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Autore: Miria    18/12/2005    6 recensioni
Cosa accadrebbe se un'addolescente incontrasse il suo idolo e se lui...
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Ho scritto questa ficcina pensando a mia sorella

Ho scritto questa ficcina pensando a mia sorella. L’ho pensata e scritta in un’ora dopo le continue rotture del soggetto in questione che non parla d’altro del suo Harry. E’ stata una cattiveria a dire il vero, infatti ha si sospirato di piacere ma ha anche realizzato che è tutta una bella fantasia. Ciao a tutte Miria

A volte i sogni si avverano

Dalla pagina del mio diario.

Chi di noi non ha un sogno? Soprattutto se si è come me delle giovani adolescenti!

Mi chiamo Ginevra e già dal nome potrebbe sembrare chissà che, invece è il mio vero nome e per una super fan di Harry Potter è davvero una cosa fantastica.

Da qualche anno ho obbligato la mia famiglia e i miei amici a chiamarmi Gin, non Ginny, mi pareva troppo anche per me, Gin, semplicemente.

Adoro i suoi libri ma ancora di più i film che mi hanno permesso di fantasticare oltre ogni misura. Ma forse sarebbe meglio cominciare dall’inizio.

Compirò quindici anni alla fine di Ottobre, sono alta un metro e sessantasette e peso cinquantatre chili, ho gli occhi marroni, lunghi e incolti capelli di un normale e insignificante color castano. Dico incolti perché non si capisce se sono lisci o mossi di conseguenza li posso pettinare all’infinito che il risultato è sempre quello, arruffati. Sono carina? Non lo so, a me sembra di no, ma chi è quello che si ritiene soddisfatto di se stesso? Nessuno. L’unica cosa che mi piace è il fisico, sono magra e questo mi permette di vestirmi come più mi aggrada, l’uniche neo e che neo, sono piatta come una tavola da surf, o quasi.

All’inizio di quest’anno su di un giornale ho trovato un articolo che mi ha fatto impazzire letteralmente: una grande fotografia di un castello ha catturato la mia attenzione, era la scuola di Harry, del mio Harry, non ci potevo credere, ma era proprio Hogwarts.

Ho letto avidamente l’articolo e si era proprio lui. E’ situato ai confini con la Scozia e si chiama Alnwick, i proprietari sono duchi di Northumberland dove vi risiedono per l’inverno per poi lasciarla ad aprile fino ad ottobre. Terribile io non lascerei quello splendore neanche per tutto l’oro di questo mondo, ma per mia fortuna loro lo fanno lasciandolo aperto al pubblico. E vi pare che mi sarei lasciata perdere un’occasione di questa portata? Neanche per sogno. Ho cominciato a massacrare i miei genitori per mesi, con l’aiuto anche di mia sorella, è più grande di me di tre anni ma anche lei è una fan accanita, non di Harry proprio ma comunque, già perché lei adora Draco Malfoy. Lei è o meglio sarebbe stata sicuramente una Serpeverde, perennemente incazzata con tutti, scoglionata quel tanto che basta per evitarla il più possibile e viscida e infida come poche, ma questo non c’entra.

Comunque tornando a noi ci siamo riuscite, i miei genitori hanno ceduto non ne potevano proprio più e così hanno cominciato ad organizzare la cosa.

Siamo partiti in macchina e abbiamo macinato chilometri su chilometri fino ad arrivare ad Amsterdam, saliti sulla nave e percorso il tratto di mare fino alla parte nord dell’Inghilterra. Finalmente eravamo arrivati, ero eccitata come non mi capitava da…da mai, siamo arrivati in albergo ma io fremevo e i miei stavano perdendo tempo a sistemare le valige, mia madre ghignava vedendomi battere il piede impaziente, mio padre sbuffava come una locomotiva e mia sorella impassibile, ma i suoi occhi verdi (mia notevole invidia) vagavano di continuo e per una come me che la conosce bene sapevo che era impaziente esattamente come lo ero io.

Quando Dio ha voluto e sembrava tutto pronto mio padre se ne esce con la sparata che è troppo tardi e non saremmo riusciti a vedere nulla. Non l’ho ucciso allora, non lo farò mai più. (piccola considerazione)

Mia sorella é sbiancata ma non ha detto una parola appoggiandosi sul letto e aprendo un libro, io sono arrossita come una torcia e i miei occhi si sono riempiti di lacrime. Ho preso la chiave della nostra camera e mi sono eclissata alla velocità della luce, mia sorella mi ha seguito dopo pochi secondi, lei tornando al suo libro e io rifugiandomi in bagno a piangere tutte le mie lacrime. Ma vi sembra questo il modo, sono in Inghilterra a pochi chilometri da Hogwarts e lui dice che è troppo tardi.

Con il senno di poi ho dovuto riconsiderare un po’ la cosa, non dargli ragione questo mai ma eravamo arrivati in albergo all’una di pomeriggio eravamo stanchi e affamati senza togliere che mio padre per quei chilometri fatti in machina ha dovuto fare un notevole sforzo di concentrazione e di energie, perché guidando a sinistra non ha di certo potuto ammirare il panorama come invece abbiamo potuto fare noi.

Finalmente il mattino dopo di buon’ora ci siamo alzati, mi tremavano un po’ le mani e ci ho messo un’eternità a decidermi come vestirmi. Ho così optato per un paio di pantaloni bianchi a vita bassa e un maglioncino a cordoncino traforato dello stesso colore, sotto un top sottilissimo di lana, già perché eravamo in giugno ma faceva un freddo cane. Mi sono pettinata tirando i ciuffi davanti fino alla nuca puntandoli con un fermaglio in ferro a forma di fiore con tante pietruzze luccicanti, ho fatto cadere due piccoli ciuffetti ai lati del viso e…e potevo andare, mi sono truccata leggermente e dopo essermi rimirata svariate volte mi sono trovata passabile.

Finalmente in marcia, il paesaggio è davvero bellissimo, ampie distese d’erba verdissima e poi eccolo, imponente e bellissimo ma accidenti che casino, riusciamo a parcheggiare e eccitata più che mai mi avvio senza neanche aspettare i miei, troppo lenti, decisamente troppo lenti. Aguzzo la vista, c’è qualcosa di strano, mi avvicino quasi di corsa e lunghe transenne circondano la fortezza. Sono impietrita, non ci posso credere il castello non è visitabile, mi avvicino facendomi largo tra la folla già incazzata come non mai e non credo a quello che vedo, ci sono decine di ragazzi vestiti alla Harry Potter. Una festa? Una rappresentazione? No.

Mi sento svenire, sono loro. I palmi delle mani mi si inumidiscono e divento bianca come un cadavere, sgrano tanto d’occhi e non ci credo ancora ma sono loro. Il mio inglese non è perfetto ma è dall’età di quattro anni che lo studio, imposizioni della mamma che oggi come oggi non potrò mai ringraziare abbastanza. Così prendo tutto il mio coraggio e mi avvicino a un tipo deducendone che fosse della sicurezza o qualcosa di simile, con voce tremante chiedo cosa stesse succedendo e lui gentilmente me lo spiega. Nel frattempo sono stata raggiunta da mia sorella che mi fulmina per aver piantato la famiglia, non me ne può fregare di meno a dirla tutta, non la degno d’attenzione e ascolto attentamente quello che mi dice il tipo.

La sostanza è presto detta anche se ha dell’incredibile, nel montaggio del film “Il calice di fuoco” si sono accorti di un errore nella registrazione, avrebbero potuto lasciare correre ma il regista ha deciso di rifare la scena.

E poi dicono che la magia non esiste, non è così, esiste eccome altrimenti io non lo avrei mai visto, da lontano ma l’ho visto ed è bellissimo. L’ho visto con Ron ed Hermione in un momento di pausa mentre rideva a non so cosa, Ron spintonarlo lontano mentre lui non riusciva a smettere di ridere ed Hermione guardarli con le braccia incrociate, ho sorriso anch’io anche se sicuramente sembravo una deficiente.

Ed è stato proprio in quel momento che è successo, lui si è girato verso di noi e mentre tutte urlavano il suo nome lui continuava a fissare, ha fatto qualche passo verso di noi e si è fermato, ha sollevato gli occhiali come se gli dessero fastidio e si è curvato leggermente in avanti per vederci meglio. Ha fatto così qualche altro passo, non so cos’ho pensato in quel preciso momento ma sono sicuramente impallidita, non che credessi che guardasse proprio me ma solo perché continuava ad avvicinarsi e finalmente potevo vederlo davvero.

Tutte gridavano come delle ossesse ma io non sentivo nulla se non il battito furioso del mio cuore, lui continuava a venire avanti, e io impallidivo sempre di più, si è fermato a pochi metri e mio Dio, se non era strabico e giuro che non lo è, guardava me, proprio me. Mi sono guardata attorno per vedere chi poteva essere a destargli tanto interesse, ma a parte qualche ragazzina e mia sorella non mi sembrava che ci fosse chissà che, ho alzato il viso e ho fissato i miei occhi dentro i suoi e lui mi ha sorriso.

Sono diventata rossa come un fuoco continuamente alimentato, credevo di morire dalla vergogna, dalla paura e dall’emozione più fantastica che abbia mai provato. Si è avvicinato fino alle transenne portandosi proprio davanti a me, un silenzio innaturale era sceso tutt’intorno, lui ha allungato la sua mano e mi ha sfiorato il ciuffo di capelli che avevo lasciato libero per poi arrotolarselo tra il suo indice, io ero impietrita e credo anche di aver avuto gli occhi lucidi, se non sono morta in quel momento direi che il mio cuore possa resistere per almeno altri cent’anni.

-“Wonderful”- (meravigliosa) mi ha sussurrato sorridendomi di nuovo. Io sono rimasta lì come un’allocca senza riuscire a pronunciare una sillaba, riimpallidita e con due occhi dilatati. Ha lasciato i miei capelli e ha fatto un passo indietro, se ne stava andando e io come una deficiente me lo stavo lasciando scappare, così con una vocina sottile sottile sono riuscita a pronunciare solo pochissime parole

-“So can you”- (anche tu) lui mi ha strinto l’occhio e riabbassandosi gli occhiali si è allontanato.

Non ci potevo credere, ho guardato mia sorella e lei ha alzato le spalle ma stava sorridendo e io in quel momento le ho voluto bene come non mai. Ho contemplato di nuovo la sua schiena che si allontanava e un sospiro lunghissimo mi è uscito in quel momento dalle labbra, già perché mi ero dimenticata di respirare. Ed è qui che è successa la vera magia, Harry o meglio Daniel si è fermato a parlare con un gruppo di persone, si sono girati tutti verso di me e a quel punto avrei solo voluto scappare soprattutto quando ho visto due tipi venire verso di me, ho guardato di nuovo mia sorella e lei indifferente mi ha solo detto

-“Non guardare me”-

Che dovevo fare proprio non lo sapevo, anche se non ho avuto un gran che di tempo per pensare perché loro erano dinnanzi a me, hanno spostato le transenne e mi hanno fatto segno di seguirli, ed è quello che ho fatto. Mi hanno portato verso una roulotte ficcandomi in mano degli abiti, li ho guardati sconvolta ma loro continuavano a farmi segno d’entrare.

Quando ne sono uscita ero una Corvonero, a quel punto il panico ha preso il sopravvento dopo essermi guardata intorno ho fatto una giravolta e ho riaperto per rifugiarmi, cambiarmi e fuggire il più lontano possibile.

-“No” mi sono girata ed era proprio dinnanzi a me, bello più che mai “vieni con me”- mi ha detto dolcemente

-“Io…io, non capisco”-

-“Tranquilla, non devi fare nulla, questo travestimento serve solo per confonderti nel mucchio” ho tirato un lunghissimo sospiro liberatorio e lui è scoppiato a ridere “non ti faccio recitare non aver paura”-

-“Grazie”- ho biascicato

-“Vieni” mi ha preso per mano portandomi verso Emma e Rupert “Qual è il tuo nome?”-

come facevo a dirgli che mi chiamavo Ginevra, così ho fatto una risatina un po’ stupida, lui ha aggrottato le sopraciglia

-“Giuro che è vero ma mi chiamo Ginevra”-

-“Ginevra?”-

-“Lo giuro”- mettendomi la mano sul cuore

-“Detta Ginny”-

-“No, mi sembrava troppo, solo Gin”- sono arrossita e lui è scoppiato a ridere

-“Bene Gin, lui è Rupert e lei è Emma”-

-“Ciao”- mi hanno salutato insieme e io ho risposto. Dunque vi faccio presente che Emma è davvero molto carina ma Rupert è fantastico, non come il mio Harry ma comunque bellissimo-altissimo-fichissimo

-“Vedi quel gruppo di Corvonero?” io ho annuito “mescolati con loro, io ho da fare per un po’ poi ti vengo a prendere OK?”-

-“Si, direi di si”- mi sono allontanata e ho raggiunto una quindicina di ragazzi, Cristo Santo non sapevo che fare ma anche questo problema è stato risolto, mi hanno accolto tutti sorridendo, io ero frastornata e un po’ vergognosa ma l’ora che ho dovuto attendere mi è passata in un baleno, anche se il mio inglese non è perfetto sono riuscita comunque ad entrare nel discorso e si, direi anche che mi sono divertita.

Per farla breve quando le riprese sono finite Daniel mi ha raggiunta, mi ha rifatto mettere i miei vestiti e mi ha portata sotto ad una tenda che fungeva da mensa, ci siamo seduti e abbiamo parlato per un’infinità tanto che avevo il timore che i miei chiamassero la polizia.

Non sono mai stata così bene, abbiamo parlato di scuola, di cinema, di musica, di videogiochi e io qui mi sono dovuta inchinare alla mia più completa ignoranza già, perché a parte alcuni giochi del computer come Tomb Raider, o La coppa del mondo di Quidditch, che ho omesso di parlargliene, non ne faccio uso. E’ stato comunque carino e dolcissimo, mi ha offerto una coca per elencarmi poi un varietà di stuzzichini che puntualmente ho rifiutato.

-“Fra poco devo andarmene”- mi ha detto

-“Anch’io, mi stupisco che ancora non mi abbiano cercata”-

-“E perché dovrebbero, lo sanno dove sei”-

-“Questo è vero ma è passato parecchio tempo”- lui ha allungato la mano e ha stretta la mia

-“Cosa ti piacerebbe avere?”-

-“In che senso?”- domandai stupita

-“Cosa vorresti da me”-

-“Come minimo una tua foto con l’autografo”- ho sorriso e lui ha ricambiato

-“Come minimo, giusto. Vieni” per mano mi ha portato fino alla sua roulotte, siamo entrati e dentro ad un cassetto ha preso una foto, ha poi scappucciato un lapis e vi ha messo la sua firma per poi porgermela. L’ho presa quasi con riverenza ringraziandolo “spero ti piaccia la dedica”-

-“Di sicuro” credevo che avesse messo solo il nome così mi sono apprestata a leggerla e sono arrossita come non mai, ho alzato gli occhi e lui mi ha sorriso così teneramente che giuro mi sarei messa a piangere “è…è…vero?”-

-“Si”- mi ha risposto solamente. Ho riguardato la foto

A Ginevra la ragazza più bella che abbia mai visto

Daniel Radcliffe

-“Grazie, sei molto gentile”- ho sussurrato, anche perché di più non ne avevo, di voce intendo

-“Di sicuro avrai un ragazzo?”- ha detto di punto in bianco

-“No”-

-“Perché no?”-

-“Perché nessuno mi piace quanto mi piaci tu”- non so perché l’ho detto, so solo che sono sbiancata portandomi la mano alla bocca. Lui ha socchiuso gli occhi e non ha riso, sarei morta di vergogna se lo avesse fatto

-“Interessante”- avvicinandosi

-“Non proprio”-

-“Perché?”-

-“Beh mi sembra evidente, se non perdo questa fissazione che ho per te non troverò mai nessuno. Sono tutti diversi e io non…non, lasciamo perdere OK”-

-“Come vuoi. Quindi mai avuto un ragazzo?” ho scosso il capo e lui si è avvicinato mettendo le sue mani sulle mie spalle “allora bisogna porvi rimedio, tu che dici?”-

-“In che senso?”-

-“In questo” mi ha tolto la foto dalle mani appoggiandola sul tavolino, mi ha stretta a se appoggiando le sue labbra sulle mie, credo di essere diventata rigida come un baccalà, si

è staccato leggermente fissandomi negli occhi “non lo vuoi?”-

Fossi matta, certo che lo volevo e che mi aveva preso in contropiede spiazzandomi completamente, ho annuito con foga e lui mi ha dato il mio primo bacio e…e…mio Dio credo di essere rinata esattamente in quel momento, è stato il bacio più meraviglioso, più fantastico, più grandioso, più…più…più tutto quello che vi viene in mente è quello e forse un po’ di più. Quando ha sollevato la testa eravamo senza fiato e anche un po’ sconvolti o perlomeno io lo ero di sicuro e poi…mi ha baciata di nuovo.

Non bacerò mai più nessuno in tutta la mia vita, questo era quello che pensavo mentre mi stringeva a se e io mi alzavo in punta di piedi cingendogli il collo. Poi come tutte le cose belle anche quel bacio finì, rimanemmo a guardarci per qualche secondo

-“Adesso non potrai più dirlo?”- mi ha sussurrato

-“Cosa?”-

-“Che non hai mai avuto un ragazzo”-

-“E credi che a chiunque lo dicessi mi crederebbe?”-

-“Forse no ma noi sappiamo che invece è successo”-

-“Si”-

-“Vorrei che mi dessi il tuo numero di cellulare se l’hai”- ho sgranato tanto d’occhi

-“Io…io…si”-

-“Il mio lo avrai quando ti chiamo, che ne dici?”-

-“Certo”- ridicolo…ridicolo…ridicolo. E quando mai, sapevo benissimo che la mia bellissima stupefacente avventura sarebbe finita così, ed era giusto che finisse, si è mai sentito che uno come lui chiamasse una come me, lasciamo perdere. Gli diedi il mio numero, presi la fotografia e uscimmo dalla roulotte

-“Giuro che ti chiamerò”-

-“Ne sono sicura”- mi si stava chiudendo lo stomaco e pregavo solo di non fare la figura dell’idiota.

Ed è stato mentre mi stava riportando indietro che abbiamo incrociato Tom Felton, si sono salutati e io ho fermato Daniel

-“Non potresti chiedergli un autografo per mia sorella?”-

-“Certo” lo ha raggiunto si sono parlati, mi hanno guardata e il biondo malefico come lo chiamo io rivolgendomi a Draco mi ha sorriso. L’ho visto andarsene e ho alzato le spalle pensando che era un Serpeverde anche nella realtà “arriva subito”-

-“Grazie” pensiero biforcuto. Ci ha raggiunto in un attimo e insieme siamo arrivati alle transenne, dovevate vedere mia sorella, ha fatto un passo indietro bianca come un lenzuolo appena candeggiato “ti ho portato il tuo serpente”- il mio sorriso raggiante l’ha fatta sbiancare ancora di più. Due a zero per me.

Tom ha preso la fotografia che aveva in mano e dopo averle chiesto il nome ha scritto la sua dedica, una volta consegnata le ha preso la mano posandovi un bacio, l’ha salutata eclissandosi un secondo dopo. Lei neanche se né accorta, continuava a guardarsi la mano scioccata. E’ stato estremamente divertente. Ma tutto stava finendo anche per me, Daniel mi ha fatto girare verso di se prendendomi per le spalle, un vociare incredibile proveniva dalla folla ma a lui non pareva dare fastidio e se non lo dava a lui figuriamoci a me.

-“Sono stato bene con te Ginevra”-

-“Anch’io Daniel”- stavo per mettermi a piangere, ho deglutito più volte

-“Devo andare”-

-“Lo so”- solo questo sono riuscita a dire

-“Ti telefono” ho annuito e lui ha abbassato il capo sfiorandomi le labbra “Ciao Gin”-

-“Addio Daniel”- mi ha girato le spalle allontanandosi, sono rimasta ferma lì finchè non l’ho visto girarsi e salutarmi con la mano per poi scomparire dietro ad altre persone. Mi sono scossa e ho raggiunto mia sorella che si era un minimo ripresa

-“Grazie”-

-“Non c’è di che”- ho bisbigliato, non mi fidavo molto della mia voce in quel momento

-“Allora?”-

-“Dopo, dopo”- abbiamo raggiunto i nostri genitori poco distanti, mio padre con un cipiglio strano e mia madre con un sorriso a quarantaquattro denti, sapeva quanto mi piaceva, la mia camera è tappezzata solo con le sue fotografie e ora ne avevo una speciale, avrei usato i soldi messi da parte del mio compleanno per prendere una cornice degna di quella foto

-“La posso vedere?”- mi ha chiesto dolcemente

-“Si, ma stai attenta”-

-“Certamente” l’ha fissate leggendo la dedica, mi ha sorriso riconsegnandomela “addirittura”-

-“Già”-

-“Cosa avete fatto?”-

-“Parlato e…”-

-“E…”-

-“E niente, solo parlato”-

Quello era il mio sogno e tale doveva rimanere, nessuno doveva sapere che si era realizzato, era solo mio e di nessuno altro. Mi accarezzo spesso le labbra e se chiudo gli occhi posso anche carpirne il sapore.

Da allora sono passati sei mesi, naturalmente non ha chiamato ma che importa, nessuno può vantare di aver dato il primo bacio al ragazzo del quale sei innamorata e che sai irraggiungibile, non l’ho rivelato a nessuno mai, neanche alla mia migliore amica, ma io lo so e questo basta e avanza, non siete d’accordo con me?

Fine

C.M.

  
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