Storie originali > Generale
Ricorda la storia  |      
Autore: Cass90    08/01/2011    2 recensioni
*Ad un certo punto dall’alto parlante uscì una voce di uomo che annunciò: “Ci scusiamo con i gentili passeggeri, il volo previsto per le ore 18 e 30 è stato cancellato. Ne partirà uno per domani alle 8:00. Per tutta la notte rimarranno aperti i seguenti negozi: la tabaccheria, il bar e la libreria”.*
E' la prima volta che pubblico una mia storia su questo sito.
Fatemi sapere cosa ne pensate..ma per favore..Siate clementi. Mi aspetto comunque anche critiche, ma che siano costruttive.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 

All’aereoporto

 
 
“Allora, devi prendere l’aereo delle 18:30”
“Che è quello che arriva a Milano, giusto?”
“Esatto, io e gli altri ti aspetteremo fuori dall’aereoporto, all’entrata principale”
“Perfetto, allora a stasera!”
Una ragazza coi capelli lunghi e bruni chiuse la chiamata e fece scivolare il cellulare nella tasca destra del suo cappotto. Il viso, rosso per il freddo invernale, era leggermente teso.
La sua filosofia era: “non si può mai sapere cosa ti riserva il futuro, può cambiare tutto nel giro di un attimo”, purtroppo questi pensieri la portavano ad essere in un perenne stato d’ansia, ma le permettevano, anche, di essere sempre vigile ed attenta a ciò che le succedeva attorno, sempre che non fosse impegnata a fare altro.
Legò i capelli in una coda di cavallo, che si trasformò in seguito in una crocchia sulla testa, sicuramente più semplice e più pratica di qualsiasi altra acconciatura.
 
Asia era arrivata a Londra con l’aereo delle 8:00 due settimane prima per questioni di lavoro, il quale consisteva nel seguire i bambini con problemi, che potevano andare dalla dislessia alla sindrome di down, aiutandoli ad esprimersi per farsi comprendere dal mondo o comunque dalle persone a loro vicine.
Le avevano proposto di lavorare lì e di stabilirsi definitivamente; un lavoro del genere, infatti, deve essere portato avanti dalla stessa persona per anni, per far sì che il bambino si fidi e si affezioni al suo aiutante per procedere poi insieme e migliorare nel corso del tempo. Perciò Asia aveva deciso di tastare il terreno e vedere che tipo di ambiente fosse e come si sarebbe proceduto.
 
Un soffio di vento gelido la indusse a stringersi maggiormente nel cappotto nero lungo e a coprirsi il più possibile il viso con le gote irritate nella sciarpa blu notte.
Salì e scese dal taxi che la portò davanti all’aereoporto con mezz’ora d’anticipo. Prese i bagagli e si accinse ad andare a fare il biglietto. Fortunatamente non c’era molta coda, così, con ancora venti minuti di scarto, non saperndo cosa fare, prese un libro dalla borsa e cominciò a leggere.
 
Passò mezz’ora ma l’aereo non venne annunciato dall’altoparlante. Trascorsi altri venti minuti, indispettita dal fatto, Asia si alzò intenzionata ad andare a chiedere informazioni, quando l’altoparlante, con un gracchiante suono, avvisò che l’aereo avrebbe fatto ritardo a causa di scioperi inaspettati. La comuncazione terminò con un’ ondata di scuse da parte dell’agenzia.
 
“Perfetto!” Pensò Asia irritata, chiamò Veronica e le disse che l’aereo sarebbe arrivato in ritardo, ma alla domanda del“quando sarebbe arrivato”, non seppe rispondere.
Trascorse un’ora interminabile, altre persone, che come lei avrebbero dovuto prendere quel volo, cominciarono a spazientirsi. Il problema era che l’aereo sarebbe potuto arrivare da un momento all’altro, se si chiedeva qualche informazione nessuno sapeva niente, perciò erano tutti costretti a essere relegati all’aereoporto in attesa di qualche notizia che almeno annunciasse che non ci sarebbe stato il volo per quella notte. Comunque sia, Asia non sarebbe potuta tornare in Hotel, a parte il fatto che era troppo distante, il problema maggiore era che non aveva abbastanza soldi per prendersi un taxi e pagare ancora una notte in albergo, per cui la prospettiva sarebbe stata quella di dormire in aereoporto: “pessima situazione”.
 
Altre ore passarono, durante le quali l’aereoporto si era sfoltito: molti, esasperati dalla situazione, avevano deciso di tornare in albergo, o comunque di non rimanere lì ad aspettare come delle delle anime senza pace. Fu così che mano a mano Asia rimase sola, seduta nella sala d’aspetto con un libro in mano ed il borsone vicino, e con l’unica compagnia degli inservienti che pulivano con strofinacci e scope.
Ad un certo punto dall’alto parlante uscì una voce di uomo che annunciò: “Ci scusiamo con i gentili passeggeri, il volo previsto per le ore 18 e 30 è stato cancellato. Ne partirà uno per domani alle 8:00. Per tutta la notte rimarranno aperti i seguenti negozi: la tabaccheria, il bar e la libreria”.
Erano ormai le 10 di sera e ad Asia cominciò a venire fame, perciò dopo aver chiamato i suoi amici avvertendoli del contrattempo, si diresse al bar per prendersi un panino. Lì notò che non era la sola che sarebbe rimasta tutta la notte in quella struttura: altre persone erano sedute ai tavoli che stavano mangiando.
 
“Non ci credo! Sono intrappolata in un aereoporto senza niente da fare!”.
Affranta andò verso la libreria, aveva quasi finito il libro che stava leggendo, ed, avendo l’intenzione di leggere tutta la notte, le parve un buon posto dove poter stare tranquilla.
La libreria era incredibilmente grande per essere situata in un aereoporto, c’eano almeno dodici file di scaffali. Le sedie erano rasenti ai muri. Asia si accomodò su una di queste, assorta dalla lettura non si accorse che un uomo le si sedette accanto e cercando di attirare la sua attenzione le tirò un calcio sul polpaccio. Spaventata dall’improvviso colpo, Asia fece un salto dalla sedia ed istintivamente si alzò. L’uomo aveva un cappotto beige che gli copriva il busto e dei jeans di una taglia decisamente troppo grande per la sua costituzione. Il viso era teso, con sopracciglia aggrottate e la bocca incurvata leggermente sul lato destro così da formare un piccolo ghigno, i capelli erano arruffati ed unti, testimoni di un’assenza troppo lunga dell’acqua, così come le mani, che si avvicinavano sempre di più alla figura della ragazza terrorizzata, erano sporche, macchiate di nero e con le unghie lunghe e gialle.
Asia spaventata cominciò ad indietreggiare, sapeva che c’erano talmente poche persone nell’aereoporto che prima che si fossero accorte delle sue urla sarebbe già morta, ma nonostante tutto cominciò a parlare. Disse al signore di calmarsi, ma lo disse a voce talmente alta che, fortunatamente, attirò l’attenzione di un passante. Questo entrò nella libreria per vedere cosa stesse accadendo.
“Hey cosa sta succedendo qui?”.
Asia e l’uomo guardarono dalla parte del nuovo venuto che si stava avvicinando a loro. L’assalitore preso di sorpresa, abbassò le braccia ed ingenuamente rispose che non stava facendo niente, quindi il ragazzo gli ordinò di andarsene, sennò avrebbe chiamato la polizia, e lo disse con un tono talmente perentorio che l’altro non ebbe modo di replicare e se ne andò.
 
Ancora frastornata, Asia guardò il salvatore e cercando di recuperare un po’ di lucidità gli porse un “grazie” molto confuso.
“stai bene? Ti ha fatto del male?” Il tono della voce aveva un’inclinazione realmente preoccupata, e non sapendo perché, Asia si sentì rincuorata e leggermente rassicurata.
“Si, si sto bene grazie, sei arrivato giusto in tempo!”.
Con toni socievoli si presentarono, Daniel le chiese come si fosse avvicinato quel ”malvivente”, così cominciarono a parlare per diverse ore, gli argomenti andarono dai libri ai film, dalla politica alla televisione, insomma toccarono tutti gli argomenti possibili.
 
Daniel era un ragazzo dalla statura media, ma leggermente più basso di Asia, evidentemente non prendeva il sole da molto tempo, perché la sua pelle aveva un color latteo, ciò gli dava una parvenza malaticcia. I capelli erano folti, corti ed arruffati sulla testa di un nero corvino, gli occhi, forse a causa del viso un po’ smunto ed allungato, sembravano enormi, grandi occhi verdi e profondi che sembrava giocassero a nascondino dietro le ciocche delle frangia, la quale non voleva stare al proprio posto.
Aveva un cappotto grigio chiaro che si tolse dopo poco, così come Asia, ma si lasciò la sciarpa. Il maglione era nero, dal quale il colletto della camicia azzurra spuntava. Indossava anche jeans di un blu notte e le scarpe da ginnastica nere.
 
Parlarono per lungo tempo, inizialmente Asia guardava, coi suoi occhi castano chiaro, il ragazzo difronte a lei con un po’ di diffidenza: ovviamente non si fidava. Non si allargava a parlare troppo di sé, se le domande o l’argomento si avvicinavano troppo alla sua vita privata sviava discorso oppure dava informazioni minimali, e notò che anche lui faceva lo stesso.
Col passare del tempo, però, entrambi cominciarono a dire sempre qualcosa in più sul loro conto, si stava creando una situazione che Asia non aveva mai sentito: tra di loro c’era un’affinità unica, si trovavano d’accordo su molte cose, entrambi sapevano di tutto un po’ e completavano informazioni di un certo qual argomento di cui l’altro non sapeva.
 
Entrambi amavano la lettura, così, parlando di libri si ritrovarono entrambi seduti sul pavimento schiena contro schena nella sesta fila di scaffali a leggere ognuno un libro.
Improvvisamente Daniel si mise a ridere, e spiegò che era a causa di una scena del libro che stava leggendo. Cominciarono a ridere entrambi come due bambini, inventando fatti su quella scena e battute immaginarie.
Fu così che tra una battuta e l’altra si fecero le due del mattino, entrambi sentirono una forte stanchezza anche se elettrizzati dal momento. Sapendo che Asia avrebbe dovuto prendere l’aereo sei ore dopo si distesero sul pavimento con la giacca di lui sotto e quella di lei sopra.
 
Alle 6:30 aprì l’aereoporto, Daniel aveva il suo volo per Amsterdam alle 7:00, perciò lui ed Asia uscirono dalla libreria ed aspettarono insieme l’aereo.
Entrambi sapevano che ci sarebbe voluto un miracolo perché s’incontrassero un’altra volta, non si scambiarono né indirizzi né numeri per contattarsi.
Prima di salire sull’aereo si salutarono con un unico tenero bacio che sarebbe rimasto nella loro memoria e nei loro cuori fino alla fine.
Asia lo guardò salire sulle scale che l’avrebbero portato lontano, per sempre, un ultimo sguardo e poi via. La loro vita sarebbe continuata, ognuno con una strada diversa, inseguendo i propri sogni e progetti.
 
Dopo che l’aereo di Daniel partì, Asia rimase ad aspttare il suo, ancora scombussolata guardava le persone intorno a sé come se non esistessero realmente, come se vivesse in un sogno. Con la mente ripercorreva le chiaccherate della sera prima.
 
L’aereo arrivò, questa volta puntuale come avevano annunciato.
“Chissà perché il destino gioca questi brutti scherzi a volte” pensò.
Arrivò a Milano dove la stavano aspettando i suoi amici.
Mise la valigia nel bagagliaio posteriore, si sedette in macchina e tornò a casa.
 
  




Spero che questa storia vi sia piaciuta, grazie per averla letta. Se volete lasciate un commento che mi rendete tanto felice!
Bax a presto Cass
 
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Generale / Vai alla pagina dell'autore: Cass90