocefissi e le rose.
Gli altri due
ragazzi non ci misero molto a raggiungerla, e poi
insieme si diressero a casa di Tyler.
Era una grande
villa, con alberi antichi ed un piccolo cimitero a
lato della casa.
Il cancello era
aperto, e tra questo e la casa, intercorreva un
piccolo sentiero privo d’erba. Amy, Alex e Dawson usarono
questo per
attraversare il giardino.
Non
c’erano fiori, l’erba era appassita.
L’uniche
cose che sembravano vivere erano gli
alberi; alti e possenti, nella loro terrificante forma.
Arrivati davanti la
porta d’ingresso i tre si
guardarono in volto, indecisi se bussare o no.
-Ci penso io..
– si offrì Amy, ma ancora prima
di toccare la porta in legno d’acero, questa si
aprì lentamente, rivelando
l’interno della casa.
Il grande salone era
spoglio e vuoto, i
lampadari erano accesi di una luce fioca e la scala sembrava invitare a
lasciare quell’abitazione.
Amy
deglutì tre volte, prima di fare il primo
passo dentro l’inferno.
Sapevano che non
avevano via di scampo.
Si guardarono
intorno, notando un’infinità di
stanze. E sicuramente al piano superiore dovevano essercene altre.
-Propongo di
separarci! –
Alex ebbe il
coraggio di dire, ciò che i tre
membri del gruppo stavano pensando.
Non era saggio
dividersi, ma uniti avrebbero
costituito un facile bersaglio.
Dawson
parlò per primo. –Andate al piano di
sopra.. io rimarrò a perlustrare le stanze di questo piano..
Ci rivediamo tra
mezz’ora..
Le due ragazze
annuirono convinte. Non avevano
alcuna voglia di perlustrare il piano superiore.. ma almeno erano
insieme.
Cominciarono
così a salire le scale che, ad
ogni passo, cigolavano furiosamente.
Non avevano idea di
dove cercare, quella casa
non era grande, ma c’erano almeno
un’infinità di posti dove nascondere un
oggetto importante.
E quel cuore lo era
davvero.
Cominciarono a
setacciare le stanze del primo
piano, mentre Dawson pensava al piano inferiore.
Non erano molte le
stanze in cui cercare, ma
di sicuro erano grandi.
Cominciò
con la prima stanza a sinistra; era
la stanza da pranzo.
Un grande tavolo
partiva dall’angolo del vano,
fino all’altra parte. Dove una grande finestra dava al
cimitero.
Dawson
rabbrividì, immaginando mostri che
sbucavano dalle finestre.
Era il suo
più grande difetto; immaginare una
situazione, nel momento più sbagliato.
Socchiuse gli occhi,
cercando di riprendere
concentrazione e cominciò a setacciare la stanza.
Non c’era
altro oltre al tavolo, solo un
grande specchio dalle rifiniture dorate.
Il ragazzo ci
andò davanti, battendo colpi sul
muro per cercare di trovare un qualche punto vuoto.
Constatato che non
c’era nulla, tornò sui suoi
passi, focalizzando poi la sua immagine riflessa sullo specchio.
Era limpida e
chiara, quasi come quella del
ragazzo alle sue spalle.
Si voltò
di scatto, pronto ad estrarre il
crocefisso. Ma dietro di lui non c’era nessuno.
Lo aveva immaginato?
La fantasia a volte
giocava brutti scherzi..
Si
strofinò gli occhi, pronto per cambiare
stanza.
Uscì,
chiudendo la porta e producendo un suono
ovattato.
Passò
alla stanza accanto. La cucina.
Era grande e piena
di utensili sparsi a caso
sui fornelli.
Chissà
quanti addetti preparavano ogni giorno
il pranzo e la colazione in quella cucina.
Dawson
passò la mano sul mobile di legno
bianco. Aprendo ogni cassetto per controllare cosa vi fosse
all’interno.
Passò la
mano sui fornelli, aprendo lo
sportello in basso.
Sentì un
rumore smorzato. Alzò lo sguardo per
vedere cosa fosse, trovando inspiegabilmente i fornelli accessi.
Sgranò
gli occhi, tremando impercettibilmente.
-Non è
affatto divertente! – balbettò,
spegnendoli con un gesto di stizza.
Sentì un
altro rumore, più forte questa volta
, e voltò lo sguardo spaventato.
Un mestolo era
caduto a terra, non molto
lontano da lui.
Dawson lo
fissò, non sapendo cosa fare. I suoi
piedi erano piantati per terra e non riusciva a muovere un muscolo.
Si fece coraggio,
muovendo il primo passo per
raggiungere l’oggetto, e con un gesto veloce della mano lo
prese, riponendolo
al suo posto.
Un altro rumore lo
sorprese.
La porta dello
sgabuzzino si era aperta, con
un forte tonfo.
Questa volta Dawson
non si voltò. –Se vuoi
spaventarmi sappi che non ci riuscirai Tyler.. –
sussurrò rabbioso, voltandosi
verso lo sgabuzzino e addentrandosi con la croce in mano.
Solo che da quello
stanzino.. non uscì più.
Alex si trovava in
una stanza piena di bambole
di porcellana.
I loro occhietti
sembravano seguirla in ogni
suo movimento.
E le labbra rosse,
incorniciate dalle
guanciotte fredde e piene, sembravano sorridere ad ogni suo gesto di
nervosismo.
Aveva sempre avuto
paura delle bambole di
porcellana, e per quanto sua madre cercasse di propinargliele,
all’età di
undici anni le aveva buttate fuori la sua stanza.
Una punk come lei
non poteva certo tenersi
quelle figlie dell’inferno nella stanza.
Constatò
che quella doveva essere la stanza
della defunta padrona di casa, nell’armadio c’erano
ancora i suoi vestiti.
Magnifici vestiti da
sera, segno dell’alto
ceto a cui apparteneva la famiglia.
Alex
controllò nell’armadio, spostando la
miriade di scarpe, ma nulla.
Il cuore non era di
certo lì.
Guardò
nei cassetti, trovandovi una spazzola e
uno specchietto.
La cassettiera era
in legno di mogano. Il
grande specchio era delimitato da una cornice rosata.
Alex si
specchiò, cominciando a sistemarsi i
capelli con la spazzola trovata nel cassetto.
Attraverso lo
specchio osservò la stanza, e il
grande letto pieno di quelle bambole.
Una di loro
sembrò sorridere. Alex si voltò di
scatto, ma nulla, tutto era immobile.
La paura giocava
brutti scherzi.
Continuò
allora a specchiarsi, e ad
aggiustarsi i capelli, quando ad un certo punto senti un suono stridulo.
Si voltò
nuovamente, visualizzando una bambola
a zanne scoperte, che digrignava i denti.
Il suono sgradevole
continuò, finché Alex non
si avvicinò alla bambola.
Sicuramente era un
brutto scherzo tiratole da
Tyler, e lei non voleva di certo cascarci come un’idiota.
Si guardò
intorno, cercando un qualsiasi
oggetto pesante, che potesse romperla.
Si
ritrovò così a lanciarle la spazzola,
osservando il suo visino di porcellana sgretolarsi.
Sorrise soddisfatta,
tornando a specchiarsi.
Dal riflesso vide un
passeggino venirle
incontro. Si voltò di scatto, tenendo la croce stretta tra
le mani.
La voce piangente di
un bambino, proveniva
dalla piccola carrozzella giocattolo che continuava ad avanzare.
Tenendo sempre la
croce stretta in mano, Alex
fece qualche passo verso la carrozzina. Dentro c’era un
fagotto, interamente
fasciato con un panno.
Allungò
di poco le mani, giusto per togliere
il panno che copriva per intero il fagotto all’interno del
giocattolo.
Vi poggiò
sopra le dita, socchiudendo gli
occhi.
Uno..
due .. tre!
Con un colpo secco,
tirò via il panno e
osservando ad occhi socchiusi la bambola che piangeva.
Era una bambola di
porcellana, dalle fredde e
grandi mani, chiuse nei polsi di Alex.
Era in trappola.
Tentò così di liberarsi,
strattonando violentemente le braccia.
-Lasciami! Lasciami!!
Ma più
strattonava i polsi, più le mani si
stringevano.
Alex
sentì ad un certo punto il suono di una
catena. Una grossa catena che si stringeva attorno il suo piede.
La guardò
terrorizzata. –Amy!! Amy!! –
cominciò ad urlare, cercando di liberarsi.
Invano.
Quando finalmente le
sue mani furono liberate,
la catena si tese, venendo inghiottita dalla parete.
Alex fu trascinata
per tutto il vano, cercando
disperatamente un appiglio a cui aggrapparsi.
Ma non
c’era nulla.
–Aaaaaaaaahhhhhhhhh!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Il muro si
aprì, nascondendo la ragazza dentro
si sé. Senza lasciarle più scampo.
I trenta minuti
erano già passati. Ed Amy si
ritrovava a cercare i suoi amici in lungo e in largo.
Aveva paura. Una
paura matta che potessero
essere scomparsi.
Fortunatamente aveva
ancora con sé la croce e
un mazzo di rose.
Aveva setacciato
tutto il primo piano, ma del
cuore non c’era stata alcuna traccia.
Si sedette cosi su
un gradino a pensare.
Dove
nasconderei il mio cuore se fossi un vampiro? Si chiese,
guardando un
punto fisso sul pavimento.
Entrare nella mente
di Tyler non era affatto
semplice.
Primo..
perché aveva scelto proprio Jean?
Amy lo trovava
carino, ed anche mezza scuola..
quindi perché scegliere un ragazzo che dava così
nell’occhio?
E perché
Jean era sparito?Lo aveva rapito lui?
Cosa succedeva nelle
notti di luna piena?
Amy non riusciva
proprio a darsi pace. Era
preoccupata per i suoi amici, era preoccupata per Jean.
Sentì ad
un certo punto una canzoncina. Si
guardò intorno, non riuscendo però a capire da
dove provenisse.
Alzò lo
sguardo verso le scale. Un piccolo
carillon era posto all’ultimo gradino.
Amy si
alzò, cominciando a salire lenta le
scale.
Arrivata
all’ultimo gradino la musichetta si
fermò, ed il carillon si aprì, facendo uscire un
clown giocattolo.
Amy
indietreggiò rischiando di cadere. Non le
erano mai piaciuti i clown.
-La piccola Amy si
farà male.. la piccola Amy
si farà male e morirà..
E continuando a
cantale quella stridula
canzoncina, il clown cominciò a trascinarsi verso la parete
in fondo.
La ragazza lo
guardò andare via, senza avere
il coraggio di seguirlo.
Ma un rumore
proveniente dal piano di sotto la
fece sussultare.
Si voltò
di scatto. –Dawson.. Dawson sei tu..?
– chiese già pronta per scendere.
La porta si
aprì di scatto, rivelando sulla
soglia un uomo.
Un uomo con un
grande cappuccio nero.
-La piccola Amy.. si
farà male.. Si farà
male.. E morirà..
Da sotto quel
cappuccio proveniva una voce
anziana e roca. Amy tremò e cominciò a correre
dietro al piccolo Carillon.
Ad ogni suo passo
una porta si apriva, rivelando
occhi rossi e mani artigliate. La guardavano con occhi famelici.
Si fermò
infine, giungendo alla fine del
corridoio.
-E adesso..?
– chiese spaventata.
Il piccolo Clown si
voltò di scatto. –La
piccola Amy entrerà nella parete.. la piccola Amy
entrerà nella parete..
Stando ben attenta a
non toccare ancora quel
giocattolo, Amy si avvicinò alla parete, poggiando una mano
su di essa. La mano
fu risucchiata al suo interno, così come il corpo della
ragazza.
Socchiuse gli occhi
impaurita, sentendo la
sensazione di qualcosa che le trapassava il corpo.
E quando li
riaprì trovò davanti a sé una
camera delle torture.
Ogni tipo oggetto
era appeso alle pareti.
Tutti sporchi di sangue.
Sul grande tavolo
erano depositati capelli,
unghia e sangue.
Il sangue regnava
sovrano in quella camera di
morte.
Amy trovò
i suoi amici incatenati ad un palo.
-Dawson Alex!!
– urlò, correndo verso di loro.
–State bene? Vi ha fatto del male??
I due ragazzi
scossero debolmente la testa.
Erano spaventati, ma fisicamente stavano bene.
Amy si
guardò intorno cercando un oggetto che
potesse rompere quelle catene.
-Ora vi libero!
– li rassicurò, muovendosi per
prendere un’accetta, posta all’angolo della stanza.
-Non così
in fretta.. Amy Black!
Una voce alle sue
spalle la fermò con
violenza.
Amy si
voltò di scatto. –Tyler! –
sussurrò,
cercando di sembrare minacciosa.
Osservò
il ragazzo sorridere. –Sono felice che
tu ti sia unita a noi..
Amy
indietreggiò, mentre Tyler continuava ad
avvicinarsi a lei. –Oh non devi avere paura.. –
sussurrò, continuando ad
avanzare.
-Non voglio farti
del male.. non l’ho fatto
neanche ai tuoi amici quindi perché…?
-E allora
perché sono così traumatizzati?? –
gli urlò contro Amy, interrompendolo.
Il vampiro sorrise
amaro. –Hanno assistito
alla condanna di un essere umano..
Amy
sgranò gli occhi. –Alla condanna.. di un
essere umano..? cosa significa?
Con un solo gesto di
Tyler, la stanza
s’illuminò, esibendo il corpo di un ragazzo,
appeso con pesanti catene alla
parete.
Era interamente
ricoperto di sangue, tagli e
ferite spuntavano dal suo corpo martoriato.
Amy lo riconobbe
subito.. –Jean..
Il vampiro sorrise.
–Esatto Amy.. oggi Jean si
è divertito a giocare con me.. e i tuoi amici hanno
assistito alla sua fine..
-No.. non
può essere!
Ma il corpo di Jean
era immobile e
sanguinante. Se davvero Tyler lo aveva torturato per tutto il giorno,
non
poteva essere sopravvissuto.
Stringendo
l’accetta tra le mani Amy si lanciò
addosso a Tyler. –Maledetto!!
Il vampiro
però schivò abilmente il colpo
della ragazza, spingendola verso l’altra parte della stanza.
-Non puoi nulla
contro di me.. Se non trovi il
mio cuore non puoi uccidermi..
Aveva ragione..
aveva fottutamente ragione!
Amy doveva trovare quel cuore!
-Il.. Cari.. llon..
– sentirono sussurrare.
Jean aveva aperto di
poco gli occhi. –Il
carillon.. Amy.. lì.. si trova.. il cuore…
Tyler si
voltò di scatto verso di lui. –Sta
zitto!! –urlò, lanciandogli una sbarra appuntita
allo stomaco.
Lo
trapassò da parte a parte.
Jean
cominciò a vomitare sangue e a tremare.
Ma non si fermò.
-Impala il cuore.. e
tutto sparirà..
Amy annuì
convinta riuscendo a prendere il
paletto e scappare dentro la parete.
Tyler la
inseguì.
Il corridoio si era
riempito di mostri neri
senza volto. Amy dovette reprimere un conato di vomito per riuscire a
correre
in mezzo a loro.
Le facevano paura,
ma il solo pensiero di ciò
che le avrebbe fatto Tyler non appena l’avesse presa, le
faceva ancora più
paura.
Avvistò
finalmente il carillon, gettandovisi
addosso.
Il clown
uscì, e per un attimo Amy esitò.
Quel secondo le
costò caro. Tyler le si
avvinghiò addosso, facendole volare l’oggetto
dalle mani.
-Sei mia Amy Black!
Non riuscirai a salvare
nessuno!
Tyler
sentì un forte dolore al fianco.
Dawson aveva tra le
mani l’accetta e l’aveva
usata per colpire il vampiro. –Amy il carillon!!
Amy corse a prendere
il carillon, strappandovi
da dentro il piccolo Clown e scorgendo finalmente il cuore.
-No! Ferma!!
Lo impalò
con un colpo secco. Ma non successe
nulla.
La luna era alta nel
cielo e Tyler era ancora
lì. Davanti i loro occhi.
-Perché
non è successo niente?? - chiese Alex
spaventata.
-La luna..
– sussurrò Jean, tenendosi
aggrappato alla ragazza.
Amy
osservò Tyler guardarsi le mani.
–Ahahahaha!! Sono immortale!!
Non poteva essere
vero. Non doveva esserlo.
Ad un certo punto il
cuore s’illuminò, ed il
pavimento si aprì, lasciando uscire grossi tentacoli che afferrarono Tyler.
Trascinandolo giù con
sé.
-No.. no!! noooo!!!
Sentirono Tyler
urlare, finché il varco si
chiuse. Solo allora tirarono un sospiro di sollievo.
-Jean! –
urlò Amy, correndo da lui.
-Come stai??
Lo fecero sdraiare,
cercando di fermare
l’emorragia allo stomaco.
–Sto
bene.. non preoccuparti..- sussurrò a
fatica Jean, carezzando il viso di Amy, bagnato dalle lacrime.
-Vedrai Jean! Ce la
farai.. dobbiamo portarti
da un dottore! – si voltò verso i suoi due amici.
–Andate a chiamare qualcuno!
È pericoloso spostarlo..
Alex e Dawson si
guardarono in volto. –Si..
andiamo noi.. tu resta con Jean..
Amy e Jean furono
lasciati soli, soli in tutta
la villa.
-Tranquilla Amy.. me
la caverò.. – le sussurrò
Jean, cercando di calmarla.
Ma Amy non sembrava
facilmente consolabile.
Continuava a piangere e a tremare.
-Sono un quasi
dottore.. se non le so io
queste cose chi le sa?!
La ragazza
alzò lo sguardo. –Davvero..?
diventerai un dottore..?
Jean sorrise ed
annuì. –Appena finito il liceo
mi iscriverò all’università di
medicina..
Anche Amy sorrise,
asciugando il sangue
rappreso sul volto del maggiore.
-Allora quando sarai
diventato medico, porterò
i miei figli a farsi curare da te..
Jean sorrise dolce.
–Vorrei che i tuoi figli
fossero anche i miei..
A quelle parole Amy
arrossì. –A.. anche io..
Jean
tentò di alzarsi, giusto il poco per
guardare Amy negli occhi.
Si
avvicinò poi brevemente, poggiando le
proprie labbra sulle sue, in un contatto dolce, capace di cancellare
tutta la
paura provata in quella notte.
Quando si
separarono, Amy aiutò Jean a
sdraiarsi nuovamente.
Quest’ultimo
socchiuse gli occhi. –Non vedo
l’ora di poter tornare a scuola.. mi manca la mia gatta..
Amy sorrise,
carezzandogli i capelli. –Hai una
gatta?
-Si.. non le ho dato
da mangiare oggi.. chissà
come sarà affamata.. devo anche vendicarmi dello scherzetto
di mio fratello.. –
cercò di ridacchiare, ma era troppo stanco anche per stirare
le labbra in un
sorriso. –Poi mi preparerò una tazza di
cafè.. e una torta alle fragole, devi
venirla a mangiare qualche volta, mia madre la fa buonissima
Amy
annuì. –Magari qualche giorno di questi
verrò a mangiarla da te
Jean
cercò di sorridere. –Poi guarderò un
bel
film horror.. ti piacciono i film horror Amy? Io ne vado pazzo. Il mio
preferito è il mistero di Sleepy Hollow..
l’avrò visto almeno una dozzina di
volte.
-Ora che ci penso
non ho ancora finito i
compiti di matematica.. poco male.. li farò dopo essermi
rilassato. Spero solo
che il maestro non mi interroghi..
Jean
continuò debolmente a parlare di ciò che
avrebbe fatto appena tornato a casa, dei suoi progetti futuri e di
alcuni
aneddoti divertenti della sua vita passata.
La sua voce
diventava fioca ad ogni parola…
finché non si spense del tutto..
E mentre la luna era
in cielo, uno stormo
d’uccelli cantava una melodia.. una melodia di morte.
Al funerale
c’erano tre bare bianche. Tre
donne piangevano, riversate su di esse.
Piangevano il
ricordo del figlio che non c’era
più ormai.
Amy era accanto a
sua madre quando
seppellirono la bara di Jean.
Per quanto cercasse
di piangere non ne aveva
la forza.
Tutto il suo dolore
si era estinto nel momento
stesso in cui Jean aveva smesso di parlare. Concedendosi ad un lungo
sonno
ristoratore.
La famiglia Russel
era davanti la lapide del
figlio.
Il piccolo Alan
piangeva in silenzio accanto
al padre, mentre la signora Russel piangeva disperata.
Alex e Dawson si
avvicinarono all’amica,
dandole la mano.
-Domani si torna a
scuola.. – sussurrò Amy,
persa nei suoi pensieri.
-Devo finire i
compiti di matematica.. – si
voltò verso i due ragazzi accanto a lei. –Andate
voi.. adesso vi raggiungo..
Aspettò
che tutti si fossero allontanati per
andare a posare i fiori sulla lapide.
Sapeva che Jean
l’avrebbe sempre protetta.
Sapeva che non l’avrebbe abbandonata.
Socchiuse gli occhi,
mentre le lacrime
scorrevano sul suo viso. E mentre osservava il tramonto di quel giorno.
col
dito scriveva sul terreno un flebile ti
amo .
Fine