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Autore: Seki    08/01/2011    2 recensioni
La prima volta che lo aveva incontrato non aveva certamente pensato ad un simile sviluppo.
[CavalloneI/Alaude]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altro Personaggio, Nuovo Personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Another Break in the Wall

 

La prima volta che lo aveva incontrato non aveva certamente pensato ad un simile sviluppo.
Stava tranquillamente passeggiando per le vie della città siciliana, dove si era recato per -se così si potevano chiamare- affari, quando, dal nulla, era apparso da dietro l’angolo, correndo come se avesse il diavolo alle spalle, un uomo, cappello a coprirgli il volto e tra le mani quella che doveva essere una borsa, non sua naturalmente.
Non ci aveva messo molto a capire la situazione: ladruncolo beccato con le mani nel sacco.
Che scocciatura.
In un attimo aveva estratto la sua frusta e il ladro si era ritrovato steso a terra, le gambe intrappolate nella morsa di cuoio della sua arma.
Senza lasciarlo andare, l’uomo si piegò sulle ginocchia e sorrise.
-Ehi amico, la prossima volta vedi di non farti beccare.-.
-E tu vedi di restarne fuori.-.
Un voce gelida aveva risposto, inaspettatamente, alla sua provocazione.
Quando alzò gli occhi, si ritrovò a fissare un giovane uomo. Doveva avere sicuramente qualche anno in meno di lui: capelli biondi ad incorniciare un viso dai bei lineamenti in cui erano incastonate due fredde pietre blu, al posto degli occhi.
Sul viso un’espressione fredda e altera.
Rimase imbambolato a fissarlo, mentre estraeva delle manette con cui imprigionò il delinquente, finché i suoi muscoli facciali non ripresero ad obbedirgli e si costrinse in una risata.
-Pensavo semplicemente di essere d’aiuto alla legge-
Proclamò a mo di scusa. Per cosa non lo sapeva, ma sentiva che era meglio scusarsi fintanto che era in tempo.
L’altro si limitò a fissarlo per qualche secondo, per poi voltare le spalle ed andarsene, senza considerarlo minimamente.
In quell’istante, l’uomo, passandosi una mano nei capelli neri, pensò che con uno così fosse meglio non immischiarsi. 

La vera sorpresa la ricevette due giorni dopo, quando si ritrovò in riunione con il Primo boss della famiglia Vongola e i suoi guardiani.
Rimase a bocca aperta per lo stupore, ritrovandoselo davanti con ancora quell’espressione impassibile stampata in faccia, perdendosi metà del discorso che stava facendo il boss con cui avrebbe dovuto allearsi.
-Cavallone?- la voce di Giotto lo riportò alla realtà –C’è qualche problema?-
Il giovane Vongola sembrava preoccupato e confuso dal suo comportamento, così decise semplicemente di buttarla sul ridere.
-No, è tutto a posto, fratellino!- rispose, cercando di recuperare un minimo di contegno.
Il boss dei Vongola gli sorrise e riprese tranquillamente a parlare, mentre lui cercava in tutti i modi di prestare attenzione per lo meno alle parti importanti.
Così, alla fine della serata, senza sapere nemmeno bene come –e soprattutto cosa- avesse convinto il Vongola, si ritrovò con un’alleanza stipulata.
-Quanto ti fermerai?-
Giotto gli sorrise, affabile, mentre gli offriva un bicchiere di vino.
-Due giorni- Rispose, sorridendo.
Chiacchierare: quella parte gli usciva decisamente meglio.
-Avrai bisogno di una guida, immagino. - Giotto ridacchiò appena, mentre lui si ritrovava costretto ad annuire. Senza i suoi sottoposti in giro aveva un pessimo senso dell’orientamento.
-Che ne dici Alaude?- Primo si voltò ad osservare nientemeno che il giovane biondo dallo sguardo di ghiaccio. –Sei quello che conosce meglio la città, dopotutto…-.
Alaude non rispose, si limitò ad un verso seccato che, probabilmente, nel suo misterioso linguaggio, significava qualcosa come “lo faccio solo perché sei tu a chiederlo”.
Giotto sorrise al guardiano, prima di tornare a concentrarsi su di lui.
-Problema risolto. -
Cavallone annuì, sorridendo forzatamente, mentre l’unica cosa che riusciva a pensare era che si era ficcato in un bel guaio…e a quanto, improvvisamente, le allodole* gli apparissero belle. 

I due giorni che passarono furono, più o meno, facili da gestire, una volta capito che no, non era un’idea saggia tormentare di domande Alaude, a meno che non si volesse finire sbattuti per terra, imprigionati dalle sue manette demoniache.
Non era nemmeno saggio comportarsi troppo amichevolmente, cercando di avere un qualsivoglia contatto fisico, poiché anche le più semplici strette di mano erano state bandite per sempre. L’unico contatto che aveva avuto con il Guardiano della Nuvola, era stato un incontro troppo ravvicinato tra il suo zigomo e il pugno dell’altro. Non proprio una cosa amorevole.
Tuttavia si divertiva a provocare quel ragazzo così rigido e diffidente.
Probabilmente stava sviluppando delle forme di masochismo.
Capì di esserlo diventato completamente quando, dopo due mesi che era tornato nella sua Toscana, sentì l’impellente bisogno di tornare dai Vongola….il tutto solo per ricevere come accoglienza un pugno dritto sul naso da Alaude, non appena aveva cominciato a schiamazzare più del limite consentito.
Le cose erano andate così, seguendo una specie di schema, per un anno: andava in Sicilia, salutava Giotto, andava da Alaude, veniva picchiato e se ne tornava a casa contento.
Ci mise poco ad affezionarsi a quel tipo sempre imbronciato.
Ci mise ancora di meno ad innamorarsi di lui, una volta capito che la durezza e l’indifferenza che lo circondavano erano solo uno scudo per proteggersi.
Il problema vero e proprio era stato trovare il modo per abbattere quel muro. Non del tutto, giusto il minimo per fare passare lui e soltanto lui.
Aveva tentato in tutti i modi: aveva provato a corrergli in contro come un pazzo per tentare di distruggerlo; aveva provato a fingere che il muro non esistesse; aveva provato a comportarsi come se la presenza di Alaude non significasse nulla…ma zero.
Non era cambiato niente.
Finché un giorno non aveva capito. Combattere: Alaude esprimeva al meglio quello che provava quando combatteva.
Ad esempio: aveva capito che tra il Guardiano della Nuvola e quello della Nebbia non correva buon sangue dal modo in cui lui e Deamon Spade si fronteggiavano quando, per varie ragioni, finivano a trovarsi in disaccordo; di contro, aveva capito che c’era una specie di “rapporto d’amicizia” che lo legava al Guardiano del Sole, giacché Alaude non sembrava poi così scocciato di partecipare alle sessioni di allenamento di Knukle, quando questi riusciva, in qualche modo, a trascinarselo dietro.
Così era iniziato il loro rapporto-combattimento.
Alaude era orgoglioso, oltre che un emerito testardo, ed era bastato sfidarlo scegliendo le parole giuste per farlo combattere seriamente.
Così la routine era diventata un’altra: andava in Sicilia, salutava Giotto, andava da Alaude, combattevano sino a stremarsi e se ne tornava a casa felice, con un’informazione in più sull’altro.
Fino a quando, un giorno, il muro cedette definitivamente, o perlomeno cedette per lui e solo per lui.

 

*Alaude, in francese, significa “Allodola”, appunto (esattamente come “Hibari”, in Giapponese.)

 

Ooooooooook, premesso che dovrei studiare dato che ho l’esame tra poco, ma questi due non se ne volevano andare dalla mia testa!
Naturalmente il caro Cavallone Primo (cui non ho dato un nome perché so che la Amane lo inserirà nella storia, prima o poi….forse) è inventato di sana pianta, ma rispecchia in quasi tutto Dino, tranne l’aspetto. Esattamente come Alaude con Hibari.
Quindi….non lo so! Sentivo il bisogno fisico di scriverla, dato che questa coppia mi sta ossessionando da giorni! XD
Tutto ciò non ha il minimo senso, ma non fateci caso….dopotutto nemmeno la storia ce l’ha, quindi perché preoccuparsene? XD

P.S. Naturalmente il titolo è preso dalla fantastica canzone dei Pink Floyd

   
 
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