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Autore: Harry Potter Return    10/01/2011    1 recensioni
Un gruppo di accaniti fan non si è arreso alla parola fine posta da J.K. Rowling e ha deciso di continuare a raccontare le avventure di Harry, Ron ed Hermione. Una serie di racconti che narrano ciò che succede dalla fine della Battaglia di Hogwarts al capitolo "19 anni dopo".
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Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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In meno di un secondo, Harry ricadde sul letto di Sirius, ma non lo trovò morbido come lo ricordava. Si alzò in piedi di scatto quando, pochi secondi dopo, si accorse di essersi Materializzato sul corpo di Ginny.
   « Da quando ti Materializzi in casa? » gli chiese lei, per niente imbarazzata. 
   « Non mi sono nemmeno reso conto di averlo fatto » rispose Harry, cercando di distogliere lo sguardo « Ero in biblioteca con Hermione. Poi è arrivato Ron che  voleva parlare con  lei, così mi sono dileguato più in fretta che ho potuto » spiegò lui « Ron non mi aveva visto, così...» 
   Continuava a guardarsi intorno; non sapeva bene che fare. 
   « Hai intenzione di rimanere lì in piedi tutta la sera? » chiese la ragazza con occhi sornioni, ammiccando al letto dove si trovava.
A quelle parole, Harry si sentì arrossire fino alla radice dei capelli, poi con movimenti un po' impacciati si sedette sul bordo del letto.
Ginny scoppiò a ridere e lo tirò a se abbracciandolo.
   « Quando frequenterai il corso per Auror non potremo vederci così spesso » continuò Ginny accarezzandogli i capelli « Mi mancherai »  
   « Non ti preoccupare, potremo vederci ogni tanto » aggiunse Harry guardandola negli occhi « Almeno siamo sicuri di non correre più pericoli come l'anno scorso »
    La baciò dolcemente; ma dentro di sé Harry sapeva che non era felice.  
  
***
 
   Un rumore improvviso lo svegliò nel cuore della notte. Un secondo dopo vide un bagliore, poi sentì un brontolio sordo: c'era ancora il temporale.
   L’indomani sarebbero tornati alla stazione di King's Cross, sul binario nove e tre quarti e, per la prima volta, lui e Ron non sarebbero saliti sull'Espresso per Hogwarts.
   "Per la terza volta", si corresse, memore della loro avventura all'inizio del secondo anno e della latitanza dell'anno precedente.


  Ripensò amaramente alle parole che Hermione gli aveva rivolto in biblioteca, e che avevano risvegliato in lui ulteriori dubbi. A ciò si aggiunse presto il discorso del signor Weasley, che gli tornò in mente con un brivido lungo la schiena: probabilmente il suo sarebbe stato un anno ancora più impegnativo degli altri, se fosse riuscito a superare il primo scalino verso la professione di Auror. 
   I lampi illuminavano la stanza a giorno, mentre i tuoni sembravano scuotere la casa fin dalle fondamenta; si percepiva, però, un altro rumore in sottofondo. Si mise a fissare il soffitto cercando di concentrarsi; dopo averlo sentito per la seconda volta, decise di alzarsi e, con passo incerto, si avviò verso la porta, che socchiuse appena, restando in attesa.
   Rimase fermo ad osservare il corridoio vuoto per qualche istante. Non si sentiva più niente. Pensò di averlo solo immaginato, così socchiuse la porta e si trascinò nuovamente verso il letto per cercare di riprendere sonno, ma senza riuscirci. Quella casa trasudava ricordi, soprattutto di Sirius; l'ultima volta in cui l'aveva visto era triste e depresso, vivere lì per lui era come stare di nuovo in prigione. 
   Il tempo trascorse lentamente, diviso tra i ricordi del passato e i timori per il futuro. Quando era ormai mattina, Harry sentì di avere la fronte e le mani sudate, ma  anche un gran freddo dentro, perciò si alzò e si avvicinò alla finestra, aprì le tende e guardò fuori. Era ancora buio ma il temporale era passato, anche se continuava a piovere. Un cane solitario era intento ad annusare un bidone dell’immondizia, forse alla ricerca di qualcosa da sgranocchiare.
   Il cane sollevò il muso e guardò in alto; aveva uno sguardo triste come quello di Felpato il giorno che lo aveva accompagnato alla stazione. Erano passati tre anni da allora. 
   Di fianco alla finestra vi erano una brocca d'acqua ed un catino appoggiati su un mobiletto da bagno. Si sciacquò il viso e poi rimase ad osservarsi nello specchio. I suoi capelli non volevano proprio stare al loro posto; la cicatrice aveva smesso di fargli male, ma non si era ancora abituato a quell’assenza di dolore; temeva che da un momento all'altro avrebbe ripreso a bruciare.
   Sulla parete opposta notò che era appeso un quadro di velluto rosso con ricamate a lettere d’oro, in un bel stile gotico,  la scritta: "Impavidus Audacis Nobilis”. Il primo raggio di sole la illuminò facendola brillare.
   Improvvisamente, grazie alla porta socchiusa, un caldo profumo di Muffin ai mirtilli appena sfornati inebriò le sue narici. La casa era ancora immersa nel silenzio. Kingsley sarebbe arrivato solo alle otto, ma lui doveva ancora fare una cosa importante prima di andare a fare colazione.
   Scese le scale e si fermò davanti alla porta della biblioteca, entrò e cominciò a scorrere i titoli dei vecchi tomi che aveva sistemato in fretta e furia sugli scaffali.
   Trovò quello che cercava su un ripiano vicino alla finestra; mentre lo prendeva dallo scaffale si sentì osservato. Si voltò velocemente e si trovò a fissare negli occhi la signora che abitava il quadro al centro delle finestre. Il suo sguardo era tutt'altro che amichevole. Lei fece una smorfia e poi riprese a fissare il calamaio posto sulla scrivania davanti a sé. Harry si sentì turbato, ma non gli diede peso; prima o poi gli abitanti della casa avrebbero finito per accettarlo, nonostante non fosse un discendente della casata dei Black.
   Quando, qualche attimo dopo, entrò in cucina, trovò la tavola imbandita con tante di quelle pietanze da ricordargli la Sala Grande di  Hogwarts. Sentì una stretta allo stomaco; la giornata non stava iniziando nel migliore dei modi e, a quanto pareva, nemmeno la sua nuova vita.
   « Buongiorno, Padron Harry » Kreacher si era rivolto a lui con la teglia piena di Muffin ancora in mano « La colazione è quasi pronta» 
   Si sedette e appoggiò il libro di fianco a sé. Si era appena versato del succo di mirtilli quando Ginny entrò nella stanza.
   « Ho quasi dovuto sfondare la porta per svegliare Ron! » disse, con tono allegro, andando a sedersi di fronte a lui. Alle sue spalle la seguiva Hermione, raggiante e stranamente silenziosa.
   Appena anche lei si fu seduta di fianco a Ginny, apparve Ron, con i pantaloni sgualciti e la camicia fuori dalla cintura, come se avesse dormito con i vestiti addosso.
  « Kreacher! Ti sei davvero superato! » esclamò subito dopo aver osservato la tavola imbandita.
  « 'Giorno » aggiunse poi, dopo essersi lanciato sulla sedia ed aver addentato un muffin; subitò dopo, però, continuò, rivolto a Harry « A guardarti bene, non si direbbe che sia una buona giornata per te. Io, invece, ho dormito come una Puffola! » 
   Hermione e Ginny si guardarono e ridacchiarono con espressione complice.
Harry non ebbe il tempo di rispondere, perché Kreacher gli passò davanti al naso per mettere in tavola le uova strapazzate con la pancetta e un vassoio strapieno di pane tostato.
    Nel tentativo di eludere la domanda, poi, si allungò per prendere un biscotto, e incontrò la mano di Ginny. Le loro dita si sfiorarono dolcemente e loro due si fissarono negli occhi per pochi secondi.
   « Agitato per l’incontro con Kingsley? » chiese Hermione, alzando gli occhi su Harry mentre girava il cucchiaino nella tazza.
   « Non troppo » rispose lui, cercando di dare poca importanza alla questione.
   Hermione cercò di sbirciare il titolo del libro che Harry aveva portato in cucina.
   « A proposito » esclamò lui di rimando « Quando mettevamo a posto la casa ho notato questo volume e ho pensato di mostrartelo. Credo che possa interessarti »    
   La ragazza assunse un’espressione incuriosita, che si tramutò in puro stupore non appena ebbe aperto il pesante tomo verde che Harry teneva appoggiato di fianco a sé.
   « Credo che parli di Hogwarts » accennò lui « ma è scritto in Rune, quindi non saprei leggerlo! »
Hermione sembrava non ascoltare neanche, tanto era presa nello sfogliare le pagine di pergamena ingiallita.
   « Come hai fatto a capire di cosa tratta se non capisci cosa c’è scritto? » chiese Ginny, che tentava di allungare il collo per vedere meglio il tomo.
   « Non dirmi che hai guardato le figure! » rispose Ron per lui, ridendo allegramente e rischiando di strozzarsi mentre tentava di ingoiare l'ennesimo muffin intero.
Harry non poté che annuire, leggermente  imbarazzato.
   « Non parla solo di Hogwarts! » esclamò ad un tratto Hermione, con un tono tanto acuto che fece persino sussultare Kreacher « Il titolo è “Storia dei Quattro di Hogwarts”! »
   « E quindi? » chiese Ron.
   « Tratta la vita dei Fondatori! » Hermione pareva semplicemente entusiasta « Grazie Harry! Ho sempre voluto saperne di più! »
   Harry sorrise educatamente, ma pensò che la reazione della ragazza fosse troppo esagerata per un semplice libro; a giudicare dalle espressioni di Ron e Ginny, comunque, non era l’unico.
  Dopo colazione le ragazze salirono nelle loro camere con la scusa di finire di preparare i bagagli, mentre i ragazzi si trattennero a tavola.
   Harry guardò di sottecchi Ron, che continuava ad osservare il fondo della sua tazza, ormai vuota, come se i residui di cereali rimasti sul fondo potessero rivelargli il futuro.
   « Sicuramente Kingsley starà per arrivare » esordì subito dopo, per rompere quel silenzio imbarazzato.     
   « Non hai visto com'è bella Hermione stamattina? » chiese poi Ron, sollevando il viso e guardandolo con un sorriso ebete stampato sul volto.
   « A quanto pare, avete fatto pace » commentò Harry.
   « Oh, sì. Sai, ieri quando siete andati via, mi sono fatto coraggio e l'ho raggiunta in biblioteca. Sapevo che non avrebbe resistito al tuo invito di visitare quella stanza per vedere quanti libri avessero conservato i Black, così mi sono presentato da lei e con una scusa abbiamo preso a parlare e... »
   Le orecchie di Ron stavano virando dal color rosa al rosso purpureo.
   « Mi spiace, Ron, ma adesso non è il momento. Mi racconterai tutto più tardi » cercò di tagliare corto Harry, alzandosi bruscamente dalla sedia « Kingsley sarà qui a momenti »
   Proprio in quel momento il campanello della casa suonò.
   « Buongiorno! » salutò calorosamente Kingsley Shacklebolt  non appena Harry ebbe aperto la porta d’ingresso « Sono un po’ in anticipo, ma vedo che siete mattinieri anche voi! »
   Ron gli rivolse un debole sorriso, mentre Harry faceva gli onori di casa.
   Quando entrarono in salotto, Kingsley si fermò in piedi davanti alla lunga parete dove era appeso il grande arazzo con l’albero genealogico della famiglia Black.  
   L’arazzo era molto antico, ma i nomi ricamati con filo d’oro splendevano ancora. In alto troneggiava la scritta “La nobile e antichissima casata dei Black”; in basso, dove un tempo c’era stato il motto della famiglia “Toujours Pur”, si notava invece il segno di una cancellatura.
    « Guarda Harry! C’è anche il nome di Teddy! » disse Ron, quasi sussurrando.
Harry guardò in fondo all’albero e lesse "Ted Remus Lupin, figlio di Remus Lupin e Ninfadora Tonks, figlia di Ted Tonks e Andromeda  Black". Il nome della donna appariva nuovamente tra i nomi di Bellatrix Black e Narcissa Black, là dove Harry aveva visto anni prima un piccolo foro tondo provocato da una bruciatura.
   D’impulso, Harry cercò il nome di Sirius, e lo trovò di fianco a quello di suo fratello Regulus.
   All’improvviso un’idea affiorò nella sua mente. Sapeva cosa avrebbe dovuto fare: quella casa, un giorno, sarebbe diventata proprietà di Teddy Lupin, diretto discendente di Andromeda Black.
   « Harry, che succede? » chiese Kingsley, vedendolo assorto nei suoi pensieri.
   Harry alzò gli occhi lucidi su di lui
   «Ricordi quando eravamo riuniti qui con l'Ordine della Fenice?  Sirius aveva provato a staccare questo arazzo dalla parete, ma a causa dell'incantesimo di Adesione Permanente era stato impossibile. Quindi pensavo che nessuno avrebbe potuto metterci le mani sopra. Invece... Chissà chi è stato a farlo»
   «  Sirius manca molto anche a me » cercò di confortarlo lui, ma subito proseguì, in tono brusco« Ora scusami, ma ho tante cose importanti da riferirvi e poco tempo per farlo. La vostra, chiamiamola, idea ha fruttato numerosissime iscrizioni al Corso per Auror da parte di ragazzi giovani come voi »
   Harry e Ron non erano affatto sorpresi della cosa; in fondo, almeno per quanto riguardava i loro coetanei, saltare l’ultimo anno di scuola non era cosa da poco. 
   « Leggete qui! » continuò, poi, Kingsley, porgendo loro una copia della Gazzetta del Profeta di quella mattina, aperta circa a metà. Harry  e Ron afferrarono il giornale e iniziarono a leggere l’articolo.
 
Sono trascorsi pochissimi giorni da quando il Ministro  Kingsley Shacklebolt ha annunciato il regime speciale instaurato per le iscrizioni dei futuri Auror.
   Da quando è giunta la notizia che, oltre ai maghi e alle streghe in possesso dei requisiti richiesti dal vecchio regolamento, potranno partecipare ai corsi tutti coloro che abbiano compiuto diciassette anni e abbiano partecipato alla Battaglia di Hogwarts,il numero delle iscrizioni al Corso per Auror è a dir poco raddoppiato (si parla di circa duecento iscritti).
   « Siamo molto soddisfatti del risultato così ottenuto » ha commentato nella tarda serata di ieri il Ministro della Magia « Ciò sta a significare che la carenza di Auror insorta all’indomani della Battaglia potrà essere sanata velocemente » 
   Il Capo dell’Ufficio Auror ha inoltre precisato che gli iscritti che non hanno  conseguito i M.A.G.O. alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, requisito fondamentale per partecipare al Corso per Auror, accederanno ai Corsi solo dopo aver superato le selezioni attitudinali.
   Appena si avranno ulteriori informazioni in merito le riferiremo al più presto.
  Quel che è certo e che, nel giro di pochi anni, la Comunità Magica sarà protetta da una nuova generazione di Auror per la quale si apriranno le porte della professione più pericolosa del Mondo della Magia.
 
   « Oh, no! Altri esami! » esclamò Ron dopo aver terminato la lettura « Lo sapevo che non mi sarei liberato dello studio!»   «Ovviamente non tutti sono d’accordo con questo provvedimento del Ministero » aggiunse Kingsley, ignorando il ragazzo « Alcuni temono che senza i M.A.G.O. voi ragazzi non dovreste iscrivervi… Ma ritengo che la maggior parte della popolazione concordi con me »  «Il signor Weasley ce l'aveva accennato » commentò Harry. Non poteva che dargli ragione e, a quanto pareva, anche Ron non aveva trovato un modo per controbattere, perché non intervenne più sull’argomento.  
   « Quando avverranno le selezioni? » chiese, allora, Harry.   « Il sedici settembre » rispose Kingsley « Ho già provveduto io ad inserire i vostri nomi nell'elenco degli iscritti. Dovrete presentarvi all’Ufficio per Auror alle otto in punto   A quelle parole, Ron deglutì.  « E cosa ci verrà chiesto  di fare? » chiese, dopo essersi seduto su una poltrona lì vicino « Non sarà un test scritto, per caso? » Harry sperava la stessa cosa; non era passata neanche mezza giornata dal momento in cui aveva pensato alla soddisfazione di non dover più studiare sui libri della biblioteca di Hogwarts, e ora gli si presentava davanti quell’agghiacciante possibilità.  
   « Niente di tutto ciò » li rassicurò Kingsley, con un sorriso « Saranno solamente prove pratiche. »  
   « Come se fosse meglio… » commentò ancora Ron, con un’espressione disperata dipinta sul volto.   « Cambiando discorso » annunciò allora Kingsley con tono grave, sedendosi sul divano « Dovrei parlare con te, Harry, ma credo che anche Ron possa ascoltare »  
   « Non c’è nessun problema » lo rassicurò il ragazzo, rimanendo saldamente in piedi di fianco all’arazzo dei Black.
   « Ci sono alcune novità sul Processo Piton »
Harry, che non si aspettava di dover discutere di quell’argomento, si irrigidì di colpo.
   « Il Wizengamot ha accettato di avviarlo » riprese Kingsley parlando direttamente a Harry « ma bisogna assolutamente presentare prove tangibili il prima possibile »
   Ron, che fino ad allora sembrava concentrato sulle prove di accesso al Corso per Auror, staccò le mani dalle tempie e iniziò ad osservare alternativamente i due.
   « Le uniche prove che conosco » iniziò Harry « sono i ricordi che lui stesso mi ha donato in punto di morte. E’ possibile presentarli ad una giuria? »
   « I ricordi non possono essere utilizzati come prove decisive per incriminare o scagionare l’imputato » recitò Ron, in tono solenne « L’ho sentito dire più volte da Bill e da mio padre » spiegò immediatamente, dopo essersi accorto che gli altri due lo stavano osservando, stupiti.
   « E’ così » commentò amaramente il Ministro « I ricordi possono essere facilmente compromessi»
   Harry si sentì stupido a non averci pensato prima. Proprio lui era venuto a contatto con un ricordo modificato dal professor Lumacorno, poco più di un anno prima.
   « E’ possibile, però, che aiutino la tua causa nel processo » continuò Kingsley « Dove li tieni? »
   « Li ho guardati nel Pensatoio del professor Silente durante la Battaglia » confessò Harry, vergognandosi per quello che avrebbe detto di lì a poco « Ma non li ho più raccolti »
   « Accidenti, Harry! » commentò Ron, alzandosi rumorosamente dalla poltrona.
   « Un ricordo versato nel Pensatoio è facilmente recuperabile » spiegò Kingsley « Ma solo a patto che sia l’ultimo che vi ha fatto ingresso »
  Harry si sentì tremendamente stupido; nonostante tutto, pensò poi, in quei momenti temeva per la vita di tutti i suoi conoscenti, e aveva anche appena scoperto di doversi sacrificare per la sconfitta di Voldemort.
   Dopo quelle parole, Kingsley tirò fuori il suo orologio a cipolla dal taschino e controllò l’orario.  
   «Devo andare o farò tardi al prossimo appuntamento» disse subito dopo.
   « Anche noi dobbiamo muoverci, sperando che i bagagli delle ragazze siano già pronti!» intervenne Harry, sentendo un rumore di bauli trascinati sul pavimento.
   « Anche Hermione è qui? Ho saputo da Arthur che ci sarebbe stata Ginny, così ho portato la mia scorta, che vi accompagnerà alla stazione di King's Cross. Il treno per Hogwarts non aspetta! » concluse Kingsley dirigendosi fuori dalla stanza. 
  In pochi istanti tutti e tre furono nell’atrio, e Kingsley aveva indossato nuovamente il soprabito, pronto per uscire; davanti alle scale che portavano ai piani superiori, Hermione e Ginny erano pronte per partire.
   «Buongiorno ragazze. Fate buon viaggio, e auguri per il nuovo anno scolastico! » esclamò porgendo loro la mano, ma guardando di sottecchi Ron ed Harry. 
   Ai lati della porta, quasi mimetizzati con le pareti scure, vi erano due maghi vestiti con abito e bombetta color grigio fumo e un ombrello che Harry sospettò nascondesse la loro bacchetta.
   « I miei Auror vi scorteranno fino al binario nove e tre quarti » spiegò Kingsley a tutti i presenti.  
   « Grattastichi » chiamò allora Hermione, guardandosi velocemente intorno « Ma dove ti sei cacciato?»
A quel richiamo, dal buio del corridoio che portava alla cucina spuntarono due grandi occhi gialli. Il gatto cominciò a soffiare e a gonfiare il pelo, in atteggiamento di sfida.
   « Dai, gattaccio, entra nella gabbia! » lo rimbeccò Ron.
   L'animale, però, continuava a guardare la ragazza e a spostarsi sulle zampe, come se avesse paura di qualcosa.
   Hermione, allora, posò  il libro che teneva stretto al petto e gli andò incontro, allargando le braccia. Subito Grattastinchi le saltò in grembo, facendo le fusa.
   « Che ti succede? Anche tu non vuoi tornare ad Hogwarts? » disse la ragazza, lanciando un’occhiata di disappunto verso Harry, e soprattutto verso Ron. 
   « E' ora di andare » intervenne Kingsley, per poi continuare, rivolto agli Auror « Prendete i bauli delle ragazze e caricateli in macchina » 
A quell’ordine del Ministro della Magia, i due maghi si mossero silenziosamente, aprendo la porta e controllando l’esterno.
   « Cerca di riuscire ad ottenere qualche prova, ricordi o no, Harry » concluse, infine Kingsley, prima di congedarsi  velocemente augurando a tutti buona fortuna. 
   Appena i quattro ragazzi furono usciti dal portone, qualche minuto dopo, si trovarono di fronte la solita automobile nera. I due maghi di scorta stavano velocemente caricando i bauli nel bagagliaio.  
  Mentre saliva sulla macchina, Harry si stupì di trovare la via completamente deserta. Guardando bene, però, si accorse che i bidoni della spazzatura erano aumentati di numero e così anche le panchine e i lampioni.  
  Sul suo volto apparve un sorriso. Dopotutto non erano così soli in quella piazza.  
    
***
 
   Arrivarono sul binario nove e tre quarti con largo anticipo. Come sempre, la banchina era affollata di persone e il grande treno rosso che portava l’insegna “Espresso per Hogwarts” era fermo al solito posto.
La loro entrata non passò certo inosservata; come prevedibile, le persone accalcate sul binario li stavano già additando e, parlottando tra loro, li  guardavano ammirati.     
   « Avete notato che tutti ci stanno osservando? » chiese Ron, gonfiando il petto come un tacchino.
   «  E'  Harry  Potter!  »  urlò  un  bambino  che  doveva  sicuramente  essere  iscritto  al  primo anno.        
   « Sono gli eroi di Hogwarts! » li additò una ragazza un poco più grande, che indossava già la divisa di Tassorosso. 
   « E' vero, sono proprio loro! » commentavano altre persone, mentre la folla si divideva per lasciarli passare.      


   Harry si guardò intorno. In effetti erano proprio al centro dell'attenzione, anche i bisbigli erano aumentati.
   Un paio di ragazzini, probabilmente del primo anno, si avvicinarono e le madri ne approfittarono per chiedere loro le solite banalità. Alcune ragazzine iniziarono a fare gli occhi dolci ai ragazzi, chiedendo loro dediche e autografi. Anche Hermione venne sommersa dagli ammiratori, e ciò non poté non infastidire Ron, che la afferrò teatralmente per una mano.
   Ginny sembrava molto divertita dalla situazione; tutti e tre  si trovavano in seria difficoltà.
   Il treno, che aveva iniziato a fumare, fu la scusa per liberarsi dalla folla degli ammiratori.
   Cercando di non dare troppo nell’occhio,  trovarono un  punto  tranquillo dove potersi salutare con calma. 
   «  Vedete per caso Luna? » chiese Ginny, ma Harry  non  la ascoltava; sembrava distratto da qualcosa.
   Rivedere  la  stazione,  con  il  vapore  del  treno  che  aleggiava  a  mezz’aria,  gli  fece  provare una grande tristezza. Improvvisamente gli tornò in mente la sua conversazione con Silente in quello strano posto nella sua fantasia, così pieno di fumo, così simile a King’s Cross. Gli parve di sentire ancora quell’orrendo corpicino che si agitava e piagnucolava in un angolo mentre lui cercava di ignorarlo, mentre cercava di capire dove si trovava.     
   « Harry, che ti prende? »
   Ron  lo  fece  riaffacciare  alla  realtà  ed  Harry  si  accorse  che  Ginny  lo  guardava, preoccupata.  Non  potevano  sapere,  non   aveva  raccontato  loro  nulla  di  ciò  che  era successo con Silente. Aveva deciso di tenere quel ricordo, se così si poteva chiamare, per sé, senza confidarsi con i suoi migliori amici. Forse, un giorno avrebbe rivelato tutto.     
   « Niente, niente, sto bene » si sentì dire « Solo un po' di malinconia »      
   A quelle parole, Ginny lo abbracciò e i due si scambiarono un bacio lunghissimo. 
   Quando riemersero da quel momento romantico, non trovarono più né Ron né Hermione. Dopo essersi scambiati un’occhiata stranita, decisero di non tornare a cercarli, sperando che anche quello fosse un segno della loro riconciliazione. 
   Subito  prima  che  si  muovessero  verso  la  carrozza  più  vicina  del  treno, una  voce familiare li raggiunse. Si voltarono e videro Neville che cercava con molta difficoltà di districarsi tra le persone e i bagagli, trascinando a fatica il suo baule.       
   « Come va, state bene? » chiese Neville, appena fu a tiro di voce.         
   « Non c’è male, grazie » gli sorrise Harry « E tu cosa ci racconti? »      
   Neville iniziò a parlare, ma venne interrotto quasi subito da Ginny.     
   « Scusate ma devo cercare Luna, avevamo appuntamento vicino all’entrata del binario. Ci vediamo sul treno, Neville! » 
   E così dicendo si allontanò velocemente, portando con sé i propri bagagli.   
   «  Ho  trascorso  l'estate  con  mia  nonna  in  giro  per  il  mondo  a  studiare l’Erbologia Velenosa »  riprese  prontamente  Neville,  dopo  aver  salutato  la  ragazza  con  un  cenno della mano « Da quando ho scoperto che molte piante velenose vengono utilizzate al San Mungo, le ho prese molto in simpatia. Forse potrei pensare seriamente di specializzarmi in qualcosa che le riguarda, dopo quest’anno scolastico »      
   « A proposito » glissò Harry, che non aveva alcuna voglia di sentire la storia delle Piante Velenose di tutto il mondo « Hai visto che confusione quest'anno? »   
   « Lo scorso anno non si è concluso con i soliti Esami » spiegò allora Neville, per nulla turbato dal  cambiamento  di  discorso
« Ho  sentito  che  faranno  due  prime  classi.  Chissà  che lavoraccio per Professori e Prefetti! » 
   Dopo  quelle  parole,  cadde  un  improvviso  silenzio  tra  i  due; Harry  stava  quasi  per congedarlo  dicendo  che  sarebbe  andato  a  cercare  Ron  o  Hermione,  quando  Neville riprese, con un tono un poco imbarazzato.   
   « A proposito Harry, c'è una cosa che vorrei chiederti… »  
   Harry rimase in ascolto, incuriosito, così il ragazzo continuò.      
   «  Quando ho ucciso il serpente di Voldemort,  durante la Battaglia… Come ha  fatto la Spada di Grifondoro ad uscire dal Cappello Parlante? »     
   « Come mi disse Silente dopo che avevo ucciso il Basilisco » disse Harry, abbastanza sorpreso dalla  domanda  «  Sono le scelte che facciamo che dimostrano quel che siamo veramente, molto più delle nostre capacità »
   Neville lo guardò, stranito.       
   «  La Spada apparteneva a Godric Grifondoro ed in caso di bisogno soltanto un vero Grifondoro avrebbe potuto estrarla dal cappello » continuò il ragazzo « Hai dimostrato di essere davvero coraggioso quella notte, e così la Spada è venuta in tuo aiuto! »   
   « Ma perchè il serpente doveva morire? »
Harry non si aspettava quellla domanda; cercò di inventarsi una scusa su due piedi, ma con scarso successo.
   « Non ha importanza, ormai » cercò di sbrigarsela « Sappi, però, che sei stato davvero fondamentale per la sconfitta di Voldemort »  
   A quelle parole, Neville arrossì violentemente, volgendo lo sguardo alle spalle di Harry, che si girò per vedere cosa aveva attirato la sua attenzione. 
   Poco lontano da loro, la folla si era divisa, e il brusio era notevolmente aumentato.
  Harry, però, notò soltanto un gruppo di persone vestite di nero che velocemente salivano sul vagone. Tra tutto quel nero si stagliava netto il colore biondo dei capelli di Draco Malfoy che sembrava quasi a disagio.
   I commenti che arrivarono alle orecchie di Harry non furono affatto simpatici.
   « Non pensavo sarebbe tornato a Hogwarts » commentò Neville, con tono assorto.
   « Io non credo ne avrei avuto il coraggio » gli fece eco Harry, seguendo con lo sguardo il gruppetto di Serpeverde vestiti di nero.
   « A proposito, dove hai messo i tuoi bagagli?» 
   « Io e Ron non torniamo a Scuola quest'anno. Abbiamo pensato di iscriverci il Corso per Auror » spiegò Harry, con un leggero sorriso dipinto sul volto.
   « Perché non ti unisci a noi? » chiese Harry.
   « Oh, no! » rispose Neville, sgranando gli occhi « Sono stato coraggioso una volta, ma le battaglie non fanno per me! »
   « Ho  sempre pensato che          questa  sarebbe  stata  la  vostra  strada » commentò Neville, restituendogli il sorriso « Anche se Hogwarts non sarà più la stessa senza di voi »      
   Subito dopo Harry aiutò Neville a portare i bauli sul treno, rimpiangendo un poco di non dover salire anche lui per tornare a Scuola.
   « Allora ci dobbiamo salutare, Harry » gli disse il ragazzo, già parzialmente salito sul vagone « Meglio che trovi un posto prima che il treno parta »        
   « A presto, Neville! » lo congedò lui, stringendogli la mano.       
   Subito  dopo  aver  perso  di  vista  il  ragazzo,  Harry  si  diresse  verso  il  luogo  di appuntamento  tra  Ginny  e  Luna,  nella  speranza di trovarle ancora lì;  e,  in  effetti, non si sbagliò. Attraverso la folla vide le due ragazze, appostate davanti al secondo vagone del treno e impegnate in una conversazione con Olivander, il Fabbricante di Bacchette.
   «  Buongiorno,  signor  Potter  »  lo  salutò  educatamente  quest’ultimo,  volgendogli  i  suoi occhi chiari « Deve salutare queste due splendide signorine prima della loro partenza per Hogwarts? »      
   « Ehm, sì » rispose lui, con tono incerto « Ma lei come fa a…? »
   « Il Mondo Magico è piccolo, signor Potter » ammiccò subito Olivander « E Diagon Alley è sempre stato un luogo denso di pettegolezzi »
   Gli fece l’occhiolino.       
   « Io sono passato velocemente per augurare buon anno scolastico alla signorina Luna » riprese subito dopo « Ma temo che, se mi trattengo, rischierete di perdere il treno! »
   Detto questo, il Fabbricante di Bacchette rivolse un leggero cenno nei confronti di Harry e Ginny, per poi abbandonarsi ad un abbraccio paterno con Luna.
   Alla vista di quell’inaspettata dimostrazione di affetto, Harry non poté non pensare che è nei momenti più tragici che si formano e si fortificano i legami più profondi. Aveva la prova proprio  di  fianco  a  lui.  Avvicinò  cautamente  la  mano  a  quella  di  Ginny,  per  farle  capire quello che provava.   
   In  quel  momento,  la  locomotiva  soffiò  vapore  verso  l’alto,  producendo  un  rumore assordante, segno che le undici erano ormai prossime.
  Olivander si congedò da tutti e tre, e sparì velocemente attraverso la barriera che portava alla  stazione  dei  Babbani,  e  altrettanto  fece  Luna,  che  salì  sul  treno  dicendo  che  era meglio se li lasciava da soli.        
   «  E’  giunto  il  momento  dell’arrivederci  »  iniziò  allora  Harry,  prendendo  Ginny  per entrambe le mani.       
   « Ti avviso appena ci sarà la prima gita a Hogsmeade » commentò lei. 
   «  Forse  non  ci  sarà  bisogno  di  aspettare così tanto. Ricorda  che  ho sempre la Mappa del Malandrino »    
   Si salutarono con un lungo bacio, interrotto soltanto dal secondo fischio della locomotiva, che costrinse Ginny a salire sul treno.
   Una volta all’interno del corridoio, si sporse dal finestrino che dava sulla banchina, e gli indicò il primo vagone, quello dei Prefetti.
   Harry allungò il collo oltre la folla di ragazzi che salivano sul treno, e notò, poco distanti, Ron e Hermione immersi in un bacio appassionato, come li aveva visti fare nella Stanza delle Necessità qualche mese prima.  
   Appena  si  furono  divisi,  decise  di  andare  loro  incontro,  con  Ginny  che  lo  seguiva dall’interno del treno.
   Il suo sguardo fu attratto improvvisamente da un uomo vestito in modo molto particolare con un lungo mantello legato alla vita e i sandali ai piedi. Quando questi si voltò, Harry lo riconobbe come il mago che aveva incontrato al Ghirigoro. Ricordava che quel giorno era stato davvero superbo ed indisponente; anche il proprietario della libreria era rimasto molto perplesso dal suo modo di fare.      
   « Devo occuparmi delle mie nuove funzioni di Caposcuola » esclamò Hermione, appena notò che Harry si stava avvicinando
«Ci sentiamo via Gufo, ok? » 
   Voltatosi ad osservare la ragazza, però, Harry perse di vista il mago con i saldali.  
   In  quello  stesso  istante,  la  locomotiva  sbuffò  per  la  terza  volta,  e  la  ragazza  salì  sul vagone, quasi scontrandosi con Ginny.        
   «  Oh,  no!  »   esclamò  allora  Ron,  sbiancando  improvvisamente  e  salendo  di  corsa  sul vagone.     
   «  Hermione,  ho  dimenticato  di  darti  questo  »  disse  poi,  con  un  filo  di  voce, consegnandole un piccolo pacchettino un po' sgualcito « Per il tuo compleanno, dato che saremo lontani »  
   Lei  lo  afferrò  all’istante,  prolungando  il contatto  tra  le  loro  mani  e  guardandolo  con  occhi dolci.        
   L’ultimo fischio del treno, seguito dal rumore di portiere che si chiudevano, fece capire loro che il treno stava per partire. Hermione evitò abilmente un bacio di Ron e lo spinse giù dal vagone, sorridendo radiosa.   
   « Vi manderò un gufo ogni giorno per raccontarvi cosa succede a Hogwarts! » lì salutò, mentre le porte si chiudevano « E magari anche qualche compito da fare… »        
   « Così sembrerà anche a voi di essere ancora a scuola » completò Ginny, salutando entrambi con la mano mentre il treno prendeva velocità.
   Harry  e  Ron  si  ritrovarono  a  guardare  i  vagoni  che  si  muovevano,  mentre  il  treno  si allontanava dalla stazione tra sbuffi di vapore.
   « Adesso possiamo anche andare » disse Ron, non appena il treno fu sparito alla vista.  
   Senza più dire una parola, si fecero strada tra fumo, genitori ed altri accompagnatori.
   Harry non avrebbe mai pensato che non salire volutamente sull’Espresso per Hogwarts lo  avrebbe  fatto  sentire  in  quel  modo.  Non  sapeva  come  descriverlo,  ma  dire  arrivederci a persone a lui care gli aveva fatto capire che, da lì in avanti, la sua vita non sarebbe più stata la stessa.    
   « E ora cosa facciamo? » chiese Ron con tono smarrito, mentre seguivano la fiumana di gente che tornava alla King’s Cross Babbana.
   « Andiamo a casa e iniziamo ad esercitarci » sentenziò Harry, più serio che mai « Fra pochi giorni dovremo dare il meglio di noi stessi. E non sarà più come a Scuola »
 
 
  
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