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Autore: OctoberRain    09/01/2011    1 recensioni
Larissa ha sedici anni. Michael ventuno. Si sono conosciuti mentre erano entrambi lontani da casa. Essendo così liberi si sono lasciati andare..anche troppo. Ci sono delle conseguenze da affrontare ma anche ricordi che affiorano.
Solita storia di una ragazzina incinta? Forse, ma magari vi piace! =}
Genere: Commedia, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo il tramonto Michael continuò ad essere introvabile e non si presentò a cena. Rimandai tutto al giorno dopo, in fondo Valentina aveva aspettato tre settimane, un altro paio di giorni non sarebbero stati niente di che.                                           
Tornai in camera con Isa e Martinette pronte a goderci una di quelle serate alla “Sleep Over Club” che io odiavo tanto ma che riuscivano comunque a farmi ridere fino alle lacrime. Mentre intrecciavo i lunghi e biondissimi capelli di Martinette sentimmo battere dei colpi sul muro, segno che Carolina e Jordan erano tornate. Eravamo più che consapevoli che era uno stupido mezzo di comunicazione da colonia estiva ma tra le nostre due stanze era nato un linguaggio segreto a suon di colpi sul muro. Non era eccessivamente complicato e la maggior parte delle parole me le sono dimenticate. Mi ricordo bene però che due colpi veloci stavano per “ciao” mentre le altre cose che ci dicevamo erano per lo più insulti. Insulti amichevoli, ovvio! Passammo il resto della serata così; a testare pettinature, comunicare con Jordan e Carol e ovviamente a chiacchierare. Quella sera non parlammo solo di ragazzi ma anche delle nostre esperienze più significative e per la prima volta fui totalmente me stessa, ed era quello che io, Nuova Larissa, volevo. Euforica dalla serata appena trascorsa, non riuscii a prendere sonno, sentivo la testa che mi frullava, come un mixer di pensieri che non riuscivo a spegnere. Ero stanca ma quello che volevo più di tutto in quel momento era camminare. Mi vestii in fretta senza far caso a quello che prendevo dall'armadio e uscì fuori in corridoio.

Mi era venuta voglia di fare un giro nel verde intorno alla struttura e magari fare un salto anche al molo ma qualcuno stava salendo le scale e per quanto cercai di non farmi vedere me lo trovai davanti.

Potevo cercare una banale scusa sul perché ero in giro così tardi, potevo fingere un malore oppure un'emergenza familiare delle quali nessuno ti chiede mai i dettagli perché sono cose troppo personali, ma niente. Rimasi a fissare i suoi begli occhi senza parlare.

Non che lui si azzardasse ad aprire la bocca, comunque. Se ne stava là anche lui, guardandomi come se fossi uno dei quadri appesi alla parete. Il silenzio era quasi assordante. In quella totale assenza di suoni mi parve di sentirne uno che dal profondo cercava di farsi sentire: il mio respiro. Inspiegabilmente respiravo molto più profondamente di quanto ne avessi realmente bisogno e sebbene mi sentissi come soffocare per la mancanza di aria (che invece era l'unica cosa che c'era) non mi mossi, non parlai, non me ne andai.

Dato che era ormai un minuto buono che non sbattevo le palpebre i miei occhi cominciarono a bruciare il che me li fece chiudere di scatto ruotando (finalmente) la testa.

Michael seguì l'andamento del mio viso abbassandosi leggermente.

Poi disse: "Ti ho spaventata?"

Rimasi impietrita per un secondo: quello che aveva appena detto non aveva senso.

Ma, qualunque significato quella frase avesse, aveva rotto il ghiaccio e mi permise di iniziare finalmente a parlare.

"No, figurati. Sto facendo due passi."

"Si, anch'io."

"Certo...ma dato che è da oggi pomeriggio che cammini mi sa che i passi sono diventati due...mila!"

"Ah, l'hai notato. Senti, dato che non mi sembra di essere l'unico che vaga per i corridoi, si può fare una cosa..."

"Che genere di cosa?" chiesi interessata. Non ero certa che l'andare in giro di notte fosse una violazione a un possibile regolamento, ma non mi andava di rischiare.

"Stavo facendo due passi...se li stavi facendo anche tu!"

"Così ci guadagneremmo entrambi...o comunque, non ci perderebbe nessuno."

"Vedo che hai afferrato il concetto."

Annuii di falsa modestia.

Nella scarsa luce che c'era non posso esserne sicura, ma mi sembrò di leggere sulle sue labbra una “buonanotte” senza suono e fece per andarsene.

Non parlavamo da soli da settimane e quindi colsi l'occasione.

"Aspetta un secondo!"

Si girò lentamente ed io feci qualche passo per raggiungerlo cercando di trovare le parole adatte.

"Sono un po' a disagio, di solito non faccio queste cose ma...devo chiederti una cosa."

Ricevetti un OK molto strano, chissà cosa pensava gli stessi per chiedere!

"So che tu sei molto amico di un certo Noah, è giusto?"

"Sappiamo entrambi dove vuoi arrivare quindi non ci girare intorno, va bene?"

Ero confusa. "Arrivare dove?"

"Ti piace Noah e vuoi che ti aiuti a parlarci."

Feci involontariamente un balzo all'indietro come respingesi la sola idea.

Finsi una risata. "Oddio, no! Cioè servirebbe il tuo aiuto riguardo a Noah...ma non a me, alla mia amica Valentina!"

Cambiò immediatamente sguardo che divenne decisamente migliore di quello seccato di qualche minuto prima.

"Valentina eh! È quella nella sua squadra vero?"

"Se ha gli occhi vispi e una perenne aria allegra è lei!"

"Ho capito allora...me ne ha parlato sai?"

"Chi, Noah? Wow...te ne ha parlato bene, vero?" chiesi un pochino spaventata.

Rise nel sentirlo. "Si, si! Anzi...molto bene."

"Ma davvero?" Quindi il fatto che Vale non si sentisse affatto indifferente agli occhi di Noah era una giusta osservazione! Saperla così intuitiva cominciò a far nascere un nuovo rispetto per quella ragazza!

"Beh, bene allora..." dissi ancora in preda allo stupore. "Quindi tu parlerai con Noah per metterlo sulla buona strada..."

"E tu con Valentina per dirle di...fa brutto se dico ""starci"" ?"

"Giusto un po' ma lascia fare a me, userò un'alta parola con lei!"

"Quindi..."

"Insomma...."

"Niente, ci vediamo domani!"

"Si, domani! Buonanotte!"

Gli diedi le spalle con l'intenzione di andarmene più in fretta possibile.

"Oh Lars!"

Mi voltai verso di lui.

"Ricorda: due passi, non duemila, due."

"Due."

E se ne andò velocemente. A quel punto della mia passeggiata notturna non avevo più voglia...anzi, volevo solo dormire.

Quello che però non riuscivo a smettere di domandarmi era: la "cosa” era tornata per restare o era solo un'apparizione occasionale?
  
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