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Autore: ellephedre    07/01/2011    11 recensioni
Un anno e mezzo dopo la battaglia con Galaxia, Ami Mizuno ha davanti a sé una lunga vita, un destino da guerriera Sailor e paure che preferirebbe dimenticare. Ma incontrerà chi la costringerà ad affrontarle. A vincerle.
"Ami Mizuno aveva capelli tanto scuri e lucenti da aver passato il limite del nero. Erano blu i fili corti che le adornavano la testa, schiariti da un sole che aveva deciso che il colore della notte era troppo cupo per lei. Una spiegazione romantica, a giustificare la differenza con le chiome corvine dei suoi genitori.
Sailor Mercury aveva il colore dei capelli di sua madre. Un poco più scuri, una differenza quasi irrilevante. Il taglio degli occhi era identico: grandi occhi dolci, le avevano detto le sue amiche, con lunghe ciglia e palpebre vispe che non si sarebbero mai azzardate a pesarle sullo sguardo. La bocca. Le era sempre piaciuta. La luce artificiale faceva brillare il rosa scuro delle sue labbra come un frutto maturo e delicato; il sole le donava la tonalità di un bel fiore in boccio."

Oltre il quarto capitolo la storia continua con delle scene.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ami/Amy, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Oltre le stelle Saga' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Acqua viva - scene Note:
Traduzione di 'Out of the world' = 'Fuori dal mondo'.

Acqua viva

Autore: ellephedre

Disclaimer: i personaggi di Sailor Moon non mi appartengono. I relativi diritti sono di proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation.

Marzo

Era ora di farla finita.
Lui era un uomo.
Ami era una donna.
Loro due si amavano.
Stavano insieme da quasi tre mesi.
Lui poteva farcela.
Sì.
Poteva darle un bacio sul collo.
Vicino al collo.
Sulla mascella?

«A che cosa pensi tanto intensamente?»
Alexander addentò un pezzo di bistecca. «A niente.» Chiuse la bocca piena e riprese a masticare.
Shun Yamato, sua calamità personale da quasi dieci anni, socchiuse gli occhi e inclinò la testa, attirando la luce del sole tutto attorno alle pupille. Il grigio scuro delle sue iridi diventò grigio metallico e il particolare brillio allertò Alexander del pericolo. 
«C'entra Ami. Me lo sento.»
Alexander non lo degnò di una risposta. Tagliò un altro pezzo di carne.
Yamato divise con noncuranza il proprio pesce. «Sai che mangi più carne quando sei sessualmente frustrato?»
«Cosa?»
Il suo amico annuì. «Non parlo in generale, mi riferisco proprio a te.» Con uno schiocco secco, addentò l'aria. «È come se cercassi di saziare in un altro modo i tuoi bisogni carnali.»
Ma che diavolo-? «Mangio carne quando mi va. E bisogno carnale non c'entra nulla con 'carne'. Non quella da mangiare.»
Yamato curvò un sopracciglio verso l'alto - quello destro, come al solito. «Non hai detto di non essere sessualmente frustrato.»
«Non lo ero in passato, perciò la tua teoria fa pena.»
«Quando parti con gli insulti sei arrabbiato e sei arrabbiato quando sei frustrato. Ho visto Ami ieri e andavate d'accordo, i tuoi non sono in casa quindi non possono alterarti, Shoko-san non ti fa mai perdere la pazienza, per gli esami sei preparato, perciò la frustrazione può essere solo di tipo sessuale. Considerando anche che non mi hai detto nulla di questa prima volta che non arriva mai.»
Adesso lo uccideva. Fine di Shun Yamato.
Lui sospirò. «Non vuoi un consiglio?»
«Voglio che tu stia zitto.»
Yamato scrollò le spalle. «Volevo solo dirti che le piacerà.»
«Che?» A chi e cosa?
«La tua Ami somiglia a Sakura. Anche lei era timida, ma alla fine-»
«Non paragonare Ami alla tua prima ragazza.» Sakura Nakano non era stata neanche lontanamente altrettanto intelligente, altrettanto acuta, altrettanto perspicace, altrettanto-
«Stai compilando una lista delle sue lodi?»
Alexander corrugò la fronte e raddrizzò la schiena, allontanandosi dal piatto. «Non sto con Ami per ottenere qualcosa da lei.»
«Nemmeno io con Sakura.» Yamato assaporò di nuovo il suo pesce.
«Ami non reagisce come le altre ragazze, ne ho avute abbastanza per saperlo. Molte più di te.»
Yamato sorrise in silenzio, masticando piano il suo cibo.
Alexander riuscì a udire la risposta nella propria mente.
Dopo qualche secondo, Yamato la espresse a voce. «È importante la qualità del rapporto. Io vinco tre a zero se consideriamo quello che conta.»
Quello che contava? Sesso? Lui voleva fare sesso disperatamente, ma diavolo se era ben altro a contare. Si trovò il commento sulla punta della lingua, ma se lo mangiò. Non voleva rinfacciare a Yamato di non aver mai avuto quel che aveva lui. Il suo amico lo aveva persino cercato, a differenza sua.
Yamato si sfilò dalle labbra una piccola spina di pesce. «Va bene, non parliamo di Ami. Parliamo di me e Sakura. Sakura non voleva andare oltre all'inizio. Io non l'ho forzata ma noi due ci siamo finiti lo stesso. Come ho fatto?» Si appoggiò coi gomiti sul tavolo. «Passo per passo.»
Passo per passo?
Lui ci stava già provando.
Yamato unì pollice a indice, a indicare una minuscola quantità. «Arriva un momento, se lei è molto timida, in cui devi forzare un po' le cose. Devi capire che non la stai costringendo a fare nulla se lei ha una paura ingiustificata di una cosa che non conosce e soprattutto se, un secondo dopo, quella cosa le piace. E voglio dire proprio un secondo. Due sono già troppi.»
Che ragionamento altamente scientifico. «Per me vale qualcosa di più semplice. No è no. Mi piace essere trattato così e tratto gli altri così, uomini o donne che siano.»
Yamato lo studiò. «Come diavolo hai fatto ad avere tante ragazze?»
Facile. «Nessuna ha mai detto di no.» Più o meno a niente, ma lui non si pentiva di non averne approfittato. Non ne aveva avuto realmente voglia o, più correttamente, aveva avuto voglia di qualcosa che loro non erano state in grado di dargli.
Yamato sospirò e sembrò arrendersi. «Okay, allora... Torniamo indietro. Sakura diceva che si vergognava senza un motivo preciso.» Si toccò la tempia con un dito. «È una cosa da donne, inconscia, non c'è una volontà definita dietro. Come per te: tu vuoi andare oltre perché vuoi andare oltre e basta, te lo senti dentro. Se lo sentono dentro anche loro, però hanno questa barriera mentale che le blocca.»
Perché all'improvviso veniva preso per stupido? «È un meccanismo evolutivo. La femmina dell'essere umano dev'essere selettiva perché ha un solo uovo da offrire nell'accoppiamento ed è consapevole per natura di tutte le conseguenze durature di una fecondazione di successo.»
Yamato appoggiò la fronte contro il dorso della mano. «È con queste argomentazioni che cerchi di convincere Ami?»
«Non sto cercando di convincerla.» Stava solo cercando di capire se le sarebbe piaciuto essere baciata in punti diversi dalla bocca. Le avrebbe dato fastidio? Per logica no, ma ogni volta che lui tentava di prendere una direzione diversa con le labbra lei puntualmente gliele trovava con le sue. All'inizio lui lo aveva trovato intenso e naturale, ma col passare del tempo aveva cominciato a chiedersi se non fosse un modo da parte di Ami per trasmettergli un chiaro messaggio.
«Va bene.» Yamato sollevò le mani. «Cerco di entrare nel tuo modo di ragionare. La ami?»
Quello era il suo modo di pensare? «Sì.»
«Lei ti ama, voi vi amate. Cosa può andare male in una coppia come la vostra?»
Era quello che cercava di dirsi anche lui, ma c'erano una marea di cose che potevano non funzionare. Ami poteva sentirsi assediata se non era pronta, oppure ancora poteva sentirsi semplicemente infastidita e-
«Alexander.»
Ah, ora usava il suo nome? «Shun.»
Yamato non raccolse lo scherzo. «Provaci. Con la tua ragazza. Di tre mesi. Quella a cui pensi di giorno, di notte e pure nel sonno.»
Alexander si ritrovò a sorridere. «Sai una cosa? Io su di te ho già vinto. Quando farò sesso io, sarà talmente out of the world che tutte le tue volte impallidiranno al confronto.
» Ne era sicuro. Fremeva all'idea di accertarsene.
Yamato scrollò le spalle. «Te lo auguro.»
Quando si dimostrava improvvisamente maturo Alexander quasi non lo sopportava.

Continuò a baciarla.
Lei aveva una bocca sempre così incredibilmente morbida, che fosse inverno o caldo come quel giorno, dentro casa sua. E sapeva di un gusto immaginario, un misto di fragola e limone. Non per il sapore in sé, ma per la sensazione. Intimamente dolce, con un retrogusto acuto capace di tempestarlo di brividi lungo la schiena.
Sul collo Ami avrebbe avuto il sapore del calore e di una deliziosa eccitazione.
Lui spostò le labbra sulla sua guancia.
Prendendogli la faccia tre la mani, Ami si allontanò. Il suo lungo sospiro, spezzato sul finale, parlò di una soddisfazione senza pari.
Lei ancora non aveva idea del tipo di appagamento che avrebbero potuto trovare insieme.
Ami gli sorrise come se non lo avesse interrotto proprio in nulla, come se avesse semplicemente dato una fine naturale al loro momento insieme. «È tardi. Devo andare a casa.»
«Posso accompagnarti.»
Lei scosse la testa. «Lo fai già troppe volte. Oggi avrai da studiare.»
«Se ti accompagno con la moto abbiamo più tempo per stare insieme.» Provaci. Già. Le frasi giuste non avrebbero prodotto alcun danno, erano il modo migliore per introdurre la questione. Ed erano la verità. «Così avrò più tempo per baciarti.»
Il rosso le salì alle guance. Le pupille si dilatarono enormemente e nel colore nero a lui parve di vedere una luce di innegabile piacere.
Le piaceva quello che le aveva detto.
Bene. Le prese la testa tra le mani. «Voglio farlo» - per tutta la notte - «sempre. E non smettere più.» Quando le prese di nuovo la bocca con la sua, Ami si incavò con la schiena all'indietro e rabbrividì. Lui insistette per un secondo preciso e lei gli portò le braccia sulle spalle.
Dentro la sua testa partì un coro di giubilo.
Ami aprì la bocca e, per la millesima volta, non gli restò che chiedersi come fosse possibile. Come faceva lei a provare un tale innocente piacere - intenso, ne era sicuro - nell'accarezzargli la lingua con la propria e poi non avere anche voglia di ricadere all'indietro da qualche parte, per avere tutto lo spazio e la comodità per provare sensazioni migliori? Non le pungevano i seni? Non aveva voglia di farsi toccare e di far crescere la sensazione in maniera esasperante, indispensabile, fino a che-
Ami staccò le labbra dalle sue, creando la distanza di un soffio. Riappoggiò la bocca sulla sua adagio, regalandogli il sapore di un sorriso.
Ecco la sua risposta.
Ami assimilava il piacere che prendeva da lui, lo faceva entrare dentro di sé e lo gestiva, calmandolo e trasformandolo in sensazioni puramente romantiche. Piacevoli oltre il possibile - forse - ma asessuali dentro la testa di lei.
Asessuali.
Lui sollevò un braccio e le trovò il collo e la nuca. Accarezzò la punta dei suoi capelli, piano. Con un polpastrello, tracciò la linea che conduceva alla spalla di lei.
Ami si staccò da lui e chinò il capo. Con gli occhi bassi, sorrise. «Fa quasi il solletico.»
Solo quello?
Lei osservò la sua mano. «Aspetta.» Gliele prese nella propria e la riportò sul proprio collo, scoperto dalla maglia leggera.
Alexander lo sfiorò di nuovo con le dita.
Ami unì le labbra e inspirò profondamente. «È veramente bello.»
Sì.
«Piace anche a te?» La domanda non attese risposta. Un dito di lei gli trovò la linea del collo e la tracciò, graffiando pianissimo, involontariamente, con l'unghia ben tagliata.
Alexander strinse un pugno per non irrigidirsi dappertutto. «Sì.» Favolosamente .
Ami lo fissò negli occhi con un briciolo d'incertezza. «Sono contenta che... non ti dispiaccia. Che io sia così timida.»
Lui si sentì entrare in allerta. Non stavano facendo quello che aveva sperato, ma ne stavano improvvisamente parlando.
Annuì.
«Io...
» continuò Ami, «è da un po' che penso di essere troppo lenta nel percepire bene tutte queste sensazioni che mi fai provare.» Gli accarezzò per intero un dito della mano che ancora teneva. «Però quando sono con te... non penso di essere sbagliata.»
Sbagliata?
«Sento che questo mio ritmo è... normale. Mio, e che non c'è niente che non va.»
Lui sentì ogni impulso chetarsi sotto una tortura inconsapevole, devastante nella sua feroce dolcezza. Non poteva nemmeno combatterla. Non voleva.
Non voleva.
Ami si nascose nelle spalle, invasa da un nuovo sorriso. «Non pensavo che un giorno avrei potuto dire queste cose al mio ragazzo. Ma non immaginavo te.» Gli scostò i capelli dalla fronte.
Lui non aveva immaginato lei. E di sentirsi sbagliato per lei.
Ma non lo era. Non lo era, avrebbe solo aspettato, ci sarebbe voluta solo un po' di pazienza.
Ami non era sbagliata per lui. Era-
«- la cosa più giusta che mi sei mai capitata.»
Alexander s'irrigidì. «Cosa?»
Dopo un momento di sorpresa, Ami fu paziente. «È come sei ci incastrassimo. Sei il mio pezzo giusto.»
La prima volta lei aveva completato la sua frase. E non lo aveva neppure sentito iniziarla. «Lo sono.» E lui la desiderava immensamente proprio per quella ragione. Si fece vincere da un sorriso necessario a procedere. «Vuoi un bacio che fa il solletico?»
«Cosa?» rise lei.
Lui abbassò la testa e le appoggiò la bocca sul collo, sotto l'orecchio.
Ami si ritrasse in una risata e a lui rimase sulle labbra il sapore di fresco della delizia.
«Per farti ridere» le disse, mentendo. «Perché anche tu sei il mio pezzo giusto. E non sei mai sbagliata.»
Ami lo guardò brevemente. Eliminò la distanza tra loro e salì sulle sue ginocchia.
«Sai cosa voglio?»
Lui lo percepiva, ma non avrebbe saputo scegliere un unico desiderio. «Che cosa?» Le portò le braccia attorno e per un momento si chiese perché mai avesse mai desiderato qualcosa di più. Poterla stringere contro di sé era già perfezione.
«Stare così tra un anno.»
Ma era scontato, perché non ne era sicura? Fece per separarsi da lei ma Ami non lo permise.
«È una promessa» le disse lui.
«Non promettere. Basta che tu lo voglia adesso. E domani. E fino a che lo vorrai ancora.»
Come scegliersi giorno per giorno? «Va bene.»
I muscoli di lei si sciolsero. Rimase abbracciata a lui, seduta sul suo grembo, sopra il letto.

«Ami, dimmi un po'.»
Ami alzò lo sguardo su Minako. «Sì?»
«Se vuoi potrai castigarmi per la mia domanda, ma tu e Alexander... per caso...» Fece vorticare un paio di dita una attorno all'altra. «Sai...?»
«Che cosa?»
Minako tossicchiò. «Mi chiedevo solo se eri tanto felice negli ultimi tempi perché tu e lui... Insomma, perché vi siete conosciuti totalmente. In quel senso e voglio dire proprio quel senso che è l'unico senso di questo tipo di discorsi.»
Per non far vedere il proprio rossore Ami scostò lo sguardo. «No.» Le venne da ridere. «No, non è per quello, Minako. Quando si sta insieme ad una persona si diventa più felici anche per altre ragioni.»
Minako sembrò delusa e al contempo incuriosita. «Ad esempio?»
«Ad esempio... man mano che passa il tempo mi rendo conto che lo conosco un poco di più e so che cosa pensa. Nelle mie paure peggiori vedo sempre meno la fine di noi due.»
«Ah, è questo.» Minako sospirò piano. «Ma Ami, potevi chiedere a me. Io lo sapevo già da mesi.»
Come? «Che cosa?»
«Che lo hai cotto flambé, per poi intingerlo in una salsa che ti stai gustando lentamente. Il bello è che il cameriere, il cuoco e persino il proprietario del ristorante è sempre lui. Si è servito da solo per te su un piatto d'argento. Gratis.»
Il paragone culinario le strappò una risata.
Minako girò attorno al tavolo, si sedette accanto a lei e abbassò la voce. «Ma allora non avete fatto qualcosa... nel senso di prima? A me puoi dirlo.»
«Ehm.» Ami iniziò a sperare che le altre arrivassero presto. «Lo so, però... è una questione privata.»
«Non lo riferirò a nessuno. Ragazze escluse.»
Quindi lo avrebbero saputo tutte. «Veramente vorrei che lo sapessimo solo... io e lui.»
Minako la scrutò con occhi sottili che allargò all'improvviso. «Oh. Aaaah.»
Ami ebbe timore di chiederle cos'avesse capito.
Minako scrollò le spalle. «Non ti chiederò più nulla. Sappi solo che ti sono solidale.»
«Eh?»
«Massì. Capisco la tua sofferenza. Questa cosa vi rende umani sai? Non poteva essere tutto così perfetto.»
Sofferenza? «Ma io non sto soffrendo. Va tutto bene.» Benissimo.
«No, lo so.» Minako corrugò la fronte come se stesse cercando le parole giuste. «So che a te non dispiace troppo perché lo ami e questo è più importante, però... Bah, se non ti dispiace alla fine non è affatto un problema.»
Ami si imbronciò. «Non abbiamo problemi Minako, ma mi piacerebbe capire di cosa stai parlando.»
«Beh, di come ovviamente lui non ha ancora provato a...» Minako la guardò bene. «Ad andare oltre?»
Oltre. Ah. «Ne abbiamo parlato l'altro giorno.»
«Parlato
«Certo.» Con Alexander poteva parlare di tutto. «Siamo entrambi un po'... lenti.» Ovviamente non erano perfetti. «Siamo felici come stiamo ora.»
Osservare lo sguardo dubbioso di Minako la portò a voler aggiungere un particolare. «Noi... ci baciamo.» Il contatto fisico era importante, una parte della loro relazione che non era fondamentale in sé, quanto tanto preziosa e speciale da essere irrinunciabile.
Minako non ne fu impressionata ed Ami ebbe la distinta impressione che non stesse incolpando lei di quella che riteneva una mancanza.
Si erse in difesa. «Lui bacia molto bene. Mi fa sentire così...»
Minako aveva ridotto la distanza tra loro a meno di un centimetro. «Così?»
Ami avvampò in una nuvola di vapore. «Niente.»
Ridacchiando, Minako le strizzò le guance tra le dita. «Sei troppo tenera, Ami-chan. Beh, se lui ti fa sentire così, allora sto tranquilla. Andrà tutto bene.»
Ami trovò il coraggio di annuire. «Certo. Andrà tutto bene.»
Minako fu ulteriormente d'accordo. «E quando succederà, sono certa che non impiegherò molto a capirlo.»
«Quando succederà che cosa?»
«Nulla, Ami, nulla.» Minako saltò in piedi. «Ah! Ecco le ragazze!»
Ad Ami non restò che sorridere. Lei non aveva alcuna fretta per quel 'nulla', ma quando fosse accaduto - tra molto tempo, considerati i loro ritmi - sarebbe stata contenta.
Era già immensamente felice ora.



NdA: quanto zucchero! :D Per equilibrare la dose di melassa di questo pezzo ho dovuto mettere anche Shun e Minako, che ravvivano sempre l'atmosfera.
Questo capitolo cerca di spiegare un po' meglio la coppia di Ami e Alexander. Nei prossimi capitoli - l'ultimo dovrebbe essere 'Novembre' - conto di focalizzarmi un po' di più sulle relazioni con altri personaggi (Mamoru ad esempio) o su questioni diverse dal sesso. Anche perché di sto passo finivo con l'alzare il rating: il povero Alexander la desidera proprio tanto :D
Credo che proseguendo con le altre scene di 'Acqua viva' sentirò sempre più il bisogno di cambiare qualcuno dei primi capitoli di 'Verso l'alba', nei punti in cui parlo della relazione tra questi due. Sia per una questione di stile (a rileggere certe cose mi viene da piangere ç_ç ) sia per affinare un po' i contenuti o aggiustarli secondo ciò che sto dicendo in queste scene - per quanto stia già cercando di mantenermi fedele a quello che ho detto sulla coppia nell'altra storia.

Grazie di aver letto e se avete apprezzato sapete che io apprezzo sempre un commento :)

Alla prossima!
ellephedre


P.S. - Non riesco a crederci. Ero profondamente convinta di aver usato il forum personale per rispondere alle recensioni del precedente capitolo e invece non trovo queste risposte! Le reinserirò daccapo o le inserirò se prima non c'erano proprio. Scusatemi.

   
 
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