Aveva
sempre voluto diventare un Confederato. Vestire la divisa, impugnare un
fucile,
combattere in nome della Madre Patria. Senza esitazione e codardia,
guidato dal
sacrificio e dall’onore e da milioni di altri buoni
propositi. E perché non
ammetterlo? Spinto dalla gloria, soprattutto. Perché voleva
diventare un eroe,
lui… un eroe agli occhi di tutti.
Ma
non aveva mai veramente pensato alle conseguenze che la sua scelta
avrebbe davvero
comportato. Fuggire e abbandonare la propria casa, la propria famiglia,
perché loro non
volevano capire quanto fosse importante per lui diventare un soldato.
Voltare le spalle a tutti, cercando di
ignorare
quella punta di amarezza che gli scalfiva il cuore; cercando di
scacciare con
tanta forza quel pentimento che a volte lo assaliva, ripensando
all’immagine di
sua madre in lacrime, così disperata e ossessionata dal
pensiero che non
avrebbe più rivisto quel suo adorato figlio…
troppo convinta che, quella sporca
guerra, glielo
avrebbe ucciso.
Era
stato difficile, all'inizio, affrontare quell’uragano di emozioni che,
specialmente durante
la notte, gli tormentava l’anima con tanta
ferocia… Eppure ci era riuscito…
aveva vinto se stesso e aveva dominato su ogni sentimento e sensazione
che cercava
di sopraffarlo.
Già…
aveva vinto se stesso… o così aveva creduto.
Jasper
continuò a fissare l’immagine del soldato riflessa
nello specchio. Era così
diversa da quella che aveva visto la prima volta che, con tanto
orgoglio, aveva
indossato quell’uniforme ormai logora: non c’era più
fierezza… non c’era più
nobiltà.
Tutto
era scomparso, per lasciare spazio a quell’espressione
spietata e ferina… a
quegli occhi cremisi, così truci, così disumani.
Cos’era
rimasto di quel ragazzo nato nel Texas?
Una
candida mano femminile si posò, leggera, sulla sua spalla
mentre il viso di un
angelo nero si avvicinava, piano, al suo. Due occhi così
simili ai suoi
incrociarono il suo sguardo, mentre due labbra carnose e lascive si
piegavano
in un sorriso.
Jasper
fissò quella donna stretta a lui per un breve istante, poi
serrò le palpebre. Nella
sua mente, rivide il volto di sua madre rigato dalle lacrime.
«Non
andare», lo implorava. «Lei ti
ucciderà».
«Cos’hai?»,
gli chiese Maria accarezzandogli il volto.
Lui
riaprì gli occhi e la guardò di nuovo, l'espressione
vuota e nessuna emozione nel
cuore. «Niente», sussurrò.
Spazio autrice (o.O):
E
rieccoci qui… questa volta sarò breve!
Non credo che la storia in sé abbia bisogno di specifiche spiegazioni; l'unico punto che merita una nota è quel Lei alla fine... è riferito alla guerra naturalmente, ma ho voluto che potesse riferirsi indirettamente anche a Maria che, alla fin fine, è stata colei che ha davvero ucciso Jasper.
L’idea ha preso spunto da uno dei commenti
che la mia
carissima Dragana ha lasciato a una delle mie storie, quindi non esito a dire che
questa è dedicata a lei, che non riuscirò mai a ringraziare
abbastanza per tutte le belle
parole che scrive commentando le mie fanfic… è
una storiella senza pretese ma spero
che ti piaccia!!!
Oltre a lei voglio, naturalmente, ringraziare chi ogni tanto mi legge e mi
recensisce (e scusate se questa volta non vado nello specifico):
grazie, grazie, grazie e ancora grazie!!!
Alla prossima, kiss!