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Autore: Emily Alexandre    07/01/2011    9 recensioni
[Storia classificatasi terza al contest "Inglorious Bastards" di PaytonSawyer, lilyblack ed AliH]
La battaglia imperversa a Hogwarts e una vita è appena stata spezzata: quella di Fred Weasley. Lee Jordan è poco lontano e assiste a tutta la scena. L’odio si impossessa di lui facendogli desiderare solo una cosa: vendetta.
"Sì. Io, Lee Jordan, avevo sempre creduto di essere una brava persona. Almeno fino a quel giorno. Almeno fino a quello."
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
- Questa storia fa parte della serie 'My Hogwarts Dream'
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Questa storia è nata per il contest "Inglorious Bastards" di Payton Sawyer, Lily Black e AliH. Quello che dovevamo fare era scrivere una storia in cui uno dei personaggi "buoni" ricorre alla vendetta; ho scelto un numero e ciò che ne è uscito è stato "Lee Jordan, solitudine". Ne sono stata felice e alla fine mi sono letteralmente innamorata del personaggio; purtroppo però la storia è stata scritta in un periodo caotico, quindi il risultato non è stato dei migliori. Ad ogni modo ci tengo a fare una precisazione iniziale: di Lee sappiamo poco, io sono partita dall'idea che fosse molto legato con i gemelli e mi sono chiesta come avrebbe reagito, nel bel mezzo di una battaglia, con sangue e dolore attorno a lui, davanti alla morte di Fred. Forse la mia scelta risulterà a qualcuno troppo estrema, ma nella mia mente Lee resta questo, in ogni azione. Ora, la smetto di annoiarvi con le mie chiacchiere... la storia dopotutto si è classificata terza e ne sono stata molto felice. Per cui: grazie giudiciE!!! :)
 
Non esistono brave persone
 
-Il sorriso del mondo-
 

Avevo sempre pensato di essere una brava persona. 

Raramente la rabbia si impossessava di me, fare del male a qualcuno era al di fuori del mio essere, amavo ridere e sorridere. Godermi la vita insomma.

Tutte le mie urla, i miei sfoghi, le mie offese si limitavano al campo da Quidditch e ai Serpeverde, il che non faceva certo di me qualcuno con un pessimo carattere.

Quando avevo incontrato per la prima volta i gemelli Weasley avevo subito riconosciuto in loro delle anime affini: divertenti, geniali e con un enorme senso dell’amicizia. Diventammo immediatamente inseparabili e per sette anni la nostra vita era stata scandita da scherzi, invenzioni, esplosioni più o meno pericolose. E da un rapporto unico: loro bastavano a se stessi, erano due ed avevano tutto, ma mi facevano sempre sentire importante, parte di quel duo che finiva con il divenire un trio.

Ricordo come fosse adesso il giorno in cui lasciarono la scuola, dopo averla messa sottosopra portando ad una crisi isterica la cara Umbridge: in sella alle loro scope, ridenti ed invincibili. Un’uscita di scena degna di loro.

Ridevo, ridevo a crepapelle, ma una parte di me sentiva distintamente  e dolorosamente la fitta della solitudine: senza di loro, io ero solo. Avevo altri amici, sì, ma nessuno era come Fred e George… nessuno mi comprendeva come solo loro sapevano fare, le mie giornate avrebbero perso molto del loro colore.

Ad ogni modo ero felice per loro e sapevo che, dopotutto, qualche mese dopo anche io avrei lasciato la scuola e li avrei potuti rivedere.

Conoscevo i loro progetti, l’idea del negozio da aprire con i soldi che Harry aveva donato loro. Ne ero fiero. Avevano sempre saputo cosa desideravano dalla vita, il loro scopo era far sorridere le persone e da anni era diventato anche il mio: la vita sarebbe dovuta essere allegra, felice, spensierata. Sorridente. Come lo era sempre stata la nostra, anche nei momenti più bui.

Sì. Io, Lee Jordan, avevo sempre creduto di essere una brava persona.

Almeno fino a quel giorno.

Almeno fino a quello.

Lo vidi cadere ancora con quel ghigno divertito sulle labbra, vidi la luce abbandonare i suoi occhi. In quel momento tutto smise di esistere: niente aveva più senso, nulla era più reale se non quella vita spezzata e quell’urlo disumano alle mie spalle.

Fred e George Weasley erano la mia famiglia, lo erano stati per sette lunghi anni.

Loro erano l’emblema della felicità, dell’allegria, del sorriso; quel sorriso semplice e puro, incorrotto.

Niente di tutto quello esisteva più.

Hogwarts era invasa da corpi morti, agonizzanti, urla di dolore e grida di vittoria, ma l’unica cosa a cui io riuscivo a pensare era che avevano strappato il sorriso al Mondo. Fred era stato ucciso e George mutilato non solo di un orecchio, ma di una parte della sua anima, la più bella… non esiste un gemello senza l’altro.

Il Mondo non sarebbe stato più un luogo felice, perché a loro apparteneva l’allegria e loro non esistevano più. In quel momento compresi realmente la solitudine: mi investì come un fiume in piena ed ebbi la certezza che quella che avevo provato quel giorno di due anni prima non era stata che una pallida imitazione di quella che invece mi soffocava in quel momento. Mi sentii totalmente abbandonato e la solitudine, dannata solitudine, stringeva il mio cuore in una morsa sempre più stretta.

 

Fu allora che lo capii. Fu come una rivelazione, un lampo nell’oscurità: le brave persone non esistono.

Ed io non lo ero affatto.

 

In quel momento ogni cellula del mio essere bramava soltanto una cosa: vendetta.

Volevo sentire l’odore del sangue nelle narici, udire urla di dolore, gemiti e implorazioni di pietà.

Ma io non l’avrei avuta, la pietà.

Non poteva esistere niente di simile per chi aveva ucciso il sorriso. Per chi aveva ucciso loro, i miei migliori amici, lasciandomi in compagnia di quella maledetta dea che mi lambiva, quell’odiosa solitudine.

La bacchetta nella mia mano tremava tanto la stringevo forte. Camminavo nella Sala schivando gli incantesimi che volavano, con il respiro affannato e il cuore che batteva senza sosta… batteva per me e per lui, per quel cuore muto.

Udii  pronunciare il mio nome, sentii qualcuno urtarmi mentre correva, ma qualsiasi percezione di quello che accadeva attorno a me era attutita, lontana. Non mi interessava. Io volevo lui: Rookwood.

Alla fine lo trovai che lottava con Percy e George, mentre i loro volti erano devastati dal dolore.

Non anche loro.

Non avrebbe ucciso un altro Weasley, non avrebbe tolto un altro figlio a Molly, non sarebbe mai arrivato anche a George. Non l’avrei permesso.

Lo chiamai e lui si voltò con un ghigno sul volto, un ghigno che morì non appena i suoi occhi si posarono su di me. Sentivo l’odio, puro esaltante odio nascere dal mio cuore e propagarsi per tutto il corpo come una scarica elettrica o una ferita infetta. Le mie labbra si piegarono in una smorfia, una grottesca imitazione di un sorriso.

Puntai la bacchetta sull’essere davanti a me e già pregustavo quello che sarebbe successo. Ne avrei goduto ogni singolo istante perché niente aveva più senso e io non ero una brava persona. Non volevo morisse, sarebbe stato troppo facile. Troppo veloce.

Io volevo che soffrisse.

E nel momento esatto in cui pronunciai quella parola una lacrima solitaria cadde dai miei occhi. Piangevo per loro. Piangevo per me. E per il sorriso che non avrei più visto.

-Crucio.-

 

Lo vedevo muoversi a terra, urlante, con il volto sfigurato da dolore: sapevo cosa si provava a subire un Cruciatus, ma quella notte avevo raggiunto l’agghiacciante consapevolezza di come non fosse nulla, nulla, se paragonato al dolore che sentivo dentro, al mio cuore spezzato, alla mia anima lacerata.

Alla fine della battaglia probabilmente mi sarei pentito di quel mio gesto, ero consapevole anche quello, ma non me ne curavo: niente aveva significato oltre a quel corpo immobile, ma ancora caldo poco lontano, e a quello agonizzante orribilmente vicino.

Dolore.

Lui doveva soffrire.

Trascorsero momenti interminabili di torture che non credevo sarei mai stato in grado di compiere, ma dopotutto molte cose che ritenevo impossibili erano accadute quella notte.

Alla fine mi fermai.

Rookwood aveva gli occhi sbarrati e piccoli sussulti gli scuotevano il corpo. Non era impazzito, nonostante per un attimo lo avessi pensato, ma era arrivato molto vicino al farlo…

Quanto a me, volevo finirla.

Presi il pugnale che avevo portato con me in caso d’emergenza consapevole di come non sarei riuscito, nonostante tutto, a pronunciare l’altra maledizione, la più terribile delle tre: qualcuno dopo avrebbe giustificato il mio gesto come qualcosa di pietoso, misericordioso. Ucciderlo per non condannarlo ad una vita di follia ed orrore, per lenire le sue sofferenze. Stronzate.

Desideravo ucciderlo perché non sopportavo l’idea che lui potesse vivere dopo. Quale che fosse stata la sua esistenza, quale che fosse stata la sorte della battaglia, a lui non poteva e non doveva essere concesso l’enorme dono della vita.

Mi avvicinai a lui e mi accovacciai accanto al suo corpo, occhi negli occhi.

-Questo è per Fred, Mangiamorte. Per Fred e per George.-

Un unico colpo dritto al cuore: sentii il pugnale perforare la pelle e poi il muscolo, vidi il volto dell’uomo irrigidirsi e poi distendersi, percepii l’ultimo battito del cuore e la luce che abbandonava gli occhi.

Poi mi rialzai e mi incamminai verso la battaglia.

Solo. Come sempre sarei stato.

Eccomi qui, di nuovo. :)

Lee non lo uccide per pietà, lo uccide perchè vuole vederlo morto, non sopporta l'idea che possa vivere dal momento che a causa sua Fred non può più farlo; ma Lee dopotutto non è così crudere, il pugnale non era un gesto sadico, ma un'alternativa ad una maledizione che non aveva il coraggio di pronunciare. Dico questo dopo aver letto il giudizio, ma non è una critica, anzi... mi sono resa conto che effettivamente poteva risultare esagerato, ma non ho voluto cambiare la storia.

Vi lascio il giudizio; Pay, Lily e AliH, grazie ancora!!!

Terza classificata

Emily Alexandre – Non esistono brave persone
 
Grammatica 8.7
Stile e lessico 8.1
Caratterizzazione 3.5
Originalità 17
Gradimento personale 4
Utilizzo punto bonus 1
Nessun cambio 1
 
Tot   43.3 / 52
 
Payton Sawyer
 
Parto con la grammatica, che vede dei punti in meno solo per alcuni errori di battitura ed alcune virgole sbagliate, ma niente di troppo grave. Lo stile è scorrevole, anche se in alcuni punti necessiterebbe di alcune virgole per facilitare la lettura. L’originalità è molto buona, perché nonostante tu abbia associato Lee alla morte di Fred, hai sviluppato la storia in modo innovativo, quindi complimenti.
Ammetto d’essermi emozionata moltissimo leggendo i primi ¾ della storia; l’introspezione di Lee è splendida, secondo me, e perfettamente IC. La sua presa di coscienza, il suo rendersi conto della sua solitudine e del suo non essere una brava persona coinvolge molto il lettore (e non mi sono trovata spesso così coinvolta). Quindi ti chiederai dov’è il mio però… la fine.
Ci sono rimasta perfino male nel leggere la fine della storia; secondo me sei andata troppo oltre, trasformando un perfetto IC in un OOC molto evidente.
Il Lee della prima parte è vero nella sua ricerca della vendetta, ma l’assassino che estrae il pugnale non so chi sia. Avrei capito di più una serie di Crucio, per esempio. È una vendetta estrema, secondo me, che stona con il resto della storia, che ho adorato. Per questo non ho potuto darti il giudizio pieno nell’IC e nel gradimento personale. Il consiglio che mi sento di darti è di ricontrollare le virgole, che mancano in molti punti.
Finale a parte, però, ho apprezzato davvero la tua storia!
 
Lily Black
 
Questo commento andrebbe diviso in due parti: prima dell’ultimo pezzo e l’ultimo pezzo. La caratterizzazione che hai costruito strada facendo, l’ottima introspezione, vengono a crollare improvvisamente e sembrano quasi una seconda storia, un qualcosa a parte. Per buona parte è questo che ti ha fatto, per quanto mi riguarda, crollare il punteggio. La storia in se e per se mi piace, il bonus è utilizzato alla perfezione, e lo stile è  buono così come il lessico e la storia scorre, tranne in alcuni punti che, a causa della mancanza di alcune virgole, risultano eccessivamente ‘ a scatti’. L’originalità effettivamente c’è, sussiste e la storia con un po’ di labor limae, sui punti detti prima, sarebbe effettivamente valida

AliH
 
L'idea in sé mi è piaciuta fin dal principio, quando ho iniziato a leggere l'introduzione della tua Fan Fiction. E dentro di me ho pensato: "Finalmente qualcuno che prende in considerazione Lee!".
Certo, il fatto che ti sia capitato questo personaggio è stato rilevante, ma non tutti sarebbero riusciti a scrivere qualcosa di buono su un Grifondoro conosciuto appena.
Insomma, si potrebbe pensare che tu abbia proprio 'creato' Lee Jordan.
Ho letto una sola storia che parlava di Lee Jordan, e me ne sono innamorata, soprattutto perché metteva su un piatto d'argento la parola 'amicizia', facendo capire veramente al lettore quanto fosse importante avere un amico nel momento del bisogno.
Perdere le persone che ami è sempre un trauma, come se ti strappassero un pezzo dal cuore: la voglia di vendetta di Lee Jordan è perfettamente comprensibile, e perfettamente realistica. Non potrebbe essere altrimenti. In fondo, per quello che noi ne sappiamo Jordan era abbastanza (o forse molto?) legato ai due fratelli Weasley.
La parte grammaticale secondo il mio personale parere lascia molto a desiderare. Mi sono ritrovata a correggere diversi errori che riguardano l'uso delle virgole. Il si quando è affermativo va accentato.
"Ed da un rapporto unico: loro bastavano a se stessi, erano due ed avevano tutto (...)", tralasciando il fatto che l'espressione 'ed da' è orribile a sentirsi e anche a vedersi, ma proprio non va. La lettera 'd' è una consonante, perciò non ci va la 'd' dopo la 'e'. "E da un rapporto unico: loro bastavano a se stessi, erano due ed avevano tutto (...)", ecco bastava dire questo, nient'altro.
L'attinenza c'è, e c'è anche dell'originalità, seppure il tuo punteggio non sia così alto. Un conto è decidere di utilizzare un personaggio poco comune, costruire una trama realistica attorno a lui, ma un'altra è l'originalità. In questa Fan Fiction non c'è quell'originalità brillante che di solito cerco nelle storie che mi arrivano. Lo spunto di partenza, però, è sicuramente originale - non lo negherei mai.
Mi piace il tuo stile, davvero. Molto spesso l'ho trovato particolarmente adatto alla situazione, perché era senza alcun fronzolo e la storia andava avanti molto velocemente, senza intoppi. Insomma, io l'ho gradito particolarmente. È uno stile nella media, ma che colpisce molto il lettore. Tutto questo accade grazie al lessico che utilizzi: probabilmente scegli con cura le parole da utilizzare (ti capisco, lo faccio anche io).
C'è un periodo, però, che non mi convince affatto e che quindi ci terrei a farti notare.
"Ero felice per loro, però, e sapevo che, dopotutto, qualche mese dopo anche io avrei lasciato la scuola e li avrei potuti rivedere."
Mi sembra un po' caotica, questa frase. Non sarebbe stato molto meglio e molto più lineare scrivere semplicemente: "Però ero felice per loro, e sapevo che, dopotutto, qualche mese dopo anche io avrei...".
Tra l'altro ripeti due volte la parola 'dopo', che suona maluccio nella stessa frase. 
Cambiando argomento, penso che la caratterizzazione del personaggio principale, cioè di Lee Jordan, sia ottima. Qualcuno potrebbe chiedersi perché un Grifondoro dovrebbe uccidere qualcuno a sangue freddo, anche se quel qualcuno è uno spietato Mangiamorte che, oltretutto, ha ucciso il suo migliore amico (Fred).
Be', io questa domanda me la sono posta: non è difficile capire quale sia stato il motivo che ha spinto Lee a farlo, o anche solo a pensarlo. Perciò la caratterizzazione risulta molto realistica nel complesso. Mi è piaciuto, sì. Questo Lee Jordan accecato dalla vendetta mi è piaciuto, soprattutto mette di fronte a tutto l'amicizia. L'amicizia prima d'ogni cosa.
Non è difficile immedesimarsi in lui mentre si legge la tua storia. La ff va avanti velocemente, scorre come un treno. È la scorrevolezza è ciò che spesso e volentieri cerco in una ff che si rispetti. Perché una storia non mi deve assolutamente annoiare, né far pesare la lettura della stessa. E con te non è successo.
Sei stata molto brava, davvero. Mi piacerebbe che tu scrivessi qualcos'altro su questo personaggio, perché credo che tu abbia instaurato un buon rapporto con lui.  
Grazie per aver partecipato a questo Contest! Complimenti ancora.
   
 
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