Carnival Kiss
Chi
sei tu che di notte mi appari in sogno riempiendo le mie angosce, le mie
malinconie, i miei silenzi, le mie tenebre?
Potrei
volare nell’azzurro cielo dei tuoi occhi.
Potrei
nuotare nel blu mare del tuo sguardo.
Danza
con me in questo ballo smascherato, mia lady, anche se di te, che hai colto la
purezza delle mie labbra mai baciate prima, non saprò mai il nome.
Partecipare ad un ballo
di nobili si prospettava un’esperienza unica e divertente, ma gli inchini, i
baciamano e le lusinghe svenevoli sempre uguali gli erano giunte ben presto a
noia.
Alois,
vestito da giovane lady, non poteva negare che fosse esilarante civettare con i
nobiluomini che sgomitavano per invitarlo a ballare un walzer o attirare la sua
attenzione, ignari della sua natura maschile che ben si celava sotto il
bell’abito celeste di seta impreziosito da fiocchi di tulle e organza, regalo
del conte Trancy. La stessa possibilità di averlo
accompagnato a quella festa del Visconte Druitt,
mascherato da nipotina del vecchio, l’aveva guadagnata servendo il suo padre-padrone nel miglior modo possibile.
In
fondo, è così semplice riuscire a far fare ad un uomo tutto ciò che si vuole:
basta toccarlo nei punti giusti, i più sensibili, e olè!
Poggiato al parapetto di
uno dei grandi balconi, solo, con i suoi pensieri e l’angoscia di tornare in
quella magione lurida di lussuria e depravazione, udì avvicinarsi il ticchettio
concitato di piccoli tacchi. Ed ecco che una fanciulla, bella e leggiadra come
una fata, vestita di rosa e inghirlandata di fiori, uscì di corsa tutta
trafelata, nascondendosi dietro la tenda del balcone.
Non si era accorta
della presenza di Alois che ammaliato la guardava. I
lunghi capelli scuri, raccolti in due code laterali, le ricadevano scomposti sulle
minute spalle lattee. La spallina sinistra era licenziosamente scivolata più in
basso del dovuto, mostrando la pelle nuda della giovane ragazza.
Alois
le si avvicinò, rimembrando all’istante che agli occhi della bella sconosciuta
lui era una lady esattamente come lei. Distese le labbra nel suo sorriso più
cordiale, assumendo l’espressione più amichevole che poté: era sempre stato un
bravo commediante.
“Un pretendente troppo
appiccicoso?”
La voce femminile alle
sue spalle fece letteralmente sobbalzare di sorpresa (e un pizzico di spavento)
la ragazza con l’abito rosa, che altri non era che Ciel, intento a nascondersi
da una fidanzata desiderosa di complimentarsi con lui per il vestito grazioso
che indossava.
Quando si voltò di
scatto, temendo scioccamente che fosse Elizabeth la proprietaria della voce, da
prima si incantò, affascinato dalla bellezza nordica della giovane sconosciuta,
e infine si quietò, appurando che non vi era alcun pericolo. Solo in quel
momento si concesse di valutare la domanda che gli era stata rivolta e, in
effetti, la lady dai capelli biondi come oro non si era discostata poi molto
dalla realtà.
“…Sì” rispose dopo un
attimo di esitazione, temendo che ad ogni sillaba la sua voce, anche se non
aveva ancora assunto un timbro particolarmente mascolino, potesse tradire la
sua reale natura.
“Lo avevo immaginato,
del resto come potrebbe essere altrimenti?”
Ciel comprese che gli
era appena stato rivolto un velato complimento alla sua bellezza e si limitò a
rispondere con un dimesso: “Grazie.”
Alois
gli si avvicinò ancora di più, così da poter ammirare meglio la perfezione di
quel viso in parte celato dalla folta frangia che ne copriva l’occhio destro.
Osservando il gemello, il ragazzo si fermò a contemplare quel blu oltremare così
brillante, quasi vi si potesse tuffare e nuotare libero come un pesce nello
sconfinato Oceano.
“Vi si è sciolto il
fiocco sulla spallina sinistra: lasciate che vi aiuti” si propose Alois e, senza attendere il permesso della lady dinanzi a
lui, le si avvicinò con le mani tese nella speranza di approfittare di quel
gesto apparentemente innocente per sfiorare con malcelata casualità quella
pelle nivea.
Quando Ciel sentì le
mani affusolate della ragazza sfiorarlo con la punta delle dita, avvertì un
brivido piacevole serpeggiargli lungo la schiena, facendo rizzare i capelli
della nuca nascosti dalla parrucca.
Avvertì un calore
improvviso alle guance ed era certo che in quel momento stesse arrossendo, come
faceva spesso Elizabeth nei rari momenti in cui lui le sorrideva o le prendeva
la mano. Ma era sciocco pensare che lui si stesse emozionando al tocco di una
sconosciuta come una ragazzina innamorata. Eppure, non riusciva a capire cosa
stesse accadendo al suo corpo in quel momento.
Calamitato dal bel viso
della giovane, sollevò lo sguardo per ammirarla. I suoi occhi color del cielo
gli infondevano un senso di pace e serenità, facendogli dimenticare le
preoccupazioni e il motivo per cui si trovava lì quella sera.
Così vicina, eppure
così irraggiungibile.
Se solo si fosse
presentato alla festa vestito da Conte Ciel Phantomhive
e se solo non ci fosse stata Elizabeth a quella stessa festa, magari avrebbe
anche potuto carezzare l’idea di invitare a ballare una così bella lady, anche
se lo superava di qualche centimetro in altezza. Chissà se lei avrebbe
accettato di stargli tanto vicino se lui fosse stato vestito come sempre.
Inspirò il suo profumo
e si stupì di trovarlo meno buono rispetto a quello che aveva previsto. Era
forte, avrebbe osato dire persino mascolino, ma ipotizzò che in quel momento il
suo olfatto non operasse al massimo delle sue possibilità, ignaro del fatto che
quello che stava sentendo era l’odore pungente del Conte Trancy,
impregnato su Alois come un marchio a fuoco.
Al contrario, questi si
deliziò del buon effluvio che la pelle accaldata di Ciel emanava, dolce come
mandorle ricoperte di glassa, riempiendogli le narici della sua essenza zuccherina.
Strinse il nastro che
aveva legato per rifare il fiocco al vestito; ora poteva allontanare le mani da
quel corpo così grazioso, così innocente, così puro… così virgineo: tutto ciò
che il suo ormai non era più da mesi.
Non avrebbe mai più
rivisto quella fanciulla in vita sua. Suo padre
non gli avrebbe mai più permesso di accompagnarlo ad una festa, così, cogliendo
il momento propizio, conscio che non ci sarebbe stata altra occasione, prese
tra le mani a coppa il viso della piccola lady: la sfumatura color ciliegia
sulle sue gote era a dir poco deliziosa; invogliava quasi a morderle.
“Non lascerò che quel
pretendente vi prenda…” Si avvicinò al volto di Ciel
sino a mescere i loro respiri e a specchiarsi l’uno negli occhi dell’altro, “…
prima di me.”
Le labbra si unirono in
un bacio casto, ma indecente agli occhi di una persona esterna.
Due fanciulle che si
scambiavano effusioni in un luogo dove chiunque avrebbe potuto vederle.
Un ragazzo mascherato
da lady che baciava una piccola dama su di un balcone.
Due giovani ragazzi
che, ignari l’uno della vera natura dell’altro, si illudevano di aver appena
ricevuto il loro primo bacio d’amore da una bella sconosciuta.
Nessuno dei due seppe
dire con certezza chi avesse baciato per primo l’altro, tutto ciò che importava
era che quel bacio al chiaro di stelle non finisse troppo presto.
L’inesperienza era palese in entrambi: Ciel non aveva mai avuto l’ardire di
sfiorare, neanche col pensiero, le piccole e rosee labbra di Lizzy; Alois non aveva mai
concesso al Conte Trancy di prendere anche la purezza
delle proprie labbra, poiché almeno quella voleva ancora preservarla per
qualcuno che lui avrebbe reputato degno di averla.
Tante volte Alois, gemente di dolore per i colpi ricevuti e le sevizie
subite, cercava di estraniarsi da tutto quello pensando al giorno in cui
sarebbe stato libero (perché era certo che quel giorno sarebbe giunto) e avrebbe
finalmente diviso il letto con una persona bellissima, concedendo il proprio
corpo a mani gentili, amorevoli, capaci di farlo godere e ansimare di piacere.
Il Conte Trancy non voleva baci e Alois
non voleva certo avvicinare la propria bocca a quella maleodorante di lui.
Ad ogni secondo i due
giovani divenivano sempre più intraprendenti, muovendo le labbra guidati da un
istinto mai provato prima di quel momento. Alois, il
più audace dei due, sfiorò con la punta della lingua le labbra fresche come
albicocche di Ciel. Da prima questi le serrò intimorito, ma, constatato che la
sensazione era piacevole, le dischiuse nuovamente, lasciando che l’altro
potesse baciarlo con più trasporto.
Timidamente, cominciò a
ricambiare quel bacio che stava assumendo sfumature sempre più accese e
passionali. In altre occasioni non lo avrebbe mai fatto, ma forse era quel
vestito più adatto ad un ballo di Carnevale che ad una festa di aristocratici a
dargli la sicurezza e il coraggio, come una corazza che lo proteggesse da ogni
pregiudizio o maldicenza.
Perché in quel momento
non era Ciel Phantomhive, il Conte, ma una fanciulla
al suo primo ballo nell’alta società, una graziosa damigella che nessuno
avrebbe mai più rivisto.
Si sentì cingere la
vita dalle braccia della bella lady dagli occhi di cielo. Solo per un attimo
pensò che fosse un gesto troppo avventuroso per una signorina che si rispetti,
ma era proprio questo a renderla ancora più attraente a Ciel: una giovane che
non aveva timore di fare ciò che voleva, ribellandosi alle regole
dell’etichetta. Affondò le dita inguantate di raso nella chioma di lei,
rammaricandosi di non poter sentire a mani nude la soffice consistenza di quei
capelli d’oro.
Neanche sapeva il suo
nome.
Neanche sapeva perché
era accaduto tutto quello.
Tutto ciò che sapeva
era che se anche fosse affogato in quel bacio strappato con l’inganno grazie al
suo vestito femminile, di certo sarebbe stata una morte sublime e, pensò non
senza una nota di compiacimento, Sebastian avrebbe perso una ghiotta preda con
cui appagare la sua fame.
“My
lady.” Una voce fin troppo familiare risuonò alle loro spalle: Sebastian stava
guardando la scena con un sorriso sarcastico e mefistofelico. Ciel avrebbe
addirittura pensato che fossero stati i suoi pensieri dispettosi a richiamarlo.
“Non vi ho più vista e mi stavo preoccupando.”
“Sei sempre troppo
apprensivo” lo rimproverò Ciel, recitando la sua parte meglio che poté.
“Il Visconte Druitt vi sta aspettando” lo informò Sebastian,
ricordandogli con poche parole la ragione per cui era lì, vestito in quel modo:
non certo per conquistare con la sua graziosità belle fanciulle.
“Vi prego di scusarmi.
Addio” si congedò il giovane avviandosi verso la sala da ballo in festa.
“Non ci rivedremo,
vero?” domandò Alois con una punta di paura nella
voce, come un bambino costretto a separarsi da un caro amico d’infanzia.
“Purtroppo no” rispose
lapidario Ciel, recidendo con spietatezza ogni speranza nel cuore dell’altro
come con un fiore ormai in procinto di marcire.
Quella notte, Ciel nel
suo talamo solitario e Alois nella sua alcova di
tristezza avrebbero sognato di danzare con una bella lady per tutta la notte,
vestiti della loro reale forma: soli, in una immensa sala da ballo tutta per
loro, non avrebbero smesso di volteggiare sino all’alba, quando i sogni
iridescenti avrebbero lasciato spazio alla tetra realtà.
Note
dell’autrice
Ormai
scrivere di questi due è diventata una droga per me. Mi vengono idee di
continuo, come questa, nata in un pomeriggio e messa per iscritto in una notte
XD
Questa
volta ho deciso di mantenermi su un rating più basso e devo fare un paio di
precisazioni su alcune cose scritte, in particolare sulle prime 4 frasi: la
prima e la quarta in grassetto e allineate al centro sono i pensieri comuni di Alois e Ciel, ovvero quello che entrambi pensano. La
seconda frase allineata a sinistra è il pensiero di Ciel, mentre la terza allineata
a destra è il pensiero di Alois.
Come
sempre i commenti, anche se solo di un rigo, sono sempre molto graditi ^^