Ho scritto questa ficcina pensando a mia sorella.
L’ho pensata e scritta in un’ora dopo le continue rotture del soggetto in
questione che non parla d’altro del suo Harry. E’ stata una cattiveria a
dire il vero, infatti ha si sospirato di piacere ma ha anche realizzato che è
tutta una bella fantasia.
Ciao a tutte Miria
A
volte i sogni si avverano
Chi di noi non ha un sogno?
Soprattutto se si è come me delle giovani adolescenti!
Mi chiamo Ginevra e già
dal nome potrebbe sembrare chissà che, invece è il mio vero nome e per una
super fan di Harry Potter è davvero una cosa fantastica.
Da qualche anno ho
obbligato la mia famiglia e i miei amici a chiamarmi Gin, non Ginny, mi pareva
troppo anche per me, Gin, semplicemente.
Adoro i suoi libri ma
ancora di più i film che mi hanno permesso di fantasticare oltre ogni misura.
Ma forse sarebbe meglio cominciare dall’inizio.
Compirò quindici anni alla
fine di Ottobre, sono alta un metro e sessantasette e peso cinquantatre chili,
ho gli occhi marroni, lunghi e incolti capelli di un normale e insignificante
color castano. Dico incolti perché non si capisce se sono lisci o mossi di
conseguenza li posso pettinare all’infinito che il risultato è sempre quello,
arruffati. Sono carina? Non lo so, a me sembra di no, ma chi è quello che si
ritiene soddisfatto di se stesso? Nessuno. L’unica cosa che mi piace è il
fisico, sono magra e questo mi permette di vestirmi come più mi aggrada,
l’uniche neo e che neo, sono piatta come una tavola da surf, o quasi.
All’inizio di
quest’anno su di un giornale ho trovato un articolo che mi ha fatto impazzire
letteralmente: una grande fotografia di un castello ha catturato la mia
attenzione, era la scuola di Harry, del mio Harry, non ci potevo credere, ma era
proprio Hogwarts.
Ho letto avidamente
l’articolo e si era proprio lui. E’ situato ai confini con la Scozia e si
chiama Alnwick, i proprietari sono
duchi di Northumberland dove vi risiedono per l’inverno per poi lasciarla ad
aprile fino ad ottobre. Terribile io non lascerei quello splendore neanche per
tutto l’oro di questo mondo, ma per mia fortuna loro lo fanno lasciandolo
aperto al pubblico. E vi pare che mi sarei lasciata perdere un’occasione di
questa portata? Neanche per sogno. Ho cominciato a massacrare i miei genitori
per mesi, con l’aiuto anche di mia sorella, è più grande di me di tre anni
ma anche lei è una fan accanita, non di Harry proprio ma comunque, già perché
lei adora Draco Malfoy. Lei è o
meglio sarebbe stata sicuramente una Serpeverde, perennemente incazzata con
tutti, scoglionata quel tanto che basta per evitarla il più possibile e viscida
e infida come poche, ma questo non c’entra.
Comunque tornando a noi ci
siamo riuscite, i miei genitori hanno ceduto non ne potevano proprio più e così
hanno cominciato ad organizzare la cosa.
Siamo partiti in macchina e
abbiamo macinato chilometri su chilometri fino ad arrivare ad Amsterdam, saliti
sulla nave e percorso il tratto di mare fino alla parte nord dell’Inghilterra.
Finalmente eravamo arrivati, ero eccitata come non mi capitava da…da mai,
siamo arrivati in albergo ma io fremevo e i miei stavano perdendo tempo a
sistemare le valige, mia madre ghignava vedendomi battere il piede impaziente,
mio padre sbuffava come una locomotiva e mia sorella impassibile, ma i suoi
occhi verdi (mia notevole invidia) vagavano di continuo e per una come me che la
conosce bene sapevo che era impaziente esattamente come lo ero io.
Quando Dio ha voluto e
sembrava tutto pronto mio padre se ne esce con la sparata che è troppo tardi e
non saremmo riusciti a vedere nulla. Non l’ho ucciso allora, non lo farò mai
più. (piccola considerazione)
Mia sorella é sbiancata ma
non ha detto una parola appoggiandosi sul letto e aprendo un libro, io sono
arrossita come una torcia e i miei occhi si sono riempiti di lacrime. Ho preso
la chiave della nostra camera e mi sono eclissata alla velocità della luce, mia
sorella mi ha seguito dopo pochi secondi, lei tornando al suo libro e io
rifugiandomi in bagno a piangere tutte le mie lacrime. Ma vi sembra questo il
modo, sono in Inghilterra a pochi chilometri da Hogwarts e lui dice che è
troppo tardi.
Con il senno di poi ho
dovuto riconsiderare un po’ la cosa, non dargli ragione questo mai ma eravamo
arrivati in albergo all’una di pomeriggio eravamo stanchi e affamati senza
togliere che mio padre per quei chilometri fatti in machina ha dovuto fare un
notevole sforzo di concentrazione e di energie, perché guidando a sinistra non
ha di certo potuto ammirare il panorama come invece abbiamo potuto fare noi.
Finalmente il mattino dopo
di buon’ora ci siamo alzati, mi tremavano un po’ le mani e ci ho messo
un’eternità a decidermi come vestirmi. Ho così optato per un paio di
pantaloni bianchi a vita bassa e un maglioncino a cordoncino traforato dello
stesso colore, sotto un top sottilissimo di lana, già perché eravamo in giugno
ma faceva un freddo cane. Mi sono pettinata tirando i ciuffi davanti fino alla
nuca puntandoli con un fermaglio in ferro a forma di fiore con tante pietruzze
luccicanti, ho fatto cadere due piccoli ciuffetti ai lati del viso e…e potevo
andare, mi sono truccata leggermente e dopo essermi rimirata svariate volte mi
sono trovata passabile.
Finalmente in marcia, il
paesaggio è davvero bellissimo, ampie distese d’erba verdissima e poi eccolo,
imponente e bellissimo ma accidenti che casino, riusciamo a parcheggiare e
eccitata più che mai mi avvio senza neanche aspettare i miei, troppo lenti,
decisamente troppo lenti. Aguzzo la vista, c’è qualcosa di strano, mi
avvicino quasi di corsa e lunghe transenne circondano la fortezza. Sono
impietrita, non ci posso credere il castello non è visitabile, mi avvicino
facendomi largo tra la folla già incazzata come non mai e non credo a quello
che vedo, ci sono decine di ragazzi vestiti alla Harry Potter. Una festa? Una
rappresentazione? No.
Mi sento svenire, sono
loro. I palmi delle mani mi si inumidiscono e divento bianca come un cadavere,
sgrano tanto d’occhi e non ci credo ancora ma sono loro. Il mio inglese non è
perfetto ma è dall’età di quattro anni che lo studio, imposizioni della
mamma che oggi come oggi non potrò mai ringraziare abbastanza. Così prendo
tutto il mio coraggio e mi avvicino a un tipo deducendone che fosse della
sicurezza o qualcosa di simile, con voce tremante chiedo cosa stesse succedendo
e lui gentilmente me lo spiega. Nel frattempo sono stata raggiunta da mia
sorella che mi fulmina per aver piantato la famiglia, non me ne può fregare di
meno a dirla tutta, non la degno d’attenzione e ascolto attentamente quello
che mi dice il tipo.
La sostanza è presto detta
anche se ha dell’incredibile, nel montaggio del film “Il calice di fuoco”
si sono accorti di un errore nella registrazione, avrebbero potuto lasciare
correre ma il regista ha deciso di rifare la scena.
E poi dicono che la magia
non esiste, non è così, esiste eccome altrimenti io non lo avrei mai visto, da
lontano ma l’ho visto ed è bellissimo. L’ho visto con Ron ed Hermione in un
momento di pausa mentre rideva a non so cosa,
Ron spintonarlo lontano mentre lui non riusciva a smettere di ridere ed
Hermione guardarli con le braccia incrociate, ho sorriso anch’io anche se
sicuramente sembravo una deficiente.
Ed è stato proprio in quel
momento che è successo, lui si è girato verso di noi e mentre tutte urlavano
il suo nome lui continuava a fissare, ha fatto qualche passo verso di noi e si
è fermato, ha sollevato gli occhiali come se gli dessero fastidio e si è
curvato leggermente in avanti per vederci meglio. Ha fatto così qualche altro
passo, non so cos’ho pensato in quel preciso momento ma sono sicuramente
impallidita, non che credessi che guardasse proprio me ma solo perché
continuava ad avvicinarsi e finalmente potevo vederlo davvero.
Tutte gridavano come delle
ossesse ma io non sentivo nulla se non il battito furioso del mio cuore, lui
continuava a venire avanti, e io impallidivo sempre di più, si è fermato a
pochi metri e mio Dio, se non era strabico e giuro che non lo è, guardava me,
proprio me. Mi sono guardata attorno per vedere chi poteva essere a destargli
tanto interesse, ma a parte qualche ragazzina e mia sorella non mi sembrava che
ci fosse chissà che, ho alzato il viso e ho fissato i miei occhi dentro i suoi
e lui mi ha sorriso.
Sono diventata rossa come
un fuoco continuamente alimentato, credevo di morire dalla vergogna, dalla paura
e dall’emozione più fantastica che abbia mai provato. Si è avvicinato fino
alle transenne portandosi proprio davanti a me, un silenzio innaturale era sceso
tutt’intorno, lui ha allungato la sua mano e mi ha sfiorato il ciuffo di
capelli che avevo lasciato libero per poi arrotolarselo tra il suo indice, io
ero impietrita e credo anche di aver avuto gli occhi lucidi, se non sono morta
in quel momento direi che il mio cuore possa resistere per almeno altri
cent’anni.
-“Wonderful”-
(meravigliosa) mi ha sussurrato sorridendomi di nuovo. Io sono rimasta lì come
un’allocca senza riuscire a pronunciare una sillaba, riimpallidita e con due
occhi dilatati. Ha lasciato i miei capelli e ha fatto un passo indietro, se ne
stava andando e io come una deficiente me lo stavo lasciando scappare, così con
una vocina sottile sottile sono riuscita a pronunciare solo pochissime parole
-“So can you”- (anche
tu) lui mi ha strinto l’occhio e riabbassandosi gli occhiali si è
allontanato.
Non ci potevo credere, ho
guardato mia sorella e lei ha alzato le spalle ma stava sorridendo e io in quel
momento le ho voluto bene come non mai. Ho contemplato di nuovo la sua schiena
che si allontanava e un sospiro lunghissimo mi è uscito in quel momento dalle
labbra, già perché mi ero dimenticata di respirare. Ed è qui che è successa
la vera magia, Harry o meglio Daniel si è fermato a parlare con un gruppo di
persone, si sono girati tutti verso di me e a quel punto avrei solo voluto
scappare soprattutto quando ho visto due tipi venire verso di me, ho guardato di
nuovo mia sorella e lei indifferente mi ha solo detto
-“Non guardare me”-
Che dovevo fare proprio non
lo sapevo, anche se non ho avuto un gran che di tempo per pensare perché loro
erano dinnanzi a me, hanno spostato le transenne e mi hanno fatto segno di
seguirli, ed è quello che ho fatto. Mi hanno portato verso una roulotte
ficcandomi in mano degli abiti, li ho guardati sconvolta ma loro continuavano a
farmi segno d’entrare.
Quando ne sono uscita ero
una Corvonero, a quel punto il panico ha preso il sopravvento dopo essermi
guardata intorno ho fatto una giravolta e ho riaperto per rifugiarmi, cambiarmi
e fuggire il più lontano possibile.
-“No” mi sono girata ed
era proprio dinnanzi a me, bello più che mai “vieni con me”- mi ha detto
dolcemente
-“Io…io, non
capisco”-
-“Tranquilla, non devi
fare nulla, questo travestimento serve solo per confonderti nel mucchio” ho
tirato un lunghissimo sospiro liberatorio e lui è scoppiato a ridere “non ti
faccio recitare non aver paura”-
-“Grazie”- ho
biascicato
-“Vieni” mi ha preso
per mano portandomi verso Emma e Rupert “Qual è il tuo nome?”-
come facevo a dirgli che mi
chiamavo Ginevra, così ho fatto una risatina un po’ stupida, lui ha
aggrottato le sopraciglia
-“Giuro che è vero ma mi
chiamo Ginevra”-
-“Ginevra?”-
-“Lo giuro”- mettendomi
la mano sul cuore
-“Detta Ginny”-
-“No, mi sembrava troppo,
solo Gin”- sono arrossita e lui è scoppiato a ridere
-“Bene Gin, lui è Rupert
e lei è Emma”-
-“Ciao”- mi hanno
salutato insieme e io ho risposto. Dunque vi faccio presente che Emma è davvero
molto carina ma Rupert è fantastico, non come il mio Harry ma comunque
bellissimo-altissimo-fichissimo
-“Vedi quel gruppo di
Corvonero?” io ho annuito “mescolati con loro, io ho da fare per un po’
poi ti vengo a prendere OK?”-
-“Si, direi di si”- mi
sono allontanata e ho raggiunto una quindicina di ragazzi, Cristo Santo non
sapevo che fare ma anche questo problema è stato risolto, mi hanno accolto
tutti sorridendo, io ero frastornata e un po’ vergognosa ma l’ora che ho
dovuto attendere mi è passata in un baleno, anche se il mio inglese non è
perfetto sono riuscita comunque ad entrare nel discorso e si, direi anche che mi
sono divertita.
Per farla breve quando le
riprese sono finite Daniel mi ha raggiunta, mi ha rifatto mettere i miei vestiti
e mi ha portata sotto ad una tenda che fungeva da mensa, ci siamo seduti e
abbiamo parlato per un’infinità tanto che avevo il timore che i miei
chiamassero la polizia.
Non sono mai stata così
bene, abbiamo parlato di scuola, di cinema, di musica, di videogiochi e io qui
mi sono dovuta inchinare alla mia più completa ignoranza già, perché a parte
alcuni giochi del computer come Tomb Raider, o La coppa del mondo di Quidditch,
che ho omesso di parlargliene, non ne faccio uso. E’ stato comunque carino e
dolcissimo, mi ha offerto una coca per elencarmi poi un varietà di stuzzichini
che puntualmente ho rifiutato.
-“Fra poco devo
andarmene”- mi ha detto
-“Anch’io, mi stupisco
che ancora non mi abbiano cercata”-
-“E perché dovrebbero,
lo sanno dove sei”-
-“Questo è vero ma è
passato parecchio tempo”- lui ha allungato la mano e ha stretta la mia
-“Cosa ti piacerebbe
avere?”-
-“In che senso?”-
domandai stupita
-“Cosa vorresti da me”-
-“Come minimo una tua
foto con l’autografo”- ho sorriso e lui ha ricambiato
-“Come minimo, giusto.
Vieni” per mano mi ha portato fino alla sua roulotte, siamo entrati e dentro
ad un cassetto ha preso una foto, ha poi scappucciato un lapis e vi ha messo la
sua firma per poi porgermela. L’ho presa quasi con riverenza ringraziandolo
“spero ti piaccia la dedica”-
-“Di sicuro” credevo
che avesse messo solo il nome così mi sono apprestata a leggerla e sono
arrossita come non mai, ho alzato gli occhi e lui mi ha sorriso così
teneramente che giuro mi sarei messa a piangere “è…è…vero?”-
-“Si”- mi ha risposto
solamente. Ho riguardato la foto
A Ginevra la ragazza più bella che abbia mai visto
Daniel Radcliffe
-“Grazie, sei molto
gentile”- ho sussurrato, anche perché di più non ne avevo, di voce intendo
-“Di
sicuro avrai un ragazzo?”- ha detto di punto in bianco
-“No”-
-“Perché no?”-
-“Perché nessuno mi
piace quanto mi piaci tu”- non so perché l’ho detto, so solo che sono
sbiancata portandomi la mano alla bocca. Lui ha socchiuso gli occhi e non ha
riso, sarei morta di vergogna se lo avesse fatto
-“Interessante”-
avvicinandosi
-“Non proprio”-
-“Perché?”-
-“Beh mi sembra evidente,
se non perdo questa fissazione che ho per te non troverò mai nessuno. Sono
tutti diversi e io non…non, lasciamo perdere OK”-
-“Come vuoi. Quindi mai
avuto un ragazzo?” ho scosso il capo e lui si è avvicinato mettendo le sue
mani sulle mie spalle “allora bisogna porvi rimedio, tu che dici?”-
-“In che senso?”-
-“In questo” mi ha
tolto la foto dalle mani appoggiandola sul tavolino, mi ha stretta a se
appoggiando le sue labbra sulle mie, credo di essere diventata rigida come un
baccalà, si
è staccato leggermente
fissandomi negli occhi “non lo vuoi?”-
Fossi matta, certo che lo
volevo e che mi aveva preso in contropiede spiazzandomi completamente, ho
annuito con foga e lui mi ha dato il mio primo bacio e…e…mio Dio credo di
essere rinata esattamente in quel momento, è stato il bacio più meraviglioso,
più fantastico, più grandioso, più…più…più tutto quello che vi viene in
mente è quello e forse un po’ di più. Quando ha sollevato la testa eravamo
senza fiato e anche un po’ sconvolti o perlomeno io lo ero di sicuro e
poi…mi ha baciata di nuovo.
Non bacerò mai più
nessuno in tutta la mia vita, questo era quello che pensavo mentre mi stringeva
a se e io mi alzavo in punta di piedi cingendogli il collo. Poi come tutte le
cose belle anche quel bacio finì, rimanemmo a guardarci per qualche secondo
-“Adesso non potrai più
dirlo?”- mi ha sussurrato
-“Cosa?”-
-“Che non hai mai avuto
un ragazzo”-
-“E credi che a chiunque
lo dicessi mi crederebbe?”-
-“Forse no ma
noi sappiamo che invece è successo”-
-“Si”-
-“Vorrei che mi dessi il
tuo numero di cellulare se l’hai”- ho sgranato tanto d’occhi
-“Io…io…si”-
-“Il mio lo avrai quando
ti chiamo, che ne dici?”-
-“Certo”-
ridicolo…ridicolo…ridicolo. E quando mai, sapevo benissimo che la mia
bellissima stupefacente avventura sarebbe finita così, ed era giusto che
finisse, si è mai sentito che uno come lui chiamasse una come me, lasciamo
perdere. Gli diedi il mio numero, presi la fotografia e uscimmo dalla roulotte
-“Giuro che ti chiamerò”-
-“Ne sono sicura”- mi
si stava chiudendo lo stomaco e pregavo solo di non fare la figura
dell’idiota.
Ed è stato mentre mi stava
riportando indietro che abbiamo incrociato Tom Felton, si sono salutati e io ho
fermato Daniel
-“Non potresti chiedergli
un autografo per mia sorella?”-
-“Certo” lo ha
raggiunto si sono parlati, mi hanno guardata e il biondo malefico come lo chiamo
io rivolgendomi a Draco mi ha sorriso. L’ho visto andarsene e ho alzato le
spalle pensando che era un Serpeverde anche nella realtà “arriva subito”-
-“Grazie” pensiero
biforcuto. Ci ha raggiunto in un attimo e insieme siamo arrivati alle transenne,
dovevate vedere mia sorella, ha fatto un passo indietro bianca come un lenzuolo
appena candeggiato “ti ho portato il tuo serpente”- il mio sorriso raggiante
l’ha fatta sbiancare ancora di più. Due a zero per me.
Tom ha preso la fotografia
che aveva in mano e dopo averle chiesto il nome ha scritto la sua dedica, una
volta consegnata le ha preso la mano posandovi un bacio, l’ha salutata
eclissandosi un secondo dopo. Lei neanche se né accorta, continuava a guardarsi
la mano scioccata. E’ stato estremamente divertente. Ma tutto stava finendo
anche per me, Daniel mi ha fatto girare verso di se prendendomi per le spalle,
un vociare incredibile proveniva dalla folla ma a lui non pareva dare fastidio e
se non lo dava a lui figuriamoci a me.
-“Sono stato bene con te
Ginevra”-
-“Anch’io Daniel”-
stavo per mettermi a piangere, ho deglutito più volte
-“Devo andare”-
-“Lo so”- solo questo
sono riuscita a dire
-“Ti telefono” ho
annuito e lui ha abbassato il capo sfiorandomi le labbra “Ciao Gin”-
-“Addio Daniel”- mi ha
girato le spalle allontanandosi, sono rimasta ferma lì finchè non l’ho visto
girarsi e salutarmi con la mano per poi scomparire dietro ad altre persone. Mi
sono scossa e ho raggiunto mia sorella che si era un minimo ripresa
-“Grazie”-
-“Non c’è di che”-
ho bisbigliato, non mi fidavo molto della mia voce in quel momento
-“Allora?”-
-“Dopo, dopo”- abbiamo
raggiunto i nostri genitori poco distanti, mio padre con un cipiglio strano e
mia madre con un sorriso a quarantaquattro denti, sapeva quanto mi piaceva, la
mia camera è tappezzata solo con le sue fotografie e ora ne avevo una speciale,
avrei usato i soldi messi da parte del mio compleanno per prendere una cornice
degna di quella foto
-“La posso vedere?”- mi
ha chiesto dolcemente
-“Si, ma stai attenta”-
-“Certamente” l’ha
fissate leggendo la dedica, mi ha sorriso riconsegnandomela “addirittura”-
-“Già”-
-“Cosa avete fatto?”-
-“Parlato e…”-
-“E…”-
-“E niente, solo
parlato”-
Quello era il mio sogno e
tale doveva rimanere, nessuno doveva sapere che si era realizzato, era solo mio
e di nessuno altro. Mi accarezzo spesso le labbra e se chiudo gli occhi posso
anche carpirne il sapore.
Da allora sono passati sei
mesi, naturalmente non ha chiamato ma che importa, nessuno può vantare di aver
dato il primo bacio al ragazzo del quale sei innamorata e che sai
irraggiungibile, non l’ho rivelato a nessuno mai, neanche alla mia migliore
amica, ma io lo so e questo basta e avanza, non siete d’accordo con me?
Fine
C.M.