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Autore: Kuruccha    08/01/2011    12 recensioni
Cercando una cosa, a volte capita di trovarne una di totalmente differente.
Ricordi e addii, un anno dopo.
Genere: Generale, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Flynn Rider/Eugene Fitzgerald, Rapunzel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Ma se sicura che fosse da questa parte?
- Sì! Sicurissima! L'ho vista cadere poco fa!
Eugene sospirò, divertito, e si lasciò trascinare. Non era la prima volta che si lanciava in ricerche folli volute dalla ragazza, come quel giorno in cui avevano rincorso per mezzo regno un grillo, animale di cui Rapunzel ignorava addirittura l'esistenza, e da cui era rimasta davvero impressionata perchè "era come una cavalletta ma più piccola e più verde e più carina". Ricordava ancora come le sue ginocchia avessero urlato per almeno due giorni, dopo aver camminato stando piegato per ore e ore. Peró era stato divertente, doveva ammetterlo. E poi, gli occhi di lei esprimevano una tale gioia che era impossibile non rimanerne stregati. Ogni volta che osservava la luce che emanavano pensava che forse, dopotutto, la magia non l'aveva mai abbandonata davvero.
Quella volta, per sua fortuna, non stavano inseguendo nessun animale. Giusto il giorno prima, c'erano state le celebrazioni per il compleanno della Principessa e, per la prima volta dopo diciotto lunghissimi anni, la festa era stata in onore della Principessa Ritrovata e non più della Principessa Perduta. Come al solito, erano state lanciate in aria centinaia di lanterne - e che spettacolo era stato, anche quell'anno! E come avevano brillato i suoi occhi, anche quella notte! - ed il caso aveva voluto che, giusto quel mattino, guardando fuori dalla finestra appena dopo essersi svegliata, Rapunzel ne avesse vista una che ancora si librava in cielo, seguendo una parabola leggermente discendente, e avesse deciso di andare a vedere dove sarebbe caduta, per recuperarla e conservarla, perchè "era stata così vicina alle stelle!". Ovviamente tutto questo non era stato chiaro fin dall'inizio, ma gli era stato spiegato durante la corsa, strada facendo, mentre lei lo teneva per mano e cercava di farlo correre ancora più velocemente.
Ed era stato così che erano arrivati fin lì; posto che Rapunzel nemmeno si sognava di ritrovare, persa com'era a scrutare quei pochi pezzetti di cielo che si intravedevano tra le fronde degli alberi, ma che Eugene aveva riconosciuto fin da subito - perchè in fondo i ladri avevano bisogno anche di una buona memoria fotografica, no?, e almeno un paio di volte c'era già tornato - ancor prima di arrivare in quel minuscolo spiazzo da cui si poteva accedere al suo piccolo giardino segreto.
Fu così che, distrattamente, la principessa attraversò quel varco, coperto ormai da poche erbacce verdi e tante, troppe foglie secche che lasciavano intravedere il mistero che aveva celato per così tanto tempo.
E fu così che, inaspettatamente, Rapunzel si trovò in quella radura che tante volte aveva osservato da un'altezza ben differente, e in cui non aveva più fatto ritorno dopo quel giorno. Per la prima volta dall'inizio di quell'avventura lasciò la mano di Eugene, per poi coprirsi la bocca spalancata, osservando la torre che era stata la sua casa per diciotto anni.
Fu lui a riprendere il contatto, poggiandole semplicemente una mano sulla spalla; come a volerle far capire che l'incubo non era ricominciato, che il tempo non sarebbe tornato indietro. Lo spaesamento di lei si trasformò presto in un lieve sorriso.
Era tutto come se lo ricordava. Un anno di abbandono non aveva trasformato così sostanzialmente la struttura del luogo - certo, alcuni mattoni erano un po' troppo erosi, e quell'edera rampicante non ci avrebbe messo molto a inghiottire quel muro - e i colori le parvero ancora più vividi di quanto ricordasse, come se in quelli della sua memoria si fosse posata della polvere. Alzò il viso per osservare la finestra da cui si era tante volte affacciata per guardare il mondo esterno, per sognare come sarebbe stato viverci, e da cui era entrata quella che sarebbe poi diventata la sua ancora di salvezza.
Si voltò verso di lui, e lo vide per un momento tentare di studiare le sue reazioni. Ma fu solo un attimo, perchè lui distolse subito gli occhi, colto in flagrante, e si mise a sua volta a osservare la torre.
- Che dici, saliamo? - domandò, incerto, senza guardarla.
- E come? - gli rispose, accarezzandosi i capelli ormai scuri, che arrivavano poco oltre le orecchie, e ricordando quando erano biondi e lunghi.
- L'arrampicata libera è una delle specialità di Flynn Rider, biondina - affermò, voltandosi verso di lei, con un sorriso sbilenco e un'espressione eloquente, nella voce quel tono strafottente che aveva perso da tempo.
- Sì, ma non la mia - lo scoraggiò lei, sospirando.
- Flynn Rider è anche capace di portarti fin lassù in spalla - continuò, imperterrito. - Oppure, con la sua genialità e adattabilità da ladro professionista, potrebbe indicarti quella porticina che è giusto sul retro della torre e che è attrezzata con una scala a pioli niente male - concluse, indicando l'edificio con il pollice sinistro, con un movimento fintamente distratto, come se si stesse controllando le unghie delle dita.
- Non sono sicura di voler salire, a dire il vero - confessò, abbassando gli occhi e portando le brevi ciocche di capelli dietro alle orecchie.
- Hai paura che Flynn Rider ti ci chiuda dentro? - domandò, di nuovo con quel sorriso sbilenco.
- Eugene, non è divertente - gli rispose, alzando gli occhi da terra e fissandolo con espressione seria, stringendo i pugni.
Il ragazzo trattenne il respiro. Riconobbe la propria colpa, accorgendosi di aver osato fin troppo. Sapeva bene quanto delicato fosse quell'argomento, ma per la delicatezza non c'era possibilità di scampo quando la parte Raider di lui entrava in azione. Aveva dimenticato quanto insensibile fosse il suo alter-ego.
- Scusa, non volevo - le sussurrò, abbracciandola, una mano a carezzarle la nuca. - Capisco che non sia facile.
Rapunzel si beò in quel contatto, godendosi tutte le buone sensazioni che ne venivano sprigionate. Poi decise di fare il primo passo.
- Non devo aver paura. Mi hai già salvata una volta - spiegò, stringendo le mani sul tessuto della sua camicia.
- Ti salverei ancora mille e mille volte, se fosse necessario - la rassicurò, scostandole i capelli dalla fronte.
- Allora possiamo salire - decise, afferrandogli la mano.

Nonostante fosse passato un anno intero, all'interno della torre era rimasto quasi tutto come Rapunzel lo ricordava. Anche lì, come aveva già notato prima, i colori apparivano più vividi di quanto lo fossero nella sua memoria. Con gioia osservò i dipinti che l'avevano accompagnata durante tutta la parte di vita che aveva trascorso in quel luogo, studiandoli uno ad uno come fosse la prima volta che se li trovava davanti agli occhi. Ricordava ogni singolo particolare, ogni minima direzione nelle pennellate che avevano composto ciascun disegno. Troppo a lungo si era trovata ad osservarli, nelle eterne giornate di noia che parevano non voler trascorrere mai. Memorie che, in quell'anno di separazione dalle sue opere, non aveva di certo cancellato.
- Sai, Eugene - disse, stringendo un po' la presa sulla sua mano e indicandogli una parete, - Quel paesaggio l'ho disegnato quando avevo sei anni. All'epoca ero ossessionata dal verde, era primavera, e per questo è un gigantesco prato fiorito. E quello invece - continuó, voltandosi a destra, puntando un dito - quello, lo vedi?, quello l'ho dipinto quando ho perso il mio primo dente da latte, è per quel motivo che c'è un topo. È stato lui a portarmi la mia prima scatola di colori, e da lì ho iniziato a colorare tutti i muri - spiegò, sorridendo nostalgica.
- E quella? Quella sei tu? - domandò lui, indicando un disegno vicino a loro, che rappresentava indubbiamente una principessina con un lungo vestito e dei lunghissimi capelli dorati.
- Sì, sono proprio io! - gli rispose, esultante, il sorriso che si allargava sempre più. - Non che fosse difficile da capire, in effetti. E' stato il periodo in cui avrei voluto essere una principessa. Credo che ogni bambina ci passi, ma non tutte scoprono poi di esserlo sul serio - concluse, accarezzando con amore il colore secco. - E questa vicino a me, che mi tiene per mano - disse, percorrendo le linee rosa delle braccia del disegno, andando da una persona all'altra, rabbuiandosi - Questa è Madre Gothel.
Questa volta fu Eugene a stringere la presa sulla sua mano, immaginando i pensieri che aveva avuto.
- Sai, non era una cattiva madre, dopotutto - spiegò, senza staccare il dito dal muro. - Non era affatto come una di quelle streghe cattive delle favole, e a modo suo mi voleva davvero bene, anche se per i motivi sbagliati. Certo, non dico che non abbia fatto un'imperdonabile malvagità, sottraendomi ai miei veri genitori e rinchiudendomi qui per tutti questi anni. E la cosa più terribile è che, se non fossi arrivato tu, probabilmente sarei ancora segregata qui. Ma... Ecco, è stata mia madre per diciotto anni, e dimenticarla è impossibile, nel bene e nel male - concluse. - Forse dovrei odiarla e basta, ma non ci riesco.
Eugene le abbracciò le spalle, appoggiando la testa sulla sua e osservando quella piccola figura coperta di capelli ricci, disegnata con gli inconfondibili tratti di un bambino. Vista così non sembrava cattiva.
- Sei solo tu a dover decidere cosa vuoi fare del suo ricordo - le disse, sincero. - Io potrei dirti di odiarla, ma questo non cambierebbe il modo in cui ti senti. Io non riuscirei mai a perdonarla, se avesse fatto una tale crudeltà a me. Ma in effetti io avrei tentato di scappare ben prima - motivò, una roca risata che nasceva in gola.
Rapunzel staccò le dita dalle due figurine sul muro, afferrando le braccia di lui, incrociate sul proprio petto. Si guardò intorno, ben ricordando dove era solita conservare i tubetti dei colori a tempera. Sciolse l'abbraccio che l'aveva sorretta, e andò a prenderli.

Accanto alla figura che la rappresentava, disegnò Eugene che le teneva la mano. Modificò i propri capelli, colorandoli di marrone e sistemandoli alla lunghezza giusta, amalgamando con lo sfondo tutti quei fili dorati che non c'erano più. Tra lei e Gothel disegnò un fiore luminoso, quello che aveva dato vita a tutto. Poi, per ultima cosa, separò le mani intrecciate che legavano la Rapunzel del disegno a quelle di colei che era stata sua madre. Sui loro visi ricalcò i sorrisi che già erano lì, come a volergli dare più forza.
- Ora possiamo andare - disse, riponendo i colori nella loro scatola e appoggiandoli a terra, proprio sotto la parete.

Vedendo la torre che si allontanava, mentre camminava per uscire dalla radura tenendo la mano di Eugene, si disse che quello era un addio ad una tomba. Non aveva preso con sè niente di quello che era nella Torre. Non vi tornò più.


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08/01/2011
Scritta per la community di Livejournal "La torre dei clichè", con il prompt #12 del piano C, "Chi cerca trova". Quando ho letto la traccia, mi è immediatamente venuta in mente questa storia, che tuttavia ha avuto una genesi abbastanza lunga. :)
Sono davvero soddisfatta di come sia andata sviluppandosi, nonostante sia un po' troppo cupa per i miei gusti, ma doveva essere così.
Ringrazio la Podda per il parziale beta-reading XD E anche questa è per lei <3
Vi prego, ditemi cosa ne pensate :3 Vi supplico! Vi scongiuro! Una recensionina-ina! XD
Buona serata a tutti, e soprattutto grazie per aver letto :)
Kuruccha

   
 
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