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Autore: Giava303    09/01/2011    2 recensioni
"Quel che si fa per amore, è sempre al di là del bene e del male". (F. Nietzsche)
Quanto si è disposti a mentire per amore?
Quando la linea sottile che separa amore e odio viene varcata?
In una storia ambientata principalmente durante il settimo libro, Harry e Aradia, destini affini, combatteranno per un obiettivo comune, in schieramenti contrapposti.
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Silente fece loro segno di rimanere in silenzio e salì le scale che portavano sulla cima della torre di Astronomia.
“Dobbiamo andare! Dobbiamo andare ad aiutarlo,sono in troppi là sopra!”
“Harry, guardami”
Il ragazzo si voltò di scatto, colpito dalla dolcezza con cui la ragazza aveva pronunciato quelle parole.
La penombra in cui erano immersi faceva sembrare i suoi occhi ancora più scuri; ciò che vi si leggeva, in quelle iridi, era tristezza… forse rassegnazione?
Ma quello che più stupì Harry fu il bacio che lei gli diede: improvviso,infinitamente e volutamente lento.
Come se volesse assaporare quel momento fino in fondo per ricordarne ogni più piccolo dettaglio; come se quella fosse l’ultima volta.
Questo pensiero lo agitò.
 Si staccò da lei, ma prima che potesse dire qualsiasi cosa Aradia, sfiorandogli le labbra,  sussurrò: “Pietrificus Totalus” .
Una vampata di calore lo invase e Harry si ritrovò pietrificato, immobile. A nulla servirono i suoi tentativi di sciogliersi dall’ incanto o gli sguardi interrogativi che le mandò.
L’ultima cosa che di lei vide fu una solitaria lacrima che le solcava il volto; poi Aradia si allontanò, raggiungendo Silente in cima alla torre.
 
 
 
“Forza, Draco! Fa ciò che il Signore Oscuro ti ha ordinato!”
Bellatrix Lastrange stava esortando il nipote ad attaccare quando arrivò in cima.
Il giovane aveva già disarmato l’anziano preside; tuttavia sembrava non essere convinto di volerlo uccidere, era come paralizzato.
Udì la voce di Silente implorare Draco di non farlo; se Aradia non fosse stata a conoscenza dei suoi piani, quella sarebbe sembrata una vera e propria supplica e non un ultimo, disperato tentativo per salvare l’anima del giovane.
La ragazza si accostò al gruppo di mangiamorte che, come previsto, non tentarono nemmeno di disarmarla. Lei era l’erede del loro signore; lei era una Riddle; lei era più forte di loro; lei era, insieme a Severus, la migliore infiltrata che avessero ad Hogwarts.
E, cosa ben più importante di tutte, parte dell’anima di Voldemort albergava in lei; questo la rendeva intoccabile.
Un uomo con una lunga veste scura la raggiunse; voltandosi appena Aradia riconobbe il profilo di Piton. Ci fu un fugace sguardo tra di loro; in quell’istante ella capì che il grande momento era giunto. 
L’uomo la superò e si accostò a Malfoy, mentre Bellatrix, alle sue spalle, continuava ad esortare il nipote ad agire.
Per un attimo Aradia temette che qualcosa andasse storto: Severus non disse né fece nulla per diversi minuti, limitandosi a fissare Silente.
Poi quelle parole: “Severus, ti prego”.
Che grande interpretazione.
“Fallo”  pronunciò tali parole con una freddezza agghiacciante, non da lei.
Sapeva che Harry la stava guardando; non aveva potuto evitargli anche questo dolore, purtroppo.
Un ultimo sguardo  al vecchio preside e Piton finalmente trovò il coraggio di agire.
“Avada Kedavra!”
Un lampo verde e il corpo del mago più potente e saggio che la ragazza avesse mai avuto l’onore di conoscere precipitò nel vuoto; il cuore cominciò a batterle nel petto in modo doloroso.
Albus Silente era morto.
Era la fine e l’inizio di tutto.
 
 
“Fallo”
Il sangue gli si congelò nelle vene.
Aradia aveva appena intimato a Piton di uccidere Silente.
Harry, ancora paralizzato, non riusciva a credere ai propri occhi.
Non voleva credere ai propri occhi.
Tentò con tutte le sue forze di muoversi, di sciogliere l’incantesimo. Doveva agire in fretta; doveva aiutare Silente.
Doveva andare da lei.
Doveva capire.
“Avada Kedavra!”
Un lampo verde e il corpo del mago più potente e saggio che il ragazzo avesse mai avuto l’onore di conoscere precipitò nel vuoto; il cuore gli si spezzò.
Albus Silente era morto.
Era la fine.
 
 
“Forza, andiamocene di qui!”
Piton, nel dirlo, non aveva osato guardarla negli occhi; tutti e due sapevano che il minimo passo falso, da quel momento in poi, sarebbe stato per loro fatale.
Il piccolo gruppo scese dalla torre di astronomia:  Bellatrix distruggeva o incendiava tutto ciò che le capitava a tiro; Draco, spaventato e spaesato, guardava con orrore le azioni della zia; Piton li guidava, con la voglia, lei lo sapeva bene, di abbandonare quel luogo il più in fretta possibile.
Quanto a lei, stava un passo dietro tutti, guardandosi in giro. Vedere Hogwarts distrutta così, senza un motivo, le faceva provare una strana sensazione di vuoto.
Il suo pensiero, però, per tutto quel tempo, non aveva mai abbandonato il ragazzo con gli occhi verdi pietrificato nella torre; adesso l’avrebbe odiata. Ma era così che le cose dovevano andare.
Erano ormai arrivati al limitare della foresta, pronti a prendere una passaporta che li avrebbe condotti dal Signore Oscuro; chissà quale calda accoglienza avrebbero ricevuto al loro arrivo.
Poi, in lontananza, delle urla.
Di botto, con orrore, Aradia si fermò.
Piton si voltò a guardarla; entrambe sapevano a chi apparteneva quella voce.
La ragazza si voltò e, infatti, vide Harry Potter correre verso di loro; il suo incanto non era durato abbastanza.
“Fermi! Codardi! Lui si fidava di voi! Combattete!” 
Il solito,vecchio Harry.
Prima che lei o Severus potessero parlare, un lampo giunse dalle loro spalle e colpì il ragazzo in pieno petto; la Lestrange, come al solito, non era riuscita a trattenersi.
“No!”
L’urlo si propagò nel silenzio della notte.
Aradia sapeva che, grazie a quel gesto inconsulto, gli occhi della Mangiamorte ora erano puntati su di lei; poteva avvertire chiaramente il suo sguardo sbalordito sulla propria nuca.
Fortunatamente l’uomo alle sue spalle intervenne e la salvò da quel riflesso incondizionato che avrebbe potuto smascherarla.
“Lui appartiene al Signore Oscuro! Andiamo!”
Quelle parole bastarono a far si che Bellatrix e gli altri sparissero nella foresta; anche lei stava per entrarvi quando, di nuovo, un urlo la costrinse a voltarsi.
“Arady! Io mi fidavo di te!”
Non aveva mai sentito il suo nome pronunciato con tanta disperazione; quella scena era straziante.
Sentendosi comunque osservata, cercò di guardarlo con l’espressione più glaciale che le era possibile fare.
Fece per andarsene, per l’ennesima volta, ma dovette fermarsi ancora una volta.
Sectumsempra!”
Con un veloce movimento della bacchetta, Piton restituì al mittente la maledizione che egli stesso aveva inventato.
Per un attimo Aradia rimase senza parole; Harry voleva colpirla alle spalle.
Harry voleva colpirla.
Scacciando quel pensiero, tornò in sé e si accostò a lui e a Severus, sentendo le ultime parole che quest’ultimo stava sussurrando al ragazzo steso a terra, sanguinante: “ Io sono il Principe Mezzosangue”.
Raccogliendo tutta la sua forza di volontà, guardò negli occhi il ragazzo Sopravvissuto; quegli occhi verdi, che l’avevano guardata con amore fino poco  prima, ora la fissavano con odio.
“E’ finita”
Detto questo, lei e Piton se ne andarono; questa volta niente li fermò.
Nessuno avrebbe mai potuto sapere quanta fatica le era costata pronunciare quelle ultime due parole.
 
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Harry avanzò lentamente, facendosi largo tra la folla di studenti che si era stipata intorno al corpo del Preside; al suo passaggio, tutti si voltarono a guardarlo, quasi avessero paura di vederlo cadere a terra, in frantumi.
Poi, lo vide: Albus Silente era steso a terra, immobile, morto.
Il ragazzo cadde in ginocchio vicino a lui; per l’ennesima volta, quella sera, non riusciva a credere ai propri occhi.
Le sue emozioni si scontravano, ancora, con la realtà dei fatti.
Aradia  li aveva traditi.
Albus Silente era morto.
E fu così che Harry Potter pianse; calde lacrime sgorgarono dai suoi occhi verdi ed una fitta di dolore colpì il suo cuore.
In una sera sola aveva perso due delle persone più importanti della sua vita: il suo “ protettore”, nonché amico, e la donna che amava.
Con un ultimo, grande sforzo strinse tra le mani il medaglione che, con tanta fatica, lui e il Preside avevano recuperato quella sera; lo mise in tasca, sicuro che le persone intorno a lui avevano ben altri pensieri per la  testa e non si sarebbero curati di quel gesto.
Il futuro era più che mai oscuro; solo una cosa era certa: doveva distruggere gli Horcrux.
Aveva una missione, la missione che Silente gli aveva affidato prima di morire, e l’avrebbe portata a termine.
Avrebbe onorato la parola data e, soprattutto, avrebbe vendicato Silente.
 
 
 
 
Bene, eccomi qui con un’altra idea che da un po’ mi balenava nella testa… Ovviamente, in questo primo capitolo, molte cose restano “oscure”… Per scoprire e capire bene tutta la storia pregressa bisognerà andare avanti a leggere!! ;)
Nella speranza che il primo capitolo vi sia piaciuto, vi saluto!! E mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate!!
Giava. 
  
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