Remus e Sirius dopo la scuola erano andati a vivere insieme in un appartamento nella Londra magica, vicino però anche a quella babbana, per permettere alla signora Lupin di visitare abbastanza spesso il figlio e il compagno.
Non poteva esistere casa più strana: tutti i locali erano divisi a metà per stile.
Per esempio, il salotto da una parte aveva un caminetto, poltrone di velluto rosso, il pavimento coperto da un tappeto persiano e una piccola scultura classica che raffigurava Venere in un angolo, dall’altra c’era una poltrona in pelle marrone gigantesca, il pavimento era di semplici piastrelle di cotto, alle pareti c’erano librerie enormi di legno chiaro e il tavolino da caffè vicino alla poltrona era stracolmo di libri, pergamene e piume. E così in tutte le stanze.
Questo perché, anche se la coppia si amava moltissimo, proprio non andavano d’accordo sull’arredamento. Sirius, anche se aveva rinnegato la famiglia, teneva all’eleganza anche un po’ esagerata, alle cose preziose e difficili da pulire -questo a detta di Remus, a cui toccavano le pulizie… - mentre Remus credeva che la mobilia doveva essere resistente e funzionale, a discapito dell’estetica. E così avevano adottato questa soluzione per risolvere la disputa.
Comunque, nella cucina della casa -l’unica stanza con un solo stile, quello di Remus, poiché Sirius gli aveva lasciato carta bianca, soprattutto per gli elettrodomestici che lo spaventavano ancora un po’, anche se ne uscivano cose deliziose- in un martedì maggio, subito dopo pranzo si verificò una scena interessante.
I due avevano appena mangiato lasagne e mousse di cioccolato e una pila spaventosa di piatti, pentole, bicchieri e posate torreggiava sul lavello. “Sir?” “Sì Rem?” “Perché i piatti sporchi di ieri sono ancora sul lavello sporchi e non sull’asciuga piatti puliti?” “Emmm, ecco, Remus cerca di capire, ieri sera c’era la riunione dell’Ordine e…” “E..? dovevi lavarli comunque e lo sai. Sappi che prima o poi ti lascerò, sai che odio la pigrizia! E i piatti sporchi!” “Rem, stai scherzando, vero? Veero?” “Ummm, non so sai… va bhe, intanto i piatti li lavo io, se aspetto te Harry avrà 15 anni!” “Grazie amore!” e soddisfatto di non essere stato sgridato troppo, Sirius si allontanò, pregustandosi un pomeriggio in giro sulla moto.
Mentre stava andando a mettere la tuta e prendere il casco però, lo fulminò un’idea geniale. Così tornò in cucina e vide Remus che lavava i piatti. “Accidenti, è sexy anche quando lava i piatti… e poi quei pantaloni che gli fasciano tanto bene il sedere… dovrebbe darmi sempre retta in fatto di abiti!” e mentre sta pensando tutte queste cose - e Sirius Junior sta iniziando a svegliarsi e alzare la testa- si avvicinò quatto quatto al compagno, cercando di essere il più silenzioso possibile e lo baciò sensualmente sul collo.
Remus, sorpreso, lasciò cadere il piatto che stava lavando nell’acqua saponata e si girò per poter assaporare meglio il bacio e magari spostarlo sulle labbra. Il moro capì subito le intenzioni dell’altro e lo accontentò -come se così facendo non accontentasse se stesso.
Erano entrambi talmente presi da quel bacio, che sarebbe sfociato sicuramente in qualcosa di più intimo e piacevole, da dimenticarsi di ogni cosa, dal pomeriggio in moto, ai piatti ancora da lavare, all’asciugamano bianco con le righe blu che gocciolava sul pavimento.
Subito sono presi dall’urgenza del piacere: Remus si issò sul piano della cucina -no, non cadrà, è già stato collaudato più di una volta- e Sirius si fece se possibile ancora più vicino, facendo aderire tutto il suo corpo a quello dell’amante, che gli aveva avvinghiato le gambe sui fianchi…
 
Beh, direi che forse è meglio lasciare un po’ di intimità a questi due, ma è incredibile cosa possa sfociare dai piatti da lavare, no?